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Autore: Lady_Marmalade    25/11/2008    1 recensioni
"Potresti raccontarmi qualcosa delle tue dieci notti migliori"
"La farò breve. Tutte le notti migliori le ho vissute da quando ti ho incontrata"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: 3. Accettare di sposare Edward. Rivisitazione di un pezzo che mi ha ispirato particolarmente, con pov di Edward (lo so, son fissata, ma che volete farci, io adoro pensare come un vampiro^^). Spero vi piaccia, buona lettura^^. Commenti, critiche, recensioni et similia sempre molto gradite e apprezzate. (Grazie mille a Alhia e a pinkgirl, un bacio grande^^)

 

 

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Era una scatolina nera, semplice, tanto piccola da stare in una mano senza sforzo. Eppure tu sudavi, come se dentro ci fosse un pericoloso ordigno a orologeria. “Hai speso un sacco di soldi, vero? Menti pure, se l’hai fatto” cincischiasti, prendendo tempo. Il matrimonio, o forse la sua idea di aveva sempre terrorizzato. Preoccupata dell’opinione degli altri, dal loro giudizio, piuttosto che dalla tua felicità.

“Non ho speso nulla” ribattei alle tue spalle “E’ solo un altro riciclaggio. E’ l’anello di fidanzamento di mia madre. Immagino che sia un po’ fuori moda. Ti posso far avere qualcosa di più moderno, se ti fa piacere” mi scusai, sorridendo.

“Mi piacciono le cose fuori moda” mormorasti trattenendo il respiro, mentre con le dita tremanti aprivi il coperchio nero. All’interno della scatola un rivestimento di satin nero, faceva da sfondo all’ anello ovale, completamente avvolto da spirali di diamanti attorniate dall’oro giallo. Involontariamente passasti le dita piano, sulla fitta rete di gemme, con la bocca aperta per lo stupore “Che carino” uscì in un sussurro dalle tue labbra.

“Ti piace?” sondai con cautela.

“E’ bellissimo. Perché non dovrebbe piacermi?” ribattesti piccata, punta sul vivo.

“Guarda se ti va bene” sogghignai, provocandola. La reazione fu esattamente quella che mi ero aspettato: alla sola minaccia di provare l’anello, chiudesti forte il pugno, in un moto involontario quanto repentino. Alzai gli occhi al cielo, sbuffando: le tue paure erano per me qualcosa di incredibilmente oscuro. Cose banali come un anello o come il ballo ti terrorizzavano, e poi davanti a mostri e vampiri non facevi la più piccola grinza… “Bella, non te lo salderò al dito. Vorrei solo che te lo provassi per vedere se la misura è giusta. Dopo te lo puoi togliere”.

“Bene” borbottasti mentre ti chinavi per provare la vera. Ma la tentazione era troppo forte, e in pochi istanti sfilai la fede dalla scatolina e la infilai svelto all’anulare. Prima che te ne potessi rendere conto, entrambi stavamo guardando la tua mano con tanto di anello, all’altezza esatta dei nostri occhi. Era perfetto, talmente bello che la vista venne per un attimo annebbiata, concentrando il fuoco sul gioiello: emanava una luce particolare, che si irradiava di riflesso sui nostri volti.

“Misura perfetta. Non c’è male…mi risparmia un viaggio dall’orefice” conclusi indifferente. Spostasti lo sguardo sul mio volto. Potevo vedere riflessi nei tuoi, i miei occhi che sprizzavano felicità: non mi sembrava vero, tutto ciò che sognavo si stava realizzando.

“Ti piace non è vero?” mi stuzzicasti, ironica.

“Sì mi piace. E non sai quanto” mormorai al tuo orecchio, dopo che la maschera di indifferenza era stata totalmente sciolta da un sorriso precedente il bacio.

“Ti dispiace se faccio una cosa?” chiesi, un sorriso sardonico che mi si apriva sulle labbra; mentre mi alzavo dal letto, costringendo anche te a sollevarti in piedi.

“Oh no” esclamasti gemendo, mentre mi inginocchiavo di fronte a te.

“Dai, sii gentile” scherzai, facendo l’occhiolino. Poi tornai serio mentre pronunciavo le parole che fin dal primo momento avevo sognato pronunciare: “Isabella Swan, prometto di amarti per sempre, ogni singolo giorno, per l’eternità. Mi vuoi sposare?” .

E tu, a dispetto di tutto il fiume di parole che probabilmente ti sarebbe piaciuto esprimere, non potesti far altro che sbattere forte le palpebre per un paio di volte e rispondere con un debole quanto sincero “Sì”

“Vedi, non è stato poi così difficile” balzai in piedi, ridendo e stringendoti in un abbraccio, le nostre mani ancora intrecciate.

Sì, una semplice parola niente di più, ma che spalancava a te, ragazza titubante e a me, vampiro sorridente, le porte dell’eternità.

 

  
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