Note:
3. Accettare di sposare Edward. Rivisitazione di un pezzo che mi ha ispirato
particolarmente, con pov di Edward (lo so, son fissata, ma che volete farci, io
adoro pensare come un vampiro^^). Spero vi piaccia, buona lettura^^. Commenti,
critiche, recensioni et similia sempre molto gradite e apprezzate. (Grazie mille
a Alhia e a pinkgirl, un bacio grande^^)
sì
Era
una scatolina nera, semplice, tanto piccola da stare in una mano senza sforzo.
Eppure tu sudavi, come se dentro ci fosse un pericoloso ordigno a orologeria.
“Hai speso un sacco di soldi, vero? Menti pure, se l’hai fatto” cincischiasti,
prendendo tempo. Il matrimonio, o forse la sua idea di aveva sempre
terrorizzato. Preoccupata dell’opinione degli altri, dal loro giudizio,
piuttosto che dalla tua felicità.
“Non
ho speso nulla” ribattei alle tue spalle “E’ solo un altro riciclaggio. E’
l’anello di fidanzamento di mia madre. Immagino che sia un po’ fuori moda. Ti
posso far avere qualcosa di più moderno, se ti fa piacere” mi scusai,
sorridendo.
“Mi
piacciono le cose fuori moda” mormorasti trattenendo il respiro, mentre con le
dita tremanti aprivi il coperchio nero. All’interno della scatola un
rivestimento di satin nero, faceva da sfondo all’ anello ovale, completamente
avvolto da spirali di diamanti attorniate dall’oro giallo. Involontariamente
passasti le dita piano, sulla fitta rete di gemme, con la bocca aperta per lo
stupore “Che carino” uscì in un sussurro dalle tue labbra.
“Ti
piace?” sondai con cautela.
“E’
bellissimo. Perché non dovrebbe piacermi?” ribattesti piccata, punta sul
vivo.
“Guarda
se ti va bene” sogghignai, provocandola. La reazione fu esattamente quella che
mi ero aspettato: alla sola minaccia di provare l’anello, chiudesti forte il
pugno, in un moto involontario quanto repentino. Alzai gli occhi al cielo,
sbuffando: le tue paure erano per me qualcosa di incredibilmente oscuro. Cose
banali come un anello o come il ballo ti terrorizzavano, e poi davanti a mostri
e vampiri non facevi la più piccola grinza… “Bella, non te lo salderò al dito.
Vorrei solo che te lo provassi per vedere se la misura è giusta. Dopo te lo puoi
togliere”.
“Bene”
borbottasti mentre ti chinavi per provare la vera. Ma la tentazione era troppo
forte, e in pochi istanti sfilai la fede dalla scatolina e la infilai svelto
all’anulare. Prima che te ne potessi rendere conto, entrambi stavamo guardando
la tua mano con tanto di anello, all’altezza esatta dei nostri occhi. Era
perfetto, talmente bello che la vista venne per un attimo annebbiata,
concentrando il fuoco sul gioiello: emanava una luce particolare, che si
irradiava di riflesso sui nostri volti.
“Misura
perfetta. Non c’è male…mi risparmia un viaggio dall’orefice” conclusi
indifferente. Spostasti lo sguardo sul mio volto. Potevo vedere riflessi nei
tuoi, i miei occhi che sprizzavano felicità: non mi sembrava vero, tutto ciò che
sognavo si stava realizzando.
“Ti
piace non è vero?” mi stuzzicasti, ironica.
“Sì mi
piace. E non sai quanto” mormorai al tuo orecchio, dopo che la maschera di
indifferenza era stata totalmente sciolta da un sorriso precedente il
bacio.
“Ti
dispiace se faccio una cosa?” chiesi, un sorriso sardonico che mi si apriva
sulle labbra; mentre mi alzavo dal letto, costringendo anche te a sollevarti in
piedi.
“Oh
no” esclamasti gemendo, mentre mi inginocchiavo di fronte a
te.
“Dai,
sii gentile” scherzai, facendo l’occhiolino. Poi tornai serio mentre pronunciavo
le parole che fin dal primo momento avevo sognato pronunciare: “Isabella Swan,
prometto di amarti per sempre, ogni singolo giorno, per l’eternità. Mi vuoi
sposare?” .
E tu,
a dispetto di tutto il fiume di parole che probabilmente ti sarebbe piaciuto
esprimere, non potesti far altro che sbattere forte le palpebre per un paio di
volte e rispondere con un debole quanto sincero “Sì”
“Vedi,
non è stato poi così difficile” balzai in piedi, ridendo e stringendoti in un
abbraccio, le nostre mani ancora intrecciate.
Sì, una semplice parola niente di più, ma che spalancava a te, ragazza titubante e a me, vampiro sorridente, le porte dell’eternità.