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Autore: Kveykva    23/01/2015    2 recensioni
Cara Wilson č l'incarnazione della brava ragazza: ottimi voti a scuola, amata dai professori, mai uno sgarro: riesce ad essere se' stessa solo con le sue migliori amiche, Amber e Autumn.
Per questo, il preside decide di farle organizzare il concerto dei 5Seconds of Summer nella loro scuola: peró Luke, dal momento che l'ha conosciuta all'ultimo prima di salire sul palco, la cercherą, andando contro a tutti i problemi che la sua popolaritą potrebbe portare.
Lui č un cattivo ragazzo.
E lei una brava ragazza.
Ma ne siamo sicuri?
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-Non ci vengo.- dissi incrociando le mani al petto.
-Sono scappato dell'hotel rischiando di farmi ammazzare dalle fan lģ sotto, sono aggrappato ad un albero davanti a casa tua e tu non vuoi uscire?- fece lui guardandomi fisso.
-Sicuro di farcela a stare aggrappato a quell'albero senza farti male?- chiesi. Figuriamoci se il mio lato super altruista e educato non veniva fuori proprio in quel momento.
-Se tu uscissi forse starei meglio.- disse sistemandosi meglio sopra il ramo.
-E se non volessi uscire con te?- lo provocai.
-Non c'č nessuna che non vorrebbe uscire con me.- disse con un sorriso che gli si allargó sul viso.
-Scometti?-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Mi prendi in giro?- 
Amber si staccó dallo specchio verticale di camera mia, tenendo in mano lo scovolino del mascara.
-Cosa vuoi?- mi chiese.
-Č un concerto, Amber, non uno strip club.- ridacchiai, mentre lei alzava gli occhi al cielo con aria seccata.
-Molto divertente.- rispose sistemandosi la gonna rosa confetto.
Presi una spazzola incominciando a pettinarmi i capelli, e dovetti interrompermi non so quante volte per domare i nodi. 
-Dici che dopo verrą freddo? Perchč io non ho intenzione di portarmi nessunissima giacca.-
-Portala, Amb: lo sai che diventa sempre gelida l'aria.- le risposi mentre mi infilavo le mie Vans nere, con la suola alta.
-Ma rovinerebbe l'effetto d'insieme!- brontoló.
-Fa come ti pare.- borbottai in risposa, cercando di far entrare quella maledetta scarpa che non ne voleva sapere.
Amber si giró sospettosa:
-D'accordo, sputa il rospo. Cos'hai?- 
-Cosa vuol dire, cos'ho?- 
-Esattamente quello che intendo.- replicó lei fissandomi.
Sentendomi troppo esposta sospirai.
-Sono..in ansia, Amb. Sto morendo: ho organizzato tutto in sette giorni, so che sono arrivati e che stanno andando lą ma..-
Lei mi guardó con aria di comprensione e mi si avvicinó, sedendosi accanto a me sul letto.
-Hai fatto un lavoro magnifico, Cara: innanzitutto non si sono schiantati con l'aereo..-
Le lanciai un'occhiataccia.
-Okay, va bene, ma comunque sono arrivati qui sani e salvi e il preside, che li ha incontrati, ti ha detto che erano in albergo due ore fa. Di cosa ti preoccupi?- 
-Magari adesso non sono pił lģ sani e salvi in albergo!- 
Lei fece un'espressione di rimprovero.
-Cara non hanno dieci anni: sapranno badare a loro stessi e comunque non devi fargli da baby-sitter.-
Visto che non le rispondevo mi si paró davanti.
-Mi hai sentito?- 
-Sģ.- risposi in un soffio.
-Bene.- le comparve un sorrisino sulla faccia.
-Ora alza quel culetto suscettibile e vai a farti una doccia, e a truccarti!- mi impose.
-Chiudi la bocca Cara, ti entrano le mosche.- disse quando la fissai con la bocca spalancata.
-Mi sono appena infilata le scarpe, secondo te mi faccio una doccia ora?
-Quand'č stata l'ultima doccia che hai fatto?- chiese con il suo sguardo da indagatrice.
-Ieri sera?- le risposi con un punto di domanda a fine frase.
-Appunto! Vacci subito, e lavati i capelli.- 
-Ma io non..- cercai di protestare mentre mi spingeva in bagno.
-Taci. E lavati.- disse chiudendo la porta.
-Amber!- strillai, ma aveva tolto la chiave.
-Ti odio!- le gridai ancora.
-Mi ringrazierai quando ti faranno i complimenti per il buon odore.-
-Buon odo..ma cosa? tu stai male Amber. Seriamente, fatti curare.- le risposi mentre mi toglievo sbuffando le scarpe.
-Mm mm.- la sentii rispondere da fuori. 
Mi passó per la mente di non farmi neanche quella dannata doccia perchč sarebbe servito solo a farci arrivare in ritardo ma magari mi avrebbe aiutato a rilassarmi.
Mi infilai sotto il getto d'acqua, scoprendo all'ultimo che era gelata visto che Amber l'aveva consumata tutta.
Cacciai un grido.
-Tutto bene lģ dentro?- mi gridó lei dall'altra parte, e se non fossi stata in quello stato sarei uscita a strangolarla.
-Č gelida!- squittii.
-Fa bene alla cellulite!- disse di rimando lei.
Gesł, dammi la forza, ti prego.
Finii la doccia pił velocemente possibile, lavandomi i capelli a velocitą ultrasonica e asciugandomeli nello stesso modo.
-Eccolaaa, che schianto!- fischió lei quando entrai.
Le lanciai la seconda occhiataccia dell'ora e lei sbuffó.
-Forza, ci aspetta Autumn. Andiamo.- 
Annuii, presi la borsa, il pass per il backstage e tutta la documentazione con la scaletta per la serata.
Il concerto sarebbe iniziato alle dieci, ma avrei dovuto essere lģ un po' prima per accertarmi che tutto filasse liscio. 
Arrivai in cucina, con Amber al seguito, sperando ardentemente di non trovarci Victoria. Non avrei sopportato di vederla per la seconda volta in un giorno, e a colazione, prima di iniziare un'altra giornata di scuola, era gią pił che sufficiente.
Grazie a tutti i santi in paradiso, lei non c'era: mio padre era appoggiato con un gomito sul ripiano di marmo cercando di capire come aprire una scatola di tortellini.
-Papą?- lo chiamai.
Lui sembró riscuotersi da un sogno, e mi rispose facendo un piccolo balzo.
-Oh, ciao tesoro. Vai?- mi chiese.
-Devo aprirteli io?- chiesi prima di rispondergli.
Lui rise, un po' in imbarazzo.
-Avanti Cara, so come aprire una scatola di pasta.- 
Poi guardó la confezione come se fosse sigillata.
-Credo.- aggiunse, alzando un sopracciglio.
Risi leggermente, seguita da Amber.
-Non preoccuparti Jim, nemmeno mio padre riesce a farlo. Dice sempre che "le confezioni dei giorni d'oggi sembrano fatti per rimanere chiusi a vita".- disse Amber con un sorriso cordiale, cercando di toglierlo dall'imbarazzo.
-Gią: dģ a Taylor che lo saluto, va bene? Dovremmo vederci a cena uno di questi giorni.- le rispose lui.
-Certamente.-
Lo sguardo mi cadde sul l'orologio tondo della cucina.
-Siamo in super ritardo papą, scappiamo!- esclamai allungandomi per scoccargli un bacio sulla guancia.
-Va bene ragazze, divertitevi. Viene da te a dormire dopo, Amber?- le chiese.
Lei annuģ contenta.
-Ci sarą anche Autumn.- confermó lei.
Lui sembró soddisfatto.
-Oh, bene, finalmente una con un po' di sale in zucca!- esclamó sorridendo.
-Ehi!- replicammo io e Amber allo stesso momento.
Jim scoppió a ridere.
-Forza andate, domani mi farai sapere come č andata. Ah, e Cara..non innervosirti inultilmente..hai lavorato tanto.- mi ricordó.
-Grazie papą.- risposi sinceramente.
-Forza andiamo, ciao Jim ci vediamo!- lo salutó Amber mentre mi strattonava fuori casa.
L'aria della sera, frizzante e leggermente fresca ci punse la pelle appena uscimmo.
-Ancora non capisco come un uomo come tuo padre abbia potuto sposare quella strega.- disse lei dopo qualche minuto che camminavamo.
-Non ricordarmelo stasera, Amb, va bene?- 
-Scusami, Cara. Solo..-
La guardai e annuii.
-Lo so.- risposi.
In fondo alla stradina vidi un'auto grigia familiare.
-Ehi, brutte zoccole potevate dirmi che avrete fatto tardi!- ci accolse Autumn mentre salivamo in macchina.
-Colpa sua!- gridammo io e Amber nello stesso momento.
Autumn ci guardó come fossimo pazze e poi fece partire il motore.
Dopo aver fatto retromarcia, partģ piuttosto spedita verso l'Historic High School: il tragitto fu breve, parlammo molto e velocemente, agitatissime ed eccitate per quella notte, che avrebbe dovuto essere indimenticabile.
-O la va o la spacca.- mi ricordó Amber scendendo dall'auto quando arrivammo davanti ai cancelli della scuola.
-La va.- cercai di convincermi.
-Decisamente.- aggiunse Autumn prendendoci a braccetto.
I cancelli erano gią aperti e, nonostante il parco fosse enorme, il palco che era stato montato nei giorni prima sembrava quasi occuparlo tutto.
C'erano elettricisti, fonici, responsabili di chissą quale parte dello spettacolo e tutto ció che contribuiva alla preparazione di un concerto.
-Speriamo non piova.- fece Autumn.
In effetti sarebbe stato un bel guaio visto che era tutto all'aperto, senza ne' tendoni ne' niente.
Erano gią presenti alcuni gruppetti di ragazze, sedute sull'erba del prato, aspettando.
Non ci sarebbero state sedie su cui sedersi, ma non pensavo sarebbero servite: avrebbero ballato tutti! 
-Oh no.- sentii dire ad Amber.
-Eh?- fece Autumn. 
-Pericolo zoccola ad ore tre.- 
-Ma che cos..oh.- 
Quando la vidi mi venne voglia di prendere una delle gigantesche luci che stavano montando sul palco e sbattergliela in testa fino a farla sprofondare sotto terra. 
Quasi mi vergognai del pensiero.
Capelli corti e neri, nasino minuscolo e occhi allungati, leggermente orientali: su quel corpicino le tette di Sarah Stone sembravano quasi una presa in giro. 
E sicuramente il top di paillettes nere che indossava non le nascondeva.
-Ciao.- disse toccandosi una ciocca di capelli, masticando a bocca aperta un cicca, producendo un rumore fastidioso.
-Ciao.- risposi educatamente, ancora non avendo capito cosa volesse la Stone da me.
Le ragazze mi si fecero subito vicine.
-Cosa vuoi?- sputó la mia amica.
-Amber..- l'ammonģ Autumn.
Sarah guardó con aria disgustata la mia amica bionda e poi si rigirņ verso di me.
-Che belle compagnie frequenti, Wilson.- mi disse.
-Se sei qui per insultare me e le mie amiche puoi anche tornartene da dove sei venuta.- le risposi, cercando di mantenere la calma.
Se fossi stata Amber, probabilmente in quello momento la Stone sarebbe gią stata polverizzata.
-Certo..- continuó lei squadrando Autumn.
-Comunque..volevo chiederti un favore.- 
-Un favore?- le rise in faccia Amber.
-Sģ- continuó lei -un favore.- ripetč.
Lei ritornó a guardarmi ma io aspettai che andasse avanti: mi stava sottraendo tempo e non avevo nessuna voglia incasinare il lavoro a cui mi ero dedicata 24 ore al giorno per sette giorni.
-Ho saputo che hai organizzato tu il concerto e visto che ci conosciamo..-
-..e chi non ti conosce?- borbottó Amber a bassa voce, e seppi gią a cosa stava pensando.
In effetti i 'lavoretti' di Sarah nei bagni della scuola non erano di sicuro un segreto fra gli studenti.
-..potresti farmi conoscere i 5 Seconds of Summer.- continuó lei, facendo finta che non esistesse.
Stavolta fui io a essermi rotta: da quando la scuola aveva saputo che avrei organizzato, erano venuti a chiedermi di tutto e le mie rispose erano sempre state, ovviamente, negative.
Mi aveva avvertito il preside che sarebbe successo, e mi aveva anche detto di rifiutare sempre.
Stavolta l'avrei fatto ancora.
-Mi dispiace Sarah, ma non č possibile: sono qui solo per fare il concerto e nulla di pił. Se ne andranno appena finito, suppongo.-
Lei fece una smorfia scocciata.
-Ma tu hai organizzato, cioč..li conoscerai, cioč..hai capito?- 
Dovetti trattenermi dal ridere.
-No, non li conosco e non ho capito, ma se c'č una cosa che so č che sono in ritardo quindi devo andare. Buona serata.- conclusi, sorpassandola.
La sentii squittire qualcosa infuriata e la vidi con la coda dell'occhio tornare come una furia dalle sue amiche.
-Testa di merda.- 
-Amber!-
-Č vero! Ma cosa crede? E poi ti ha detto che la conosci, ma č stupida?- 
-Direi di sģ..- 
-Ahhh, lasciamo stare.- sbottó e io ed Autumn ridemmo.
Arrivammo dal preside che ci salutó velocemente e mi fece cenno di andare nel backstage.
-Sono gią le nove passate Cara. Sei in ritardo.- 
-Lo so, mi scusi io..-
-Va be', intanto siete qui. Controlla tutto sulla scaletta, mentre io supervisiono gli arrivi del pubblico. Ci vediamo fra un'ora.- 
-Ehm.. va bene, ragazze io devo..-
-Certo, non preoccuparti.- cominció Autumn, conscia del fatto che non sarebbero potute entrare con me. 
-Ti aspetteremo lģ.- indicó un punto imprecisato del prato.
-Va bene.- le salutai con un bacio volante ed camminai fino al dietro del palcoscenico, dove un brulicare di persone mi mise quasi mal di testa. 
Feci un controllo generale di tutto quello che c'era sulla lista, dalle luci all'impianto dei microfoni, alle spie per le chitarre e agli amplificatori. 
Crollai dopo mezz'ora sulla prima sedia che vidi, e mi passai una mano in viso, esausta.
Buttai un occhio sul foglio stropicciato da tutte le volte che lo avevo torturato per la tensione.
Avevo tirato una linea scura su ogni cosa accurata e controllata, ed erano tutte segnate. 
Tranne il piccolissimo fatto che la band non c'era. Dove, e ripeto, DOVE si erano cacciati quegli australiani?
Va bene, lo ammetto, nemmeno noi americani eravamo puntualissimi ma e che cavolo era il loro concerto! 
Sbirciai fuori da un angolo: oh cazzo.
Oddio avevo detto una parolaccia: va be', in quel momento me la perdonai.
Il giardino della scuola, che solitamente era sempre pił o meno vuoto visto che non c'era mai una quantitą di gente sufficiente per riempirlo, era completamente pieno.
Erano ragazzi e ragazze di tutta la nostra cittą, e stavamo parlando di Tallahassee, ovvero la capitale della Florida quindi non di una cittadina sconosciuta.
Mi rigirai, sentendo un rivolo di sudore scendermi lungo la tempia: controllai l'orologio.
Non era cosģ tardi come avevo pensato: mancava ancora un quarto d'ora alle dieci.
Andai dall'uomo che, a quanto mi avevano detto, era il fonico principale.
In quel momento sembrava impegnato con non so quale cavo.
-Ehm..mi scusi mister...Lasty- dissi leggendo la targhetta che portava sulla maglietta.-
Lui si giró, mi guardó scettico dall'alto in basso, e si grattó la barba.
-Si?- chiese.
Mm, simpatia portami via.
-Salve, sono Cara Wilson. Mi stavo chiedendo se lei avesse visto la band oggi, magari per fare qualche prova o..-
-Si si, sono venuti per qualche mezz'ora oggi pomeriggio.-  rispose rigirandosi verso i cavi.
-Davvero?- chiesi squillante.
Visto che non si degnava di rispondermi continuai.
-Ne č sicuro?- 
Stavolta si mise una mano al fianco e mi fissó dritto negli occhi.
-Certo che ne sono sicuro, ragazzina, non sono mica stupido. Sono venuti a fare il soundcheck e poi non li ho pił visti.- 
-Le han detto dove sono andati?- tentai.
-Ti sembro una balia?- 
-Ehm..no.- risposi francamente.
-Bene, allora ora puoi lasciarmi lavorare in pace.- 
Alzai gli occhi al cielo: e ritornai da dove ero venuta.
Salii le scale che portavano sul piano stesso del palcoscenico, dietro un  grande schermo digitale, probabilmente che avrebbe fatto da scenografia durante il concerto. 
Quando mi sporsi per guardare in gił, li vidi: erano in quattro (ovviamente) e dal vivo erano ancora pił belli che nei video.
Ashton era il primo che arrivava: aveva una bandana rossa in testa e un sorriso sul volto che me lo fecero piacere subito.
Era seguito da Michael e Calum che chiacchieravano ridendo: il primo quel giorno aveva i capelli di un violetto accesso. Ma gli stavano bene comunque.
E per ultimo arrivava Luke: per Dio.
Aveva una camicia a scacchi rossa e nera, e i soliti pantaloni neri.
I soliti? Come se li conoscessi! 
Mi sorpresi di non essere agitata all'idea di incontrarli: non so se fosse perchč sembravano esattamente ragazzi uguali a quelli della mia scuola, ovviamente diecimila volte pił belli, oppure perchč mi avevano tolto un peso dallo stomaco.
Cliccai il pulsante sul mio auricolare, che mi connetté immediatamente con il preside.
-Cara?- rispose con voce agitata, e sentii in sottofondo centinaia di grida.
-Sģ, preside, sono arrivati.- lo informai.
-Oh, molto bene, contatteró io gli altri. Ben fatto.- e mi mise gił.
Quando alzai lo sguardo ce li avevo tutti davanti.
-Ciao.- dissi semplicemente, visto che non sapevo cos'altro dire.
Michael mise gił la custodia della chitarra.
-Ciao.- risposero in coro, quasi si fossero messi d'accordo.
Io ridacchiai, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio dove era posizionato l'auricolare.
Mi accorsi solo in quel momento che loro non avevano la pił pallida idea di chi fossi e che si trovavano davanti una tipa con uno strano aggeggio sull'orecchio che li fissava.
-Io sono Cara, l'organizzatrice del concerto..-
-Se tutte le organizzatrici fossero cosģ ne farei anche di pił di concerti...- ridacchió Calum.
-Cara ha un cognome..?- mi guardó Luke.
Aveva gli occhi di un colore spaventoso: non erano azzurri, e non erano blu. Erano un mix dei due che era davvero impressionante.
-Wilson.- risposi.
-E perchč una dolce donzella come te ha faticato per prepararci tutto questo?- continuó Ashton.
-Vi ho dovuto organizzare il concerto perchč..-
-Hai dovuto?- chiese con aria divertita Michael .
-Sembra che ti abbiano obbligato a pulire cessi per una settimana!- ghignó Calum.
Sorrisi.
-Č stato piuttosto stressante.- 
-Sistemate pure le cose lģ in fondo, ci saranno dei camerini apposta.- li informai.
-Cavolo, siete moderni voi della Florida.- ridacchió Michael.
-Ehi, che ti aspettavi?- dissi io.
-In Australia siamo molto tecnologici.- alzó fiero il mento Michael.
-Ma se vivete coi canguri!- 
Oddio. L'avevo detto sul serio. Cavolo, cavolo, cavolo.
Loro si girarono a fissarmi: ad un certo punto scoppiarono tutti a ridere.
-Che caratterino, la cara Cara!- ridacchió Calum. 
-Gią, sei proprio cara, Cara.-
Alzai gli occhi al cielo senza trattenermi.
-Andate, che fra poco incomincia!- li esortai ridacchiando.
-Tu starai qui dietro?- mi chiese Luke girandosi.
Ebbi un momento di esitazione: a me non capitavano mai. Mi stupii.
-Penso di sģ.- risposi piano.
Lui sollevó un angolo della bocca, dove c'era il piercing.
-Bene.- disse e entró nei 'camerini improvvisati'.
Oh signore, non ce l'avrei fatta ad arrivare a fine serata.
ERANO LORO. PER LA MISERIA.
Okay, calmati Cara. Calma.
Va tutto be...ERANO SUL SERIO LORO, MI HANNO PARLATO ANCHE E..Cara! Contieniti.
Aspettate, stavo parlando da sola? 
Oddio. Stavo peggio di quanto pensassi.
Ad un certo punto tutte le luci si spensero, e dall'altra parte sentii levarsi le grida di tutte le persone presenti.
Sembravano milioni: mi chiesi se i ragazzi non avessero paura ad esibirsi di fronte a cosģ tanta gente.
Scrissi il mio numero su una parte laterale del foglio, e lo staccai.
-Posso?- chiesi piano.
Che ne so magari entravi ed erano tutti in mutande. 
Da dentro sentii delle risate e poi silenzio.
-Solo se sei Cara.- rispose uno di loro.
Risi.
-Sģ, sono io.-
-Ah be', allora puoi entrare dovunque.- 
Scostai la tenda: niente mutande in vista. Ottimo. Solo chitarre e accordatori.
-Vi lascio il mio numero se doveste avere bisogno di me per emergenze nel periodo in cui starete qui.- 
-Ehi, ci stai donando il tuo numero di tua spontanea volontą dolcezza?- chiese Ashton accettandolo.
-Solo per le emergenze.- ripetei.
Feci per uscire e loro mi imitarono, prendendo gli strumenti in mano.
Sentivo dall'altra parte che dalle enormi casse usciva una voce di presentazione della band.
Era giunta l'ora.
I quattro ragazzi si posizionarono appena dietro le quinte, facendosi mettere non so quanti microfoni e altre cose tecnologiche addosso.
-DIAMO IL BENVENUTO AI FIVE SECONDS OF SUMMER.- 
Delirio: mio Dio, quanto casino riuscivano a fare degli adolescenti messi insieme? 
Tanto. Credetemi. Tanto.
Loro si girarono a guardarmi un attimo prima di entrare.
Gli sorrisi incoraggianti e loro fecero i pollici in su.
Erano cosģ spontanei e..semplici che mi riusciva davvero strano pensarli famosi mondialmente.
-Buona fortuna!- gridai mentre entravano.
Sorrisi senza tensione per la prima volta in tutta la serata, e mi rilassai cadendo su un gradino.
Mossi le spalle e feci scrocchiate il collo.
Va bene che avevo promesso di stare dietro le quinte peró..anche io volevo godermi il concerto.
E un po' di trasgressione ogni tanto non faceva mai male. Forse.
Corsi dall'altra parte del prato, dove la folla urlante mi destabilizzó per la seconda volta: ricordai dove le ragazze mi avevano detto che si sarebbero posizionate, ma c'era cosģ tanta gente che era quasi impossibile individuarle.
Grazie a Dio scorsi i capelli lunghissimi di Autumn che si stava dimenando con Amber: corsi fino a raggiungerle, facendomi spazio fra quella massa di corpi urlanti.
-Cara!- gridarono all'unisono quando mi videro.
Le abbracciai, quasi non le vedessi da secoli.
Ci girammo verso il palco.
-Buonasera Tallahasseeeeee!- esclamó Michael in un microfono.
-Come andiamo stasera?- chiese Luke dall'altro.
Urlammo con tutto il fiato in gola.
-Bene, bene. Siamo contenti di essere qui, ed č stato possibile solo grazie alla cara Cara!- 
Restai pietrificata: o santo Cielo.
Autumn e Amber si girarono con la bocca che arrivava fino a terra.
-COSA CAZZO Č APPENA SUCCESSO?- urló Amber per farsi sentire oltre al frastuono che si era ricreato ad un altra domanda di Calum.
-Non lo so!- esclamai io.
-Li hai conosciuti allora! o porca puttana, cazzo, merda!-
-Amber!- Risi io.
-Ci dovrai raccontare un bel po' di cose dopo!- mia avvisó Autumn.
-Abbiamo tutta la notte!- replicai.
-Pronti per ballare?- sentii gridare Ashton.
Altra ondata di grida. Dovevo ammetterlo: erano bravi a trattare il pubblico.
-E allora cominciamo!-
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Angolo:
Okay, non sono riuscita a trattenermi.
Ho scritto questo capitolo in un giorno e sinceramente a scrivere questa nota finale sento tutte le dita chiedere pietą.
Stavolta il capitolo č moooolto pił lungo dell'altro, e ho pensato che sarebbe stato pił carino immettere subito la Band nella storia, quindi..ecco qua.
Spero che vi piaccia, aspetto di saperlo e di leggere le vostre recensioni.
Un bacio,
Kveykva.
  
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