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Autore: Red_Coat    28/01/2015    6 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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ELABORAZIONE DATI IN CORSO …
CONNESSIONE


 “ Non appena vide il suo allievo girato di spalle ed intento a chiacchierare con Zack Fair e un fante, Sephiroth fu pronto a sgusciare fuori dalla sala e dirigersi immediatamente al centro di ricerca scientifica, dove la giovane scienziata che avrebbe dovuto essere la sposa di Jim tra qualche anno lo attendeva per consegnargli gli ultimi dati.
Dopo la morte del ragazzo l’aveva vista soltanto un’altra volta fino a quel momento, ed era stato subito prima che Victor Osaka tornasse. Oltre a rivelargli il suo nome, la giovane gli aveva comunicato, commossa e determinata, che per volontà di Jim sarebbe stata lei stessa a continuare le ricerche sul suo giovane allievo
 
       << Sempre con la vostra autorizzazione, signore! >> aveva aggiunto poi, con deferenza e
             disponibilità, cercando dii rassicurarlo che non si trattasse di una semplice ricerca
             scientifica, ma dell’ultimo desiderio di Jim di continuare ad aiutare sia lui che Victor a
             sbrogliare la matassa di sorprendenti segreti che si celavano dietro quel DNA
 
Era stato riluttante sin dall’inizio all’idea che Victor potesse diventare una specie di cavia da laboratorio per quelli che aveva sempre considerato rapaci pronti a spartirsi la carcassa. Conosceva la sensazione di essere nei panni della carcassa fin troppo bene, e non gli era mai piaciuta. E, visto l’evidente legame che c’era tra lui e il suo allievo, non avrebbe mai permesso che Victor cadesse nello stesso vortice senza fine di visite mediche e siringhe e … ogni genere di diavoleria che quegli uomini in camice avrebbero avuto l’ardire di inventarsi. Ma Jim aveva dimostrato una comprensione umana del caso, impedendo sempre e comunque alla sua inclinazione di scienziato di sconfinare nel non rispetto per la vita. Forse per colpa della morte prematura di suo fratello, o magari per via delle sofferenze fisiche che lui stesso era stato costretto a patire, quel giovane disgraziato aveva dimostrato di saper trattare tutti gli sventurati che finivano sotto i suoi ferri più come un medico o un ricercatore, che come uno scienziato.
Jim, per quanto debole e malandato, amava la vita in ogni sua forma e ne rispettava i contorni e le manifestazioni. Praticamente tutto l’opposto di un certo professore dagli occhi da pipistrello di sua conoscenza. E quella ragazza, Maidlen, non era un caso fosse diventata la sua futura vedova.
Anche lei come il suo disgraziato amato aveva preso a cuore il caso Victor Osaka, non solo invogliata anche dalla speranza di un’umanità migliore che poteva nascere soltanto per mezzo di quello strano ragazzo impossibile.
Durante il poco tempo in cui avevano parlato quella prima volta, Sephiroth l’aveva osservata in silenzio mentre commossa quasi fino alle lacrime gli aveva spiegato quanto il suo promesso sposo avesse tenuto a quello che non aveva chiamato progetto ma missione. La missione Osaka, far vivere e crescere quel ragazzo affinché si sviluppasse al massimo delle sue capacità e potesse scoprire da sé tutto ciò che era in grado di diventare. E più aveva continuato a sentirla parlare, più l’albino non aveva potuto fare a meno di sfoderare un leggero sorriso amaro nel constatare quanto alla fine dei conti, uno scienziato restasse sempre uno scienziato. Era sempre la solita solfa, nonostante le intenzioni tutto sommato oneste di Jim e Maidlen, così lontanamente diverse da quelle del professor Hojo.
C’era un giovane speciale, cresciuto per diventare l’eroe che l’umanità aveva da sempre sperato di avere e quindi troppo importante per lasciare che vivesse la sua vita in santa pace come tutti i suoi simili, troppo prezioso per lasciare che il tempo svelasse da solo i suoi arcani. E troppo interessante per non monitorarne costantemente i progressi.
Ripensando immediatamente a tutte le torture fisiche e mentali subite durante la sua triste e monotona infanzia, dove l’unico svago era sognare una madre che lo vegliasse dal lifestream in cui era ritornata dopo averlo partorito, con un brivido lungo la schiena e un fitta profonda nel petto all’altezza del cuore Sephiroth aveva pensato che l’unico motivo per cui Victor era riuscito ad evitare una simile infanzia era stato la paradossale fortuna di aver avuto un padre anti-Shinra in grado di tenere nascosti i poteri di suo figlio, almeno fino al giorno del suo arruolamento.
Era stato da quel giorno in poi, in effetti, che erano iniziati i guai. Ma ormai Victor aveva raggiunto la maggiore età ed evitato il peggio … ed ecco che l’invidia era tornata prepotente a scuotere il cuore del Generale.
Troppo fortunato .. troppo potente … troppo … speciale.
Decisamente, sempre la solita storia … e fin troppi misteri.
Era stato per via di quegli arcani che si era deciso ad accettare l’aiuto della giovane, eppure questo non riuscì ad impedirgli, ora che un altro tassello si era aggiunto al puzzle, di lasciarsi trasportare dall’improvviso, ancestrale istinto d’ira e di rivalsa molto più forte e bruciante di quello che riusciva a provocargli Genesis con le sue continue provocazioni, e per un secondo si pentì di non averlo ferito, durante l’addestramento.
Ma subito si riscosse, cercando di ricordare a sé stesso la situazione attuale in cui versava il suo giovane allievo. Solo, dato che suo padre gli aveva voltato le spalle, e fino a poco tempo fa completamente all’oscuro di quanto fosse grande il suo potere. L’unica cosa che il ragazzo sapeva era che non ci sarebbe stato futuro per lui se non al suo fianco, seguendo le orme del suo Generale.
Victor lo considerava più di un eroe, più di un generale, più di un maestro. Fin da quando quell’avventura era iniziata, era stato pienamente consapevole di essere in grado di affrontare e superare le sfide che l’averlo come maestro avrebbero comportato, e a parte qualche intoppo che gli era alfine costato una mano – quella destra per la precisione, e neppure questo doveva essere un caso -, alla fine era riuscito a diventare un 1st class in pochissimo tempo, esattamente come era successo a lui. Il grande Sephiroth.
Tutti avevano cercato di emularlo, Victor c’era riuscito. Senza l’aiuto di nessuno, seppure avesse appena dimostrato di attribuire a lui e ai suoi insegnamenti tutto il merito. Ma, pensò Sephiroth guardandosi intorno e gettando occhiate assorte ai macchinari che illuminavano la grande sala assieme ai monitor accesi dei computer, lui si era soltanto limitato a perfezionarlo.
Come metallo grezzo che si trasforma in prezioso argento attraverso il fuoco, Victor Osaka non aveva bisogno di nessuno per arrivare dove voleva. Lui e il suo giovane allievo erano più di questo. Per la prima volta in tutta la sua vita, mentre la voce della giovane Maidlen seduta ad un monitor in fondo alla sala lo invitava ad avvicinarsi e i muscoli delle sue gambe agivano di conseguenza, l’albino si ritrovò a pensare a quel ragazzo come l’unico essere umano vivente in grado di eguagliarlo, l’unico in grado di potergli tener testa sul serio, come aveva dimostrato il duello avvenuto pochi minuti prima, e l’unico che avesse acquisito dalla nascita il pieno diritto di potersi considerare un suo pari. Anche quella strana sintonia tra di loro, un’affinità così profonda da permettere loro di prevedere al secondo le mosse l’uno dell’altro, e i pochi ma significativi tratti somatici che condividevano, un strano presentimento gli faceva vibrare il cuore e lo spingeva a mostrare verso quel ragazzo una sorta di … affetto forse. Si, affetto misto ad un forte senso di responsabilità.
Come quello che Angeal aveva provato nei confronti di Genesis, tanto da essere stato alla fine disposto perfino ad abbandonare i suoi sogni nell’ultimo, disperato tentativo di fermarlo. Ma anche come quello che aveva spinto Yoshi Osaka a nascondere agli occhi del mondo il potere di suo figlio per paura che questi potesse finire in mani sbagliate.
Era strano, perché se si soffermava a pensarci, Sephiroth non ricordava di aver mai avuto un figura paterna accanto a sé. Non sapeva neppure che cosa significasse avere un padre, o una madre, e l’amicizia che aveva avuto con Angeal e Genesis … non era stata neanche minimamente vicina al rapporto che improvvisamente si era ritrovato ad avere con Victor.
Si sentiva più di un maestro, più di un generale. Si sentiva responsabile e al contempo rivale, minacciato dalla presenza di quel ragazzo dallo strano DNA e parallelamente fiero di lui e di ciò che stava diventando, di ciò che stava riuscendo a fare. E cosa più importante, si sentiva … non più solo. Non più unico. E se da una parte questo riusciva per la prima volta a farlo sentire sollevato, dall’altra lo metteva in allerta e a volte riusciva a fargli percepire Victor più come un rivale da sottomettere che come un allievo e un … fratello da proteggere.
C’aveva pensato molto, da quella sera nel laboratorio in cui Jim aveva accidentalmente menzionato per la prima volta la parola “cellule di Jenova”. Jenova … sua madre. Il DNA di Victor era composto anche da … lei? Per questo motivo, non c’era altra parola che potesse spiegarli meglio.
Fratelli … volente o nolente, il loro legame poteva essere definito soltanto così. E dopo aver definitivamente cancellato dalla lista la possibilità che Erriet potesse non essere la vera madre del ragazzo, per la prima volta nella sua vita Sephiroth si era ritrovato a dover ammettere di non riuscire più a capire il senso di tutto questo. Aveva assolutamente bisogno di sapere perché, doveva andare avanti nella sua quasi disperata ricerca della verità. ‘Fratelli … com’è possibile? E… perché? Perché vorrei proteggerlo e al contempo fargli vedere chi comanda? Da cosa deriva questa ferrea certezza che non se ne andrà anche lui, proprio come Gast, Genesis ed Angeal? E perché ho così tanta … paura per lui.’
Si, aveva paura. Lui, generale di SOLDIER che aveva buttato via la sua infanzia e trascorso la sua adolescenza immerso nel continuo squallore di un mondo di cui in fin dei conti non avrebbe mai voluto far parte, aveva paura per un ragazzetto di appena 23 anni che aveva passato un terzo della sua vita a crogiolarsi nel calore di una vera famiglia ignaro del suo grande potenziale.
In fondo, che ne sapeva Victor del vero significato della parola “speciale”? Nulla, ed era suo ardente desiderio che continuasse a non sapere. Perché qualsiasi fosse stato il significato di quei sentimenti, di quel forte legame … almeno uno dei due avrebbe dovuto poter vivere.
Stanco e turbato da quel confuso filo di pensieri, l’albino si costrinse nuovamente a tornare alla realtà, appena in tempo per afferrare dalla mano della giovane scienziata un piccolo plico azzurro
 
      << Questo sono le ultime radiografie. >> lo informò con un sorriso << La mano sta facendo
            ottimi progressi. >>
 
L’albino si lasciò sfuggire un sorriso, e annuendo sollevò appena un lembo della cartelletta dando una rapida occhiata distratta al suo contenuto. Sarebbe finito direttamente nel fascicolo che Jim gli aveva consegnato qualche mese prima di spirare, pensò annotandoselo mentalmente e considerando che oltre a ciò avrebbe anche dovuto trovare un altro posto sicuro dove nasconderlo, visti gli ultimi avvenimenti. Con Hojo in circolazione, il cassetto della sua stanza non era più così sicuro.
Buttò ancora qualche ultima occhiata alla fotografia delle ossa spezzate di quella povera mano destra, trattenendo appena l’istinto di lasciarsi sfuggire un sospiro sollevato mentre constatava con quanta rapidità queste stessero agendo per ricostruirsi. Poi richiuse il plico e rivolse nuovamente la sua attenzione alla giovane, che attendeva paziente altri ordini.
Il suo modo di rapportarsi con lui, pensò, era così diverso da quello di Jim. Il giovane scienziato, nonostante fosse stato uno degli assistenti di Hojo da quando lui non aveva che quattro anni e fosse arrivato a conoscerlo ormai da tanto tempo, aveva più volte dimostrato di subire la soggezione del suo aspetto marziale e dei suoi occhi felini. Maidlen invece era una ragazza preparata a tutto, e anche se ogni tanto nei suoi occhi spuntava un certo imbarazzo, soprattutto quando lui si ritrovava a fissarla troppo assorto dai suoi pensieri, di solito era molto meno impacciata del povero Jim ed era veloce e pratica nell’esposizione dei suoi argomenti. Ora che ci pensava, neppure la figura arcigna del professore era riuscita a metterla a disagio. Era una delle tirocinanti più giovani, eppure dietro quel caschetto nero e quel viso rotondo e dolce abbellito da un paio di piccoli occhiali viola chiaro si nascondeva una personalità forte e dolce al contempo. Lavorava con Hojo da circa venti mesi, e nelle rare occasioni in cui aveva avuto modo di scorgerla assieme al vecchiaccio, l’aveva vista farsi coraggiosamente forza durante le frequenti esplosioni d’ira del professore. L’ultima, pensò il Generale tornando per qualche altro istante ad essere torvo, era stata quella in cui quell’uomo le aveva ammazzato il fidanzato in uno di quegli scatti di prepotente ira che purtroppo anche lui conosceva molto bene.
 
     << Come stai? >> chiese infine, ricacciando bruscamente in dentro quella forte e sibilante
          voglia di vendetta e simulando alla perfezione un atteggiamento quanto più calmo
          e rassicurante
 
Era una domanda sincera, e la giovane lo capì perché abbassando piano gli occhi tornò a sedersi allo schermo del suo computer, prendendo a ticchettare velocemente qualcosa sulla tastiera
 
     << Come dovrei stare … >> rispose, vaga e melanconica
 
Sephiroth vide il profilo delle sue fini labbra incresparsi un sorriso triste e dolce, mentre ora il suo volto era completamente illuminato dalle immagini sullo schermo di dati che si riflettevano anche sul vetro dei suoi occhiali. Stava disperatamente cercando di non piangere.
 
    << Ma Jim è sempre con me … >> aggiunse, lasciando nuovamente la frase a metà come se
         non avesse la forza emotiva di continuare       
 
Avrebbe voluto almeno dirle qualcosa per ringraziarla dello sforzo che stava facendo, anche se sapeva che era l’ultima promessa fatta al suo amato a motivarla. Ma non appena alzò lo sguardo verso il monitor in cerca della parole migliori, una voce stridula e fastidiosamente famigliare li fece sobbalzare entrambi dal posto in cui erano, e sentì i muscoli dei suoi pugni chiudersi a riccio per trattenere il ribrezzo e l’istintiva rabbia
 
   << Ah! Guarda un po’ chi ho trovato! Che ci fai qui, Sephiroth? >>
 
L’albino non ebbe neppure bisogno di voltarsi per riconoscerlo. C’era qualcosa in quel tono così orridamente stridulo, qualcosa di viscido, insinuante e quasi rivoltante, come la melma sporca che ricopre la superficie di tutto ciò che incontra, sia esso un diamante o un semplice pezzo di legno, lasciandole addosso tutto l’odore e la viscidità del sudiciume dal quale è infetta e trasformando tutto in una distesa di oggetti contaminati, rivoltanti ed inutilizzabili.
E questo qualcosa lo spingeva ogni volta a reprimere qualsiasi reazione istintiva e a sfoderare tutto il suo biasimo in un cupo sguardo di superiorità e disprezzo. Lo stesso che assunse ora, evitando perfino di voltarsi e limitandosi a squadrarlo piegando impercettibilmente il suo volto carico di odio nella sua direzione.
Lasciò che il rapido guizzare dei suoi occhi felini trapelasse chiaro e minaccioso al suo interlocutore, parlando per lui. Poi tornò a rivolgere la sua attenzione allo schermo dove stava lavorando la giovane Maidlen, che nel frattempo aveva imposto a sé stessa la più completa calma e si sforzava riuscendoci di ignorare tutto ciò che stava accadendo concentrandosi sui suoi dati.
 
  << E come sta il tuo allievo, adesso? >> chiese ancora il professore, per nulla intimorito né dal
       suo silenzio, né dal profondo astio che lui non doveva sforzarsi di dimostrargli
 
L’argentato continuò a fissare ostinatamente lo schermo, stringendo più forte i pugni mentre udì i passi del professore avvicinarsi fino a raggiungere appena qualche metro di distanza dietro di lui. Dire che non si fidava di quell’uomo era estremamente riduttivo. Lo odiava, e non aveva mai fatto nulla per nasconderlo.
Era colpa di quell’uomo se Jim era morto. Colpa di quello schifoso essere se … tutto era accaduto. E con “tutto” non si stava riferendo soltanto a quel singolo episodio.
Ogni lacrima versata dal Sephiroth bambino, ogni capriccio inascoltato, ogni giornata grigia e ogni singolo giorno da incubo della sua infanzia portava la firma di un solo schifoso essere umano su questo mondo: Il professor Hojo … suo padre. Il peggiore che un bambino potesse mai ritrovarsi ad avere.
 
       << Mi sembra si sia rimesso alla perfezione da quel piccolo incidente, è così? >> tornò a
            gracchiare la sua irritante voce, e lui vibrò di fastidio mentre quella gli entrava in testa alla
            stregua del perforante e fastidioso rumore d’un trapano da chirurgo
 
Non seppe dire se fosse stata quella sensazione la causa, o se invece la sua reazione successiva fosse dettata dalla menzione spudorata del suo allievo, fatta non per sincerarsi realmente delle condizioni del ragazzo ma per cercare di mettere le mani su un simile, stupefacente campione. Gli sembrava quasi di riuscire a leggere le intenzioni più recondite dei pensieri di quello stramaledettissimo e odioso avvoltoio. L’istinto gli suggerì di sfoderare la Masamune e farlo a pezzi, lì ed ora, ma qualcosa lo trattenne. Maledizione! Perché era un SOLDIER? Perché aveva tutti quegli occhi puntati addosso? Avrebbe voluto liberarsi da quell’ingombrante fardello di responsabilità per porre fine a quell’essere che, dopo aver reso un inferno la vita del suo stesso figlio e aver ucciso un giovane ricercatore innocente che aveva avuto come unica colpa quella di aver disobbedito a un suo capriccio, fissava come un rivoltante rapace la sua prossima preda nella speranza che diventasse carcassa. Ma, si disse con malcelata rabbia, quell’avvoltoio rapace e affamato non sarebbe riuscito a mettere le mani sul soggetto in questione. Non stavolta, non con Victor. Non glielo avrebbe mai permesso, nonostante tutto ciò che lui stesso si era ritrovato a pensare. Piuttosto che vederlo finire in mano a uno scienziato senza scrupoli come Hojo, avrebbe preferito renderlo felice e farlo fuori lui stesso con la lunga lama della sua Masamune per poi farne sparire il corpo. Victor sarebbe stato d’accordo, viste le sue ultime asserzioni. Sempre meglio morire per mano del suo amato Generale che finire per essere la cavia di uno di quei rivoltanti individui che amavano definirsi scienziati.
Sul filo di questi pensieri, il suo corpo si mosse da solo.
Liberando i pugni dalla morsa in cui li aveva chiusi, il 1st class riacquistò tutta la fiducia in sé stesso di cui era capace ed iniziò ad avanzare verso l’uscita, ignorando completamente le melliflue insinuazioni dello scienziato e passandogli accanto quasi non lo avesse neppure sentito arrivare.
Ma una mano ossuta gli bloccò un braccio, e non appena gli rivolse un infuocato sguardo facendo scorrere minacciosamente le sue iridi serpentine dal viso dell’uomo all’artiglio scheletrico che ghermiva la pelle nera del suo soprabito, il professore si aprì in un inquietante e altrettanto bieco ghigno
 
        << Ti ho fatto una domanda! >> stridette lo scienziato, acuendo la morsa sul suo braccio e
              facendolo quasi vibrare per il sordo dolore che quegli orripilanti arti ossuti riuscivano a
              provocargli ogni volta
 
Ma questa sarebbe stata l’ultima. L’ira e il disgusto tornarono a divampare in lui, che in una piccolissima frazione di secondo, approfittando del silenzio e della solitudine, diede un violento scossone liberando il braccio dalla stretta e, mentre lo scienziato stava ancora barcollando sorpreso dalla violenza del gesto, con fulminea rapidità fece stridere impercettibilmente la lunga lama della sua Masamune e bloccandolo contro la parete alla sua destra gliela puntò dritta alla gola, fissandolo dritto in quelle piccole ed insignificanti iridi da pipistrello schifoso. Hojo squittì di paura, e mascherando un sorriso di scherno l’albino si limitò a rispondere, emettendo un inquietante e calmo sibilo
 
        << Ho sentito. E non ho alcuna voglia di rispondervi, Professore! >> concluse, pronunciando
             quell’ultima parola quasi come se fosse più uno scherno che una doverosa precisazione
 
Sotto la potente stretta del suo guanto nero che aveva afferrato il bavero del camice, riuscì a percepire il tremolio vigliacco di ogni singolo membro di quel corpo annichilito, e nel silenzio che seguì vide gli occhi dell’altro cercare di evadere dalle sue iridi feline che ora puntavano inquietanti e decise in quelle, piccole e impazzite di paura.
Stavolta fu Sephiroth a ghignare nel notare la rapidità con cui il sudore imperlò la fronte rugosa e pallida del professore, unendosi al tremore e ai battiti cardiaci sempre più elevati
 
        << Lasciami immediatamente, Sephiroth! >> gli ordinò sgomento quello, nel vano tentativo di
             continuare ad imporsi e non perdere quel pizzico di dignità che gli era rimasta
 
L’albino ghignò schernitore e, dopo aver premuto un po’ di più la lama sulla gola dello scienziato e aver osservato il fiato che rapido gli si mozzava in gola e la sua giugulare che deglutiva invano, lo mollò con un altrettanto rapido e violento scossone che stavolta fece vacillare lo scienziato talmente tanto seriamente da sbatterlo contro la parete fredda e liscia, esattamente come immaginava che Hojo stesso avesse fatto con Jim. Peccato che non ci fosse stato uno spigolo appuntito da quelle parti, pensò il Soldier rinfoderando la lama e tornando rapidamente sul suo cammino, senza neppure degnarsi di lanciare un’ultima occhiata al vecchio che ora si teneva affannato e rabbioso una mano sul collo insanguinato incapace perfino di sputare altre minacce, che comunque non avrebbero sortito l’effetto voluto. Non più.
Mosse qualche passo, altero e fiero come sempre, fino a che non si fermò nuovamente con la mano posata sopra il pulsante di apertura della porta della stanza.
Solo allora si voltò e, rivolgendo all’uomo alle sue spalle un’altra occhiata di sottecchi, concluse calmo
 
         << Dovreste fare più attenzione, quando manovrate i vostri strumenti da
              lavoro ... >> facendogli così intuire che non avrebbe potuto accusarlo di essere il
              responsabile di un “incidente” simile, visto che l’unico testimone presente al momento non
              avrebbe aperto bocca in sua difesa
 
E poi, anche se l’avesse fatto, rivelando una simile verità Hojo avrebbe mandato in fumo tutti i suoi sogni di gloria. Era stato quell’uomo a volere a tutti i costi il suo ingresso in Soldier, fin da quando aveva mosso i primi passi. Era nato con un dono, lo stesso di Victor. Ma quello schifoso essere che aveva avuto la sfortuna di ritrovarsi come padre non era stato altrettanto protettivo e generoso come Yoshi Osaka. Visite mediche giornaliere, prelievi e continue iniezioni di mako ed una rigorosissima e severa disciplina fin dall’infanzia per far sì che suo figlio, il suo unico figlio, diventasse l’eroe che tutti i ragazzi avrebbero sognato di essere. All’inizio la sua innocente mente di bambino era anche arrivata a pensare che quell’uomo orrendo ce l’avesse con lui per via della scomparsa di sua madre, ma col passare del tempo e l’aumentare delle facoltà cognitive … il mostro si era rivelato per ciò che era: Uno spregevole essere disposto a tutto pur di avere i suoi cinque minuti di celebrità.
E di sicuro i piani alti non sarebbero stati poi così tranquilli nel sapere che l’eroe di SOLDIER avesse avuto l’ardire di minacciare e ferire uno dei più stimati scienziati della compagnia, qualunque fosse stato il motivo. Forse non l’avrebbero neanche minimamente sfiorato con un dito, ma chi poteva esserne così sicuro, dopo tutti i recenti avvenimenti? La diserzione di Genesis e quella di Angeal - con la sua conseguente dipartita - erano costati parecchio alla compagnia, perciò non era difficile intuire che la sorveglianza verso il reparto e i suoi membri fosse aumentata notevolmente.
E Hojo, sarebbe stato davvero così impavido da rischiare di rovinare tutto solo per prendersi una rivincita? No, pensò con un ghigno continuando a fissarlo.
La sua cieca ambizione superava di gran lunga il suo sciocco senso di rivalsa. Avrebbe potuto fargliela pagare in privato, questo era vero. Ma non avrebbe mai osato esporsi sapendo di poter finire colpito a morte dalla lama di suo figlio senza prima aver guardato quest’ultimo arrivare a sfiorare il massimo del suo splendore. Tsè, patetico! Come se i suoi progetti importassero a qualcuno. Era finito il tempo in cui quell’uomo poteva dettargli ordini. Ora era lui a dettare le regole del gioco e, affinché questo risultasse chiaro, lasciò che il ghigno schernitore sulle sue labbra sii accentuasse fino a diventare un bieco e chiaro segno di avvertimento
 
       << Non sono più un bambino, Professore. >> aggiunse, quasi sillabando, per poi concludere
             calmo con un amichevole consiglio << Fareste meglio a ricordarvelo, in futuro! >>
           
Quale che fu la reazione di Hojo a questo fu semplicemente irrilevante. Non lo sentì urlare, ne sbraitare minacce come si sarebbe aspettato. Sentì il peso di quegli occhi arcigni ed avidi puntarsi su di lui mentre con nonchalance attraversava la soglia del laboratorio, e l’ultima cosa che sentì prima di allontanarsi fiero fu il sibilo soffocato della porta che si richiudeva alle sue spalle trattenendo al suo interno l’ultimo, disperato tentativo di quel vile omuncolo di vincere quella partita
 
        << Sfrontato! >> lo sentì stridere in lontananza << Maledetto irriconoscente! >>
 
E sorrise ancora una volta, assaporando la rabbia e l’umiliazione del vecchio che si manifestavano profonde e brucianti nell’asprezza di quell’insulto urlato alle sue spalle giovani e invincibili. Stavolta aveva vinto lui. E non sarebbe stata l’ultima.”
INTERRUZIONE DATI …
 
La mia mano sinistra vibra ancora per la scossa che l’ha attraversata, e nel mio animo il profondo e lontano ruggito di quell’inspiegabile e atroce dolore non si è ancora affievolito, che già io vorrei prendere quel fante per la gola e sbatterlo contro il muro. Non so perché, so solo che temo il momento in cui scoprirò il motivo di tutto questo, e so che potrei evitarlo soltanto facendolo fuori adesso e troncando la malerba sul nascere.
Ma non posso. Perché Zack mi sta guardando, e quegli occhi limpidi brillanti di Mako mi ammoniscono e m’implorano di mantenere il controllo allo stesso tempo. Perciò, stringendo forte il pugno e mordendomi la lingua fino a sentire su di essa il sapore dolciastro del mio stesso sangue, giro i tacchi e inizio a camminare verso l’ascensore che dovrebbe portarmi al piano di sotto, visto che ormai il tempo a mia disposizione e quasi terminato. Inoltre, temo che il sangue che macchia di rosso la mia lingua possa destare ancora di più l’attenzione di Zack, perciò attendo di essere volto di spalle per congedarmi con un rapido e sbrigativo saluto
 
         << Meglio che vada. Ci vediamo sul campo, Zack! >>
 
Ovviamente, non rivolgo neppure un cenno di attenzione al biondino al suo fianco, che ora si sforza di tornare a respirare normalmente abbassando il volto e riposizionando sulla sua ridicola chioma da pulcino quell’orribile casco da fante. Inutile che ti sforzi di renderti invisibile, mio caro, giuro che troverò un modo per farlo sembrare un incidente. Anche se adesso mi devo limitare a sopportare in silenzio.
Ho compiuto appena qualche passo e sto già emettendo un lungo sospiro sollevato per l’essermela cavata tutto sommato bene, quando sento la mano guantata di Zack afferrarmi un braccio e lo vedo pararsi con un balzo di fronte a me
 
        << Hey, quanta fretta Vic! Abbiamo ancora qualche minuto, in fondo! >> esclama,
             schioccandomi un occhiolino e foderando un sorriso rilassato
 
Poi, ignorando i miei occhi che lo supplicano in silenzio di lasciarmi andare, mi avvolge il collo con un braccio e, dando la schiena a Cloud, sussurra preoccupato
 
        << Si può sapere che ti prende? >>
 
Nulla Zack, nulla. Assolutamente nulla. Scuto le spalle e il capo facendo finta di non sapere a cosa alluda, ma ovviamente non riesco a convincerlo, perché vedo la lunga ciocca di capelli neri che gli sfiora lo zigomo scivolare in basso, sfiorando appena l’occhio destro, mentre ora sulla sua faccia si è stampata un’espressione ovvia. Mi conosce da quando sono arrivato, troppo bene per bersi una bufala del genere. Perciò mi arrendo, sbuffando spazientito e fermandomi di scatto mentre ingoio velocemente una manciata di saliva insanguinata
 
        << Non mi piace! >> sbotto a voce bassa, mentre con la coda dell’occhio vedo il fante
              continuare ad osservarci << Neanche un po’! >> aggiungo torvo
        << Ma perché? >> mi chiede ancora lui, con un mezzo sorriso
        << Non lo so >> rispondo io, infastidito da quello che ai miei occhi critici sembra ormai un
             ghigno di scherno, rendendomi subito dopo conto che invece è soltanto un modo come un
             altro per arginare l’arginabile << Non lo so e non m’importa, okkey? So soltanto che non
             mi fido, e non dovresti farlo neanche tu>> concludo torvo
 
E così dicendo afferro il suo polso e me lo levo dalla schiena infastidito, ma sembra che dal mio ritorno io non possa proprio sottrarmi ai suoi amorevoli sforzi di farmi far pace col mondo, perché con rapidità si porta nuovamente dietro di me, intrappolandomi nella stretta del suo braccio sinistro, e mi costringe a voltarmi verso l’individuo dai capelli biondi
 
        << Perdonalo, è un po’ nervoso per il suo primo incarico da first. Comprensibile, no? >>
              esordisce con un sorriso allegro, riavvicinandoci al giovane
 
Zack, ma per quale motivo oggi non riesci proprio a lasciarmi in pace? Come se avesse letto nei miei pensieri lo sento bisbigliarmi qualcosa nell’orecchio, mentre osservo la risposta dell’altro alla sua affermazione
 
        << Sii gentile Vittorio, su. Fallo per me, okkey? >> mormora Zack
        << Congratulazioni! >> mi risponde timidamente l’altro, dopo un lieve assenso col capo
 
Mi tolgo nuovamente il braccio di Zack dalle spalle, e gli rivolgo un’occhiataccia rapida e minacciosa. “D’accordo, altri due minuti. Ma non chiedermi di diventare un suo amico.”. Lui mi risponde con un sorriso che suona un po’ come un grato segno di apprezzamento per i miei sforzi, dopo di che continua a sostenere quell’inutile conversazione, da solo visto che io e il ragazzetto ormai non la smettiamo di lanciarci sguardi poco amichevoli. O forse sarebbe più corretto dire che io non smetto di lanciargli occhiatacce intimidatorie e indagatrici scommettendo mentalmente su quanto tempo riuscirebbe a resistere in SOLDIER prima di morire, mentre lui cerca in ogni modo di ignorare i miei occhi puntati su di lui studiando ogni cosa attorno a sé sotto il pesante casco da fante e passando il peso del suo corpo da una gamba all’altra, nervosamente.
Sono certo che, visti i nostri rispettivi caratteri e le nostre posizioni, il mio amico first class stia semplicemente cercando di farci intavolare almeno una conoscenza che possa fruttare qualcosa a tutti e due. Lo apprezzo molto, davvero Zack. Ma è chiaro, palpabile, che questa conversazione non piace né a me né tantomeno al tuo amico chocobo qui presente. Perciò facci un favore, lascia perdere e torniamo a parlare di cose serie, ti supplico! È semplicemente uno strazio star qui a perdere tempo cercando di farmi piacere quel … coso vestito da recluta.
E si vede benissimo che anche il ragazzino sta cercando un modo per sottrarsi alla mia presenza come ho cercato di fare io poco fa. Ma Zack non demorde, e visto che non ci dà tregua decido di giocare il suo gioco. Ma alla maniera di un degno allievo di Sephiroth, nella speranza che finalmente Fair capisca che non è aria e mi lasci libero di allontanarmi da lì
 
             << Da dove vieni, ragazzo? >> chiedo, squadrandolo nuovamente da capo a piedi
 
A quella domanda, vedo entrambi scambiarsi qualche sorrisetto complice e, anche se inizio ad irritarmi per tutta quella complicità che c’è tra di loro, non ho tempo per arrabbiarmi perché la risposta arriva rapida a donarmi una chiara e rapida delucidazione sul perché Zack sia così ansioso di farmi entrare in confidenza con lui
 
             << Nibelheim! >> mi risponde la zuccherosa ed infantile voce dell’altro
 
Oh, ma certo! Ora capisco! Sono entrambi ragazzi di campagna. Bhe, mi fa piacere tu abbia trovato qualcuno con cui condividere le tue origini Zack, ma non vedo come questo possa interessare me, nato e cresciuto nel grigio squallore della splendida Midgar. Ci scommetto la mia mano destra – per quanto possa valere ancora – che l’unico scopo di quel piccolo chocobo sia quello di stringere con Zack un legame di amicizia abbastanza forte da riuscire ad arrivare almeno alla carica da 2nd, grazie al suo aiuto. Piccolo moccioso opportunista! Cosa credi, che basti essere amico di un 1st per favorirti la scalata? Ovviamente hai almeno avuto il buon senso di non puntare a Sephiroth anche perché .. tsè, non penso proprio saresti riuscito a reggere ad una soltanto delle sue sessioni di addestramento.
Al solo pensiero, non riesco ad impedire che un leggero ghigno divertito colori le mie labbra
 
              << E quanti anni hai detto di avere? >> chiedo, squadrandolo nuovamente dall’alto dei
                    miei 184 centimetri di altezza
 
Sono quasi sicuro stia arrossendo, perché ecco che lo rivedo abbassare il volto come se il casco non bastasse a contenere l’improvviso imbarazzo
 
              << Diciassette! >> risponde timidamente, passando nuovamente il peso da una gamba
                   all’altra 
 
Come avevo supposto. Un ragazzino di campagna che spera in un futuro migliore grazie al suo ingresso in compagnia. Nulla di particolarmente sospetto, se il bimbetto in questione non avesse tutta l’aria di sapere fin troppo bene il fatto suo. Guardandolo, sono quasi praticamente certo che non sia poi quel ragazzo ingenuo che vuole far credere a tutti … Zack c’è cascato in pieno, non c’è che dire. Io no. Lo fisso con aria di sufficienza e, senza preoccuparmi di apparire scortese, lo rimbecco con noncuranza
 
              << Bhe, ti conviene darci dentro sul serio, ragazzo. SOLDIER non è una passeggiata! >>
 
Sono quasi sicuro che mi stia fissando con astio, perciò continuo a puntare i miei occhi sulle tre luci rosse della visiera e mi sforzo di non ghignare quando lo sento rispondermi un po’ contrariato
 
               << Grazie del consiglio! >>
 
Oh! Qualcuno si è offeso, eh? Allora non sei così indifeso come credevo, pulcino. Comunque non ha il coraggio di mantenere quell’espressione e lo vedo tornare ad abbassare il volto sulla punta dei suoi stivali, rialzandolo sorpreso solo quando Zack si unisce nuovamente a noi, e nell’ennesimo tentativo di alleggerire la tensione dichiara
 
               << Parli per esperienza, ovviamente. Con un maestro del calibro di Sephiroth … >>
 
Quella frase sembra riscuotere il fante come un’improvvisa esplosione di bombe tutto intorno a noi. Lo vedo tornare a guardarmi sorpreso, sento i suoi occhi sgranarsi mentre la sua bocca si spalanca piena di meraviglia
                  
               << S – Sephiroth? >> mormora incredulo, tornando a scrutarmi meglio
 
Sorrido, mentre maledico quella pesante visiera che m’impedisce di gustare appieno dei suoi occhi carichi di ammirazione e invidia. Ora posso veramente fargli vedere chi vale qui, tra noi due. Grazie Zack, grazie davvero! Sento che quel piccolo chocobo avrebbe tanta voglia di saperne di più, e siccome mi sento buono e non voglio di certo guastargli la curiosità, estraggo dalla tasca del pantalone della divisa il mio telefono e fingo di controllare l’orario. Due minuti alla fine del quarto d’ora. Lo ricaccio velocemente in tasca e lancio un’ultima lunga occhiata al ragazzo, prima di sfoderare un ghigno altero e voltarmi verso l’ascensore
 
              << A dopo, Zack! >> mi preoccupo soltanto di dire, e lo vedo con la coda dell’occhio
                   scuotere la testa con un sorriso rassegnato per poi tornare a parlare col fante, che
                   continua a lanciarmi rapidi sguardi di meraviglia mentre gli volte le spalle
 
Te l’avevo detto, amico mio. Non avresti dovuto chiedermi di provarci.
 
***
 
Siamo veramente troppo pochi. Questo è l’unico pensiero che attraversa la mia mente mentre percorro rapido la strada che mi divide dal cortile del quartier generale.
Dopo questa inutile conversazione, il nervosismo è la scusa che mi do per lasciar correre il mio sguardo sui muri freddi e spogli dei corridoi abitati soltanto da qualche 3rd che non ho mai visto, alcuni fanti, e camminando riesco anche a contare sulle dita di una mano i 2nd rimasti alla base.
Cinque, quattro dei quali si dirigono come me all’aereo che ci condurrà sul luogo della nostra prossima missione. Oramai i membri validi di SOLDIER sono pericolosamente in minoranza rispetto ai novellini, e mentre scendo le scale che affacciano sul cortile esterno sento quel presentimento che ho avuto sul treno di ritorno farsi sempre più tangibile.
È come sentire il ticchettio inesorabile di una bomba ad orologeria. Distante e nascosto, ogni minuto che passa senza che io riesca a scovarla mi fa sentire a disagio. Mi guardo intorno, i miei sensi sono al massimo, ma proprio allora quel ticchettio sembra allontanarsi. È solo quando non ci sto pensando che torna a tormentarmi, a pendere sulla mia testa come una spada affilata tenuta su da un semplice filo di seta e a rimbombare nel mio cervello come i cupi rintocchi di una campana. Il tempo passa … il momento si avvicina … e io non so cosa devo aspettarmi.
Sono inquieto ma non posso permettermi di vacillare, quindi ricordo a me stesso i miei doveri e faccio miei gli insegnamenti di Sephiroth. Nessuna paura, nessuna esitazione in battaglia. Combattere o arretrare, vincere o perdere. Sono un 1st e devo dimostrare di avere la situazione sotto controllo, qualsiasi cosa accada in me o fuori da me!
Inspiro una lunga boccata d’aria gelida non appena mi ritrovo nel cortile, e gettando un rapido sguardo ai tre elicotteri targati Shinra che dominano la piazza cerco di fare il punto della situazione e individuare la mia squadra.
La prima cosa che salta all’occhio è l’abbondanza delle truppe. La situazione a Junon dev’essere davvero disperata – o magari l’interrogatorio di Hollander deve valere molto più di ciò che penso – perché ora come ora mi sembra che il piano SOLDIER si sia completamente svuotato, e anche i Turk sono stati reclutati in massa per darci una mano.
Scorgo Zack alla destra dell’ultimo aereo da sinistra, in mezzo ad una frenetica folla di 2nd e 3rd che sta spartendosi diligentemente per ogni velivolo. È impegnato a conversare con Kunsel, che spero non verrà con noi perché in questo momento abbiamo bisogno di tutto tranne che di un 2nd troppo impegnato a ciarlare. Come se avesse avvertito i miei pensieri, quello alza lo sguardo verso di me e dopo avermi lanciato una lunga occhiata mi saluta con un cenno della mano e un sorriso e si dilegua. Inizio ad avanzare verso Zack, e ora che i miei occhi riesco ad esaminare anche l’altra fiancata dei mezzi intravedo anche un nutrito gruppetto di Turks.
Sono una decina, inclusi quel wutaiano – o almeno penso sia di wutai, visti gli evidenti tratti somatici riconducibili solo ai nativi di quella zona –  dai capelli corvini che mi sta fissando e una ragazzetta fulva che sta spiegando non so cosa a un paio di suoi compagni.
 
           << Quello è Tseng! >>
 
La voce di Zack mi riscuote nuovamente, e non appena capisco che si sta riferendo al turk che ora ha smesso di monitorare i suoi compagni e punta dritto verso di me, annuisco tornando a rivolgere la mia attenzione agli aerei zeppi di soldati e fanti che attendono eccitati l’inizio della missione. Dovrei essere eccitato anche io, ma … quel dannatissimo orologio continua a ticchettare!
 
           << Ah! >> rispondo all’affermazione del mio amico, che ora sta cercando di capire cosa io
                possa aver trovato di tanto interessante nella carrozzeria grigia dei velivoli e nella folla
                confusa di nostri commilitoni
 
Sento che sta per farmi un’altra delle sue attente ed intuitive domande, e proprio quando sto pensando ad una bugia credibile da affibbiargli come risposta, il Turk wutaiano si avvicina a noi e ponendosi dritto di fronte a me mi comunica con una piacevole e molto rassicurante fredda compostezza
 
           << 1st Class Osaka, la sua squadra l’aspetta sul numero 2! >>
 
Il numero due. Quello al centro, sul quale ora s’appresta a salire anche lui. Oh, che onore! Viaggerò con un turk! Spero almeno che non abbia il brutto vizio di molti suoi compagni di sputare sentenze su noi di SOLDIER perché non ne sono in vena, anche se dal poco che ho visto questo Tseng dev’essere uno di quelli molto dediti al suo lavoro che evitano di farsi domande e di farle agli altri, se non è necessario. Mi piace, e visto che raramente mi sbaglio giudicando le persone dalla prima impressione, mi sento molto sollevato.
Lo seguo, lasciandomi Fair alle spalle e voltandomi solo dopo essere salito con un balzo sulla breve scaletta che mi conduce al riparo sul pavimento d’acciaio dell’abitacolo. Ed è allora, mentre osservo gli ultimi arrivati fiondarsi ansiosamente ai loro posti, che capisco il perché del mio nervosismo, o almeno ne coprendo parte dei motivi
 
           << Dov’è Sephiroth? >> chiedo
 
Il turk mi lancia una rapida occhiata sorpresa, poi m’informa con rapidità
 
           << Modeoheim. Missione della massima segretezza! >>
 
Modeoheim …
Come al solito hai preferito tenermi all’oscuro di tutto, eh Sephiroth? Cos’è, un altro test? Vuoi vedere come me la cavo con nemici veri, su un campo di battaglia? Bene, ti accontenterò. Mi piacerebbe soltanto sapere cos’altro hai intenzione di nascondermi.
Non mi sento per niente deluso o tradito. Solo non riesco a non chiedermi cosa sia rimasto a Modeoheim di così importante da spedirvi in ricognizione un 1st del calibro di Sephiroth. Nell’immediatezza questo può voler dire soltanto che io e Zack saremo soli a Junon. Io e la mia squadra aiuteremo i turk nel proteggere la popolazione dalle copie, e Zack … non ho neppure la più pallida idea del perché anche lui sia stato assegnato lì, ma non ho tempo per pormi altre domande.
Ora che l’elicottero si sta alzando in volo, Tseng chiude il portellone e voltandomi mi ritrovo faccia a faccia con ogni singolo membro della mia squadra.
Tredici Soldier tra i quali dieci 3rd – incluso quello che tempo addietro si è beccato un pugno in faccia da me per aver parlato alle spalle di Angeal e tre 2nd class, più una dozzina di reclute e Tseng con un paio di suoi colleghi. Immagino che gli altri turks siano saliti su uno degli altri due aerei, e se non avessi un bel discorso da fare avrei anche il tempo per supporre che il loro capo sia proprio quel corvino wutaiano. Comunque, nel frastuono che succede alla chiusura del portellone, una frase attira l’attenzione del mio sguardo infuocato
 
       << Che scocciatura le missioni di salvataggio! >>
 
Mi volto di scatto verso le reclute, in cerca di quella voce così fastidiosamente famigliare. Zuccherosa, giovanile, e stavolta anche un po’ infastidita da quello che evidentemente ritiene un incarico di poco conto, non adatto alle sue capacità. Sono infuriato, e la mia voce tonante lo rivela chiaramente
 
       << Soldato Strife! >> 
 
La mia voce rimbomba ancora nell’abitacolo stranamente silenzioso, sovrastando perfino il ruggito delle pale dell’elicottero che ci giunge ovattato dalle robuste pareti in metallo verdastro, quando il piccolo gruppo di reclute che è di fronte a me si squarcia in due, rivelandomi l’immagine di quel fante che ora se ne sta lì di fronte a me, col viso nascosto dal casco e la lingua incapace di proferir parole mentre io continuo ad avanzare minacciosamente verso di lui. Non trema, non mostra il minimo segno tangibile di paura, almeno non all’apparenza. L’unica cosa che noto è la sua incapacità di distaccare la sua attenzione da me, come se s’aspettasse da un momento all’altro una severa punizione e non per questo non avesse il coraggio di farlo.
Di sicuro, non si aspettava che io riuscissi a udire una frase pronunciata proprio nel momento in cui il frastuono era maggiore, e forse sperava che la cacofonia di rumori servisse a camuffare le sue intenzioni. Ma ha calcolato male i tempi, e il frastuono non è riuscito a coprire tutta la frase.
Mentre mi porto davanti a lui e alzo il capo per accentuare la mia superiorità, noto anche che è praticamente appoggiato alla parete del mezzo, quasi come se avesse paura di cadere. Non riesco a capire il perché, o meglio spero che non sia ciò che penso perché altrimenti la mia squadra sarà notevolmente rallentata da un pivello del genere
 
       << La vita di un solo civile è importante quanto quella di chiunque altro. >> sibilo, sporgendomi
             minacciosamente verso di lui, affinché possa sentirmi con chiarezza
 
Lo vedo trattenere il fiato, mentre ora sono certo che i suoi occhi stanno puntando dritti i miei. E non soltanto i suoi. Tutti i membri della mia squadra sono ansiosi di vedere come darò una lezione a quella recluta impertinente, tutti sono in attesa del mio discorso. Così decido di unire l’utile al dilettevole, e voltandomi verso di loro esordisco severamente
 
       << Vediamo di essere chiari. SOLDIER, non carnefici! È questo che siamo! >>
 
Mi volto di nuovo verso il biondo, lanciandogli nuovamente un’occhiataccia severa alla quale lui sembra non voler rispondere. Così mi porto al centro del piccolo abitacolo traballante e non appena sono sicuro di avere tutta l’attenzione puntata su di me proseguo il mio breve ma coinciso discorso
 
       << SOL-DI-ER! >> ripeto, scandendo bene ogni sillaba << Il nostro dovere è e sarà sempre
             quello di proteggere la popolazione. Per la gente noi abbiamo l’obbligo di essere gli eroi, i
             salvatori, coloro che proteggono i sogni dei loro bambini e le loro case dal pericolo! Siamo
             importanti per loro! >>
 
Sto mentendo. Almeno per quanto riguardo la mia ultima frase, sono consapevolissimo di stare mentendo. Soldier fa paura, la gente ci scansa e teme la nostra divisa, ci odia anche se noi facciamo di tutto per salvare le loro case e le loro famiglie. È anche vero però che … tutti noi facevamo parte di quella gente. Io più di tutti, pur avendo un padre anti-Shinra sono stato uno di quei ragazzi che ha avuto fiducia negli eroi di Soldier e grazie al loro esempio ha deciso di diventarne parte. Ma, è anche per questo se ora sono anche consapevole del rovescio dalla medaglia
 
       << Non so quanti di voi abbiano in mente di unirsi a noi >> dico guardando le reclute << Né
             tantomeno m’importa sapere cose ne pensiate di me. Visto che sono il vostro capitano
             però voglio che siate consapevoli di una cosa. SOLDIER è nato con la missione di
             proteggere la popolazione dai pericoli, e nessuno di voi pensi che sia facile! >>


Mi fermo per un'altra breve frazione di secondo, per scrutare attentamente lo scintillio delle pupille dei presenti. Nel silenzio, qualcuno trattiene il respiro, un paio di 2nd e 3rd annuiscono alle mie parole, e le reclute hanno assunto la posizione dell’attenti quasi istintivamente, mentre Tseng e i suoi due compagni mi guardano incuriositi. Hanno l’aria interessata di chi sa già come andrà a finire questa discussione, ma vuole comunque godersi l’attimo. Penso di aver colpito il segno, e mi preparo ad affondare la prossima stoccata mentre rivolgo nuovamente la mia attenzione al biondino che continua a guardarmi in silenzio, respirando irregolarmente e reggendosi malamente ogni volta che un sobbalzo ci fa vacillare. Come pensavo. Un membro dell’esercito che soffre l’aereo. Tsè …
 
       << Se pensate che arruolarsi ed arrivare alla carica di first sia una passeggiata, vi comunico
            che sbagliate di grosso! >> dico, fissandolo dritto per qualche altro secondo per poi
            spostare nuovamente la mia attenzione sulle altre reclute, che hanno preso le distanze da
            lui << La guerra non è una passeggiata, non è un gioco! Nei mesi che verranno, se
            deciderete di accettare questa missione sappiate che dovrete essere pronti a tutto! Vedrete
            alcuni dei vostri compagni morire sotto i colpi del nemico e non potrete fare nulla per
            aiutarli, se non continuare a combattere per loro … >>


Mi fermo di nuovo. Ripenso a Jiro, ad Angeal e Zack, e al 3rd class senza nome ucciso dalle copie di Genesis il giorno in cui persi la mano destra. Deglutisco e ricacciando in dentro le lacrime proseguo con più determinazione
 
       << Quando sarete in battaglia, potrete dover affrontare perfino i vostri stessi amici, i vostri
             genitori, i vostri fratelli! >>
 
Mio padre, i miei amici, i miei commilitoni … trasformati in copie di Genesis e … me stesso. Più di ogni altro nemico, è contro me stesso che ho dovuto combattere, per arrivare fin qui
 
       << Perderete ogni cosa! Il coraggio, l’innocenza, la bontà, la speranza e … l’amore! >>


Hikari.
Qualche recluta vacilla deglutendo, gli altri annuiscono in silenzio. Cosa credevano che bastasse fare, per essere un soldato?
 
       << Messi alla prova fino al limite delle vostre forze, privati di ciò a cui vi eravate affidati, cadrete in ginocchio. So che lo farete, così 
            come tutti qui! Camminerete da soli per le strade della vostra prossima missione, e quando non ci sarà nessuno a coprirvi le 
            spalle, quando tutto vi sembrerà confuso e non saprete più se valga la pena o no continuare a combattere, allora dovrete fare
            affidamento soltanto su voi stessi e su ciò che avete imparato stando qui, tra le protettive braccia della compagnia. Dovrete
            provare al vostro io codardo quello in cui credete, ricordarvi il motivo per cui vi siete arruolati e continuare a combattere come
            fosse la vostra ultima speranza, e nel frattempo pregare che le convinzioni che avevate quando siete entrati siano quelle giuste,
            perché altrimenti cadrete! >>
 
M’interrompo di nuovo, e quando la mia ultima parola riecheggia nell’aria come lo schiocco severo di una frusta sento il fiato mozzarsi in gola ad ogni singolo presente della stanza. Le reclute, incluso il chocobo ormai quasi completamente piegato in avanti, sono impallidite mentre un sorriso severo si è dipinto sulle mie labbra.
 
       << Siete pronti ad affrontare tutto questo? >> chiedo, continuando a ghignare quasi disgustato da tanta ingenuità, poi
             aggiungo << Durante l’uragano che continua a imperversare su di noi dopo la ribellione di quel first, vi è mai capitato – anche     
             solo per un brevissimo istante – di essere sopraffatti dalla paura e dall’incertezza e ritrovarvi a pensare che forse avreste fatto 
             meglio a rimanere a casa, al calduccio del vostro focolare? >>
 
I miei occhi si posano sulle reclute impaurite e sorprese, come se improvvisamente la mia domanda avesse completamente messo a nudo la loro anima. Li passo in rassegna con inflessibilità, uno per uno, senza aspettarmi una risposta. Poi rivolgo nuovamente la mia attenzione su Cloud Strife, e i nostri occhi s’incrociano di nuovo ora che si è tolto il casco e lo ha adagiato accanto ai suoi piedi.
Sembra stupito, sconcertato, affascinato. Ma molto meno spaventato di quanto mi aspettassi. Piuttosto, le mie parole sembrano avergli aperto gli occhi su un aspetto di questa vita che non aveva considerato, e con quell’espressione stupita sembra stia cercando di rivalutare la situazione con una freddezza che in pochi avrebbero saputo vedere.
Sarà anche un pulcino, ma non è stupido. No di certo, anche se si sforza di nasconderlo. Punto i miei occhi dritti nelle sue pupille, e sollevo il mento con sprezzo
 
         << Se è così, allora levatevi dalle scatole! >> concludo, continuando a fissarlo
 
Si! Levati dalle scatole prima che ti uccida io, piccolo opportunista. Qualcosa mi dice che faresti meglio ad approfittarne ora prima che sia troppo tardi.
Poi, tornando rapido sul resto del gruppo, continuo ringhiando
 
         << La Shinra non ha bisogno di codardi! C’è n’è già stato uno e sappiamo tutti com’è finita.
              Abbiamo perso tutti qualcuno, per colpa sua … >> dico, guardando il gruppo di 2nd e 3rd
              e incrociando i loro sguardi commossi, incluso quello del 3rd che tempo fa denigrò Angeal
 
Ora lo vedo chiudere gli occhi ad una lacrima. Non so se anche lui stia pensando ad Hewley, ma so che noi veterani conosciamo bene questo dolore, e ricordarlo ci farà soltanto bene nel caso in cui quella serpe dagli occhi verde acqua sia ancora intenzionata a portarsi via qualcuno dei nostri. Il solo pensiero di Genesis mi getta all’improvviso in un turbinio di emozioni la cui madre è la rabbia più cupa e profonda, che mi spinge ad affondare le ultime battute del mio discorso come fossero artigli acuminati nell’immagine che ognuno si era fatto di lui. Genesis Rhapsodos. L’artificiere che ha acceso la miccia della fine di SOLDIER. Prima di ucciderlo, voglio denigrare la sua immagine e demolirlo esattamente come ha fatto lui con ciò in cui credevamo, per poi vederlo assistere con la curiosità che accende i miei occhi maculati.
 
         << Morti inutili, volti che porteremo per sempre nel cuore. >> dico, trattenendo a stento una
               lacrima, poi punto il dito contro il portellone chiuso e pronuncio il mio primo
               ordine << Quando saremo a Junon, guardatevi intorno! Osservate la distruzione, il dolore
               e la sofferenza di questa folle e assurda ribellione e ricordatevi che il mostro che l’ha
               compiuta prima era uno di noi! Uno di noi! Imprimetevelo bene nel cervello e non
               scordatelo mai più! Mentre combattete, mentre salvate i civili e spegnete gli incendi,
               ricordate che state combattendo contro il lato oscuro della Shinra Inc. e di
               ognuno di voi stessi! >>
 
Questa volta è Tseng a sobbalzare. Non se l’aspettava, almeno non dopo tutte quelle belle parole sulla compagnia. Il cervello di un valido allievo di Sephiroth è molto più sviluppato di quello di un comune chocobo da combattimento, no? Tsè, ovviamente!
Anche i miei compagni mi guardano sconcertati, ed io non faccio nulla per rimediare. Lascio che il disgusto e l’incredulità s’impadroniscano di loro, poi concludo
 
         << E mentre lo ricordate, rammentate a voi stessi ciò che siete! SOLDIER, non carnefici!
              Ecco il mio ordine: Abbiate la faccia tosta di far vedere a quel traditore e a tutti quelli che
              ci giudicano il vero valore di SOLDIER! Sbattetegli in faccia la verità! Che si vergognino
              e vengano ad implorarci di difenderli come abbiamo sempre fatto! Ecco tutto. Obbedire o
              tornare indietro, a voi la scelta! >>
 
Per un lunghissimo istante, il silenzio e il rumore sommesso delle pale dell’elicottero tornano a risuonare vividi nell’abitacolo, mentre io osservo sferzante e indignato la marmaglia di reclute che rimane impotente sotto il peso delle mie parole. Scioccati, sconvolti, turbati.
Ho detto loro la verità, la sacrosanta verità. Non mi pento minimamente di averlo fatto, e mentre i veterani annuisco ammirati e commossi, i Turks fissano in silenzio le reclute e io continuo a lanciare a queste ultime un bieco sorriso. Come pensavo. Nessuno avrà mai il coraggio di entrare in SOLDIER, ora che ho demolito i loro sogni di gloria. Perfino quel pulcinella sembra aver smesso di respirare, ma forse questo è dovuto alla nausea che inizia a colorargli il viso. Ah! Che massa di smidollati senza un minimo di preparazione! Non riesco ancora a capire come abbiano fatto a pensare anche solo per un secondo di diventare dei first.
Mi volto, scuotendo impercettibilmente la testa e lanciando un sorriso divertito a Tseng, che mi guarda a bocca aperta. Credo che solo adesso abbia capito dove volevo arrivare, perché quando la sua espressione sorpresa si spegne, i suoi occhi si accendono di ammirazione. “Molto astuto, ma di questo passo SOLDIER chiuderà prima del previsto”. Sono sicuro che siano questi i suoi pensieri mentre cerca di non lasciar trapelare nulla per non rovinare il mio lavoro. E questo non fa altro che spingermi a sorridere ancora di più. Questi novellini sono così ridicoli, scommetto che hanno giocato alla guerra solo in qualche gioco di società, o al massimo quando erano piccoli (e ci scommetto la mano sinistra che nessuno moriva mai, neppure col succo di pomodoro). Molto divertente, ora basta giocare piccoletti!
Sto ancora assaporando le loro facce e scambiandomi qualche rapida occhiata con il succitato Turk, quando inaspettatamente uno schiocco di stivali sul pavimento in metallo ci ridesta. Lui volta la sua attenzione in direzione delle reclute e mentre sto ancora cercando di capire attraverso l’espressione del suo sguardo, alla mie spalle risuona vivida una voce limpida e profonda che dichiara con determinazione
 
      << Si, Signore! >>
 
Non … posso credere alle mie orecchie.
Mi volto lentamente, quasi come se temessi di veder svanire quel sogno impossibile, e mentre lo faccio altri schiocchi sordi risuonano nella mia testa, mentre pian piano tutte e dodici le giovani reclute che da oggi saranno sotto il mio comando imitano il loro commilitone e assumono la posizione marziale dell’attenti pronunciando le due parole che per me sono come la firma su un contratto. “Yes, Sir!”.
 
      << Si, Signore! >>
 
Li osservo, incredulo e fiero, mentre anche il chocobo – evidentemente assegnato a Zack – se ne sta a guardarli meravigliato facendo rimbalzare gli occhi da me a loro come fossero un paio di palline da ping pong.
 
      << Bene … >> dico dopo un po’, avanzando orgoglioso verso il ragazzo che ha avuto il
            coraggio di accettare la sua missione
 
Da sotto il casco, mentre gli batto una solenne pacca sulla spalla, riesco a vedere piccoli ciuffi di capelli castani e, non appena cerco di incrociare il suo sguardo, da sotto il casco i lembi delle sue labbra si muovono impercettibilmente all’insù.
Non è un sorriso sollevato, di quelli che mi farebbero pensare di trovarmi di fronte ad un codardo. È lo stesso che rivolsi a Sephiroth durante la mia cerimonia d’iniziazione. Ecco, le mie truppe.
Sicure, spietate e consce del valore della vita e della propria missione. SOLDIER, non carnefici.
 
      << Tseng … >> dico, staccandomi dalla recluta e passandole in rassegna una per
           una, con le mani dietro la schiena e un ghigno sulle labbra << Quanto manca
           all’atterraggio>> chiedo non appena sono sicuro che il turk mi stia ascoltando     
 
Con la coda dell’occhio lo vedo lanciare una rapida occhiata al suo orologio da polso, per poi rivolgersi nuovamente a me
 
      << Tre ore e ventiquattro minuti circa! >> m’informa
 
Annuisco, poi torno a rivolgermi alla mia squadra di novellini
 
      << Tre ore ancora… >> dico spegnendo il sorriso dal mio volto << Dopo di che mi aspetto il
           massimo che ci si aspetterebbe da un 3rd! >>
 
I 3rd e i 2nd alla mia destra sorridono. Loro sanno di cosa sto parlando. Poi un altro schiocco di stivali, talmente forte da farmi credere che vogliano rompere il duro pavimento in ferro per dimostrarmi la pasta di cui sono fatti, e infine quelle parole risuonano ancora una volta come il rumore di un tuono che scuote le pareti e rimbomba nell’abitacolo buio fino a farlo
scricchiolare. Penso di averli sottovalutati un po’ troppo. Forse non tutti sono fifoni campagnoli come pensavo.


Note dell'autrice (che non è morta XD): Ahah salve salvino XD Qui da me nevica, anche se ne ha fatta pochina però è sempre un bello spettacolo (Soprattutto quando stai davanti al fuoco con una tazza di twinings e una fetta di torta al cioccolato a leggere mentre guardi Space Pirata Capitan Harlock U_U (Ma quante cose fai contemporaneamente, tu? O__O NdGen/ Molte più di te che non fai altro che citare Loveless a caso U_U NdSarah/ Ora dimmi che non ti piace *sorriso malefico* NdGen Ehm ... parliamo di Loveless, vero? ^_^" NdSarah / o__o perchè, tu di cosa stavi parlando? NdGen / Ehm ... di cosa stavo parlando? Ehm .. ehm ... booo XD *fugge*/ *facepalm* NdGenesis e Sephiroth) Sto peggiorando, sapevatelo! @__@
Howeeeverrr XD Voi come state? Spero che questo 2015 sia iniziato col botto per tutte voi che già mi seguite e anche per coloro che aprono per la prima volta questa fic :* Detto questo bando alle ciancie e veniamo alle cose serie. "Focus!" come direbbe il caro Angeal ^_^
Punto numero 1 (Ma Sephiroth e Hojo?? o_O): Dunque mi sono concessa un pò più di tempo per questo chappy perchè volevo capire bene il modo di rapportarsi tra questi due pi gei (??) U_U Ho riguardato i filmati disponibili su questo argomento, dato una ripassatina a qualche fic qui su efp (E ringrazio tantissimo la cara Michan_Valentine per la sua Da Me a Te che oltre ad avermi fatto emozionare tantissimo è stata anche molto illuminante sotto questo aspetto). Alla fine, visto che il nostro caro e riservato albino vuole la sua privaci e non mi ha aiutato molto a capire ( il lavoro della psicologa è molto difficile, uff U_U), sono giunta alla conclusione che alla mia domanda possano esistere due risposte. Prima risposta, Sephiroth non sa che Hojo è suo padre e quindi si è arruolato di sua spontanea volontà (Anche se ... perchè quando le copie di Genesis attaccano Midgar e Zack deve correre a difendere lo scienziato, il platinato si lascia sfuggire la frase "non preoccuparti per Hojo ..." e sembra anche alquanto irritato da quella specifica persona? Per non parlare poi di quando a Nibelhaim rivela il nome di sua madre e si ferma proprio quando sta per parlare di suo padre, quasi come fosse un ricordo doloroso e non degno di essere riesumato). Decisamente troppi buchi da colmare.
Seconda risposta, ovvero la versione fornita dalla suddetta autrice e sostenuta da molti fan: Sephiroth e Hojo immersi nel loro idilliaco rapporto di odio reciproco, e questa suonerebbe anche molto più veritiera, oltre che a prestarsi molto bene per una fic.
Quello che mi ha messo in crisi è stato ciò che ho letto su Wikipedia. Brevemente, secondo l'enciclopedia online Sephiroth in crisis core si sarebbe considerato come prelevato dalla sua famiglia d'origine e allevato all'interno delle mura della Shinra un pò come Cissnei, considerando come figura paterna soltanto il professor Gast (e sappiamo tutti il resto).
Dato che io cerco sempre di attenermi alla versione dei personaggi fornitami da Tetsy grande capo (?????????), anche questa volta ho cercato di capirci qualcosa e alla fine ho deciso di prendere per buona la seconda risposta che si presta molto bene alla piega che sta prendendo la situazione in quel di Midgar, tenendo presente anche che Wikipedia è famosa per essere la più grande bugiardona del web (la maggior parte delle volte, e con questo non voglio essere denunciata e declino ogni responsabilità sull'uomo vestito di nero con i capelli al vento che mi sta suggerendo le parole minacciandomi con una katana un pò troppo lunga U_U).
Spero di aver azzeccato l'intuizione, e se non l'ho fatto che sia come sopra :P
Punto Numero 2 (Victor sei cattivo! U_U): Ma quanto mi sta antipatico 'sto ragazzo! é___é (Zitta e scrivi, stupida femmina campagnola U_U). Sembra che da first si sia invampirito ancora di più, e che cappero! E poi vorrei ricordarle, caro il mio allievo di Sephiroth, che anche Zack ed Angeal sono campagnoli :P (Conosci la storia dell'eccezione che conferma la regola? U_U). Vabbè, comunque apro questa parentesi solo per dirvi che il fatto che Vic parli di Gen come se fosse ancora vivo - mentre per tutti gli altri a questo punto del gioco è tecnicamento morto -, è soltanto dovuto al fatto che il qui presente antipatico neo first class ha il vizio di non leggere mai i messaggi di posta, neppure quelli importanti. In più, c'è anche da dire che i due si sono scontrati solo qualche settimana addietro e di conseguenza per lui è scontato ritenerlo ancora in vita. Comunque questo argomento lo affronterò più avanti, volevo solo rispondere preventivamente a qualche domanda ^_^.
*Annunciatrice tg mode on* Di questo torneremo a parlare più tardi, la linea allo studio. Grazie U_U *mode off*.
Ultima cosa prima di lasciarvi, i capitoli si fanno sempre più lunghi ed io devo tagliare sempre più cose, very well U_U Fatemi sapere cosa ne pensate. Fino ad ora sono arrivata a 14 pagine, devo continuare o basta così? U_U penso che vada bene, no? ihih :P :*
Benone, io ho detto tutto (Finalmente) e ora vi lascio perchè sono distrutta. Alla prossima cari, e che la fortuna possa sempre essere a vostro favore (Quello è Hunger Games U_U NDGen/ E allora? Un pò di spam non fa mai male U_U NdSara/ *facepalm con loveless spiaccicato in faccia* NdGen) xD

Vi amooo tanto :*
Sarah

PS: Voglio condividere con voi la mia gioia, guardate chi mi protegge mentre scrivo? *O* http://it.tinypic.com/view.php?pic=104nsro&s=8#.VMlQhC4ocTs
Me song nnamurat <3 ___ <3 (V: ... -.-)
   
 
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