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Autore: keiko 93    27/11/2008    2 recensioni
ciauuuuuu!!!!! eccomi di nuovo qui!!! allora... questa storia l'avevo già postata ma ho avuto un piccolo problemino... kiedo skusa x mille volte a qll k mi avevano commentato e se vorranno rifare gli sarò infinitamente grata!! cmq è una cosa un po' strana... pensieri vari di tt i personaggi... leggete please! baciotti, keiko
Genere: Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorellina…

...TI PENSO…

Sorellina…

 

Sorellina, mi manchi tanto.

 

Dove sarai in questo momento?

 

Cosa starai facendo?

 

Combatti contro Naraku?

 

Oppure stai chiacchierando con i tuoi amici?

 

Parli mai di me?

 

Racconti le nostre storie?

 

I nostri litigi?

 

Le nostre risate insieme?

 

…Parli mai di me?

 

Di quel fratellino un po’ codardo e testone che ti vuole cosi bene?

 

Già, perché io ti voglio bene.

 

Sto crescendo Kagome,

 

ma tu non ci sei.

 

Non mi vedi cambiare di giorno in giorno,

 

non segui il veloce processo che mi sta portando a essere un uomo.

 

Sto male, sorella…

 

Ho mille domande che mi offuscano la mente,

 

che rendono grigi i miei giorni…

 

quanto tempo è passato da quel lontano giorno che tu facevi

15 anni?

 

Da quanto questa storia va avanti?

 

Non mi ricordo nemmeno più cosa vuol dire svegliarmi e vederti giù a tavola, a mangiare con tutti noi.

 

Mi sono scordato com’è vederti battibeccare col nonno,

ridendo di gusto.

 

Ho voglia di vederti, sorella.

 

Di parlarti,

di ridere,

di litigare…

 

tutto mi andrebbe bene.

 

Perché più passa il tempo, più mi rendo conto che non sono mai riuscito a dirti…

 

A dirti un segreto,

 

la mia piccola verità,

 

una consapevolezza difficile da esprimere a parole.

 

Infondo,

non ne avevo mai avuto bisogno.

 

Ti ho sempre avuta accanto,

tutte le mattine,

i pomeriggi,

le sere,

le notti.

 

C’eri sempre,

con le tue parole gentili,

con il tuo sostegno,

con il tuo sorriso che mi faceva dimenticare anche l’incubo più brutto.

 

E io non ci avevo mai dato peso.

 

La consideravo una cosa scontata,

come la colazione pronta tutte le mattine.

 

Eppure adesso sento il bisogno di dirtelo.

 

Forte,

chiaro,

cosi che non te lo dimentichi più…

 

ti voglio bene, Kagome.

 

Te ne voglio tanto.

 

E vorrei che tu arrivassi adesso,

uscissi da quel pozzo ed entrassi in casa,

cosi che io possa correrti incontro e dirti queste tre parole che tanto mi fanno stare male.

 

E se non riuscissi a dirtele?

 

E se tu non tornassi più?

 

Cosa farei io?

 

Come potrei vivere con il rimorso di non averti detto la verità?

 

Osservo le tenebre nere.

 

E se queste ti avessero inghiottito?

 

Guardo terrorizzato verso il pozzo.

 

No, non arrivi.

 

Per l’ennesima volta ci lasci con il dubbio che ti sia successo qualcosa.

 

Egoista, kagome.

 

Crudele, kagome.

 

Insensibile, kagome.

 

Ma non capisci come stiamo?

 

Non ti rendi conto che passiamo i nostri giorni ad aver paura per te,

nella vana speranza che tu te ne vada da quel mondo che non ti appartiene,

e torni al tuo?

 

Quello vero.

 

Quello dove sei venuta al mondo,

 

quello che hai visto appena hai aperto gli occhi,

 

dove hai mosso i primi passi,

 

dove hai iniziato la scuola,

 

dove un mondo tutto tuo ha iniziato a girarti intorno.

 

I primi amici,

 

il primo amore,

 

le prime litigate,

 

i primi segreti, detti sottovoce.

 

Perché non ti accorgi della realtà, kagome…

 

Ti stai legando troppo a quel mondo che non è tuo,

 

puoi rinviarlo finche vuoi,

 

ma purtroppo arriverà il giorno che dovrai buttarti nel pozzo

per non rientrarci mai più.

 

Ho la vista offuscata e mi chiedo perché…

 

Ma voltando il viso verso lo specchio capisco.

 

Sto piangendo.

 

Non distinguo le forme,

non vedo gli oggetti.

 

Solo i Kami sanno quanto sto male.

 

Sento mamma singhiozzare nell’altra stanza.

 

Come tutte le sere,

piange.

 

Mi volto di nuovo verso il giardino e mi tappo le orecchie per non sentirla piangere.

 

Scusa, kagome.

 

Sono debole,

 

non riesco a fare niente senza che tu mi stia vicina.

 

Alzo gli occhi al cielo e un sorriso

Bianco di speranza si bagna di lacrime.

 

Ti ricordi quello che mi dicevi sempre, prima di partire per le gite?

 

“quando ti sentirai solo, alza gli occhi e pensa che siamo sotto lo stesso cielo”

 

Siamo sotto lo stesso cielo…

 

Ma lo siamo ancora adesso?

 

Siamo sotto lo stesso cielo anche con una distanza cosi grande tra i nostri due tempi?

 

Forse si,

o forse no.

 

Ma io voglio fingere di si,

voglio fingere che anche con 500 anni di distanza tu vedi le stesse stelle che vedo io,

lo stesso colore che si infrange nella notte.

 

Ti immagino adesso cosi,

affacciata alla porta di una capanna,

o sul ramo alto di un albero,

a guardare come me le stelle dello stesso firmamento.

 

Magari mi starai pure pensando.

 

Oppure starai pensando a casa,

a quanto ti manchiamo,

a quanta è la tua voglia di tornare.

 

Oppure no?

 

Anche se desidero con tutto il cuore che tu stia pensando a noi,

non riesco a non fare il razionale.

 

Forse non ci stai pensando.

 

Forse non ti ricordi neanche che esistiamo.

 

Non pensi che soffriamo,

non capisci che stiamo tutti i giorni qui ad aspettarti.

 

Sento le lacrime tornarmi su,

attraversarmi fredde come una lama,

mentre un brivido gelido come il vento che adesso spira mi fa tremare.

 

No!

 

Non devo piangere!

 

Devo essere forte!

 

Sto crescendo,

sto diventando un uomo.

 

Gli uomini non piangono.

 

Kagome…

 

Ricordati bene com’ero il giorno che sei caduta per la prima volta nel pozzo.

 

Non te lo scordare,

fissatelo nella mente.

 

Perché il bambino che hai lasciato sta cambiano,

sta diventando grande e forte.

 

Il mondo e la vita mi stanno forgiando,

giovane involucro dell’uomo che verrà.

 

Ti stai perdendo tanto,

sorella,

di noi.

 

Il nonno è sempre più stanco,

la mamma invecchia un poco,

io cresco.

 

Ma forse,

tanto quanto stai perdendo,

lo stai rivivendo laggiù,

infondo a quel pozzo profondo 500 anni.

 

Scommetto che stai cambiando anche tu.

 

Ogni volta che torni a casa ti vedo sempre più diversa e lontana da quello che eri.

 

Sarà che stai crescendo,

sarà che in quel posto succede qualcosa di cui non vuoi parlarci.

 

Non riesco a scordarmi mamma con quello sguardo malinconico,

mentre ti vede andare a fare il bagno.

 

Sembra che pure il nonno abbia capito qualcosa.

 

Ma allora perché io no?

 

Perché sono l’unico che non riesce a capire ciò che sta succedendo a mia sorella?

 

Beh, forse non sono poi tanto uomo quanto credevo…

 

Ma per fortuna sono ancora agli inizi,

ho tempo per capire,

e se non capirò,

arriverà il giorno che tu,

sorella,

mi reputerai abbastanza grande per dirmi la verità.

 

“Sota, a letto”

 

Mi infilo veloce sotto le coperte,

mentre mamma spegne la luce e se ne va nella sua camera.

 

E mi addormento cosi, con tanta stanchezza e un solo pensiero…

 

“cresci, sorella, cambia finche puoi, finche devi, perché quando tornerai, niente sarà più come prima”

 

°§°

 

Uff… e anche questa è finita!! Questa volta non sono insicura del finale… lo sono di tutta la storia!!! Infatti mi sembra che faccia “leggermente” skifo!! Vabbè cmq lascio a voi il verdetto quindi…

 

COMMENT PLEASE!!!! ^^ bacioni, keiko!

 

 

 

 

 

 

  
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