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Autore: mattmary15    31/01/2015    3 recensioni
Aeris chiuse gli occhi celesti e allargò le braccia prendendo un respiro. Lo sentiva. Non era più sola. Tra lei e l’ombra, preannunciato da un poderoso battito d’ali, comparve Bashenian.
Lei aprì gli occhi e sorrise, sinceramente estasiata dalla bellezza della creatura. Bashenian era la bestia sacra di Strifen, il suo regno. Il mito narrava che fosse nato dalla preghiera di Serian, il canto che diede vita al creato. Il grifone atterrò nel suo nido e chinò il capo verso di lei affinché potesse ricevere una carezza. Aeris non si capacitava mai della maestosità di quell’enorme animale magico. Le sue piume erano morbide e dotate del potere di alleviare il dolore. I suoi occhi avevano lo stesso colore del cielo, più chiari nelle giornate assolate e ingrigiti in quelli di pioggia. Il corpo possente metà aquila e metà leone, era interamente piumato. Con due colpi di coda plaudì alle carezze di Aeris e si accoccolò nel nido.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo X
-Il grande consiglio-

Quando le trombe smisero di suonare e l’eco dei tamburi di riecheggiare nell’aria e l’ultima porta fu sbarrata, la stanza dei due troni si trovò come immersa nelle profondità dell’oceano dove ogni suono della superficie arriva ovattato ed indistinto.
La grande sala era tutta di pietra nera e, contrariamente al resto del palazzo, non vi erano fregi né arazzi. Solo uno stendardo issato sopra ogni sedia presente. In tutto erano cinque oltre ai due magnifici troni che si confrontavano alle due estremità più lontane del lungo tavolo rettangolare.
Uno era sormontato da uno stendardo bianco raffigurante un grifone d’oro. L’altro da uno nero raffigurante un drago argento.
Tre scranni riempivano un lato del tavolo. Quello centrale indicava la seduta della somma sacerdotessa di Cattedra poiché stava sotto lo stendardo viola raffigurante uno spicchio di luna. Alla sua destra lo stendardo rosso con la fenice arancio indicava il posto del viceré, alla sinistra quello verde con l’unicorno bianco quello del conte di Doreria.
Altre due poltrone erano state situate dall’altro lato del tavolo ma, era evidente che erano state aggiunte solo più di recente rispetto al resto dell’arredamento ed erano sormontate dagli stendardi della Mano delle Nazioni e del Governatorato di Maras.
Tutti i presenti presero posto.
Quando Aeris si sedette si rese conto che i suoi piedi appena toccavano terra. La sua figura doveva sembrare estremamente rimpicciolita rispetto a quel gigantesco trono. Sollevò lo sguardo per non apparire intimidita e, dall’altro capo del tavolo, vide che Lord Naro, signore dei Nagrod, stava rispettosamente in piedi. Akram alle sue spalle rimaneva con il cappuccio alzato e il capo chino. La sacerdotessa si sedette e prese subito la parola.
“Sapete già il motivo per cui siete stati convocati qui. Durante la notte, probabilmente, avrete pensato a lungo a quanto vi ho raccontato. Il motivo per cui tuttavia ho convocato il consiglio non è mettervi a parte dell’accaduto. Non sarebbe stata necessaria una tale formalità. Invece quello che dovremo fare per scongiurare ogni pericolo per la nostra cara Aeria è oggetto di questo supremo consesso.”
Seifer era entrato per ultimo. Solo. Non aveva degnato di uno sguardo nessuno, neppure le ancelle che accompagnavano la sacerdotessa e a cui sempre dedicava un saluto con un cenno del capo. Prese per primo la parola. Era deciso a rovinare i piani della zia, qualunque essi fossero. Sapeva che mentiva. Aveva deciso che era giunto il tempo di liberarsi del giogo materno che la zia gli aveva imposto da ragazzo. Ora ne aveva la capacità.
“Prima di prendere alcuna decisione in merito, non potreste semplicemente fare quello che avete fatto fino ad ora tutti?”
“E di grazia cosa, generalissimo?” chiese Asaline che voleva imporre una solenne formalità al consiglio e non voleva che il nipote pensasse di poter far valere il proprio grado di parentela.
“Lasciare che se ne occupi la Mano delle Nazioni! Ho dimostrato più di una volta che posso affrontare qualsiasi avversario. Se la sfera è stata trafugata, troverò quel criminale e la riporterò indietro. Gli ho dato la caccia per molto tempo, conosco questo avversario meglio di chiunque altro. Una volta rimessa al suo posto, la sfera non costituirà più una minaccia. E neppure lo stregone Norren.”
Asaline era fiammeggiante. La sua rabbia tuttavia era tutta nei suoi occhi. Rimase ferma nel suo scranno e parlò ancora.
“Non sappiamo se lo stregone ne abbia rubata solo una. Le sfere, da quando sono state utilizzate per imprigionare la grande ombra, sono state celate dai protettori di Aeria. Ad ognuno di loro fu dato ordine di non rivelare mai il luogo in cui venivano custodite. Neppure agli stessi compagni. Per questo vi ho convocati. Dobbiamo sapere se qualche altra sfera manca all’appello.”
A quelle parole tutti guardarono Mars Hornet. Era noto infatti che, a seguito della guerra civile fra la Faleria e la Doreria, la famiglia Hornet era stata sterminata e nessuno aveva saputo che fine avesse fatto la sfera della Doreria.
“La sfera della Doreria è perduta”, disse Mars con lo sguardo perso nel vuoto.
“Allora la tua presenza qui è inutile” disse Seifer.
Naro emise un suono grave. Akram fece un passo in avanti e lo affiancò.
“Parla Akram. Dì quello che il signore dei Nagrod intende comunicarci”, pronunciò la sacerdotessa.
“Il mio signore vuol dire che anche se la sfera della Doreria non è nelle mani del conte Hornet, il suo potere è ancora con lui, e fino a quando è così possiamo pensare a ritrovarla.” Akram tacque e fece un passo indietro.
“Tutto questo in un solo grugnito?” insinuò Seifer.
Aeris lo trovò estremamente offensivo e sollevò una mano. Albered gli aveva detto che prima di prendere la parola doveva pretendere sempre il silenzio. Infatti il mormorio cessò.
“Prima di rivelare l’ubicazione delle sfere, sarebbe opportuno decidere cosa fare. Non sappiamo dove si nasconda Norren. Vogliamo metterci tutti alla sua ricerca? Che ne sarà allora della lotta agli yomi? Chi difenderà il popolo? Il generalissimo non ha appena offerto il suo esercito per la missione? Se rendiamo manifeste le sfere non potrebbe essere più semplice per Norren individuarle e tentare di prenderle? Del resto si è insinuato fin nel cuore di Cattedra senza alcuna difficoltà!”
Seifer si compiacque del fatto che quel ragazzino non era completamente stupido. Aveva forse intuito che la zia stava tramando qualcosa. Forse, cominciò a pensare, riguardava le sfere. Qualcosa circa la possibilità di entrarne in possesso. In fondo chi poteva sapere quali poteri possedevano tutte e cinque le sfere insieme.
“L’imperatore ha ragione!”
La frase era venuta da Garan Berser. Una delle sfere era stata nascosta dall’imperatore Kalendis proprio nelle isole meridionali e si diceva che i Berser l’avessero trovata e che da essa traessero la loro forza.
“Prima dobbiamo elaborare una strategia. Difendere le sfere ancora in nostro possesso. Provare a recuperare quella della Doreria per esempio e poi penseremo a quel maledetto Norren.” La sacerdotessa s’alzò in piedi.
“Purtroppo credo che le cose non siano così semplici” disse e sollevò le braccia verso l’alto.
Una luce fievole riempì la stanza e a mezz’aria comparve l’immagine di un oggetto.
Era fatto di un metallo splendente e leggermente ricurvo. Sulla sua superficie brillavano cinque incavi ognuno di un colore diverso disposti come punte di una stella. Al centro un fiore composto da cinque petali colorati. Loran Valentine scattò in piedi.
“Lo scudo di Cattedra!” disse a voce alta.
Aeris si portò la mano alla cintura. Quello scudo, insieme alla spada che portava, era appartenuto a suo padre. Come se la sacerdotessa avesse letto i suoi pensieri prese la parola.
“Eccovi il sigillo di Cattedra! Lo scudo che ospita le sfere e conferisce a chi lo porta, il potere della dea. Ho visto una grande minaccia abbattersi sulla terra. Non è solo in gioco il possesso delle sfere, ma la sopravvivenza stessa della terra. La barriera che cinge la grande ombra è minacciata, indebolita ogni  giorno che passa di più. Non resisterà a lungo. Non più. Anche se Norren non avesse rubato la sfera probabilmente sarebbe comunque necessario agire. La profezia è stata pronunciata. L’erede dell’ala di nuvola la abbatterà. Voi maestà siete l’erede e dovete farvi carico di questo fardello prima che Norren interferisca e ci faccia perdere tempo prezioso. Che accadrebbe se la barriera cedesse mentre non abbiamo ancora recuperato tutte e cinque le sfere?”
Adesso era Seifer ad essere furioso ma, al contrario di sua zia, non sembrava in grado di nasconderlo. Quella pazza voleva consegnare il sigillo di Cattedra ad un ragazzino che non aveva mai affrontato una battaglia, forse mai impugnato una spada.
Aeris dal canto suo era spiazzata. Non sapeva come reagire. Sapeva che, durante il consiglio avrebbe dovuto prendersi delle responsabilità, ma questo sembrava troppo. La sacerdotessa stava chiedendo di impugnare spada e scudo e partire alla volta di Zarandal. Mentre cercava di recuperare un respiro regolare e trovare con i piedi il pavimento, Akram parlò. Forse era stata una sua impressione dovuta al suo stato di confusione ma non aveva visto Naro chiedergli di parlare.
“Partire alla volta di Zarandal senza una strategia è una follia. Lì il potere della grande ombra è mille volte più grande. C’è ancora tempo prima che la barriera minacci di cedere.”
La sacerdotessa si voltò a bruciarlo con lo sguardo ma trovò solo l’uomo bestia. La figura del mercenario era interamente coperta da quella del Nagrod.
“Il signore dei Nagrod ha ragione” intervenne Mars “dobbiamo elaborare una strategia”.
“Quale strategia ramingo? Per anni la tua gente non ha saputo fare altro che dare la caccia ad un uomo che non potevate toccare!” Gridò Seifer e Mars scattò in piedi ferito nell’orgoglio.
“Non siamo qui per parlare di questo”.
La voce di Loran Valentine risuonò nell’aria ferma e possente. Si alzò.
“Somma sacerdotessa, ci state forse suggerendo di sguainare le armi e riunire di nuovo le bestie sacre per affrontare la grande ombra? Volete che diamo credito alla profezia cantata oltre venti anni fa? Pensate che noi siamo più meritevoli dei nostri genitori e possiamo riuscire dove loro hanno fallito? Non sarebbe più saggio valutare con maggiore tempo ed informazioni una decisione simile? Quale vantaggio immediato avremmo dal riunire adesso le sfere?”
“Figurarsi!” esclamò Garan Berser che fino a quel momento aveva taciuto “Ecco il nostro potente viceré mettere in campo l’unica arma che gli si abbia mai visto impugnare, le sue spie! Io dico che non ritroveremo la sfera rubata con le informazioni, né abbatteremo con esse la grande ombra!”
“Voi invece, nobile Garan, quante battaglie avete combattuto?” chiese sprezzante Seifer “Non vi ho mai incontrato nelle mie campagne! Forse avete abbattuto pesci in quantità nelle vostre isole per irridere in modo simile il figlio di un grande generale dell’impero!”
“Il figlio di un assassino!” urlò Mars battendo il pugno sul tavolo.
Aeris sentì un’ombra crescere nel suo cuore e capì che non stava facendo quello che Albered si aspettava o le aveva chiesto. Chiuse gli occhi e cercò di scacciare quella orribile sensazione. Li riaprì e parlò.
“Qualunque impresa i nostri avi abbiano compiuto non è oggetto di questo consiglio!” La voce dell’imperatore risuonò decisa e cristallina. Aeris cercò lo sguardo di Akram ma il mercenario era ancora nascosto dietro il gigante peloso che sembrava volerlo proteggere dagli occhi di Asaline “Non è in discussione se si debba o no recuperare le sfere che mancano. Dobbiamo solo decidere se questo compito debba essere o meno svolto da noi in prima persona o delegato. Vi prego pertanto di esprimere uno per volta il vostro pensiero.” Aeris tornò a sedersi. La sacerdotessa si alzò.
“Prima che esprimiate il vostro voto vi ricordo, guardiani di Aeria, che siete i figli dell’impero. Nella convocazione e nella partecipazione a questo consiglio c’è un patto insito. Presa la decisione, tutti dovranno ottemperarla pena la perdita dei diritti derivanti dalla condizione di guardiano di Aeria. La parola al viceré” concluse sedendosi.
Loran odiava parlare per primo. Doveva esporsi senza sapere come la pensavano gli altri. Strinse i pomi dello scranno per prendere tempo. Sembrava riflettere. In realtà ripassava diverse strategie elaborate nella notte insonne.
Si trovava tra nemici. Ma quale di essi era il meno pericoloso? Quale posto doveva prendere sulla scacchiera? Si alzò.
“Con riguardo allo stregone Norren riterrei opportuno seguire l’indicazione suggerita dal generalissimo, nessuno meglio di lui conosce le caratteristiche di questo nemico e sono certo che se si è introdotto qui ed è scappato indenne è solo perché la casa mancava del suo guardiano.” Loran si fermò e prese un respiro. Guardò Seifer sorridere compiaciuto. La sacerdotessa invece tormentava un lembo del proprio abito. Riprese a parlare.
“Con riguardo alla riunione delle sfere devo essere prudente e affermare che, in mancanza della sfera di Cattedra, non svelerò il luogo in cui si trova quella di Faleria. Tuttavia” proseguì guardando l’imperatore “se vostra altezza lo ordinerà, rivelerò a vostra altezza e solo a voi la sua esatta ubicazione”.
Fu chiamato a parlare Garan.
“Io penso che non ha senso cercare Norren se le altre sfere sono al sicuro. Lui verrà da noi. Dobbiamo solo decidere dove tendergli la trappola! Il generalissimo non é forse sulle sue tracce da mesi? Pertanto non esporrò la mia sfera a tanti pericoli se non si procederà contro la grande ombra. Abbiamo ricevuto l’incarico di custodirla fino ad allora.”
Toccò a Mars.
“Io non ho una sfera da offrire. Se vorrete inviarmi a cercarla, lo farò. Voglio dirvi una cosa sulla grande ombra. Non possiamo distruggerla senza la magia della dea. L’ombra è potente. Neanche il generalissimo con tutte le sue armate può annientarla. La speranza contro la grande minaccia è riposta solo nell’ala di nuvola. Del resto lo scudo gli appartiene di diritto!”
Tutti vociarono, Seifer parlò.
“Stai forse dicendo, ramingo, che lo scudo debba essere consegnato all’imperatore? Magari con tutte le sfere? Questo è ridicolo!” disse Seifer ridendo “Vostra altezza mi perdonerà se sottolineo che non ha mai preso parte ad una battaglia e che tutti a corte sanno che soffre di una grave malattia, motivo per cui l’esercito della Mano delle Nazioni ha accettato che non partecipasse mai ad uno scontro nonostante ne incarnasse l’alto comando!” Lady Asaline si alzò.
“Silenzio. E’ l’opinione della Doreria. Si esprimano i due troni ora!” disse indicando Lord Naro.
Akram riapparve da dietro la possente figura e guardò il guerriero. Si scambiarono un cenno d’intesa e poi parlò.
“Lord Naro dice che vuole cercare personalmente il responsabile del furto della sfera che un tempo veniva custodita a Tesla. Che non ritiene necessario sapere dove vengano custodite le altre sfere ma che, se esse devono essere riunite, debbano essere consegnate all’imperatore.”
Aeris vide la sacerdotessa sorridere. Asaline alzò una mano e prese nuovamente la parola.
“Dunque la Faleria appoggia la proposta del generale di lasciare all’esercito la ricerca di Norren. Due voti. Lord Berser ritiene che si debba attendere una nuova mossa dello stregone. Un voto. I voti della Doreria e di Tesla indicano la volontà di una ricerca da parte dei guardiani stessi. Due voti. Altezza tocca a voi. Cosa decidete?”
Tutti guardarono la figura dell’imperatore che sembrava risucchiata dal trono in cui era seduto. Aeris si liberò di quella prigione e si alzò.
“Io sono Aeris Strifen, imperatore di Aeria. Sono figlio di mio padre e conosco il mio destino. Prendo atto che la famiglia Hornet ha fiducia in me. Prendo atto che la stessa fiducia nutre Lord Valentine che è disposto persino a rivelarmi l’ubicazione della sfera della Faleria. Se è anche desiderio di Lord Naro partire alla ricerca delle sfere, allora ritengo che sia giunto il tempo di mettere da parte la salvezza della mia persona e fare quanto mi suggerisce il mio primo generale che giustamente mi accusa di non avere mai preso parte ad una battaglia. Fino ad ora. Oggi io vi dico che sono, a tutti gli effetti, al vostro fianco”. Aeris tacque.
Loran aveva ascoltato l’ultima parte guardando fisso negli occhi Seifer. Il generale aveva perso. Nel giro di poche ore sarebbe stato relegato in un angolo dall’astro nascente dell’imperatore che prendeva il comando. Si complimentava con se stesso per essere riuscito ad appoggiare l’imperatore senza tradire palesemente il generale. Si voltò a guardare la somma sacerdotessa ma ciò che vide gli rovinò quel momento di trionfo personale. Lady Asaline sorrideva compiaciuta come se quello che aveva voluto fin dall’inizio fosse stato il trionfo di Aeris Strifen.
Tutti si riaccomodarono ma Seifer rimase in piedi. Non era ancora finita per lui.
“Dunque mi congratulo con voi, altezza, per la vostra decisione. Ritengo però che se una spedizione debba essere organizzata, abbiate bisogno di una guida che sappia condurvi oltre le mura del vostro palazzo e soprattutto che sappia impugnare la spada!” disse sprezzante “C’è la consuetudine, quando un soldato più giovane viene chiamato a ricoprire un ruolo di comando, che debba battersi con il suo superiore per dimostrare le sue virtù. Voi altezza siete senz’altro più giovane del sottoscritto. Vogliate conferirmi il massimo onore di battermi pubblicamente in modo che possiate dimostrare la vostra forza e il vostro diritto al comando!”
“Sua altezza è già più alto in grado di Voi Lord Wiltord, non è tenuto a dimostrare niente!” urlò Mars.
“Volete battervi al suo posto? Non sarei tenero con voi come con l’imperatore! Ve ne prego datemi il pretesto di uccidervi Hornet!” disse Seifer con gli occhi furenti.
“Basta!” urlò Loran con le fiamme nello sguardo e senza più diplomazia “Questo comportamento è oltraggioso dinanzi all’imperatore.”
“La sfida è lanciata altezza, a voi la risposta!” riprese Seifer.
“Altezza, non dovete per forza” stava per dire Asaline quando vide Aeris in piedi, la mano destra sull’elsa della spada. Non osò proseguire.
“Lord Wiltord vi ringrazio per l’onore concessomi. Saprò ripagarvi. Mi batterò ma sono stupito. Mi avevano detto che siete un grande stratega” disse scendendo alcuni gradini e posizionandosi di fronte all’avversario.
A guardarli non c’era da pensare molto su chi avrebbe avuto la meglio in combattimento. Aeris era più basso ed esile di Seifer. D’un tratto però gli occhi di Aeris si illuminarono e sembrò che l’imperatore fosse mille volte più potente dell’altro. Le sue parole intrise per la prima volta di una sinistra malizia. “Mi avevano detto che siete un grande stratega, ma quale grande stratega si lancia a viso aperto contro ad un avversario di cui non conosce nulla?”
Seifer strinse i pugni e non vide né udì più nulla.
Non sentì lady Asaline chiudere il consiglio, né vide i presenti lasciare la sala.
Si riprese da quelle parole solo quando la luce del sole aveva abbandonato la stanza. Nell’oscurità senti il suo cuore riprendere un battito normale. Nell’oscurità senti una mano fresca e minuta prendergli un polso e trascinarlo fuori da quella stanza.

“Si batteranno!”
Grifis aveva sentito solo questo mentre risaliva la lunga scalinata che dai giardini conduceva ai corridoi della torre. Il suo cuore aveva preso a correre all’impazzata. Le sue gambe lo avevano seguito.
Di lì a pochi istanti era nella camera di Aeris. L’aprì con violenza e guardò dentro. Non la vide subito nella luce che entrava dalla finestra. Era in piedi, i capelli disfatti , la blusa sbottonata, la corona in una mano.
No, non in una mano. Stava cadendo in terra. La corona dell’impero. La mano di Aeris invece stava andando alla sua fronte. Aeris sorrideva.
“Non sai che fatica Grifis, avevi ragione amico mio” disse mentre si lasciava cadere sul pavimento.
Due passi e la sua guardia del corpo l’afferrò impedendole di cadere. La sollevò e la depose sul grande letto. Aeris sembrava sofferente.
“Guardie!” Due uomini entrarono di corsa.
“Chiamate Albered!” Il primo ministro non si fece attendere.
“Che succede?”
“E’ svenuto.”
“Fai uscire tutti, devo togliergli gli abiti”.
Grifis spinse tutte le ancelle e i soldati fuori dalla camera e la chiuse a chiave. Corse alla finestra e chiuse anche quella. In pochi istanti Aeris riprese a respirare normalmente e aprì gli occhi.
“Come stai?” chiese Grifis.
“Sto bene. E’ stato solo un capogiro. Troppa tensione”. Albered annuì.
“Ora raccontaci cos’è successo” chiese il primo ministro.
Aeris raccontò tutto. Lentamente ma con dovizia di particolari. Dalle schermaglie tra i presenti alle decisioni prese, alla sfida che aveva accettato.
“Ma hai perso la testa? Batterti con Seifer Wiltord? Quell’uomo ti farà a pezzi!” urlò Grifis.
“Grazie per la fiducia. Ora so che non scommetterai su di me!” si sforzò di sorridere Aeris.
“Ma senti cosa dice? Albered parlale tu. Anzi alzati e vai a dire al generale che Aeris è malato e non può combattere!”
“Non si può”, rispose l’uomo.
“Che vuol dire non si può? Aeris non può combattere!”
“Non è uno scontro d’armi. E’ una battaglia tra poteri. Non è detto che Aeris debba uscirne perdente, la sua forza magica forse è superiore a quella di Seifer.”
“Pazzi. Due pazzi! Ma io non lo permetterò. Ho giurato a Kalendis Strifen che avrei protetto l’erede al trono. Non intendo disattendere alla promessa. Manderò un messaggio al generalissimo e gli dirò che combatterò io in vece dell’imperatore. In fondo sono il suo campione, no?”
“Grifis!” la voce di Aeris risuonò decisa “le regine hanno un campione. I re combattono da soli. Io mi batterò per dimostrare a Seifer Wiltord che merito il rispetto di tutti. Se non lo farò, nessuno si fiderà di me. Se questo momento non doveva arrivare prima o poi, perché tutte quelle ore di allenamento? Perché tutti questi anni di sacrifici? E’ giunto il momento che io faccia da me. Seifer non è l’eroe che mi aspettavo. E’ un vigliacco presuntuoso. Mi ha insultato per tutto il tempo. Bada non lo faccio per questo. Lo faccio perché è malvagio. Se guidasse lui la spedizione per la ricerca delle sfere, finirebbe per tenerle tutte per sé. Lo so, lo sento. Inoltre se lo batterò, gli altri guardiani sapranno che il diritto di guidarli non è solo mio per nascita. Dunque ti prego, fidati di me. Di certo c’è un modo per batterlo. Non mi farò ammazzare, cosa credi? Ricordi cosa ci diceva mio padre prima di combattere? Che prima della sconfitta c’è sempre una cosa che possiamo fare. Arrenderci!”
Aeris parlò per rassicurare Grifis ma lui non si voltò. Ricordava che quando re Kalendis glielo diceva, loro due rispondevano sempre all’unisono ‘piuttosto la morte’. L’angoscia che era calata su di lui non se ne sarebbe andata fino a che non avesse saputo l’esito di quella battaglia.

“Non era questo quello che volevo” disse il ragazzo sfregiato “non doveva andare così. Ora la vita dell’imperatore è in pericolo prima ancora che la ricerca delle sfere abbia inizio. Non avrei dovuto provocare Wiltord!”
“Se non è neppure in grado di combattere contro Seifer Wiltord, allora non ha speranza alcuna di servire ad altro scopo” gli rispose l’uomo vestito di nero.
“Tu non vuoi capire. L’imperatore deve vivere. Almeno fino a che non avrò ritrovato la sfera della Doreria e ristabilito la mia casata! Seifer lo farà a pezzi! Quel ragazzo non ha mai combattuto. Credevo si sarebbe tirato indietro, che avrebbe trovato un modo per non battersi”.
“Invece si batterà. Voglio proprio vedere come se la caverà. Certo Asaline non permetterà che uno dei due muoia.  Di questo sono sicuro. Questo piccolo Strifen è all’altezza delle mie aspettative!”
“Ti diverte? Ti ricordo che anche i tuoi piani andranno in fumo se l’imperatore muore!”
“Non morirà. Hai la mia parola.”
“Hai giurato. E io ho dato la mia parola.”
“Non mancherò e neppure tu. Ora vai. Non devono vederci parlare. Neanche Naro.”
Mars Hornet lasciò la tenda dei Nagrod che era già notte fonda. Tra poco si sarebbe levato il sole e Aeris Strifen e Seifer Wiltord si sarebbero battuti alla presenza dei nobili della corte di Cattedra sull’altura del fiore, la cima più alta del santuario della dea.

“Ottimo lavoro figlio mio!” esclamò la donna non appena il figlio le ebbe narrato di come si era svolto il consiglio.
“Mediocre madre! Tu avresti saputo fare meglio. La conclusione di tutto questo parlare è che Seifer ha sfidato l’imperatore. Domattina all’alba si batteranno e non sono così certo che l’abilità di Aeris Strifen con la spada eguagli quella che possiede con le parole”.
“Questo certo non ci voleva. Quel tuo cugino ha le peggiori doti di mio fratello! Testardo e troppo fiducioso delle sue qualità!”
“Dimentichi la migliore. Crudele!”
“Suvvia, crudele. Che cattiveria da parte tua! E’ un Weird! Sono creature strane. Intendono il mondo in un modo diverso dal nostro.”
“Certo madre. E’ comodo intendere il mondo in modo che ogni cosa soddisfi i nostri desideri. Se domani Aeris dovesse soccombere, preparati ad un mondo in cui saremo tutti ai piedi di Seifer Wiltord. Credimi non distinguerà i suoi parenti dai suoi peggiori nemici!”
Kyria guardava il figlio camminare avanti e indietro nella stanza che ora sembrava una piccola cella di una prigione. Qualcosa lo turbava e non poteva semplicemente essere lo scontro tra il cugino e l’imperatore.
“C’è qualche altra cosa che non mi hai detto? E’ successo qualcosa tra te e Hormet?”
La domanda arrivò a bruciapelo. Loran sapeva che la madre lo conosceva meglio di chiunque altro e, proprio per questo, confidava nel fatto che mai avrebbe tirato in ballo Mars.
Si fermò dando le spalle alla donna e strinse i pugni.
“Ha detto che sono il figlio di un assassino.”
“Lo dice da molti anni. Non ti crucciare. Tuo padre ha fatto quel che ha fatto. Tu sei una persona diversa. Ne abbiamo parlato tante volte.”
“Seifer ha detto che se ne avrà l’occasione, avrà piacere ad ucciderlo.”
“E tu che ne parli male!” esclamò Kyria per sdrammatizzare. Il figlio però reagì malissimo. I suoi occhi erano divorati dalla sacra Xantes. Scaraventò un vaso lontano mandandolo in mille pezzi.
“Voglio restare solo!”
“Loran ascoltami”, provò a dire lei.
“Voglio restare solo. Per favore”, disse lui più calmo. La sacra Xantes non bruciava più. Era volata via dal suo cuore. Kyria obbedì e pensò che le ferite nell’animo del figlio erano ben lontane dall’essere rimarginate.

L’alba si affacciava appena, timida all’orizzonte, che tutti gli interessati erano già sull’altura.
Garan si era accomodato su una roccia e aspettava con gli occhi chiusi. Loran Valentine aveva chiesto inutilmente a sua madre di non salire al tempio. Aveva uno strano presentimento. La donna però l’aveva ignorato e si era unita alle ancelle della somma sacerdotessa che aveva fatto disporre alcune panche quasi stesse preparando uno spettacolo per la folla dei curiosi.
Tra questi curiosi si aggiravano anche Akram e Naro. L’uomo bestia non aveva smesso di scuotere il capo da quando era giunto a destinazione.
“Cosa cattiva. L’alferian non forte come il Weird. Il Weird oscuro.”
“Ho capito, Naro. Non ti piace il generalissimo. Siamo in due. Credi che l’imperatore verrà sconfitto?”
Naro non riuscì a rispondere perché uno squillo di trombe annunciò l’arrivo dei due contendenti.
Seifer indossava una semplice tunica argentata infilata in un paio di pantaloni neri. Impugnava una spada lunga e sottile senza custodia. I capelli erano stati legati in una coda bassa che seguiva il movimento del vento. Tra le sacerdotesse, silenziosa, se ne stava anche Layla che era rimasta con Seifer sin dalla fine del consiglio. Aveva anche lei un cattivo presentimento e stringeva un amuleto benedetto nel tempio di Serian.
Aeris indossava un’uniforme dei grifoni dorati e alla sua cintura si poteva riconoscere la leggendaria spada che aveva ucciso Zion. L’abito bianco e oro sembrava replicare i colori del volto dell’imperatore. Anche Aeris aveva legato i capelli dorati in una coda che terminava in una treccia sottile. Al suo fianco, Akram riconobbe la sua guardia personale.
“Dovrò battermi con entrambi?” chiese ridendo Seifer alludendo al fatto che Grifis sembrava non voler abbandonare il terreno di scontro. A quelle parole Grifis fece alcuni passi indietro e si allontanò senza smettere di fissare l’esile figura di Aeris. Aveva ordinato a Marine di rimanere nelle sue stanze per timore che la ragazza potesse commettere qualche sciocchezza ma sapeva che l’unico che poteva nuocere all’onore dell’imperatore era lui che desiderava solo saltare al collo di quel farabutto e portare Aeris al sicuro. Si trattenne e si defilò prendendo posto vicino ad Albered.
“Allora si è deciso, altezza?” fece Seifer puntando la spada verso l’alferion.
“Sono qui. Cominciamo quando vuoi” fece Aeris con decisione.
“Per cominciare un combattimento, altezza, bisogna sguainare una spada. Forse non avendo mai preso parte ad un combattimento, non conoscete le regole d’ingaggio!” A queste parole, i suoi soldati risero.
“Non estrarrò l’ala di nuvola se non sarà davvero necessario”, fece Aeris toccando l’elsa.
“Allora mi toccherà fare in modo che sia necessario!” urlò Seifer lanciandosi all’attacco. Aeris non si mosse e sollevò solo una mano. Un vento fortissimo si sollevò e le fece da scudo.
“Vuole usare la magia”, disse Loran a sua madre “crede che così lo scontro volgerà a suo favore.”
“Potrebbe darsi”, gli rispose Kyria.
“Non lo so. Vedremo.” La voce del generalissimo li richiamò tutti all’attenzione.
“La vuoi mettere su questo piano, Aeris? Ti accontento subito. Tempesta di ametista!” Una pioggia di schegge di ametista cadde addosso all’imperatore. Aeris si protesse con lo scudo di vento che aveva già adoperato anche se un paio di frammenti le ferirono il viso e una gamba.
“Intendi difenderti e basta? In tal caso lo scontro finirà anche prima del previsto!” fece lui scagliandosi con la spada addosso ad Aeris. Grifis fu trattenuto a stento da Albered. Anche Akram portò istintivamente la mano alla spada che nascondeva sotto il pesante mantello nero. Il rumore che udirono tuttavia non fu quello che si aspettavano. Seifer aveva tagliato in due una colonna. Aeris era sparito davanti ai suoi occhi per riapparire alle sue spalle. Con il suo avversario ancora sconcertato per aver mancato un bersaglio tanto facile, Aeris invocò uno spirito dell’aria e lo scagliò sul suo nemico.
“Non basterà un incantesimo che sanno fare anche i bambini a sconfiggermi!” gridò di nuovo Seifer “E questa volta non ti permetterò di sfuggirmi con la smaterializzazione.”  Aeris vide il generale della Mano delle Nazioni sollevare di nuovo la spada e si chiese cosa dovesse fare. Era più forte fisicamente. Non poteva batterlo su quel piano.
“Non aver paura di usare la spada che porti al fianco.” Aeris sentì la voce nella sua testa e non riuscì a capire a chi appartenesse “Combatti, sei l’ala di nuvola!”
La ragazza impugnò la spada e sentì provenire da essa un’energia fortissima. Aveva sempre immaginato che fosse pesante a giudicarla dal suo aspetto ma sguainarla fu più facile del previsto.
Il metallo della spada di Seifer stridette contro quello della lama magica mentre i presenti si alzarono in piedi per lo stupore. L’imperatore teneva testa al generalissimo in uno scontro fisico. Nessuno credeva ai propri occhi. Persino Aeris ne rimase stupita.
“Allora sai combattere! Da qui a pensare che tu possa battermi, la strada è lunga, lo sai vero?” disse Seifer a denti stretti, occhi negli occhi con Aeris.
“Te l’ho già detto. Hai sbagliato a gettarti a capofitto in uno scontro con un nemico che non conosci.”
“Fai lo sbruffone, altezza?”
“E tu, generalissimo?” Il ragazzo sorrise e respinse il suo attacco. Aeris assunse una posizione difensiva presupponendo un nuovo affondo ma Seifer conficcò la lama della sua spada nel terreno e allargò le braccia.
“Facciamola finita! Sorgi dal fondo dell’oceano oscuro e domina, Oni nero!” pronunciò Seifer mentre un’ombra nera si materializzava alle sue spalle e cresceva a dismisura assumendo le fattezze di un gigante di pietra. Tutti gli spettatori si fecero indietro intimoriti dalla creatura invocata dal giovane comandante.
“Non posso crederci! Ci è riuscito!” esclamò Loran “Ha creato un’invocazione. Ora ha la sua bestia sacra. Se l’imperatore non invoca Bashenian, non riuscirà a batterlo.”  Sua madre gli prese una mano tra le sue e lo tirò indietro. Grifis, che aveva ascoltato le parole del viceré, strattonò Albered.
“Poni fine a questa follia! Non è più uno scontro dimostrativo!” disse a denti stretti.
“Non lo è mai stato. Tocca ad Aeris decidere. Se l’imperatore non si tira indietro, chi sono io per decidere al suo posto?”
“Albered!” gridò Grifis che tornò a guardare Aeris. Poteva lasciare che affrontasse una cosa simile? Si guardò il polso e vide che la pietra che aveva incastonata nell’armatura e che entrava in risonanza con quella che aveva dato ad Aeris, non brillava. Possibile che anche in quella situazione, non volesse il suo aiuto? La guardò e la vide. Piccola, insignificante davanti alla creatura di Seifer.
“Ammetti la sconfitta e risparmierò la tua vita, imperatore”, disse lui ridendo.
“E, di grazia Seifer, di cosa dovrei vivere dopo?” Tutti udirono la sua risposta e videro l’imperatore allargare le braccia. Akram pensò, per un momento, che quel moccioso stesse pensando di farsi uccidere. Non sentiva provenire da lui nessun influsso magico che facesse pensare che stesse per fare un incantesimo.
Aeris rinfoderò invece la spada e unì i palmi delle mani davanti al petto.
“Se vuoi morire è affar tuo! Oni nero!” gridò Seifer. La creatura si lanciò addosso all’alferian sollevando polvere e pietre.
“Dalle profondità della terra agli abissi del cielo, ovunque tu sia vieni a me, Bashenian” sussurrò Aeris tra sé allargando i palmi verso l’esterno. L’Oni abbatté entrambi i pugni su Aeris e tutti i presenti gridarono.
Quando la polvere svanì però dell’Oni non c’era più traccia. Un grifone enorme stava davanti alla figura dell’imperatore con entrambe le ali spiegate. Il suo verso riempì l’aria e il suo sguardo si puntò sulla figura del generalissimo. La voce del suo guardiano lo congedò.
“No, Bashenian. Ritirati ora.” La bestia si alzò in volo e svanì com’era apparso.
“Perché lo hai rilasciato? Non sono ancora sconfitto!” gridò pieno di rabbia Seifer.
“Perché la lotta non riguarda le bestie sacre. Solo noi.”
“Te ne pentirai!” fece Seifer scagliandosi di nuovo contro Aeris. Questa sguainò la spada e parò il colpo. Le energie per invocare Bashenian però l’avevano indebolita e finì in ginocchio ferita ad un braccio.
“Aeris!” gridò Grifis divincolandosi da Abered e lanciandosi verso di lei. Non riuscì a raggiungerla però poiché Akram lo bloccò.
“Si sta battendo bene. Se ora lo aiuti, perderà il suo onore e il riconoscimento di cui ha bisogno.”
“Lasciami, maledetto. Seifer lo ucciderà e io non lo posso permettere.”
“Non ha ancora perso”, disse Akram e Grifis vide Aeris rimettersi in piedi seppure a fatica. Stavolta tutti e due i contendenti si lanciarono l’uno contro l’altro e le loro spade si incrociarono di nuovo.
“Senza la tua preziosa bestia sacra non vali granché, altezza!”
“Questo lo dici tu!”
Occhi negli occhi, non volevano rinunciare. Eppure qualcosa li fermò entrambi. Nello stesso momento. Una voce li chiamava per nome e chiedeva loro di fermarsi. Seifer sentì gli occhi farsi lucidi. La voce era quella di sua madre. Sua madre gli chiedeva di risparmiare Aeris Strifen?
Allo stesso modo Aeris sentì la voce della propria madre che gli chiedeva di risparmiare la vita di Seifer Wiltord. Aeris aveva perso la madre nel momento del parto e non l’aveva mai conosciuta ma sapeva che era lei. Poteva sentire il calore col quale aveva imparato a riconoscerla provenire dal punto in cui la sua spada e quella di Seifer si stavano scontrando. Arretrò.
Asaline si chiese cosa stesse accadendo quando un urlo straziante riempì l’aria. Uno yomi di proporzioni enormi si levò dal burrone su cui si trovava l’altura. I presenti gridarono e cominciarono a correre per la paura del contagio. Loran si alzò e invocò Xantes la sua bestia sacra avente forma di fenice. Con le sue ali di fuoco protesse le ancelle, lady Asaline e sua madre che tentavano di trovare riparo riscendendo a Cattedra.
Mars sciolse la frusta che portava alla cintola e colpì diverse rocce alle quali il mostro tentava di aggrapparsi per risalire il dirupo sperando di ricacciarlo indietro.
Grifis si tolse di dosso Akram e corse verso Aeris.
“Vieni via di qui. Al riparo.” Aeris annuì ma in quel momento vide Seifer superarli e lanciarsi contro lo yomi.
“Sorgi dal fondo dell’oceano oscuro e domina, Oni nero!” gridò il generale mentre di nuovo la sua invocazione si materializzava dal nulla e attaccava lo spettro.
“Porta l’imperatore lontano da qui!” urlò Mars mentre una pioggia di fulmini cadde addosso allo yomi. Grifis prese per un braccio Aeris e la strattonò allontanandosi dal terreno di scontro.
Accadde tutto in pochi istanti.
Lo yomi reagì distruggendo l’Oni nero di Seifer. Quest’ultimo cadde a terra privo di sensi. Loran lo vide in terra e si lanciò verso di lui. Un fulmine lo centrò in pieno lasciandolo svenuto sul posto. Aeris urlò.
“Seifer! Grifis devo aiutarlo, lui si è gettato nella battaglia mentre io sto fuggendo. Devo andare in suo aiuto!”
“No, tu ora torni a Cattedra!” le gridò il cavaliere.
“No! Non voglio, non posso. Io devo farlo!” pianse Aeris “Non chiedermi perché, devo!” Grifis chiuse gli occhi e prese un respiro.
“Vado io. Tu resta qui, per l’amor di Serian.” Aeris vide Grifis lanciarsi verso il corpo esanime del generalissimo. Lo vide superare per ben due volte gli arti dello yomi che cercavano di distruggere ogni cosa fosse sul suo cammino. Lo vide raggiungere e sollevare Seifer con fatica. In quel momento anche lo yomi s’accorse di loro e tornò sui suoi passi. Aeris urlò e si mise a correre verso la creatura fatta come di un intenso vento nero e porpora.
“Sono qui!” gridò “Guardami!”
Lo yomi parve perdere interesse per Grifis e Seifer e si voltò verso di lei. Aeris gli diede le spalle e si mise a correre. Si rese conto troppo tardi di correre verso il dirupo. Grifis mollò la presa su Seifer e la inseguì.
Aeris raggiunse il dirupo e si fermò. Ormai era in trappola. Il fondo del crepaccio da un lato e lo yomi dall’altro. Fu allora che Akram si parò tra lei e la bestia. Teneva una mano sollevata come se volesse invitare lo yomi a toccarlo. Aeris giurò che gli stesse parlando.
“Qui nessuno vuole farti del male. Fermati e torna indietro.”
La creatura si ritrasse ma in quel momento Grifis giunse con la spada sguainata e lo yomi reagì sbattendo la propria coda enorme al suolo. Il pezzo di terra in cui erano Aeris e Akram si staccò dalla montagna. Akram si voltò verso Aeris urlando.
“Salta!” E Aeris saltò, anche se sapeva che non avrebbe mai potuto raggiungere il crinale. Si sentì cadere e pensò che sarebbe precipitata quando la mano di Grifis l’afferrò per un polso. Lei ricadde lungo la parete rocciosa e sentì un dolore fortissimo alla gamba destra.
“Aeris, reggiti. Trova un appiglio!” gridò Grifis mentre alle sue spalle lo yomi veniva distrutto dalle invocazioni di Garan e Mars.
“Non ce la faccio, Grifis. Fa male.”
“Ho detto: trova un appiglio, Aeris. Per favore.”
“Grifis, non ce la faccio.” Il ragazzo guardava il volto terrorizzato di Aeris consapevole che stava per precipitare. Sentiva la presa venire lentamente meno a causa del sangue stesso di Aeris che gli inumidiva la mano.
“Coraggio, Aeris, ti tiro su.”  In quel momento però le sue dita piccole, troppo piccole per avere una presa salda, si staccarono dalla sua mano e lui la vide cadere. E allontanarsi da lui, farsi via via più piccola, ingoiata dall’oscurità del crepaccio. E perdersi per sempre. Per sempre? Si chiese nel momento in cui una macchia nera gli passò affianco e volò giù nel dirupo dietro ad Aeris.

  
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