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Autore: bebe    29/11/2008    1 recensioni
A tutte le bambine piace la storia di Cenerentola, a me per prima. Adoravo farmela leggere da mia madre quando ero piccola…è la favola perfetta: la ragazza sfortunata, vittima dei soprusi della vita e delle sorelle, che viene ricompensata dal fato con l’incontro del principe, che se ne innamora e la porta con sé nel suo castello...Ed è andato tutto bene finché non ho scoperto cosa succede davvero quando il portone del castello si chiude.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo Evie si svegliò più tardi del solito. Si stiracchiò pigramente, rigirandosi sotto le coperte. Solo allora vide che non era sola e si ricordò di quanto successo quella notte. Orlando dormiva ancora, girato su un fianco, col viso rivolto verso di lei. Lo osservò a lungo, sfiorandogli anche il viso con le dita, in un gesto affettuoso ed amorevole. Ma nella sua mente la situazione fra loro era tutt’altro che risolta. Per quanto quell’improvviso ritorno di fiamma l’avesse spiazzata e colpita, non poteva dimenticare da un momento all’altro tutta la sofferenza e l’umiliazione causate dal suo tradimento. Lui le mancava, ma non poteva permettersi di cedere così, su tutta la linea, in maniera così affrettata; le serviva del tempo, aveva bisogno di riflettere, di stare ancora per conto suo, per capire se davvero sarebbe riuscita a perdonarlo ed a guardarlo ancora con fiducia e rispetto.
Persa in quei pensieri, controllò distrattamente l’ora ed ebbe un sussulto: erano quasi le nove e di lì a poco sua sorella Beth le avrebbe riportato i bambini.
Si alzò svelta infilandosi la vestaglia, quindi recuperò i suoi vestiti e sparì in bagno. Si diede velocemente una risciacquata e si vestì in fretta e furia, prima di tornare in camera da letto.
Orlando nel frattempo si era svegliato e per prima cosa aveva allungato la mano sul suo cuscino, non trovandola si era tirato un po’ su, guardandosi intorno, ancora assonnato e spaesato. Proprio in quel frangente Evie uscì dal bagno. Si guardarono per alcuni istanti, erano lievemente impacciati.
“Buongiorno”- le disse lui sorridendole teneramente, ignaro dei reali pensieri della donna.
“Ciao…”- gli rispose lei, sistemandosi i capelli – “Fra poco mia sorella riporta i ragazzi…è meglio se non ti fai trovare…scendo a fare del caffè, tu intanto vestiti, fai presto…”- aggiunse già distaccata.
Lui naturalmente percepì questo suo atteggiamento freddo, gli sembrò che volesse nuovamente mettere delle distanze fra loro.
“Sembra quasi che tu non veda l’ora che me ne vada…”- osservò sorridendo – “…capisco che tu voglia dire ai ragazzi che siamo tornati insieme con più calma, ma non sarebbe una tragedia se mi trovassero qui…”-
“Non ho mai parlato di tornare con te…”- precisò lei.
“Ehi aspetta…frena un attimo…”- le disse, mettendosi a sedere sul letto e guardandola – “…cosa succede? Stanotte hai detto che mi amavi, che volevi…”- cominciò a dire, ma Evie lo interruppe.
“Quello che ho detto o fatto stanotte non conta nulla…è stata una parentesi, un momento di debolezza…non avremmo dovuto…”- gli spiegò, senza però riuscire a guardarlo negli occhi.
A quel punto Orlando, che pensava di aver risolto le cose, fu costretto ad un brusco risveglio e sentì solo una gran delusione.
“Non è vero…senti, capisco che tu possa essere spaventata…magari le cose sono andate troppo in fretta, ma non posso credere che stanotte non abbia significato niente per te…erano anni che non facevamo l’amore così, con questo trasporto, quest’intensità…”-
“E’ stato solo sesso…non dargli più importanza del dovuto…”- tagliò corto lei.
Lui la guardò incredulo, confuso, deluso. Non poteva credere alle sue orecchie, non riusciva ad accettare di essersi sbagliato, di aver frainteso.
“Pensavi davvero che bastasse questo per farmi tornare indietro? Eri davvero convinto che bastasse una notte di sesso perché ti perdonassi e dimenticassi l’umiliazione di un tradimento sbattuto su tutti i giornali?”- rilanciò lei nervosamente.
“Ovviamente no, ma speravo che fosse un punto di partenza…”- precisò lui.
“Bè, hai pensato male…non posso dimenticare quello che è successo…non posso dimenticare dall’oggi al domani quello che hai fatto…non è stato solo un tradimento Orlando…se fosse stato solo quello col tempo avrei potuto passarci sopra…tu mi hai detto che ti eri innamorato di lei…”- gli fece notare – “…e poi vieni qui, ci facciamo una bevuta e siccome le cose con quella non funzionano pensi che io ti riprenda a casa come se niente fosse?”- concluse seccamente.
Colto nel vivo, Orlando si affrettò a ribattere:
“Oh andiamo…stanotte sapevi esattamente cosa stavamo facendo…non eri affatto sbronza…non ti ho chiesto nulla, tantomeno di tornare a casa subito…ma credevo che ci avresti pensato…non possiamo mandare tutto all’aria così…io non voglio…e non lo vuoi nemmeno tu, altrimenti avresti già fatto preparare le carte per il divorzio dal tuo avvocato…”-
Queste sue ultime parole presero decisamente in contropiede Evie, che, tuttavia, non volle darlo a vedere.
“Bè, io…me ne sono scordata…sono successe troppe cose tutte insieme…”- si giustificò faticosamente – “Perché vuoi tornare? Lo fai solo per Alex ed Amy?”- gli chiede poi.
“No…lo faccio anche per loro, si, ma soprattutto per noi due…”- cominciò a dirle. Ma capì che lei aveva giustamente bisogno di qualcosa di più per provare a fidarsi nuovamente di lui e credere ancora nel loro rapporto, quindi aggiunse:
 -“…io ti amo ancora Evie…lo so che ho sbagliato e ho combinato un casino…ma in realtà non ho mai smesso di volere te…ho fatto un errore, ma non ero innamorato davvero…è stata una sbandata…mi sono perso, a volte capita di perdersi, no? Ma adesso so cosa voglio fare e dove voglio stare…il mio posto è con te…se mi vuoi ancora…so che è difficile e che hai bisogno di tempo e ti prometto che ti lascerò tutto il tempo che ti serve…”- le disse sincero.
Evie lo aveva osservato attentamente mentre le parlava. Lo conosceva bene, era sicura che fosse stato sincero, ma al contempo era spaventata; temeva di affrettare i tempi, di sbagliare, di illudere i loro figli, forse temeva soprattutto la possibilità che un domani si potesse ripresentare la stessa situazione, cioè che lui si ‘perdesse’ nuovamente. E non era certa di voler correre il rischio…
“Mi dispiace…è tardi…”- rispose lapidaria. - “C’è un altro…”- rincarò la dose per convincerlo.
“Non dici sul serio…”- rimarcò incerto.
“Si invece…”-
“E chi è?”-
“Non penso siano affari tuoi…comunque lavora alla redazione…”- mentì.
“Brava Evie…cos’è stata? Una specie di ripicca?”- osservò rabbiosamente, alzandosi e rivestendosi in fretta.
“No, niente di tutto questo…è stato solo un momento di debolezza…per tutti e due…”- gli rispose con determinata calma.
Lui si limitò a fissarla, senza aggiungere altro, quindi uscì dalla loro stanza e raggiunse la porta.
Mentre lui usciva i ragazzi stavano rientrando accompagnati a sorpresa dalla nonna Violet, la madre di Evie. La donna notò l’espressione tirata e nervosa di Orlando, ma fece finta di nulla, visto che c’erano i nipoti e si limitò a salutarlo.
“Papi!!”- esclamò subito Amy vedendolo e gli saltò praticamente in braccio.
“Ciao piccola…come sta la mia principessa?”- le domandò lui, abbracciandola forte.
“Bene…la nonna ci ha fatto la torta al cioccolato…”- gli rispose soddisfatta – “…e poi ho giocato coi cuginetti…”-
“Brava la mia cucciola…”- le disse, baciandole la fronte – “…e tu campione, cosa mi racconti?”- domandò ad Alex, scompigliandogli i capelli.
Il bambino fece spallucce.
“Sono stato a pescare con lo zio Jack…abbiamo preso tre trote…”-
“Davvero? Bravissimo…uno di questi giorni ti ci riporto allora…”-
“Come mai sei qui? Ci aspettavi?”- gli chiese Alex.
“No…e si…cioè, sono capitato da queste parti e ho fatto un salto…giusto per vedere se eravate già a casa…per fare colazione insieme…ma ora è tardi e devo scappare al lavoro…”- mentì.
“Ah…capito…”- osservò il bambino.
“Ma domani prometto che passo a prendervi e stiamo tutto il giorno insieme, va bene?”-
“Siiii!!”- esclamò contenta Amy, che era comprensibilmente più facile da corrompere.
“Ok…”- rispose anche Alex, molto meno convinto.
“Allora a domani ciurma…mi raccomando, fate i bravi eh?”- aggiunse.
Quindi salì in macchina e ripartì velocemente, mentre i ragazzi entravano in casa con la nonna.


Più tardi, quella stessa mattina, mentre Amy ed Alex guardavano un cartone in televisione, Evie era in cucina con sua madre. Violet si era limitata ad osservarla con aria sorniona, senza dire nulla, non le aveva chiesto spiegazioni né l’aveva tartassata di domande, ma aveva intuito che tra sua figlia ed il genero fosse successo qualcosa. Le era bastato vedere l’espressione di Orlando appena arrivata e quella di Evie poco dopo.
“Pensavo passasse Beth a riportarmi i ragazzi…”- le disse ad un certo punto la figlia, finendo di riordinare la cucina e mettendosi finalmente a sedere per bersi un caffè con la madre.
“L’idea era quella, ma ho preferito riaccompagnarli io, giusto per stare un altro po’ con loro…”- le spiegò.
“Hai fatto bene…anzi, dovresti venire a trovarci più spesso…”- osservò.
“Evie, mi vuoi dire cosa succede?”- le domandò di slancio sua madre. Sapeva quanto sua figlia potesse essere testarda ed era certa che se non glielo avesse chiesto esplicitamente lei non le avrebbe mai parlato spontaneamente.
“Niente…perché me lo chiedi?”-
“Per favore…sono tua madre…ti conosco da una vita…mi pare evidente che è successo qualcosa con Orlando…vuoi spiegarmi?”- riprese.
Dal momento che anche Violet era ostinata quanto la figlia, Evie decise che era meglio vuotare il sacco subito, per evitarsi un lungo ed estenuante terzo grado. Le raccontò tutto, della sua visita della sera prima, dei loro discorsi, di quella complicità ritrovata, della notte passata insieme ed anche del brusco risveglio.
“Lo so che pensi che abbia sbagliato, ma prima di dare ragione a lui, come sempre, mettiti nei miei panni…non mi ha solo tradita, il che di per sé era già grave, ma si è innamorato di un’altra…ed ora fa marcia indietro e dice che si è sbagliato…come posso fidarmi ancora?”- le spiegò accorata.
“Prima di tutto io non ho ancora aperto bocca…secondo poi non è vero che sono sempre dalla parte di Orlando…se alle volte sono stata più indulgente e malleabile con lui è solo perché mi faceva tenerezza…la giungla di Hollywood deve essergli sembrata un asilo nido in confronto alla famiglia Parker!”- osservò – “…capisco le tue paure…però…”-
“Però?”-
Sua madre fece un lungo sospiro, conscia che quello che stava per dire non sarebbe piaciuto alla figlia, quindi riprese:
“Tu sola puoi sapere se ne vale la pena…tu cosa vuoi? Vuoi dargli un’altra possibilità?”-
“Io…io vorrei sapere cosa fare…ma non lo so…se tornassi con lui so già che sarebbe tutto diverso…io sarei diversa…”-
“Bè, diverso non significa per forza peggiore tesoro…le fece notare Violet.
“Non potrei più fidarmi…ero sicura che non mi avrebbe mai fatto del male, ero convinta che non ne fosse capace…e invece….”-
“Senti, so che ti senti ferita e confusa…ma non lasciarti guidare dalla rabbia e dall’orgoglio…E’ stato con un’altra, ha sbagliato, è vero…ma un domani potrebbe succedere anche a te di sbagliare ed in quel caso credo che vorresti che lui ti stesse a sentire…”- osservò.
“Parli bene tu…sei stata sposata per 40 anni con l’uomo migliore che potessi desiderare…papà ti adorava…”- le fece notare Evie.
Violet si fece improvvisamente seria ed i suoi occhi lucidi. E la sua commozione non era dovuta alla nostalgia ed alla malinconia per la recente perdita del marito, ma aveva radici più profonde.
“E’ vero…tuo padre era un uomo meraviglioso…ma non era perfetto…anche lui ha avuto una relazione extraconiugale…”-
“Cosa? No, non dici sul serio…non può essere…”- rimarcò la figlia incredula.
“Invece si…”- precisò.
“Ma come…come può essere? Perché non ci hai mai detto nulla? Io non mi sono mai accorta di nulla e nemmeno Emma e Beth…siete sempre andati d’accordo…”-
“Bè, prima di tutto non sono cose che si possono dire ai figli…sono sempre stata del parere che quello che accade fra marito e moglie debba restare fra loro, i figli non c’entrano…è successo poco dopo la nascita di Emma…tu avevi 8 anni e tua sorella 10…ricordi che vi dicemmo che papà sarebbe andato in Francia per lavoro?”-
“Si…si, mi pare…anzi, adesso che mi ci fai pensare me lo ricordo bene…era stato fuori a lungo, un paio di mesi credo…”- rammentò.
“Non era in Francia…era a casa di sua sorella…avevo scoperto che aveva avuto una storia con una sua dipendente e l’avevo cacciato di casa…però a voi abbiamo propinato la bugia del viaggio di lavoro ovviamente…eravate ancora piccole e non volevo farvi soffrire per niente…”-
“Non riesco a crederci…mi sembra così strano…”- ammise Evie.
“Lo so…ma è così…negli ultimi mesi prima della nascita di Emma avevamo avuto dei problemi, discutevamo spesso…e lui ha perso la testa per quella ragazza…si chiamava Cindy…Cindy Mitchell…era giovane, esuberante, pendeva dalle sue labbra, lo venerava e lo reputava perfetto…cosa che io non facevo da tempo…ero sua moglie e conoscevo a menadito tutti i suoi difetti, così come i suoi pregi…una mogli deve saper incoraggiare ma anche strigliare all’occorrenza..e tuo padre si era stufato…perciò ha scelto di lasciarsi lusingare da una ragazzina condiscendente…ma è durata poco e mi ha giurato che era pentito e che non l’avrebbe più rifatto…”-
“E tu l’ hai perdonato…”- osservò la figlia.
“Si…all’inizio è stata dura…mi sentivo ferita, umiliata…proprio come te…ma poi, proprio stando lontani, ho capito quanto in realtà mi mancasse…non potevo stare senza di lui…il matrimonio è un compromesso tesoro…è molto più complicato di quanto si creda, è come stare in equilibrio su un filo…bisogna collaborare, venirsi incontro…essere pronti ad accettare gli errori dell’altro…”-
“Ma dopo com’è stato? Voglio dire, le cose tra voi funzionavano?”- le domandò.
“Direi proprio di si, visto che nessuna di voi si è mai accorta di nulla! I primi tempi dopo questo piccolo incidente di percorso sono stati un po’ singolari…sembrava che entrambi camminassimo sulle uova, ma poi le cose si sono sistemate naturalmente…ed eravamo più affiatati di prima…diciamo che quell’errore è servito molto a tutti e due…abbiamo imparato ad ascoltarci davvero, a venirci incontro, ad accettare più volentieri il compromesso…siamo stati ancora felici…e se tornassi indietro rifarei la stessa scelta…”- concluse accorata.
“Io ho bisogno di ancora un po’ di tempo…”- ammise l’altra.
“Certo, lo capisco…quello che non afferro è come mai tu gli abbia mentito, dicendogli che hai un altro…”-
“Non so…per scoraggiarlo credo…in realtà l’ ho detto senza pensarci…mi è uscito così…”- rispose.
“A volte sai essere così complicata…ti costava tanto dirgli la verità? Ammettere che sei confusa e che hai bisogno di rifletterci? Sono sicura che ti avrebbe lasciato il tempo necessario per capire e valutare le cose…”- la rimproverò.
“Per favore eh…non cominciare a sgridarmi…ho fatto quello che sentivo…vedremo come andranno le cose…ora sono troppo confusa anche solo per pensarci…e poi a dirtela tutta temo che lui sia venuto qui soltanto perché è in rotta con quella…”- ammise infine.
“Oh ti prego! Non essere assurda! Ti ha detto che ti ama, che vuole stare con te e che è pentito…che avrebbe dovuto dirti di più?”- le fece notare.
“Non lo so…io…io credo di aver paura….”- ammise non senza fatica.
“Paura di cosa esattamente?”- la incalzò la madre scrutandola.
“Di fare la cosa sbagliata…di perdonarlo e poi rinfacciargli che mi ha tradita al primo litigio…di non fidarmi più di lui, di diventare una di quelle mogli sospettose che controllano nelle tasche delle giacche e dei pantaloni…ma soprattutto, ho paura che torni con me per abitudine e non perché è davvero quello che vuole…”- concluse.
“Tesoro…”- le disse Violet, posando una mano su quella della figlia – “…le tue paure sono assolutamente comprensibili…ma solo tu puoi sapere se vale la pena di rischiare o meno…anche volendo, non potrei aiutarti…posso solo dirti che quando è capitato a me, ho deciso di rischiare e non ne sono affatto pentita…prenditi del tempo, pensa, rifletti e quando sarai pronta, deciderai cosa fare…cerca di stare tranquilla, al momento giusto saprai prendere la decisione migliore per te e per la tua famiglia…” la rassicurò la madre.










  
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