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Autore: Oneipo_    04/02/2015    0 recensioni
Lui le diceva: "Le poesie non si spiegano, se raggiungono il posto giusto le senti, ti grattano dentro".
- Margaret Mazzantini.

Harry è il cantante di una band indie-rock emergente, i Breakdown Heads
Cecilie ha i capelli rossi e una filosofia di vita tutta sua.
Lui le insegnerà che la musica è poesia, lei che la vita è bellezza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due

Fate.

 


"Ci eravamo incontrati perché doveva succedere;
anche se non fosse stato quel giorno,
prima o poi ci saremmo sicuramente incontrati da qualche altra parte."






Piove.
Le gocce cadono con violenza sul suo corpo, bagnandolo completamente. Il giubbotto in pelle sembra essere inutile, tanto da sentire piena d'acqua e pesante la maglietta a maniche corte che porta sotto. I suoi piedi sguazzano nelle scarpe di stoffa e i suoi capelli, forse troppo lunghi, gli coprono la fronte fino ad arrivare ai suoi occhi verdi.
Fa freddo e tira un vento terribile.
Eppure Harry non se ne cura. Cammina per le vie di Londra con le mani nelle tasche dei pantaloni e l'aria tranquilla. Nessuno, a parte qualche coraggioso, ha osato uscire con quella tempesta. O meglio, uscire senza ombrello, con quella tempesta.
Ma quella è stata davvero una pessima giornata e farsi un giro è stata l'idea migliore che gli sia venuta in mente. Non vuole tornare a casa, tanto meno allo studio di registrazione, dove stavano provando nuove canzoni prima che lui scoppiasse in una delle sue solite scenate da ragazzino - perché doveva ammetterlo, poi, di quanto fosse infantile - e Louis lo cacciasse dalla sala urlando di "smetterla di fare la checca isterica".
In realtà non sopporta il fatto che gli altri, le persone che gli stanno intorno, non sappiano fare il loro lavoro. Non sappiano fare il loro lavoro come vorrebbe lui. Per questo ha strillato, dopo che uno dei loro collaboratori non è stato in grado di arrangiare quel pezzo come lui ha richiesto.
Lo stava quasi per licenziare - o si sarebbe licenziato lui - se Louis nonmelaprendomaiperchémenefottodelmondo Tomlinson non fosse intervenuto. Louis che sa restare tranquillo di fronte a tutte le situazioni, che non si mette a urlare se non strettamente necessario.
Quel giorno ha urlato. E Harry ha deciso di uscire per una passeggiata ed evitare l'ennesima litigata tra loro due, che se lo sentiva, sarebbe finita molto male.
Scuote la testa, cacciando quei pensieri, e svolta distrattamente per una via senza sapere dove stia andando. Non gli importa. Camminerà fino a smaltire l'incazzatura e può fottersi quella pioggia che gli penetra le ossa. Può fottersi anche Louis, che lo starà aspettando a casa sua - maledetto il giorno in cui gli ha dato una copia delle chiavi - con le braccia incrociate e un'espressione da mammina premurosa in viso.
Si ferma ad osservare la vetrina di quel negozio di musica di solito molto frequentato, quando smette di piovere, ed è lì che la vede per la seconda volta, riflessa su quello specchio. Seduta su una panchina al di là della strada, concentrata a leggere chissà cosa. I capelli rossi sono raccolti in un chignon perfetto e la frangia le ricade dolcemente a nascondere la fronte, ha un vestito azzurro nascosto da un giaccone nero e un paio di stivaletti ai piedi.
Harry non è sicuro si tratti davvero di lei, ma quando la vede alzare gli occhi e osservarlo attraverso la vetrina, non ha più dubbi.
È lei. È Cecilie.
Prende un respiro e cerca di capire cosa fare. Scappare da lì facendo finta di non averla vista, non se ne parla. Sa che lei lo ha riconosciuto quando ha alzato la testa dal suo libro e lui non è di certo un codardo.
Alzare una mano in segno di saluto e poi andarsene, meglio. Almeno non sarà maleducato. Un semplice 'ciao'. L'essenziale.
Andarle a parlare. Escluso. Suda al solo pensiero e...
«Hey» Harry sussulta e lei ora gli era vicino.
«Hey», risponde e si volta a guardarla. Oh, è lei. Decisamente.
«Scegli un disco?»
«Osservo la vetrina.»
«Osservi me dalla vetrina.»
«Stavo solo pensando a dove ti avevo rivista.»
«Bugiardo.»
Lei sorride e lui abbassa lo sguardo. Allora sembra davvero un maniaco, ma Cecilie non ha nessuna intenzione di scappare.
Harry si volta di nuovo verso la vetrina del negozio. In pochi secondi, lei è dall'altra parte e gli indica un disco con l'aria divertita. Harry alza un sopracciglio e la segue dentro. Il proprietario scatta sulla sedia come se fosse appena stato svegliato.
Giornata noiosa.
«Mi piacciono loro» Cecilie gli porge un disco e Harry sorride nel leggere il nome di una delle sue band preferite stampato su quella copertina.
Nirvana. Se fosse stato ancora un ragazzino avrebbe ucciso per avere quell'album tra le mani.
«Un peccato per il cantante», continua lei.
«Già.»
«Cosa ascolti te?»
«Ti piacciono i Breakdown Heads? Se li - beh, se li conosci.»
Cecilie ride e lui si sente uno stupido. Perché certe volte se ne esce fuori con idiozie del genere, ancora lo deve capire. Quale cantante se ne va in giro a chiedere alle belle ragazze se sono fans - o hanno almeno sentito parlare - della propria band?
Stupido. Stupido.
Distoglie il suo sguardo e giocherella con un cd di Madonna capitato sotto le sue mani per caso.
«Potrebbero - dice lei divertita -perché?»
Lui non risponde. Si sente così cretino da voler scappare di lì all'istante.
«Piacciono a te?» insiste Cecilie e sta sfogliando i vinili con poco interesse.
«Io sono il cantante sai. Volevo solo...»
Il cellulare di lei squilla e la sua espressione divertita muta in preoccupata. Harry si chiede cosa ci sia scritto in quel messaggio che la guarda leggere. Quando incontra di nuovo i suoi occhi, quella luce che ha sembra essersi completamente spenta.
«Devo andare» lo sorprende all'improvviso lei, intascando di nuovo il telefono e sistemando il giaccone sulle spalle. Lui annuisce.
«Certo, non...- spero di rincontrarti, Cecilie» balbetta Harry e si gratta la testa imbarazzato.
«Pensi che il destino ci farà incontrare ancora?»
«L'ha fatto già due volte.»
Lei gli si avvicina e posa le sue labbra sulla sua guancia, in un bacio delicato. La mano di Harry afferra quel biglietto che gli sta porgendo.
«Non siamo troppo grandi per lasciare tutto nelle sue mani? - chiede lei, sorridendo un'ultima volta e uscendo poi dal negozio - Ci vediamo, cantante dei Breakdown Heads» lo schernisce poi uscendo dal negozio.
Harry la guarda andare via. Sul biglietto, quel numero che ha sperato di avere in quelle settimane.

E in fondo Louis Tomlinson non è completamente scemo, perché su una cosa aveva ragione: Londra può essere più piccola di quanto pensi, delle volte.

 

 

Liam Payne è una persona razionale, pacata, decisa. Ama starsene per conto suo, se capita, a suonare il basso o a comporre canzoni, ed è sempre il primo a proporsi a favore della giustizia e della pace. Imbastisce discorsi su come sia stupido litigare, non andare d'accordo o lanciarsi addosso oggetti sparsi per la casa - come sono soliti fare Harry e Louis in una qualsiasi situazione - e su quanto, invece, sia decisamente più utile discutere tranquillamente sul problema.
Soprattutto, insiste sul riunire in una supervisione generale - così la chiama - l'intera band, quando davanti a loro si trova un ostacolo, e gestisce la situazione come un insegnante con i propri alunni, invitando la persona con la mano alzata ad intervenire e dire, senza urlare o agitarsi, la sua.
Quel giorno la questione è 'l'insanità mentale di Niall Horan', che ha dato loro una scadenza di quattro giorni per proporre il titolo del nuovo album e presentare almeno una bozza delle tracce, pigroni.
Louis Tomlinson, un paio di jeans strappati e una maglietta larga decisamente fuori moda, se ne sta a gambe incrociate su una sedia girevole, concentrato più a girare su se stesso che ad ascoltare la conversazione.
Harry, d'altro canto, non si è neanche preoccupato di iniziarlo quel discorso.
È sdraiato a guardare il soffitto, sul suo divano sgangherato, una mano sulla fronte e l'altra a stringere il suo cellulare. Può percepire il lungo parlare di Liam, che cammina e gesticola per la stanza senza accorgersi che gli altri due non gli prestano la minima attenzione, ma non ha nessuna intenzione di starlo a sentire, né di preoccuparsi del suo lavoro, in quel momento.
Il suo unico pensiero è lei. Quella ragazza dai capelli rossi che sembra essere arrivata per stravolgergli la vita, in un modo che ancora deve capire.
Una settimana e tre giorni da quando l'ha incontrata in quel negozio di musica e no, non ha ancora avuto il coraggio di chiamarla. C'ha pensato. È stato sul punto di farlo parecchie volte, di cercare il suo nome nella rubrica e premere quel tasto verde. Poi qualcosa lo ha bloccato e si è ritrovato a lanciare il proprio telefono con rabbia e a prendersela con se stesso e con il suo carattere di merda.
Perché se Harry è una furia, un'onda di energia, una forza sovrannaturale, quando si ritrova su un palco...non può dire la stessa cosa della vita di sempre.
Indeciso, impacciato, impaurito. Colpa di un'infanzia forse troppo difficile. Colpa della mancanza di persone vere al suo fianco. Colpa di suo padre, sempre colpa di suo padre.
Chiude gli occhi, per non pensarci, e solo il peso di qualcuno che si mette al suo fianco lo fa deconcentrare.
«Continuerà così per tutto il pomeriggio», Louis si è seduto in un angolino libero del divano, il braccio appoggiato allo schienale, le gambe sul corpo di Harry e gli occhi puntati sul suo volto.
«Lo so.»
«E tu non hai intenzione di starlo ad ascoltare.»
«Neanche tu.» 
«Io non lo faccio mai, se è per questo. Sei tu che alla fine ha le idee geniali e risolve tutte le situazioni.»
Harry fa una smorfia, continuando a fissare il soffitto. Al momento gli serve decisamente un'idea geniale.
«Cosa ti preoccupa?» domanda Louis.
«Il mio non sapermi relazionare con le persone.»
Louis ride.
«Sei sempre stato un bastardo asociale. Da quando in qua è un problema?» 
«Da quando non ho voglia di fare il bastardo asociale con Cecilie.»
«Ah, la rossa. Non l'hai chiamata?»
«No.»
Louis gli fa cenno di fargli spazio e si sdraia accanto a lui. Ora entrambi fissano il bianco soffitto, come se possa dire qualcosa di più interessante di Liam, che continua ancora a parlare ininterrottamente.
«Devi farlo, non sei più il quattordicenne che si nasconde dietro le gambe della nonna. Andiamo, tu sei Harry Styles, frontman di una band rock che sta scalando le classifiche inglesi, quale donna non vorrebbe uscire con te?»
«Cecilie, se continuo a balbettare, o sudare, o fissarla da maniaco.»
«Ti ha dato il suo numero, lei vuole che la chiami.»
Harry si gira a fissarlo. I lineamenti di Louis sono belli da guardare. Harry adora studiarlo mentre si impegna a dargli consigli e aggrotta la fronte, stringendo le labbra fine. Harry adora studiarlo sempre, perché l'affetto e la stima che prova nei confronti del suo migliore amico sono un amore più forte di qualsiasi altra cosa.
«Tu mi sceglieresti? Voglio dire, se fossi una ragazza. Quella ragazza.»
Ora anche Louis si volta ad incontrare i suoi occhi, l'azzurro del mare contro il verde del prato.
«Io ti ho già scelto, quando otto anni fa sei venuto da me a chiedere di insegnarti a suonare la chitarra. E ti sceglierei ancora, anche se adesso non hai più quei sexy capelli ricci da accarezzare.»
«Ti ricordi che pioveva?»
«Mi ricordo anche la tua terribile tutina acetata.»
Ridono e Harry stringe più forte il suo cellulare.
«Chiamala, Haz. Non potrà dire di no a uno come te.»
Lui annuisce e in silenzio si alza dal suo divano. Esce dalla stanza, ignorando Liam e si ferma fissando lo schermo del telefono.
Poi, compone quel numero già imparato a memoria.

 

«Pronto?»
«Cecilie, sono Harry, non so se ti ricordi di me ma -»
«Una settimana e tre giorni. Perché ci hai messo tanto, Harry?»




 


 

Non lo so che miracolo è appena successo ma sì, ho aggiornato! Che ne pensate?
Iniziamo ad entrare nel vivo della storia quindi vi lascio un commentino un po' più lungo stavolta. Allora, Cecilie e Harry si incontrano di nuovo per puro caso, quindi Louis non aveva detto una totale scemenza la scorsa volta, anzi. Harry è un po' impacciato e sinceramente mi piaceva sottolineare questa cosa. Come dico anche dopo, lui è una furia sul palco, si trasforma completamente, ma poi nella realtà non è uno sbruffone che se la tira per il successo che sta avendo, anzi è un tipo con i piedi per terra e che non sa relazionarsi con il resto del mondo. I rockettari DOC me li immagino un po' così, ecco, una carica pazzesca sul palco e dei sociopatici nella vita reale lol.
Cecilie è invece il suo opposto, molto sicura di sè (tanto che gli lascia il numero di telefono senza che lui glielo chieda) e molto elegante e raffinata. Spero che l'incontro al negozio di dischi vi sia piaciuto e che sia chiaro che beh, sì Cecilie conosce i Breakdown Heads.

La seconda parte l'ho un po' incentrata sull'amicizia tra Harry e Louis perché per me è molto importante. Si conoscono da quando sono dei ragazzini, come avete potuto intuire, ma tra di loro non sono sempre rose e fiori. Anzi litigano, si tirano le cose, si urlano contro. Mi sembrava divertente immaginarla così, due caratteri totalmente opposti pronti a sostenersi a vicenda nel momento del bisogno e niente...vedrete.

Vi saluto e ringrazio chi ha messo la storia tra le seguite, spero che mi lasciate anche un vostro parere perché lo apprezzerei davvero.

A presto (spero!).

  
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