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Autore: Ronnie92    06/02/2015    1 recensioni
Pietro è un ragazzo dalla scarsa autostima, proiettato in una società insoddisfacente. Cercherà il contatto con i lettori, sperando di incontrare qualcuno pronto a interagire con lui senza riserve, nè timori nè remore.
Pietro è pronto a rivelarsi senza veli e senza pudori.. ma aspetta solo noi.
Genere: Introspettivo, Poesia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Un titolo che vuole esprimere la mia più grande indignazione legata ai fatti di questi ultimi mesi, ma che in realtà lega secoli di pensieri, dell’umanità stessa.
Molti vorrebbero esporre il loro pensiero sulle recenti morti causate dagli estremisti dell’Isis.
Io non ho un pensiero superiore, pertanto non voglio esprimerlo, perché dietro uno schermo è facile sputare veleno, sputare odio e sentenze, soprattutto quando si ha scarsa conoscenza in materia.
Ma essendo fatto di carne e pensiero, anche io necessito di sfogarmi, di ricevere pareri, i vostri consigli.
Se è vero che le uniche certezze sono i dubbi, voglio lasciarvi pieni di dubbi, pieni di domande, da fare a me, da fare in giro, per comprendere  di più noi stessi e il mondo.
Non ho un vero scopo, le mie parole non hanno uno scopo ultimo, qualcosa che possa far quadrare tutto al posto giusto, risolvendosi magicamente nelle risposte che cerco.
Ma dov’è  la giustizia?
Bisognerebbe scavare troppo affondo e troppo indietro per dare una risposta storica, socio-culturale. Il fatto che espongo è che non esiste una vera giustizia in questo mondo, poiché chi è potente schiaccerà sempre chi è più debole. Quando sarebbe “giusto” che il potente protegga i deboli.
Invece, a causa del nostro animo scorretto, il fatto stesso di essere uomini, ci rende una razza debole. Il “mors tua vita mea” è un concetto troppo predominante nelle nostre teste.
E allora tutto, a seconda di vari fattori: culturali, sociali, religiosi, etnici, diventa un motivo di lotta, di guerra intestina. Siamo la razza meno socialmente evoluta che possa esistere.
Invece di andare verso il progresso sociale, regrediamo all’infinito.
Un mondo migliore come si può raggiungere solo a parole? Come si può migliorare con personalità così mediocri?
In un mondo in cui non è più possibile esporre il proprio pensiero, in realtà non è mai stato davvero possibile.
Anche la morte di un singolo uomo (uomo inteso appartenente alla razza umana, senza distinzioni di sesso, etc.) non è più accettabile, per atti di guerra o dominio dei pochi sui molti.
Ma le mie sono solo vuote ciance, poiché questa è la mia età della ribellione.
Certi fatti mi fanno solo ribollire il sangue nelle vene.
Ma lo so, sono giovane e scapestrato. L’ora dell’ideologia, quella mia personale.
Quella che mette tutti sullo stesso piano, quando la realtà è molto più semplice:
“I deboli perdono, i potenti vincono, la disuguaglianza regna” (mi sembra molto ispirata a – V per vendetta - , p.s. chiunque non l’abbia visto lo consiglio vivamente)  

Intorno a me sento solo parole vuote, tirate fuori da persone ancora più vuote.
Alla fine cosa resta di un discorso?
Ma dopotutto bisogna parlare di ciò, bisogna interessarsi. Anche questa è vita, soprattutto questo è vita. Tutto ciò che accade agli altri di rimando cade inevitabilmente su di noi. Iniziamo a preoccuparci di ciò che accade nel mondo, perché il mondo è la nostra casa.
Anche se a volte vorrei abbandonarmi alle mie fantasie (perché è la via più semplice e più felice), mi schiarisco le idee, respiro,  faccio una lunga doccia fredda, mi calmo e continuo a scrivere, a farneticare, ma con più moderazione.
Il silenzio, quanto può uccidere il silenzio? Secondo me quasi (o forse più) quanto le cattive parole.
Un silenzio velenoso, quello che nasconde la verità e uccide dentro, logorando piano, fino all’ultimo respiro, affogandoci nella menzogna, nella falsità dell’essere.
Quando si arriva ad un certo punto nella vita si riflette solo su fatti sconvenienti, e escono fuori solo riflessioni sconclusionate, perché nessuno ci prepara ad affrontarle.
E quando arriva il nostro momento, proprio quando servirebbe davvero parlare, restiamo senza parole.
Perdonate questa digressione, questo mio cianciare, ma necessitavo di uno sfogo a freddo.
Quando sono preso dalla rabbia non riuscirei a controllare ciò che scrivo, sembrando molto meno logico di quanto in realtà sia.
Spero di aver lasciato qualcosa, forse nulla, forse tutto, ognuno di voi cela la propria verità all’interno di se stesso.
Io lascio solo un pezzo del mio pensiero affinché possa tranquillizzare la mia anima.
Siate forti, anche per i deboli come me.


 
   
 
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