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Autore: Lady99    07/02/2015    0 recensioni
La Bloody Academy Central (BAC) fino al 1970 era una scuola per ragazzi difficili; fu fondata da Thomas Bloody, nel 1889, e inizialmente si chiamava Bloody Academy, ma dopo il suicidio di sua figlia l'ultimo preside della scuola decise di trasformare la scuola in un centro di riabilitazione per ragazzi problematici ed autolesionisti. Sua figlia era autolesionista. Molti dei migliori psicologi del paese lavorano nella scuola, ma succedono cose strane...Sophia, ha 16 anni e anche lei è autolesionista; i genitori l'hanno mandata da uno psicologo che ha consigliato loro di portarla nella BAC, qui Sophia sente una strana presenza, qualcosa di misterioso... Scoprirà cose incredibili su quella casa e sul suo fondatore e sarà aiutata da qualcuno di molto speciale.
*sono un'amante dell'Horror e dei Thriller, ma sono anche una tipa romantica, la verità è che non sono più un directioner perchè ho totalmente cambiato genere musicale, tuttavia i One Direction sono stati parte della mia vita e mi hanno fatto vivere un'esperienza fantastica (il mio PRIMO VERO CONCERTO) e dato che prima sfrivevo Fan Fiction, perchè non mischiare il mio genere preferito con una bella storia d'amore? Se siete curiosi leggete.*
Genere: Horror, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Avevo una stanza singola, il che non mi diede molto fastidio, anzi per me sarebbe stato più difficile avere una compagna di stanza. Quella signora dallo sguardo torvo che guidò me e i miei genitori all'interno si chiamava Greta Volgherten. Mi disse che le stanze erano piene e che questa era l'unica libera.
Appena entrate (i miei genitori avevano firmato non so quali carte e se ne erano già andati) la sua espressione cambiò, da antipatica diventò malinconica e preoccupata. La fissai per qualche secondo...
-Signora Volgherten, sta bene?- All'inizio non rispose, continuò a fissare il vuoto, poi fece un respiro profondo mostrandomi un sorriso forzato che non mi faceva rabbrividire come prima, ma invece mi faceva sentire...triste.
*E' successo qualcosa qui dentro...* pensai.
Lei mi guardò ancora. -Sto bene...Ssitemati pure... la cena è alle 20:00, se non scendi in orario non potrai mangiare.- Detto questo chiuse con violenza la porta e mi lasciò da sola.
Riuscì a osservare meglio la camera. Anche questa, come il resto della casa si vedeva che era piuttosto vecchia.  Si affacciava su una parte del giardino che non avevo ancora notato: un grande albero, spoglio, senza nemmeno una foglia, solo dei rami vuoti. Restai a guardarlo. Tutto in quella casa era malinconico, triste, misterioso; la mia camera, quella siignora Volgherten, l'albero, perfino i ragazzi. Quegli occhi verdi...emanavano tanta tristezza, sapevo che mi sarebbero rimasti impressi nella mente per molto tempo; tanta malinconia che mi sentì sprofondare, se qui la gente era così non mi piaceva affatto e non mi sentivo sicura, per niente!

Alle 20:00 scesi giù. Non sapevo ancora bene dove andare per cenare, così seguì alcuni ragazzi. Loro a differenza di quel ragazzo seduto sulle scale al mio arrivo erano più spensierati, sorridevano e scherzavano tra loro. Pensai che il fatto di stare qui forse li aveva fatti sentire bene e che si erano ripresi... Poì pensai *da cosa devo riprendermi io?*


Una delle poche cose che iniziava a piacermi di quel posto sicuramente... non era il cibo... Quella sera c'erano cotoletta e pasta al sugo, io non mangiai niente, se non un po' di pane intingendolo nel sugo. Ero seduta da sola, tuttavia notai di non essere l'unica solitaria nella sala, infatti dal lato opposto al mio notai una ragazza, con i capelli rossi, aveva lo sguardo fisso sul piatto e com me giocherellava con il cibo. Io ero lì per guarire dalla mia, come l'ha definito il "Dottore", depressione, ma ciò non significa che non posso fare amicizia. Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei.
-Ciao!- Lei alzò lo sguardo facendo vedere degli occhi azzurri meravigliosi. Mi guardò in modo strano, sicuramente non si aspettava che mi sarei avvicinata a salutarla. Abbassò di nuovo lo sguardo sul cibo e anche lei sussurrò un breve saluto. Iniziai a sentirmi imbarrazzata e non poco... Sentì un nodo alla gola, ero davvero imbarazzata, non sono mai stata brava a socializzare ma quella volta fui io a fare il primo passo, non potevo tirarmi indietro.
-Io sono Sophia, tu come ti chiami?- Aspettò un minuto, poi alzò di nuovo lo sguardo verso di me. -Leila-
*Bene* pensai *Primo contatto creato*
-Sei qui da molto?-
-Un mese più o meno...Non ti ho mai vista... Quando sei arrivata?-
Il suo tono di voce era piuttosto basso, si vedeva che era una ragazza timida, io invece non mi sono mai ritenuta timida, solo un po' solitaria, ma forse lo ero ma non volevo ammetterlo.
-Oggi, sono arrivata solo oggi..-
Calò il silenzio, lei accennò a un breve sorriso e poi fissò di nuovo il piatto. Non volevo arrendermi!
-Tu come ti trovi qui?-
-Bene.-
-Ah... Beh tanto per finire l'interrogatorio sai se c'è qualche attività da fare oltre a un salutare dieta?- Dissi l'ultima frase prendendo con la forchetta un po' degli spaghetti e guardandoli disgustata, avevano un odore nausenate! Tuttavia notai finalmente una risata, una risata spontanea e non un breve sorrisetto forzato come quelli che avevo visto qui fino ad ora.
-Beh, dipende, c'è una grande libreria, ci permettono di prendere i libri che vogliamo, ma non ci vanno in molti...-
Le sorrisi, contenta che finalmente aveva detto una frase formata da soggetto, predicato e complemento e anche per il fatto che l'avevo fatta ridere.
-Tu sembri simpatica?-
Mi misi a ridere, l'aveva detto come una domanda...
-Beh, suppongo di si...-
-Nel senso... non sono molti quelli come te che finiscono qui... E' un po' come una prigione e noi siamo i criminali.-
-Che bel paragone...-
-Già... Tu con chi stai in stanza?-
-Oh, io sono da sola.-
-Davvero?-
-Si, in quella vecchia stanza isolata nella parte est dell'edificio.-
Appena dissi quella frase lei sgranò gli occhi.
-Cosa c'è?-
-T-tu non sai di quel che è successo quasi 40 anni fa in quella stanza?-
-No...- Iniziai a preoccuparmi.
-Beh...Lì... si è suicidata una persona.-
In quel momento forse capì perchè quella camera mi inquietava tanto. Ma appena lo seppi iniziai a preoccuparmi.
-Sai questo posto prima era una scuola, la figlia dell'ultimo preside si suicidò nel 1970, la trovarono impiccata nella sua stanza, e credo che la camera dove alloggi tu sia proprio la sua vecchia camera... Se è vero che si trova nell'ala est...-
Era davvero inquietante ciò che mi aveva raccontato, tuttavia volevo saperne di più.
-Cos'altro sai?-
-Beh, quelle che ti sto dicendo sono solo voci, tuttavia c'è un vecchio articolo di giornale che il signor Wes, l'attuale proprietario dell'edificio tiene sempre nel suo ufficio, in bella mostra... Quell'articolo racconta del suicidio della ragazza; lei era un'autolesionista e spesso si ribellava ai suoi genitori o scappava di casa più e più volte, per questo dopo suo padre ha trasformato la scuola in un centro di riabilitazione per ragazzi difficili, l'ha fatto in onore di sua figlia e per aiutare adolescenti che come lei si sentono... come pesci fuor d'acqua...-
-E il Signor Wes? E' un parente? Come mai tiene quell'articolo?-
-Beh, come ti ho detto sono soltanto voci... Ma alcuni dicono che la conosceva prima che si suicidasse...-
-Come fai a sapere queste cose?-
-Beh...come ti ho detto sono solo voci...-
Rimasi piuttosto scossa da quello che aveva raccontato, si era finalmente aperta con me e la prima cosa che mi dice parla di un suicidio avvenuto nella mia nuova camera...Se prima quel posto non mi faceva sentire sicura, dopo aver sentito quella notizia sapevo che non sarei nemmeno riuscita a dormire là dentro...
Le feci qualche altra domanda su ciò che si faceva in quel posto, mi disse che facevano delle riunioni e che ci affidavano a degli psicologi. Ciò che mi disse mi fu molto utile.

Ad un tratto notai un tavolo ben nascosto, seduto c'era un ragazzo, era solo, non stava nemmeno mangiando aveva in mano semplicemente un bloack notes(?), stava disegnando qualcosa. Lo vidi alzare lo sguardo e riconobbi quegli occhi tristi e malinconici... Era il ragazzo di oggi pomeriggio, quel ragazzo seduto sulle scale, lo riconobbi immediatamente, appena i miei occhi rividero i suoi, freddi e glaciali.
-Chi è lui?-
Lo indicai. Sapevo che era un posto per ragazzi difficili con qualche problema con la società, ma il suo sguardo, la sua espressione, era molto più cupa di quella di altri ragazzi e ragazze qui dentro. A differenza di Leila, lui metteva paura, lei era timida, ma lui era qualcosa di misterioso... Capì subito che se mi fossi avvicinata a lui per me non sarebbe andata a finire bene.
-Lui è Harry... Qui siamo tutti cupi e solitari, o almeno la maggiorparte lo sono... ma lui è...arrabbiato e nessuno si può avvicinare. Disegna in continuazione, ma nessuno ha mai visto ciò che c'è realmente sul suo Bloak Notes, meglio stare alla larga da lui, è il peggiore di tutti...-
Abbassai lo sguardo. Sapevo già che non avrei dovuto parlare con quel ragazzo, nè guardarlo... Tuttavia i miei occhi si posarono di nuovo sui suoi e lo vidi che mi stava guardando, aveva visto che lo stavo fissando.
Non so per quanto tempo mi guardò, con quello sguardo arrabbiato, ma ad un certo punto si alzò e se ne andò.
  
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