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Autore: MrYamok    09/02/2015    0 recensioni
Loro, con tutti i loro strani congegni strampalati e inutili, quando per tutto ciò aveva sempre visto suo padre o sua madre agitare lievemente la bacchetta magica e far muovere ciò che era fermo, accendere ciò che era spento e creare dal nulla ciò che prima non era mai esistito. Amava sentirsi un mago.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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Si era seduta al tavolo davanti al loro. La biblioteca ristagnava di un forte odore di polvere, ma a lei non dispiaceva.
Era un odore che le dava tranquillità d’animo. Se avesse potuto, avrebbe passato tutto il resto della giornata là dentro, ma purtroppo doveva anche andare al suo primo allenamento di Quidditch. Come avrebbe voluto poter anche partecipare ad una partita vera... ma le regole dettavano chiaramente che nessuno del primo anno poteva ancora partecipare ad una partita. Ricordò che suo zio le aveva sempre raccontato di come, pur essendo al suo primo anno, fosse miracolosamente diventato il Cercatore della squadra, e provò una fitta di gelosia. 
Era passata davanti a loro senza degnarli di uno sguardo. Dopo la litigata con Malfoy non aveva la minima intenzione di rivolgergli la parola, nemmeno ad Albus.
Rose non capiva cosa gli stesse succedendo, a suo cugino. Era passato dall’essere il suo amato cuginetto, sempre timido e riservato, sempre intento a divorarsi i suoi volumi di Astronomia, a diventare un formidabile futuro Cacciatore.
Un Cacciatore dei Serpeverde! Dei Serpeverde!
Aveva sempre sognato che sarebbero tutti finiti a Grifondoro, lei, James e Albus. Erano sempre stati insieme, inseparabili sin da bambini.
Tutto questo non aveva senso. Erano tre giorni che non dormiva la notte. Continuava a ripensare al momento dello smistamento.
La sala illuminata, tutti gli occhi su di lei, vedeva James sorriderle, e anche Albus. Malfoy la guardava in modo strano, ma a lei non importava.
E poi il cappello proferiva con un ruggito: Grifondoro!, e tutta la sala esultava.
E poi arrivava il momento di Albus, si sedeva sullo sgabello, e la tensione saliva, e vedeva lui e il cappello bisbigliare, e il cuore le batteva sempre più veloce, e il cappello sibilava… sibilava…
Grifondoro! Dirà Grifondoro… deve dirlo! Cos’altro dovrebbe dire? Grifondoro!
James non aveva più detto una parola riguardo, da allora. Non aveva più parlato di Albus, né aveva mai menzionato qualcosa dell’accaduto. Non le aveva più parlato o chiesto nulla di suo fratello.
Sentì le lacrime salirgli agli occhi. Non voleva piangere. Odiava piangere, la faceva sembrare debole, e lei era forte, era sempre stata forte.
Un’ombra apparve improvvisamente dalla sua destra, si girò di soprassalto, e vide Malfoy appoggiato al bordo del tavolo guardarla.
Le labbra di Rose si incresparono in una smorfia di ­disgusto.
“Cosa vuoi?” chiese bruscamente, voltandosi dall’altra parte per asciugarsi le lacrime.
Malfoy continuò a fissarla in silenzio.
Aveva un’aria strana dal solito, non la sua solita smorfia beffarda di sempre: la guardava intensamente e si dondolava avanti e indietro sul tavolo, come se fosse impaziente.
“Insomma, che vuoi? Sei venuto a prendermi in giro come al solito? Risparmiati la fatica e vattene, non ho tempo per ascoltarti.”
“Ero… ero venuto…” cercò di dire, ma parve non riuscire a finire.
“Rose- cioè, Weasley…” disse nuovamente, schiarendosi la gola, “Ti capita mai di… essere qualcuno… cioè comportarti in un certo modo… ma in realtà non essere quella persona?”
Rose lo guardò come se avesse cominciato a parlare in Troll.
“Eh? Che diavolo stai blaterando?”
Malfoy chinò il capo, e tirò un lungo sospiro, “Non… non lo so…”
Rialzò la testa e di nuovo la guardò intensamente negli occhi. Rose ricambiò lo sguardo, decisa a non cedere a qualsiasi sfida fosse pronto a lanciargli.
I suoi pallidi occhi azzurri sembravano indugiare su qualcosa a lei ignoto.
Tuttavia, fissando quegli occhi, Rose non ebbe l’impressione che emanassero ostilità.
Il che rendeva tutta quella situazione ancora più strana.
“R-Rose Weasley!”, disse d’un tratto, interrompendo quella lunga gara di sguardi.
Il suo viso, notoriamente latteo, si era macchiato di un debole rosa pesca.
“Volevo solo…! Solo chiederti… scusa! Per quello che è successo. Mi dispiace averti chiamata mezz- come ti ho chiamata! Inoltre, Albus non ha alcuna colpa e-”
La mano di Rose, atterrò con un sonoro e secco schiaffo sulla guancia sinistra di Malfoy. Malfoy cadde nel silenzio, guardando Rose con bocca semiaperta.
“Voglio chiederti una cosa, Malfoy: ti sembro davvero così stupida? Credevi veramente che avrei abboccato così ingenuamente alle tue false scuse? Come se non immaginassi che in realtà hai già ideato un nuovo piano per umiliarmi insieme a tutti i tuoi viscidi compagni Serpeverde! Chissà che risate vi sareste fatti a bersagliare la lentigginosa e secchiona Weasley! Beh, mi spiace, ma con me non funziona. Non farò la stessa fine dei miei parenti, stanne certo!”
“M-Ma-”, balbettò Malfoy.
Lasciami-in-pace. La prossima volta ti farò pentire di non averlo fatto.”
Si alzò dal tavolo e scostò violentemente Malfoy, percorrendo poi a passo veloce il corridoio tra gli scaffali, in direzione dell’uscita.
 
Scorpius rimase a guardare in direzione nella quale Rose se ne era andata per alcuni minuti.
Tutto quello che aveva voluto dirle era “Mi dispiace”, nessun doppio fine, nessuna umiliazione premeditata, nessun Serpeverde.
Mi dispiace. Mi dispiace. Scusa. Non volevo. Non era mia intenzione. Sono stato un’idiota. Non dovevo chiamarti mezzosangue. Albus non ha colpa. La colpa è solo mia. Io non sono così. Io non sono mio padre. Penso che potremmo essere amici.
Penso che potremmo essere amici.
“Penso che potremmo essere amici.”
“Eh?”, chiese Albus, alzando lo sguardo dal libro, “Cosa?”
Scorpius scosse la testa, “Niente.”
“Che hai fatto qua?”, chiese indicando la guancia.
“Niente”, disse mormorando, “Ingratitudine.”
“Ingratitudine?”, ripeté.
Scorpius scrollò le spalle, “Lascia perdere, torniamo a studiare. L’esame è vicino.”
   
 
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