Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Happy_Pumpkin    02/12/2008    4 recensioni
Raccolta di missing moment dedicati a vari personaggi di Deathnote. Il rating va dal giallo all'arancione, presenza di shonen-ai.
1) Heartbeat [Mihael Keel; Kyomi Takada] Spero che non senta il mio cuore battere. Lo sentirà. Come può non sentirlo?
2) Falling [Elle; Light] Peccato che, a differenza di quanto accadeva con le fragole, non ci sarebbe stato nessuno a raccoglierli.
3) Mother [Light; Sachiko] Quello che stava morendo non era soltanto un assassino. Era suo figlio.
4) Confidence [Mello; Near] Erano due poli con la stessa identica carica che, pur tentando di incontrarsi, finivano sempre per respingersi.
5) Confidence [L; Misa] Erano sempre in tre: anche nella stanza più affollata.
6) Shot [Teru; Light] Chi, se non Dio, poteva controllare l'incontrollabile?
7) Smoke [Mello; Matt] Non cercava risposte; voleva semplicemente una via d'uscita, anche se non sarebbe stata quella a salvarlo.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito, Mello, Near
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ho deciso, purtroppo per chiunque si imbatta nella lettura, di riprendere in mano questa fanfiction che avevo abbandonato mesi fa per causa di forza maggiore. Cambierò direzione: i protagonisti presenti non formeranno necessariamente delle coppie o presunte tali, si tratterà in linea generale di relazioni e avvenimenti.
Qui è ancora presente la vecchia one-shot postata millenni or sono, che ho voluto tenere per una questione di affetto; il mio stile come magari noterete è piuttosto cambiato, quindi se volete siete liberissimi di saltare questa storia e passare a quella successiva.
La raccolta è già conclusa e non rimarrà più incompiuta, infatti una volta a settimana posterò puntualmente - salvo imprevisti che spero non capitino - le parti mancanti.
Buona lettura.




Tipologia:
One-shot

Rating: giallo
Genere: Introspettivo, malinconico
Avvertimenti: //
Personaggi: Mihael Keel; Kyomi Takada




Battito.




Sentiva la velocità scompigliare i capelli, il rumore della moto e del vento che sfioravano in un ritmo confuso le sue orecchie.
La notte.
I lampioni che illuminavano la strada con debolezza, l'asfalto che veniva divorato con velocità impressionante al loro passaggio.
Un cielo metropolitano che si allontanava trascinando con sé anche le insegne e le chiacchiere della gente.

Chiuse gli occhi per un istante mentre aveva il suo petto appoggiato contro quello dello strano ragazzo, uomo forse, dal volto coperto.
Lo teneva stretto come se temesse che fosse lui a scappare piuttosto che il contrario.
E quando quei due corpi, distanti e mossi da ideali diversi, entrarono in contatto entrambi lo avvertirono: un momento di elettricità.

Un brivido e una rigida tensione in quella vicinanza.

Era imbarazzante stargli addosso, sentire il respiro misurato del ragazzo, la gabbia toracica che si dilatava pur sotto strati di vestiti.

Spero che non senta il mio cuore battere.

Le sembrò addirittura che il ritmo accelerato per la tensione, per la paura, rimbombasse nella sua testa.

Lo sentirà. Come può non sentirlo?

Lo strinse più forte quando prese una curva piegandosi pericolosamente, si premette maggiormente contro di lui, avvertendo il calore di quel corpo.
E per un solo istante, nel riflesso dello specchietto, scorse su di sé i suoi occhi.
Profondi, pieni di tanti sentimenti nei quali lei rischiava di affogare se solo osava avventurarcisi.
Quel volto... quella cicatrice... quello sguardo... perché si sentiva curiosa?

No... non era curiosità bensì un bisogno, una necessità. Di comprendere un uomo nel quale, nell'attimo in cui si erano guardati, aveva intravisto la sua stessa altezzosa superiorità, divenuta il suo scudo personale per difendersi dal resto del mondo.

Alla fine nemmeno lei sapeva cosa ci facesse su quella moto, con uno sconosciuto, lei che da studentessa universitaria era diventata il braccio destro di Kira.
Un mondo di promesse, di traguardi, di omicidi a fin di bene.
E cosa le restava poi?
Tanta paura.
Di morire.

*°*°*°*

La moto si era fermata dentro un camion vuoto, con qualche scatolone ammassato in un angolo. Un posto anonimo, avvolto da un silenzio surreale dopo che il rumore del motore era cessato.

La donna fu costretta a scendere rimanendo poi immobile, con la schiena quasi appoggiata alla parete del furgone. E rimase altrettanto immobile quando il rapitore con rapidità si tolse il casco, facendo fluire una massa di capelli biondi che gli arrivavano alle spalle.
La cicatrice. Nei disegni che Kira le aveva mostrato non c'era ma ormai ne era sicura... quella frangetta, quel volto sicuro di sé.
Ormai era ovvio: lui era Mello.

Non disse nulla quando, improvvisamente, questi le puntò contro una pistola, nera come la giacca che aveva addosso:
“Spogliati.”

Un ordine netto e preciso, come lo scatto della sicura. Si irrigidì sentendo il cuore continuare a pulsare più frenetico, in lotta contro la fredda razionalità che da sempre la caratterizzava.
No, va tutto bene. So cosa devo fare.

Si guardarono.
Per dei secondi.
Incontrandosi in una piena consapevolezza: di essere troppo orgogliosi e fieri di loro stessi ma anche di essere legati ad altre persone, sebbene in modo diverso.
Lei lo aveva voluto, lui no.

Ma in ogni caso avevano lasciato alle spalle tutto quello che avevano.

Le sue obiezioni, in quel luogo e con l'arma puntata addosso, sembravano valere ben poco.

“Sbrigati. Guarda che almeno una coperta te la do.”

Avvenne tutto lentamente: coprirsi ... denudarsi ... sfilare quel pezzo di carta che l'avrebbe salvata e tenere, a rischio, un cellulare perché lui la trovasse.
Ogni movimento fu calcolato, ponderato, mentre si sentiva solo un fruscio di vestiti.

Si lanciarono un'occhiata, come per studiarsi, osservando i reciproci movimenti e avvertendo gli imbarazzi, la rabbia, la determinazione di entrambi.
Finché con la mano libera Mello non si abbassò la zip della giacca rivelando una tuta da fattorino.

Un movimento brusco e deciso per cambiarsi, tipico del suo carattere, ben lontano dagli imbarazzati e tesi gesti della donna.

Finché questa non chiese tagliente: “Che cosa vuoi da me? Speri di ottenere qualcosa?”

Lui rimase un istante immobile e, dopo averla fissata con occhi straniti, rispose:
“La morte di Kira.”

Perché?

“Non dovresti ostacolarlo, lui è la giustizia.” asserì decisa, come da anni si ripeteva prendendo ordini da Light, sperando che fosse amata e non usata da lui.
Era doloroso autoconvincersi.

“No – rispose con tono di voce apparentemente calmo il biondo – la giustizia è morta. Tempo fa.”

Emise una leggera risata, sforzandosi di apparire sprezzante:
“Da me non ricaverai nulla. Se io muoio l'opera di Kira andrà avanti.”

Non gli servo più ormai. L'ho detto... ma lui... a me serve?

“Chi ha detto che devi morire, Kyomi Takada?”

Spalancò gli occhi, sentendosi bloccare il respiro. Il suo nome, quasi in un sussurro, pronunciato da lui con profondità.
Perché doveva trovarsi così in bilico? Perché dovevano incrociare i loro occhi, perché doveva essere coperta da quel velo trasparente e restare così nuda, scoperta e vulnerabile, davanti a lui?

Chi era Mello? Un estraneo... un uomo malvagio che l'aveva rapita per uccidere il grande Kira.

Ma cos'ha fatto Kira per me?

No. Non doveva cedere, non doveva supplicarlo di portarla via, lontano da Light Yagami, non doveva rivelargli il nome di Kira.
Perché altrimenti la sua esistenza non avrebbe avuto più senso, nemmeno se a guardarla fosse stato quel ragazzo così diverso eppure talmente vicino a lei da sentire il suo respiro sfiorarla.

Infine se ne andò, cambiato, chiudendo lo sportello alle sue spalle.
Lasciandola sola, non prima di averla guardata un'ultima volta.
Forse, se avessero saputo come andava a finire, si sarebbero detti addio... o magari sarebbero fuggiti.

Estrasse il foglio di carta con mano tremante, cercando di non fare rumore e sperando che Mello non tornasse. O avrebbe capito.
Lo guardò, passò gli occhi su quelle righe vuote che aspettavano solo di essere riempite.

Con il suo nome.

Lei lo sapeva come lui sapeva il suo. Si conoscevano prima di incontrarsi.

Un solo gesto, rapido, veloce, per lei che aveva avuto l'occasione di vederne il volto. E tutto sarebbe finito.
Fine.
Quella parola riecheggiò seducente nella sua testa.

E allora forse Light si sarebbe accorto di lei. Detestava essere dipendente da lui ma ormai era dentro il suo mondo e non poteva uscirne, nonostante ci fosse quel ragazzo che, inconsapevolmente, le stava lasciando aperta la porta.

Guardò lo sportello del camion con ansia, il foglio stretto in mano e il respiro mozzato.
Entra, avanti. Non farmi fare questo... scappiamo.

Si morse un labbro, sentì le lacrime bagnarle il volto col trucco ormai sfatto.
Stava impazzendo? Perché voleva così disperatamente andarsene da quella Terra perfetta che credeva plasmata da una giustizia superiore?

Bugie, solo bugie.

Ma erano belle bugie. E lei ci aveva convissuto troppo a lungo per evitarle.
Infine un ultimo pensiero: Kira conosceva il suo nome. Se fosse fuggita l'avrebbe uccisa.
No, non sarebbe morta scappando.
In fondo magari, ci sperava davvero, Light Yagami l'avrebbe salvata.

Estrasse tremante la penna e, lentamente, scrisse le lettere che componevano il suo nome.
“Mi dispiace, Mihael Keehl.”

*°*°*°*

Quel posto di guida era austero, senza calendari o tanti fronzoli appesi. Mello strinse il volante tirando un gran sospiro e gettando sul posto a lato il cappello.

Perché si sentiva così teso?
Era colpa di quella donna. Di quegli occhi spaventati e orgogliosi, di quella fierezza superba che lo faceva andare su di giri... perché si era rivisto in lei... nella rassegnazione e nell'orgoglio.

Va bene così. L'avrai terrorizzata. Se ora andassi di là e cercassi di comportarmi meglio non servirebbe a nulla.
Ho il mio compito e il mio rischio.
Li ho accettati entrambi, 'fanculo il resto.

Finché non gli sembrò di avvertire il fruscio di una penna, un tocco leggero, quasi una sensazione. E poi un sussurro.. delle scuse rivolte a lui.
Non aveva avvertito mai così tanto affetto e dispiacere nel sentire qualcuno pronunciare il suo vero nome.

Stupido. Questa storia mi sta dando alla testa.

Non c'erano bisbigli, fruscii, sfiorare di carte... solo lui e Kyomi Takada alle sue spalle.
Erano soli, separati da quella sottile lamiera.

E infine ci furono quaranta secondi.
Per raccogliere gli ultimi pensieri, le ultime attrazioni reciproche, per sentire ancora una volta quel cuore frenetico che bussava alla sua schiena mentre lei lo ghermiva in un abbraccio teso.

Se non ti fossi chiamata Kyomi Takada ti avrei portata a fare un altro giro in moto.

Se lui non fosse stato Mihael Keehl non sarebbe morto, appoggiando con leggerezza la testa bionda sul volante, gli occhi spalancati in una attonita sorpresa, e la frangia che svelava la sua cicatrice.



   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Happy_Pumpkin