Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Birdcage D Swan    10/02/2015    2 recensioni
«Ha mai sentito parlare di Lightning L-Drago?» Il suo sguardo sembrò illuminarsi.
«Ehm…più o meno.»
«Mi dica tutto ciò che sa su quel bey.»
Vi giuro, non ho mentito. Sapevo perfettamente di cosa stesse parlando…quasi.
«Dunque, è un bey proveniente…dalla costellazione…del Drago.» “You don’t say, Paschendale?”.

[…]
Affilati, circondati da folte ciglia nere.
Quelle iridi ristrette, all’interno delle cornee bianche, gli conferivano un aspetto spaventoso, quasi assatanato.
Quelle iridi dello stesso colore dell’oro, il più brillante esistente.
Tutto ciò che mi rendesse umana, ogni idea, paura, sentimento. Tutto svanì.
In quello sguardo, appena accennato.
Erano gli occhi più terrificanti e incantevoli in cui mi fossi mai specchiata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Ryuga, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Create your own banner at mybannermaker.com!

XXIII.
Rakuen

To face the fear
I once believed
 
Madoka appoggiò pigramente la guancia al pugno chiuso. Gli occhi sognanti Fissavano la sua interlocutrice; provava le stesse sensazioni che Paschendale sentiva quella notte: i respiri corti, la dolce agitazione, il breve ma intenso dolore, e infine l’amore.
La posizione rilassata e sognante di Madoka, tuttavia, stonava completamente con quella di Paschendale: fissava un punto in basso, poco davanti a lei, con gli occhi molto più licidi di quanto non li avesse avuti fino a quel momento.
«È stato bello?» domandò la meccanica con un sospiro. Si aspettava sicuramente qualche lacrima di commozione dall’ex blader, accompagnata da sorrisi dolci nel ripensare a quei momenti.
Paschendale alzò il capo, un’espressione incredula dipinta sul viso, gli occhi sbarrati.
«No!» alzò la voce, irritata e stupita.
Madoka si ricompose. I mille pensieri che aveva avuto cessarono tutti con quel “No!”. Aggrottò la fronte e assunse un’espressione quasi schifata.
«Co… Come “no”?».
«Ma… si può sapere perché diavolo pensiate tutti che sia una cosa tanto magnifica?» sbraitò Paschendale, gli occhi al cielo e le braccia spalancate, come se stesse chiedendo aiuto a una qualche divinità celeste.
Madoka era incredula a dir poco. Può sembrare strano, ma nella sua vita aveva avuto a che fare anche con fenomeni diversi dai beyblade, ad esempio le piaceva, bene o male, tutto ciò che fosse gradito a una ragazzina della sua età: leggere romanzi rosa, guardare film d’amore, le prime cotte… E la cosa di cui era sempre stata sicura al cento per cento era quel momento; purtroppo però, le parole di Paschendale l’avevano completamente disorientata.
«Ma… Non capisco… Perché non è stato bello?».
«Perché ha fatto male!» si lamentò la Tategami, come un bimbo che spiega l’ovvio motivo del perché non voglia farsi la puntura. «Tutti credono che la prima volta sia meraviglioso, coinvolgente e piacevole. Piacevole? Ma per favore! Non si viene la prima volta, va bene? Non si viene! Forse, se di mezzo ci fosse stato il sentimento, sarebbe stato un po’ meglio. Ma no! Non c’era neanche quello!».
“Nessun sentimento” ripeté Madoka nella sua mente. Bastò quell’ultima frase per farla convincere di non aver capito nulla. Si rabbuiò, un senso di delusione la pervase e una domanda fece prepotentemente spazio tra i suoi pensieri, una domanda che non sarebbe mai riuscita a chiedere; tentò di scacciarla dalla testa, ma una malsana curiosità gliela stampò con ancora più convinzione nel suo cervello.
Probabilmente, Paschedale intuì gli interrogativi della meccanica, rattristendosi, di conseguenza, ancora di più.
«Paschendale ma… quindi…» Madoka non fece in tempo a terminare la domanda che il Presidente della WBBA si era già spostato dal letto alla finestra, forse per nascondere le lacrime, forse per non incontrare lo sguardo accusatorio di Madoka, cosa che fece sentire quest’ultima ancora più a disagio di quanto non fosse già.
La meccanica respirò a fondo un paio di volte, poi parlò.
«Ma quindi tu… Tu non amavi Ryuga?».
Un debole sorriso apparve sulle labbra di Paschendale.
“Me l’aspettavo.” pensò.
«Non hai visto il suo sguardo.»
«Il… Il suo sguardo?».
«Sembrava urlare. Urlava aiuto, urlava la necessità di sentirsi umano almeno per una volta in vita sua. Riuscii a notarlo solo dopo quel bacio, quando lui mi spinse sul letto e io mi arresi alle sue pretese.
«Continuavo a ripetergli “Ryuga, è tutto okay! È tutto okay, stai tranquillo!”
La voce si bloccò in gola, una forte sofferenza nell’aver pronunciato quelle parole la pervase.
Madoka s’alzò dalla poltrona, pronta ad avvicinarsi a lei, a confortarla, a chiederle scusa per l’impulsività con cui aveva avuto quei pensieri tanto superficiali.
«Era spaventato. L’effetto dei farmaci e il suo orgoglio personale lottavano dentro di lui, lo intuii chiaramente.» L’aver ricominciato a parlare, anche se con voce molto più rotta, fece arrestare Madoka lì dove si era alzata.
«Sono stata solo uno sfogo per lui, questo lo so bene.» Ricominciò Paschendale, ma non dopo aver fatto un’altra pausa per far valere la ragione sui sentimenti. «Ma… A me stava bene.»
 
°  °  °
 
Stavo decisamente meglio! La febbre mi era passata, così come gli svariati giramenti di testa. Purtroppo però era molto sudata e non avevo dormito bene.
“Chissà che ore sono?” pensai.
Mi sporsi verso il comodino, afferrai l’orologio da polso e sbirciai l’ora: 10.30.
“Quant’è tardi!”.
Mi sedetti sul letto e osservai la camera: era tutto in ordine. Guardai in direzione del bagno, tentando di sbirciare attraverso lo spiffero della porta socchiusa; non vi era alcun rumore, così come nel resto della camera.
“Chissà dov’è Ryuga?” mi chiesi, anche se, in quel momento, non ero troppo interessata a cercarlo e, soprattutto, avrei avuto bisogno di un po’ di tempo prima di voler parlare con lui.
Avrei dovuto farmi una doccia, non potevo presentarmi a Doji in quelle condizioni. Però, ero decisamente in ritardo per l’iniezione.
“Speriamo non mi torni la febbre una seconda volta!”.
Racimolai tutti gli indumenti che mi capitavano sotto il naso; in poche parole, mi vestii come il giorno precedente.
Mi sedetti sul letto e indossai i pantaloncini. Ero totalmente tranquilla, senza pensieri ad affollarmi la mente, quando disgraziatamente guardai fuori dalla finestra con la coda dell’occhio.
«Perché non è ad allenarsi?» riflettei ad alta voce.
Ero in ritardo, avrei avuto l’incontro con Doji alle 10.15 per un’importantissima iniezione.
«Al diavolo!» ringhiai tra me e me, precipitandomi giù per le scale in direzione della spiaggia. Corsi più veloce che potevo, nonostante mi girasse leggermente la testa per il poco sonno e lo stomaco vuoto.
Dovevo raggiungerlo. Dovevo vederlo.
Quant’ero stata stupida! Cercare di ignorare quel momento concentrandomi su altro. All’improvviso mi venne in mente tutto e mille brividi mi attraversarono la schiena.
Che cosa avevo fatto? Cosa m’interessava veramente? Perché gliel’avevo lasciato fare?
Grazie al cielo, era ancora lì.
Ansiami, quella corsa mi aveva sfinito. M’inginocchiai a terra, annaspando, alla ricerca urgente di ossigeno.
Avevo notato giusto per qualche secondo la sua posizione altera, lo sguardo fisso verso il mare. Chissà se stava pensando agli avvenimenti di quella notte?
E poi, accompagnate al fruscio del vento, le parole più dure di sempre.
«Sei soddisfatta?».
Mi stupii del fatto che si fosse accorto della mia presenza, e ancora di più che mi avesse rivolto la parola.
Alzai lo sguardo e incontrai quelle gelide iridi ambrate. La sua freddezza mi pervase.
Per un attimo, mi domandai quanti flaconi di farmaci avesse trangugiato alla fine di quella notte.
“Allora, Paschendale? Sei soddisfatta?” ripeté una voce nella mia testa.
La domanda principale ritornò: perché l’avevo fatto?
Ryuga aveva una quantità di problemi impressionante, a cui nessun essere umano sarebbe mai riuscito a far fronte.
Non potevo dirglielo (non ero mica così stupida), ma il vero motivo che mi spingeva verso di lui, era la pena. Quando sentivo le sue parole tanto dure, quando mi perdevo in quello sguardo impassibile, quando ritrovavo tutta quella sua determinazione concentrata solo ed esclusivamente su una stupida trottola, la compassione occupava ogni altro sentimento.
La compassione…ma anche la speranza. Gli sguardi e le parole celavano molto bene quel poco che restava del suo lato umano, ma non del tutto. Quando tremava all’idea di proteggermi, all’idea di starmi vicino, e tutti quei suoi sentimenti bloccati da un motivo così stupido, non facevano altro che avvicinarmi a lui.
Il suo unico obiettivo sarà anche stato quello di impossessarsi di Lightning L-Drago, ma il mio era dargli ciò che tutte le persone del mondo avrebbero dovuto ricevere; anche se, e lo sapevo bene, Ryuga non era mai stato una persona.
Per questo il vederlo crollare su di me, sentire il suo respiro così profondo, il suo sudore scorrere sulla mia pelle… Mi fecero sentire in pace con me stessa.
«Se non ti è piaciuto, dimmelo, non mi offendo» bisbigliai frettolosamente.
Ero più che certa circa la stupidità della mia risposta che, tra l’altro, non c’entrava proprio nulla con la sua domanda.
«Mpf! Credi sia veramente questo il problema?» domandò con presunzione, nonostante di quest’ultima non ce ne fosse assolutamente bisogno.
Mi si avvicinò, altero come di suo solito. Dovevo fronteggiarlo e dimostrargli che la mia paura nei suoi confronti non esisteva più, anzi, sarebbe stato un fatto alquanto strano se m’intimorisse in seguito a tutti quegli avvenimenti.
Faticai ad alzarmi in piedi, sia per la folle corsa, che per i mille tremori causati da una forte confusione. Sollevai il capo, il suo sguardo così vicino al mio. Quello sguardo così freddo, così inumano.
“Certo che ne ho fatta di strada” ragionai. I primi giorni, addirittura, faticavo a parlare, a muovermi, a pensare in sua presenza. Certo, per alcuni versi era ancora un enigma per me e si sa: tutto ciò che non si conosce, che serbi un po’ di mistero, preoccupa sempre. Tuttavia, in quell’istante, non c’era niente a turbarmi come un tempo. Niente.
«Che vorresti dire?».
Chiuse gli occhi. Sul suo volto apparve un ghigno velatamente divertito.
«Da quanto ho potuto notare in questi giorni, sei una persona piena d’insicurezze» “Non che ci voglia un genio per capirlo” «Hai fatto di tutto per inculcare in me ciò che ogni mediocre essere umano possiede» “L’aveva messa su un piano forse un po’ troppo critico, però il concetto era bene o male quello”.
S’inframmezzò una pausa silenziosa. Divenne scuro in volto ed io ne ero incuriosita.
“E adesso? Che gli succede?”.
«Non credere d’ingannarmi» ringhiò.
«Ry… Ryuga. Che… Che cosa…?» Ero sbigottita, le ginocchia che cedevano. Che razza di ragionamento aveva mai fatto quel folle? Cosa diavolo significava?
Poi capii: c’era un motivo del perché io mi trovassi lì, in quel luogo sperduto appartenente a Nebula Oscura.
C’era un motivo del perché mi dovevo confrontare con lui.
C’era un motivo del perché… Ryuga mi odiasse.
Abbassai lo sguardo; chissà oltre a quella, quante altre volte l’avevo fatto in sua presenza; tante da perdere il conto. Speravo non vedesse la delusione bagnarmi gli occhi, ma il mio gesto fu reso vano dai singhiozzi.
Quanto avrei voluto urlargli contro che l’odiavo, anche solo per aver pensato una cosa del genere, però non ci riuscivo. Non solo a dirlo, ma anche a farlo.
Non si era fidato di me. La sua opinione nei miei confronti era a raso terra, ormai ne ero certa.
Mi buttai su di lui, lo sguardo basso, e iniziai a prendergli a pugni il petto. Ovviamente, non fece una piega, ma non importava, lo facevo per me; nonostante la mia vita fosse stressante, non avevo mai avuto una tale urgenza di sfogarmi.
«Stupido! Stupido! Sei uno stupido! Come puoi pensare una cosa del genere? Razza di stupido!» urlavo a ogni pugno.
«Non me ne frega niente di L-Drago! Non me ne frega niente di quelle stupide e inutili trottole! Di Doji, di Nebula Oscura, della WBBA, non me ne frega niente! Hai capito?».
«Mpf! Allora di che cosa t’importerebbe?» domandò con fastidioso tono canzonatorio.
«Di te, razza di scemo! Di te!».
Dopo quell’urlo, il silenzio. Dopodiché, il mio pianto disperato, ancora più forte.
Non c’era niente e nessuno; solo io e la mia rabbia, la mia frustrazione. Quando poi lo percepii: Ryuga si era bloccato in quell’attimo. Non muoveva un muscolo e non respirava. Che le mie parole l’avessero colpito?
Mi allontanai dal suo petto. Passai il dorso della mano sugli occhi, solamente a quel punto potei incontrare quelle iridi dorate, e ne ebbi la certezza: orgoglio e forza, ma un fugace velo d’incredulità.
Una parte di me si aspettava una sua qualsivoglia reazione, ma non ci fu.
Gli voltai le spalle e mi diressi verso l’ufficio di Doji, il passo spedito, anche se un po’ traballante.
Probabilmente bisbigliò qualcosa, forse era proprio quella la reazione che aspettavo, ma ormai ero troppo lontano e non m’importava più.
 
 
Sapevo solo di dover entrare nella solita macchina simile a una bara.
Dopo una bella ramanzina sul mio inaudito ritardo, Doji accennò in cosa consistesse l’incontro di quel giorno; non ascoltai nessuna delle due.
«Ti vedo un po’ scontrosa oggi, Paschendale» osservò mentre faceva uscire l’aria dalla siringa. «Che ti è successo?».
Sbottai irritata: «Niente.» Gli strappai la siringa dalle mani, spinsi l’ago nella vena del braccio e abbassai lo stantuffo. Quel liquido pizzicava molto di più rispetto agli altri, ma non lo diedi a vedere. Inoltre, i miei occhi rossi e gonfi avrebbero comunque mascherato la mia reazione.
Guardai Doji con quell’espressione seccata che avrebbe caratterizzato la mia giornata.
«Allora?» alzai la voce con scortesia.
«Prego, sdraiati.» Indicò la macchina.
Col senno di poi, riconosco di esser stata una vera stupida: nonostante i miei nervi a fior di pelle, Doji non si era scomposto un solo istante – in qualsiasi altra circostanza, invece, l’avrebbe fatto.
La luce intorno a me divenne fioca, e proprio in quel momento la testa diventò pesante. Le immagini erano granulose, un campanello d’allarme per la mancanza d’ossigeno. Iniziai a respirare profondamente, ma a ogni boccata, l’aria diventava sempre più umida.
«D… Doji…!» dissi con voce allarmata. «Doji! Fammi uscire!» Presi a pugni il vetro sopra di me, ma le forze mi abbandonavano sempre più in fretta. «Doji! Non respiro!» dissi con voce strozzata.
Provai a chiamarlo ancora, e ancora, e ancora, ma ormai non avevo più forze.
Le braccia caddero lungo i fianchi. Gli occhi si chiusero, e i sensi mi abbandonarono definitivamente.
 
°  °  °
 
Nonostante Paschendale fosse in carne e ossa innanzi a lei, un’impressionabile Madoka fu avvolta da un inquietante senso di ansia.
«E… E poi? Che è successo dopo?» balbettò la meccanica. «Ti… Ti sei ripresa, non è vero?».
No. Non ce la faceva. Aveva decisamente sorpassato il limite. Raccontarle anche quell’ultimo fatto, avrebbe significato superare il punto di non ritorno.
Ricordare quelle parole, altre emozioni che andavano a sommarsi allo stato catatonico in cui era, l’avevano fatta diventare un’altra persona che mai sarebbe riuscita a cambiare.
Madoka aspettava una risposta, pazientemente, senz’alcuna intenzione di sforzare la sua interlocutrice. Era comprensibile un attimo di confusione.
«Eh? Pa… Paschendale?» l’ex Presidente della WBBA s’alzò dal letto, con passo spedito raggiunse il bagno e vi si chiuse nuovamente dentro.
«Paschendale!» Madoka la chiamò. Doveva ammettere che la curiosità la stava divorando e voleva assolutamente sapere come andava a finire la storia della sua amica.
“Forse… Forse non è il caso.”
In fondo, Paschendale le aveva raccontato degli avvenimenti fondamentali per la sua crescita, mandando la sua riservatezza a farsi benedire, diventando completamente nuda ai suoi occhi, fuorché per quell’ultimo fatto.
Saggiamente, s’allontanò dalla porta, dirigendosi verso l’uscita dell’abitazione.
 
Era seduta per terra, le ginocchia strette contro il petto.
Cominciò a fare freddo.
Quel ricordo riaffiorò nella memoria.
Non era colpa di Madoka, né tantomeno di Kyoya, ma era solo sua.
Si maledisse per non aver insistito. Non doveva ricordare quegli avvenimenti, sapeva che era un errore, sapeva che sarebbe tornata a star male.
Ed ecco che, in automatico, ritornò quel ricordo: il buio, il dolore fisico, la testa che le girava, due braccia a sostenerla e una conversazione.
 
«Mpf! E così, ti sei lasciato coinvolgere dai sentimenti, Ryuga. Beh, credo che ormai tu sappia cosa significhi questo: c’è il serio rischio che Lightning L-Drago non ti accetti.»
«Lo sai anche tu che questo non è possibile, Doji.»
«Ah beh! Almeno il tuo desiderio di possedere quel bey persiste. Mi fa piacere, ma cerca di toglierti queste stupide idee dalla testa. Paschendale ci serviva solo per l’Attivazione.»
«Di che “Attivazione” parli?».
«Non sono faccende che ti riguardano. Comunque, è meglio che il tuo allenamento aumenti, così come i farmaci per il sistema limbico. Dobbiamo assolutamente farti tornare come prima, anzi, ancora più compatibile con L-Drago.»
«Feh! Fa pure di me quel che ti pare, ma se osi solo sfiorarla, ti ucciderò.»

 



Buongiorno!
Ho proprio due parole da dirvi, dopodiché vi lascio andare.
Primo: so che è da un po' che aspettavate questo capitolo ma, oltre agli esami, c’è un'altra cosa che mi ha tenuto lontana da questa fanfiction, ma preferisco parlarvene nel prossimo capitolo ^^’
Secondo: spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante sia piuttosto corto. Molte parti mi sono venute in mente proprio nella stesura, anche se la struttura bene o male l’avevo già in mente.
Terzo: “Rakuen”, il titolo del capitolo, è una parola giapponese che significa “Paradiso”. Ovviamente, non c’entra nulla con gli argomenti trattati, ma la canzone “Rakuen” dei Do As Infinity mi ha fatto da colonna sonora. Ascoltatela, mi raccomando! ;)
Quarto: per chi non se lo ricordasse, "l'Attivazione" è quell'accaduto trattato nel capitolo 13.
Quinto: grazie infinite a chi ha recensito/recensirà, per chi inserisce TOTD tra preferite/ricordate/seguite e per chi mi aggiunge alla lista degli autori preferiti. Non sapete quanto vi amo!
 
Al prossimo capitolo!
 
RebelYell



 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Birdcage D Swan