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Autore: Lara Ponte    10/02/2015    1 recensioni
Un piccolo villaggio ai margini del deserto...
Un giovane che sta per entrare ufficialmente nell'età adulta e dovrà decidere della propria vita.
Una razza che all'apparenza vive in pace come tutte le altre, ma qualcosa non torna.
Il dubbio ed il desiderio di cambiare un'amara realtà sconvolgeranno il giovane Ashjta Destara fino alle estreme conseguenze...
In realtà, l'idea di questa storia mi è arrivata grazie ad un contest a cui mi ero iscritta l'anno scorso.
( Trovate tutti i dettagli a fine del capitolo.
Intanto questo è il link:
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10922391/Sangue-di-Drago-Fantasy-Contest-/discussione.aspx )
Grazie in anticipo e buona lettura a tutti.
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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II

Antiche storie.

 

Quella sera Mishar non aveva quasi cenato e dopo essersi scusata con la propria tutrice, lady Dar'mhà, si era chiusa in camera nella speranza di farsi venire qualche buona idea.

'Stupido Ashjta!' Il pensiero ricorrente di tutta la giornata.

Nel pomeriggio lo aveva visto lasciarsi portar via dalle guardie senza batter ciglio e senza nemmeno chiedere i domiciliari. Nonostante fosse più giovane la loro amicizia durava da tempo, lei era della quarta generazione quindi erano separati da appena tre anni di differenza e fin dal primo incontro aveva preso a considerarlo come una specie di fratello maggiore. Per l'idea che s'era fatta di lui lo considerava un sempliciotto: sicuramente impulsivo ed imbranato, ma non riusciva a togliersi dalla mente che il capitano avesse esagerato. Chiunque fosse stato presente alla scena poteva dire tranquillamente che non aveva certo agito di propria volontà. Non fosse stato così idiota da ammettere subito una colpa tutta da dimostrare e addirittura richiedere l'autorità degli anziani, forse a quell'ora starebbe semplicemente chiuso in casa col maestro Kalfar a fargli la predica. 'Uhm... A pensarci bene, magari è meglio la prigione... '

Toc- toc. Un leggero bussare alla porta la fece rigirare sul letto.

“So che sei in pensiero, ma star su tutta la notte non sarà di grande utilità: cerca di riposare, vedrai che alla fine andrà tutto bene.”

“Certo mamma!” Rispose confidando nel fatto che la donna difficilmente avrebbe colto l'ironia nella sua risposta. La aveva accolta nella propria casa quattro anni prima, quando era morto il primo tutore a cui era stata affidata al raggiungimento dei dieci anni. Aveva i capelli già tinteggiati di bianco qua e là e dato il suo temperamento gentile e tranquillo le riusciva difficile credere che un tempo fosse stata una spietata mercenaria. Pare fosse specializzata in arco e balestra. 'Morte silenziosa' era stato il suo soprannome nei campi di battaglia: quel semplice appellativo bastava ad insinuare il panico anche nel più coraggioso dei guerrieri.

'Avrei voluto conoscerla qualche annetto fa...' Sospirò accostandosi poi al davanzale. Aprì la finestra inspirando profondamente l'aria della notte ancora tiepida. Il cielo limpido era stellato e in lontananza sentiva il canto di un grillo. Senza chiudere andò a sedersi alla sua scrivania e da un cassetto prese un libro sulle piante del deserto. Decise di sfogliarlo nel mentre che la sua tutrice si fosse addormentata. Non era la prima volta che se la svignava nelle ore notturne e le sue incursioni riguardavano spesso la biblioteca. In quasi tre anni aveva già studiato praticamente tutti i libri riservati ai ragazzi dell'istituto superiore e di recente aveva iniziato a portarsi a casa i libri degli alchimisti.

 

All'una e mezza del mattino poche guardie facevano la ronda per le strade del villaggio. Conosceva i loro percorsi abituali passo a passo, ormai poteva raggiungere l'ingresso posteriore della grande biblioteca ad occhi chiusi. Era stato facile, qualche annetto prima, rubare le chiavi al custode durante il suo pisolino pomeridiano. In meno di un ora, con l'aiuto inconsapevole di un fabbro ne aveva ottenuto un duplicato e poi le aveva restituite raccontandogli di averle trovate sul pavimento accanto ad uno degli scaffali.

Appena entrata nel piccolo ingresso immerso in penombra respirò affondo l'odore della carta ammuffita. Per la maggior parte dei suoi compaesani era considerato fastidioso, ma a lei non dispiaceva. Come tutti quelli della sua specie non aveva difficoltà a vedere nelle tenebre, pochi fili di luce bastavano a mettere in evidenza tutte le forme di cui era composto un ambiente, tuttavia per leggere doveva comunque procurarsi strumenti in grado di illuminare bene le pagine. Si frugò le tasche per assicurarsi di aver preso abbastanza biglie incantate e subito dopo andò verso le scale per il terzo piano.

 

Mentre saliva riconobbe il sonoro russare dell'assistente del custode e le venne da sorridere. Nessuno in realtà faceva seriamente la guardia dalle loro parti, che si trattasse delle strade o dell'ingresso della banca: la loro comunità era troppo piccola per avere qualcosa di veramente interessante agli occhi di un ladro e i criminali, quelli che si divertivano semplicemente a maltrattare le persone, avevano ben poche speranza di sopraffare la loro razza in una lotta corpo a corpo. Forse Ashjta aveva ragione quando diceva di voler viaggiare per il mondo, in fondo la vita là era talmente tranquilla da risultare noiosa. Era a lui e ai tutti i suoi dubbi che in effetti aveva pensato tutto il giorno, dirigersi alla sezione storica per cercare di scoprire qualcosa di più le venne naturale.

Accanto ad una porta finestra che dava su un balcone vi era un armadietto a vetri che sapeva contenere libri riservati ai docenti più anziani. Non soltanto era chiuso a chiave, un sigillo magico che si attivava soltanto col la formula esatta garantiva una protezione maggiore.

'Se quel disgraziato di Kuron mi ha detto una palla, giuro che lo ammazzo...'

Per ottenere la parola chiave dal protetto del maestro di storia, un suo coetaneo che aveva un debole per lei, aveva dovuto sorbirsi un intero pomeriggio in sua compagnia ascoltando questo e quel discorso sulle gesta degli eroi del villaggio. Tutti o quasi mercenari diventati famosi in giro per il mondo. Il giorno dopo a scuola, come promesso, le aveva messo in mano un biglietto dicendo di aver seguito il proprio tutore mentre andava a rimettere apposto alcuni manuali.

Prima di attivare un sfera luminosa si assicurò che gli scuri della finestra fossero ben chiusi: non era certo il caso di far vedere luci sulla strada alle due del mattino.

“Pace e prosperità.” Mormorò a bassa voce mentre inseriva il duplicato della chiave nella piccola serratura. Le antine si aprirono senza problemi, ma le sue emozioni vennero smorzate dall'immagine che si trovò davanti. Cinque ripiani di libri tutti uguali, con la copertina in pelle nera senza titolo e contrassegnati unicamente con una semplice numerazione che partiva dall'altro verso il basso. Nel sesto ripiano vi erano appena due volumi, quello a sinistra portava il numero cinquantadue e quello a destra non aveva alcun tipo di etichetta. Lo prese in mano per curiosità e vide che era una specie di diario della vita nel paese. La loro storia che continuava ad essere scritta nonostante non succedesse mai niente. Il tutto si riduceva ad un elenco dei nomi degli anziani in carica durante gli ultimi anni e alle poche innovazioni, realizzate e proposte per il sistema scolastico.

 

Rassegnata a non trovare nulla di interessante prese in mano il volume numero uno, ma appena lo aprì un brivido le corse lungo la schiena. La prima pagina era infatti scritta e macchiata volutamente col sangue di cui poteva ancora percepire il vago sentore di ferro.

'Io Eulan, primo figlio della libertà, cercherò oggi di scrivere la nostra storia...' Le prime parole che lesse. 'Questo sangue sia da monito e ricordo delle origini della nostra specie.'

“Però. Cominciamo bene...”

Passò piano la mano sul bordo pagina girandola appena per dare una sbirciatina: le altre per fortuna erano scritte in comunissimo inchiostro nero. Si sedette a gambe incrociate sul pavimento e iniziò a studiarlo meglio. Dai numerosi errori e dalla forma incerta del resoconto capì subito che l'autore non fosse un vero storico o studioso, tuttavia quelle pagine si rivelarono molto interessanti, soprattutto la prima parte di quello strano libro.

La seconda cronaca catturò la sua attenzione al punto da farle dimenticare completamente dove si trovasse.



***

 

Alla fine della quarta era, alcuni draghi decisero di trovare un espediente per convincere la razza umana a porre fine alla caccia spietata della loro specie.

Non fu soltanto una loro iniziativa: i 'Cercatori di anime', un antico ordine di maghi reietti vennero loro incontro con una proposta. Il loro tempismo fu giudicato da molti palesemente sospetto, ma ciò che offrirono si rivelò troppo allettante per poter essere ignorato. Proposero la creazione di una nuova specie, più longeva e resistente di quella umana, che potesse essere offerta in dono ai Re in cambio di leggi a tutela degli stessi draghi. La razza umana infatti all'epoca era in fase di espansione e le civiltà più fiorenti avevano un costante bisogno di manodopera, possibilmente a basso costo.

Quei maghi portarono con se giovani uomini e donne, esiliati o rapiti dalle loro città natali, a cui era stata annullata la volontà per mezzo di un sortilegio che li rendeva simili a delle bambole viventi. Questo bastò a convincere gli antichi dell'efficacia della magia che veniva loro presentata.

 

I draghi incuriositi accettarono di tentare gli esperimenti.

Nella prima fase si inserì sangue umano ed altro materiale genetico all'interno delle uova di drago. Tuttavia nessun incantesimo riuscì a dar vita a creature autonome in grado di alimentarsi da sole fin dai primi momenti di vita. Quasi tutti gli ibridi così ottenuti morivano di stenti dopo poche ore.

Nella seconda fase tentarono di fecondare alcune femmine umane col seme degli antichi, ma il risultato fu ancora più catastrofico. Le donne che non morivano subito dopo l'inseminazione, non portarono mai a termine la gravidanza. Su dieci una sola arrivò al parto, ma ne nacque una creatura deforme ed entrambi morirono in poche ore.

Nella terza ed ultima fase si tornò a sperimentare sulle uova di dei draghi. Si mise appunto un trattamento a base di reagenti chimici e stregoneria che rese finalmente le uova recettive. Il materiale genetico di entrambe le specie fu mescolato a parte nei laboratori e inserito nelle uova in un secondo tempo.

E queste furono le nostre origini.

 

Siamo stati creati con una forma molto più simile agli umani che ai draghi. Le principali caratteristiche che ci distinguono in maniera inequivocabile, sono le minuscole squame di cui è ricoperta la nostra pelle e pupille verticali; alcuni rari casi mostrano anche piccole zanne ed orecchie leggermente appuntite.

Alla schiusa dell'uovo, dopo un biennio dalla fecondazione, abbiamo l'aspetto di bambini di circa cinque anni di età e come altre specie in natura, siamo già perfettamente in grado di muoverci ed alimentarci in modo autonomo. Il linguaggio invece richiede almeno diciotto mesi prima di svilupparsi in modo comprensibile.

 

Si vennero a creare due classi principali di individui, la prima dotata di grande forza fisica, l'altra di intelletto e volontà fuori dal comune. Unico limite per entrambe, come per tutti gli ibridi: la sterilità assoluta. Alla nostra specie, come una sorta di maledizione, occorreranno sempre “genitori” di entrambe le altre per continuare ad esistere.

Inizialmente i draghi chiesero ai maghi di far nascere soprattutto incroci appartenenti alla prima categoria, considerati utili come schiavi e solo di tanto in tanto si continuava a sperimentare sulla seconda...

 

“Ma guarda un po' dove si era cacciata la mia piccoletta.”

A Mishar per poco prese un colpo al cuore. Lady Dar'mhà emerse silenziosamente dalle ombre di fronte a lei con un sorriso rilassato sul volto, non sembrava né stupita né arrabbiata.

“Non fare quella faccia. So bene delle tue nottate in biblioteca, ma credo che stavolta ti sia spinta un po' oltre.”

“Lo sapevate? Da quanto?” Chiuse il libro delicatamente e si voltò per rimetterlo apposto, cercando di nascondere un leggero imbarazzo.

“Fin dalla tua prima uscita. Ricordo ancora come ti giravi da tutte le parti per assicurarti di non esser vista: sembravi proprio un gattino spaventato.”

“Non mi avevate mai rimproverato. E' perché gli altri libri andavano bene, ma questi no immagino...” Sospirò volgendo lo sguardo all'armadietto.

“Torniamo a casa, là potremo parlare in tutta calma. Ah! Cerchiamo di non svegliare il custode. Dorme così bene.”

Uscirono dalla biblioteca senza che nessuno si accorgesse di loro e Mishar notò che il cielo all'orizzonte cominciava a schiarirsi, non immaginava di aver fatto così tardi.

“Tutto a posto?”

Furono interrogate da una guardia incrociata poco oltre e la tutrice rispose prontamente che la loro era una semplice esercitazione notturna.

“Ti va una tisana?” Le chiese poi mentre varcavano la soglia di casa.

“Volentieri, grazie.”

La ragazza si sedette sul divano pensando alle mille cose che avrebbe voluto domandare, tuttavia si limitò ad emettere un gran sospiro prima di buttarsi su uno dei grandi cuscini.

“Da dove vorresti cominciare ?” La cacciatrice si sedette accanto a lei porgendole una tazza fumante.

“Le nostre origini. Accidenti: viene il mal di testa al solo pensarci.”

“Molti umani, a distanza di quasi cinquecento anni, ci considerano ancora degli abomini. Peccato che cambino subito idea non appena gli serviamo.”

“Immagino. Tuttavia ora non posso fare a meno di chiedermi come facciamo oggi a procurarci un numero sufficiente di 'genitori', se così vogliamo chiamarli.”

“Domanda legittima. Abbiamo accordi con le più grosse nazioni che ci danno diritto a ricevere una piccola quota dei loro simili ogni cinque anni. Di solito ci rifilano gli avanzi di galera o giù di lì. Mentre per i draghi, che ormai sono sempre più rari, la questione è più complicata. Se non altro le loro uova possono essere conservate a lungo.”

“Devo ammettere che non li invidio: né i draghi né gli umani. So che in passato entrambi ci hanno causato non pochi problemi, ma ora credo di capire meglio quello che è successo questo pomeriggio.”

“Direi che sia il caso di riposare almeno qualche ora.”

“Avete ragione e grazie per la pazienza.”

Tornata in camera sua non sapeva se essere più soddisfatta o delusa da ciò che aveva scoperto, ma la stanchezza ebbe subito la meglio e si addormentò come un sasso.






Pensieri a mezz'aria...

Come sempre vi ringrazio per la lettura.
Putroppo in questo capitolo ho dei seri dubbi sulla grammatica... Soprattutto nella parte in corsivo, dove riporto il testo letto da Mishar.
Ho cambiato leggermente alcuni tempi verbali, ma non credo sia del tutto corretto.
Il fatto però è che ci tenevo a sottolineare che le caratteristiche fisiche di quella specie,
sono rimaste pressoché invariate dall'epoca.
Avevo provato anche ad inserire nel testo una frase del tipo "nota dell'autore" per giustifcare il cambio, tuttavia non mi suonava troppo bene.

E va beh. Detto questo, a voi la parola XD
Salutoni
Lara ^_^

  
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