Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: Alys_90    10/02/2015    4 recensioni
"Li avevo rivisti. Il mio unico grande amore e la mia ex migliore amica. Insieme, di nuovo.".
Sana Kurata, dopo ben otto anni trascorsi a New York, decide di tornare a casa, in Giappone.
Ha scelto di frequentare l'università a Tokyo e di abbandonare per un po' la carriera artistica.
Ma che cosa sarà successo ai vecchi amici? Che strade avranno intrapreso?
Il rapporto tra Akito Hayama, l'amore della sua vita, e Fuka Matsui, l'amica di un tempo, sarà rimasto intatto?
Nuove coppie, nuovi incontri, intrighi d'amore, discussioni e gelosie sono dietro l'angolo!
Questa è la mia seconda Fanfiction su questo meraviglioso manga/anime! Spero vi piaccia! ♥
Dedicata con grande amore a Cristian. ♥
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Akito/Fuka, Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti/e! :)
Sono tornata con il primo capitolo di questa nuova storia! ♥ Spero vi piaccia! :)
Ringrazio coloro che hanno recensito, cioè 
terry001, ReginadeiSogni, Valy93fantasy, hakuna89 e ladysofia, e tutte le persone che hanno inserito la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite! ♥ Grazie di cuore! *-*
Alla prossima! Un bacione! :*


Alys_90

BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 


Giunsi all’università con la mente intrisa di pensieri. Rivedere Akito e Fuka, per di più ancora così vicini ed affiatati, mi aveva fatto scoppiare il cuore. Avevo trattenuto le lacrime per buona parte del tragitto, cercando di scacciare la visione del loro abbraccio e del modo in cui si parlavano. Erano così affiatati, così spensierati e felici di stare l’uno accanto all’altra.
Imboccai il corridoio che portava all’ufficio iscrizioni, provando in qualche modo a calmarmi e a riprendere fiato. Una massa indistinta di ragazzi e ragazze attendeva il suo turno in fila, ognuno con il proprio numerino tra le mani.
Staccai con noncuranza il biglietto dalla macchinetta accanto a me:“85”. “Bene! Dovrò aspettare almeno un’ora!” pensai, osservando il grande cartellone sopra al muro che segnava a caratteri cubitali il numero “46”.
Decisi di prendere posto sulle poltrone di pelle nera disseminate nella sala di fronte. Una quantità indefinita di occhi si voltò a guardarmi, ma nessuno si scompose o proferì parola. Ero davvero cambiata così tanto in otto anni che nessuno mi riconosceva.
Presi dalla borsa il mio libro preferito e cominciai a leggere. Il silenzio intorno a me mi permise di concentrarmi e di sprofondare nella lettura di quel romanzo così emozionante. Parlava di due innamorati, un marinaio e una ballerina, che, a causa del lavoro di lui, dovevano separarsi per molto tempo. In quegli anni numerose vicissitudini avevano fatto sì che entrambi si allontanassero, prendendo strade opposte. Tuttavia, nessuno dei due si era dimenticato l’uno dell’altra e i loro pensieri erano costantemente rivolti verso la persona amata. Dovevo ancora concluderlo, ma speravo in cuor mio che i protagonisti si ritrovassero, dopo tutte le difficoltà che si erano presentate loro.
Sfiorai le pagine con le dite e la nostalgia prese il sopravvento. Quella coppia rappresentava me ed Akito, se non fosse che, a differenza dei personaggi, noi due ci eravamo separati per sempre. L’avevo lasciato a Tokio, insieme agli amici e a Fuka. Avevo spezzato il nostro legame, che, però, avevo scoperto essere ancora forte e vivo dentro di me.
-Certo! Domani c’è la festa, ricordi? Per il loro anniversario!-. Una voce familiare mi distrasse, costringendomi ad alzare il viso. A pochi metri da me, di fronte al distributore delle merendine, stava un Tsuyoshi cresciuto, alto e dal fisico più tarchiato. I suoi capelli castani ricadevano morbidi appena sopra le spalle e gli occhiali tondi erano stati sostituiti da una montatura rettangolare color ebano. Accanto a lui una ragazza mingherlina, dai lunghi capelli color cenere, stava sorseggiando un succo di frutta all’arancia.
“Ma .. quella è Aya!”. Una delle amiche più care e sincere che avessi mai avuto, che mi era stata vicino nei momenti più tristi della mia infanzia e che mi aveva sostenuta sempre. Abbozzai un sorriso, incerta se chiamarli e salutarli oppure far finta di nulla e cambiare sala d’attesa.
“Sono stanca di fuggire. Sono venuta a Tokio per cambiare vita. Lo sapevo in fin dei conti che molto probabilmente avrei rivisto qualcuno dei miei vecchi amici ..” pensai, premendo una mano sul cuore. “E Hayama con Fuka ..”. I battiti aumentarono in un baleno, togliendomi il respiro.
-Sì, tesoruccio. Vieni a prendermi tu per le otto e un quarto?- chiese Aya, avviandosi con Tsuyoshi nella mia direzione.
Mi abbassai notevolmente, nascondendomi tra le pagine del libro.
“Basta fuggire”. Due semplici parole che mi rimbombavano in testa, ma difficili da mettere in pratica. Non sapevo se ero pronta per rivivere tutto così velocemente, nel giro di un giorno.
-Va bene, bambolina. Sarò da te per quell’ora. Cosa gli regaliamo? Hai qualche idea?-.
-Purtroppo no. Forza, spremiamo le meningi! Dobbiamo assolutamente prendergli qualcosa! Non possiamo andare lì senza regalo. È un evento importante per loro-.
Ascoltai tacitamente, seminascosta dal romanzo che tenevo tra le mani. Tsuyoshi e Aya si sedettero accanto a me, troppo concentrati a conversare tra loro per potermi notare.
-Mmm .. hai ragione. E poi lui è uno tra i miei migliori amici. Ci tengo a portargli qualcosa di speciale- disse Tsuyoshi, accostandosi alla sua ragazza.
“Non ci posso credere! Questi due piccioncini stanno ancora insieme dopo tutti questi anni!” rimuginai, sorridendo. “Ma di quale festa staranno mai parlando? Possibile che l’anniversario sia di ..?”. Bloccai le mie riflessioni, troppo dolorose per essere continuate.
Mi alzai di fretta, gettando il libro nella borsa. Nella repentina corsa, però, persi l’equilibrio, cimentandomi in un buffo capitombolo che mi fece arrossire dalla testa ai piedi.
Gli studenti presenti si girarono ad osservare la scena, trattenendo a stento le risate. Mi alzai di scatto, recuperando il contenuto della borsa e gettandolo alla rinfusa al suo interno.
-Hey, vuoi una mano?-. La voce alle mie spalle mi immobilizzò. Tsuyoshi si era gentilmente offerto di aiutarmi.
“E adesso? Che faccio? Non posso voltarmi!” pensai, sentendo la pressione sanguigna salire alle stelle.
-Scusa .. -. Aya prese la parola. -Hai bisogno di aiuto? Ti sei fatta male?-.
Non potevo andarmene, altrimenti sarei sembrata una ragazza scortese e maleducata, ma se restavo forse mi avrebbero riconosciuta, tempestandomi di domande.
-Ehm .. no- asserii.
-Sicura?-. Aya si stava pericolosamente avvicinando.
-Sì, grazie-.
-Hey, ragazzi!-. Un tonfo al cuore mi catapultò lontano. Non ero più in quella sala d’attesa, ma ero di nuovo nel passato. La sua voce angelica risuonava nell’aria, mettendo a tacere qualsiasi altro suono.
Hayama mi passò accanto, correndo velocemente. La sua fragranza, dolce e allo stesso tempo inebriante, mi riempì le narici.
-Oh, ciao Akito! Tutto bene? Che ci fai qui?- disse Tsuyoshi con entusiasmo.
-Ho appena terminato la mia corsa mattutina e sono venuto a controllare come se la cava Fuka con l’iscrizione-.
-Ti preoccupi per lei in ogni momento, eh?!- ridacchiò Tsuyoshi.
-Ma smettila! Ci sarete alla festa domani sera?- chiese Akito.
-Certamente! Non possiamo di certo mancare alla festa di anniversario dei nostri amici!- esclamò Aya.
-Senza di voi non sarebbe la stessa cosa. Avete visto Fuka, comunque?-.
-Dovrebbe essere di là, negli uffici immatricolazioni. Prova a dare un’occhiata-.
-Ok, grazie. A domani sera allora!-.
Akito mi oltrepassò, non accorgendosi della mia presenza. Ero rimasta immobile, incapace di muovere un muscolo. Avevo ascoltato quella conversazione e, solo in quel momento, desiderai non averlo mai fatto.
Corsi via, bagnando le guance di acqua salata. Ancora lacrime, ancora dolore, ancora sofferenza.
-Aspetta! Scusami, hai biso .. -.
La voce di Aya divenne solamente un’eco lontana.
 
***
 
La cercai tra gli studenti. Scrutai ogni singolo viso, alla ricerca dei suoi occhi profondi.
-Akito, sono qui!-. Fuka agitava una mano per aria, intenta a oltrepassare l’ammasso di persone che la circondava. -Eccomi!- strepitò, respirando affannosamente. -Come mai sei venuto all'università? Ti ho visto da laggiù. Tutto bene? È successo qualcosa?-.
-No, tranquilla. Sono solo passato per vedere se avevi già terminato l’iscrizione- risposi.
-Magari! C’è una fila infinita. Spero di riuscire a consegnare i documenti entro mezzogiorno, così possiamo pranzare insieme!- esclamò, regalandomi un bellissimo sorriso.
La osservai, rapito.
Fuka era una ragazza speciale, che s’impegnava a fondo per raggiungere ciò che voleva. Mi era stata vicina quando lei se n’era andata, scomparendo dalla mia vita senza lasciare traccia. Otto anni trascorsi a chiedermi il perché di quel gesto, non trovando risposte. Ci eravamo dichiarati, esprimendo i nostri sentimenti. Ero pronto a lasciare Fuka per lei, a gettare il rapporto che avevo costruito per amarla in ogni suo aspetto.
-Pronto?! Hayama, ci sei?-. Fuka mi riportò alla realtà, risvegliandomi da quel torpore intriso di ricordi.
-S-sì- dissi, abbassando appena lo sguardo.
Quando pensavo a lei, tutto diventava invisibile, persino Fuka. Mi mancava terribilmente quella ragazzina dall’aria vivace e spensierata, quel suo sorriso felice e quel suo modo di fare divertente.
Il cuore cominciò a battermi più forte del dovuto. Una morsa allo stomaco mi colse all’improvviso, facendomi rabbrividire.
-Akito, mi ascolti?!- gridò imperterrita Fuka.
-Scusami- sentenziai, abbracciandola e cercando di nascondere il mio stato d’animo.
Fuka, colta alla sprovvista, si fiondò sul mio petto, ricambiando la mia stretta. -Hey .. Akito, ci guardano tutti .. - sussurrò, ancora sorpresa.
-Non importa . Ascolta, Fuka .. stai per intraprendere questo percorso che ti porterà a diventare un brillante avvocato. Sei una ragazza forte, che crede in quello che fa .. E ti devo ringraziare-.
Fuka si scostò leggermente, fissandomi negli occhi. -Per cosa?-.
-Per tutto- risposi, posandole un tenero bacio sulla fronte.
Lei arrossì lievemente, un po’ imbarazzata. Adoravo quel suo lato caratteriale, celato dalla sua esuberante personalità.
La guardai e mi sorrise. Un sorriso carico di gioia, che ebbe più di un significato: serenità, voglia di vivere e amore.
 -Adesso è meglio che vada- dissi, prendendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni. -Eisen mi sta aspettando in palestra. Ci vediamo dopo, se riesci a liberarti, altrimenti stasera come abbiamo concordato-.
Fuka alzò il pollice, dicendo: -Va bene, ti faccio sapere-.
Dopo averla salutata, mi voltai diretto all’uscita. Vedere Fuka sorridere era per me un’emozione straordinaria. La sua bellezza cresceva di giorno in giorno e la sua costanza nello starmi accanto, risollevandomi negli istanti in cui avevo creduto di cedere, mi aveva dato la forza e il coraggio di andare avanti, di potercela fare senza .. senza Sana.
Solo al ricordo di quelle quattro lettere unite, mi si attorcigliò nuovamente lo stomaco.
“Akito, non devi pensare a lei .. Se n’è andata otto anni fa e per sempre”.
Dopo essere arrivato al cancello principale, ripresi a correre. L’aria del mattino mi sferzò il viso, riscaldato dalla luce del sole.
Misi le cuffie alle orecchie ed iniziai ad ascoltare la mia playlist preferita. I rumori circostanti sparirono, catapultandomi nel mio mondo privo di ricordi.
Coprii gli occhi a causa della luce accecante e, non accorgendomi della figura che camminava di fronte a me, andai a sbattergli letteralmente addosso. Mi ritrovai sopra ad un corpo che, a giudicare dai lunghi capelli color rame sul marciapiede, doveva appartenere ad un ragazza.
Mi sollevai sulle braccia, impicciato. Non appena vidi il volto di chi giaceva sotto di me, un fremito caldo mi scaldò il cuore e persi la cognizione del tempo e dello spazio. Sbarrai gli occhi, incredulo.
Sana, la mia Sana, se ne stava supina sul freddo asfalto, avvolta dal mio corpo. Quando puntai le mie iridi dorate nelle sue, grandi goccioloni le bagnarono il viso.
-Oh mio Dio, tu .. tu sei ..-. Le parole mi morirono in bocca. Non potevo credere che fosse lei, in carne ed ossa. Non concepivo come ciò fosse possibile.
Non mi alzai, ancora stupito per averla lì, tra le mie braccia.
-Sana .. -. Nel momento in cui pronunciai il suo nome, lei si alzò di scatto, spingendomi via.
-No, si sbaglia. Mi ha confusa con un’altra persona- strepitò, pulendosi la gonna dell’abito.
Mi sollevai in piedi, senza staccare lo sguardo dal suo. Era lei, ne ero più che certo. Non avrei mai potuto confondere il suo meraviglioso viso con quello di qualcun’altra. Osservai le sue curve formose, i suoi capelli rossi e le sue labbra rosate. Quelle stesse labbra di cui avevo assaggiato il sapore per ben tre volte.
-Kurata .. sei tu! Ne sono sicuro!-. Allungai una mano verso di lei, bramoso di toccare la sua pelle. Gli presi delicatamente il polso, sfiorandole il volto.
Sana si scostò, allontanandosi in modo repentino. -No! Si sbaglia le ho detto! E ora mi lasci!-.
Strattonò la presa sino a liberarsi. Corse nella direzione opposta, lasciando dietro di sé un delicato profumo di rosa e un Akito confuso.
 
***
 
Dopo un’ora passata ad attendere il turno e a consegnare le pratiche per l’iscrizione, corsi fuori, eccitata.
Dovevo chiamare Akito per chiedergli se riusciva a venire a pranzo. Avrei optato per il nuovo locale in centro, le cui specialità variavano dai piatti tipici del Giappone a quelli occidentali.
Ero felice che mi rivolgesse così tante attenzioni. Avevo apprezzato le sue premure e le sue dimostrazioni d’affetto. Pensavo che non avrebbe mai scordato quella ragazza vivace e allegra che era stata la mia migliore amica, ma, dopo tutto ciò che aveva fatto per me, capii che il nostro era un legame solido e duraturo. L’avevamo costantemente nutrito nel corso degli anni e, dopo che lei partì, si intensificò maggiormente. Gli ero stata accanto, incoraggiandolo a non abbattersi mai e a ricominciare nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Lo amavo davvero. Il sentimento che avevo iniziato a provare nei suoi confronti ben otto anni prima continuava a crescere a dismisura. Stare con lui, trascorrere delle intere giornate in sua compagnia e ridere insieme erano cose a cui non avrei saputo rinunciare.
Ero stata la sua ancora di salvezza, la ragazza che non l’aveva mai lasciato. Sana, invece, l’aveva abbandonato senza alcuna spiegazione, recidendo il rapporto che li univa. Non capivo come avesse potuto prendere una simile decisione, scegliendo di non tornare più.
In quegli anni mi era mancata, ma poi, ripensando a come aveva trattato Akito, il mio dispiacere si era trasformato in disappunto. Era stata chiara nell’esprimere ciò che provava per lui, eppure aveva deciso di diventare parte del passato e di rifarsi una vita in America.
Attraversai la strada, diretta verso il centro. Camminai veloce, digitando il numero di Akito sul display del cellulare.
-Pronto Hayama! Ho finito ora. Sono le .. - mi bloccai, dando una fugace occhiata all’ora - .. dodici e quindici. Andiamo a pranzo, quindi?-.
Akito non rispose. Sembrava che all’altro capo del telefono non ci fosse anima viva. -Akito, ci sei?-.
-O-ok ..- sibilò.
-Cosa c’è? Non ti va?- chiesi, sospettosa.
-No .. Non è questo .. Senti, Fuka .. dobbiamo parlare-.
Mi fermai di scatto. -Di .. di cosa Hayama?-.
-È successa una cosa quando sono uscito dall’università. Tranquilla, ti spiego a pranzo-.
-Va-va bene. Vieni al “Breath”, il nuovo locale in centro tra dieci minuti-.
-Perfetto. A tra poco-. Riagganciò, facendomi scorrere una strana sensazione di terrore nelle vene.
“Che cosa dovrà dirmi? Prima sembrava così sereno. Cosa sarà successo dopo il nostro incontro all’università?” pensai, in preda all’ansia.
Mi avviai decisa verso il pub, cercando di non lasciarmi sopraffare dalla parte irrazionale che mi contraddistingueva in certi casi e di giungere a conclusioni affrettate.
Forse era quello il momento giusto per rivelargli il segreto che ormai custodivo da qualche settimana. Prima o poi avrei dovuto dirglielo, perciò tanto valeva farlo proprio quel giorno. Non avevo voluto parlarne con lui subito, troppo spaventata da come avrebbe reagito. Era una rivelazione che avrebbe sconvolto chiunque e, conoscendo Akito, lui non sarebbe stato da meno.
Presi la treccia tra le mani, sciogliendo l’elastico e ravvivando i boccoli che si erano formati. Dalla borsa estrassi un lucidalabbra trasparente per dar luce alle bocca e un campioncino di profumo alla mimosa che spruzzai appena sul collo.
Ero pronta a rivelare ad Akito la notizia che gli avrebbe cambiato per sempre la vita.
 
 
  
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