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Autore: DragonSilverGold    13/02/2015    2 recensioni
[Storia ad OC - ISCRIZIONI CHIUSE]
Lo sappiamo che la state aspettando... e sappiamo anche, che ogni giorno, rimanete appostati davanti a quella maledetta finestra, in attesa di scorgere all'orizzonte una civetta che tiene nel becco la tanto attesa lettera...
Si, in effetti, è leggermente in ritardo. Ma la speranza è l'ultima a morire! E noi siamo qui, per far avverare il vostro più grande sogno.
Venite con noi, vi guideremo in questa meravigliosa avventura: all'interno dell'Hogwarts Express, nelle carrozze trainate dai Thestral, nelle caldi dormitori, nell'accogliente e chiassosa Sala Grande...
Prendete posto in un vagone libero del treno scarlatto... ma siete proprio sicuri, che la persona seduta accanto a voi non vi nasconda un segreto?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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CAPITOLO 2
 
Il paesaggio scorreva velocemente fuori dal finestrino, i campi verdi si susseguivano con una rapidità impressionante. Nello scompartimento dei Grifondoro, però, il paesaggio non interessava a nessuno.
Amelia Falke Astrom si chiedeva spesso quali problemi avessero i suoi amici. James Potter e Fred Weasley erano uno più deficiente dell’altro, soprattutto in quel momento: uno sopra l’altro, come in una partita di rugby, che cercavano di schiacciarsi a vicenda. Oltre a questo, lei si domandava soprattutto perché quei due erano diventati suoi amici. Lei amava la compagnia di persone mature, era una ragazza silenziosa e preferiva gli adulti. Ma allora, se era una ragazza molto matura, come mai quei due pazzi davanti a lei erano così importanti per lei? Se lo chiedeva davvero, davvero spesso.
Sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Frank Paciock, accanto a lei, le sorrise comprensivo: sapeva che Falke -la Grifondoro detestava il suo primo nome, nessuno si doveva azzardare a chiamarla Amelia- non sopportava i bambinetti. Del resto, anche lui si chiedeva molte volte che cosa ci fosse di normale in quei due ragazzi. E la risposta veniva da sola, spontanea: nulla.
Falke addentò la sua Cioccorana, spostandosi una ciocca castana, sfuggita alla crocchia, dietro l’orecchio. Tirò fuori dalla borsa un libro, sdraiandosi comodamente sul sedile e immergendosi nella lettura. Gli occhi divoravano l’inchiostro velocemente, ignorando bellamente il rosso Weasley che cercava di sfuggire alla presa ferrea del cugino. Falke era una ragazza minuta e snella, con lunghi e ondulati capelli color cioccolato, grandi iridi verde scuro e una leggera spruzzata di lentiggini intorno al naso.
«Dai Falke, possibile che devi fare la noiosa ancora prima di arrivare ad Hogwarts? I compiti li hai finiti all’inizio dell’estate, non c’è bisogno di studiare anche ora!» borbottò James schivando l’artigliata di Fred, che gli aveva quasi raggiunto la guancia.
«Sei tu Jamie che sei così ignorante da non capire che sto leggendo un libro. Un L-I-B-R-O, non so se sai cos’è» scandì bene la Astrom, come se si trovasse davanti ad un bambino di due anni. Fred scoppiò a ridere, mettendosi a posto i capelli rossi, tutti arruffati dopo l’azzuffata con James. C’era una sola parola per descrivere Fred Weasley: esplosivo. Faceva sempre ridere tutti, era attivo e scatenato, inventava continuamente scherzi che convenivano a tutti -tranne che ai diretti interessati, naturalmente- ed era famoso per la sua abitudine di organizzare serate stravaganti, tutte rigorosamente a base di alcool. Capelli rossi e occhi azzurri, alto e ben piazzato. Il suo modo di fare divertente e spiritoso era abbastanza conosciuto nella scuola. Amava da morire fare scherzi, la prima impressione che dava era quella di avere tanti amici e di essere uno che non dava importanza alle questioni di cuore. Ma a quanto pare nella sua testa c’era posto per una persona sola. Tutti a scuola sapevano della sua secolare cotta per Alice Blancharde, tranne ovviamente la diretta interessata. Anche se pure lei, d’altronde, era cotta marcia del ragazzo, ma erano entrambi troppo ingenui per accorgersene. 
«So che cos’è un libro! Non sono stupido» replicò piccato James, sedendosi finalmente sul sedile. Afferrò distrattamente la rivista di Quidditch che Frank stava leggendo prima, lanciandosi in un accurato studio delle immagini: di leggere non se ne parlava proprio!
Falke alzò gli occhi dal libro «Oh beh, se lo dici tu» per poi riabbassarli subito dopo.
Frank, intanto, si era beatamente appisolato, con la testa che gli ciondolava sulla spalla. I lisci capelli neri erano sempre ordinati, l’altezza era decisamente il suo forte, al contrario della sorella, e sotto le palpebre chiuse si nascondevano due dolci occhi nocciola. Fred sapeva che l’amico non voleva essere disturbato mentre dormiva, perciò ebbe tutte le ragioni del mondo, a parer suo, per avvicinarsi a lui di soppiatto e urlargli vicino all’orecchio un: “SVEGLIATI” poco delicato. Il ragazzo saltò in aria, letteralmente, azionando senza volerlo la magia involontaria; infatti, poco dopo, Fred si ritrovò a testa in giù, mentre veniva sbatacchiato di qua e di là per lo scompartimento. James scoppiò a ridere, Falke spostò l’attenzione dalla pagina e sghignazzò, Frank sorrise malefico. «Fra! Mettimi subito giù!» strillò Fred agitando le braccia e le gambe.
«Mh… che ne dite?» chiese Frank agli altri due.
«No» risposero all’unisono Falke e James, ritornando alle rispettive faccende; Frank ghignò, un ghigno poco adatto ad un Tassorosso, gli sfilò la bacchetta dalla tasca -così che non avrebbe potuto annullare l’incantesimo- e si rimise comodo, chiudendo gli occhi.
«Se mi lasciate qui, giuro che quando scendo le prendete» sibilò, sparando poi una raffica di insulti che avrebbero fatto impallidire Voldemort, Bellatrix e Grayback messi insieme.
Fank sospirò, alzò gli occhi al cielo e mormorò un “Silencio” a mezza voce; poi si rimise tranquillamente a dormire, non badando al povero Weasley che si dimenava senza emettere alcun suono.
 
Lachlain era alla ricerca di James, che gli doveva rendere la sua preziosa rivista di Quidditch. Camminava tutto soddisfatto, dopo le frecciatine che si era scambiato con la Fraser. Era così lui, gli piaceva troppo stuzzicarla e vedere come s’incavolava. E soprattutto, gli piaceva competere con lei per ogni cosa.
Ma in ogni caso, lui rimaneva quel ragazzo diffidente e cinico che donava la sua fiducia a poche persone. E la ragazza che gli stava venendo incontro era una di quelle, per esempio.
«Ciao Charlie!» la salutò con un abbraccio. Charlotte Dorcas Noire era alta, con il corpo modellato dal Quidditch. I suoi capelli castani, spesso legati in una crocchia come in quel momento, erano dello stesso colore degli occhi; aveva la pelle rosea e il nasino leggermente all’insù. Era una ragazza un po’ sbadata, poiché divisa tra millemila cose da fare, estroversa, spiazzante e molto testarda. E soprattutto, era realista, non credeva nel vero amore o cose del genere, tutto questo veniva dopo i suoi obbiettivi e i suoi scopi. La nobile Casa di Grifondoro l’aveva accolta felicemente, considerandola alternativa; il suo colore preferito era il nero, lo indossava ovunque. Come in quel caso: leggins nero, maglietta larga nera con una scritta bianca e smalto nero. Il suo animo allegro e la sua passione per quel colore contrastavano molto, poche persone riuscivano a capirla.
«Ciao Lachlain! Dimmi che hai trovato uno scompartimento, io lo sto cercando da due ore ma sembrano tutti pieni» rispose lei guardandosi nervosamente intorno.
«Stavo andando da James, se ti va puoi unirti a noi» ridacchiò, sapendo bene quanto a lei desse fastidio il maggiore dei Potter.
«Okay, meglio che rimanere qui seduti in corridoio» acconsentì Charlotte, anche se di malavoglia: di voglia di incontrare quel pallone gonfiato d’un Grifondoro ne aveva meno di zero. Ma si disse che nello scompartimento ci sarebbe stata sicuramente anche Falke, così si decise e si mise a camminare dietro a Lachlain.
«Allora, McRieve, come sono andate le vacanze?» chiese dopo un po’ la ragazza.
«Come vuoi che siano andate? Il solito, tutto un continuo discorso sulla purezza e bla, bla, bla… sai che divertimento» rispose annoiato, ripensando ai suoi genitori, alla loro fissazione per i purosangue, alla sua felicità per l’arrivo del 1° Settembre .
«Tu ti lamenti? La mia estate è stata talmente monotona che a momenti mi cadevano le palle» ribatté lei alzando gli occhi al cielo. Lachlain scoppiò a ridere, era per questo che Charlie gli piaceva: faceva delle uscite così spiazzanti da lasciare tutti a bocca aperta o senza fiato dal ridere.
Arrivarono davanti allo scompartimento ed aprirono la porta a vetri, trovandosi davanti una scena abbastanza esilarante: Fred stava volteggiando a testa in giù, sospeso per un piede, urlando parole che nessuno sentiva, James e Falke Astrom si stavano beatamente facendo i fatti loro e Frank dormiva, appollaiato sul sedile.
Lachlain, che stava già ridendo per l’uscita di Charlotte, non ce la fece e cadde a terra, scosso da un eccesso di risa. Charlie, invece, pensò bene di entrare, ignorando completamente il rosso, si sedette di fianco a Falke e iniziò a parlottare con lei. Fred le lanciò un’occhiata furente e lei, per tutta risposta, gli sorrise angelicamente.
«Da quanto tempo sta così?» chiese Lachlain, tra una risata e l’altra.
«Più o meno  un quarto d’ora» sghignazzò James da dietro la rivista di Quidditch.
«Povero, che ha fatto di male?»
«Prima di tutto esiste» intervenne Frank, ancora con gli occhi chiusi, guadagnandosi un’occhiata glaciale dal Weasley «secondo, mi ha svegliato mentre dormivo» e con questo ritornò zitto, mentre gli altri annuirono e guardarono Fred con compassione: sapevano benissimo che chi svegliava il Tassorosso non la passava liscia.
«Quindi passerà così tutto il viaggio?» Charlie lo guardò compassionevolmente.
«A me non sembra una cosa brutta» disse Lachlain, che si era calmato e abbandonato sul sedile, ritornando ad essere il ragazzo distaccato di sempre «o no?» aggiunse, facendo ridacchiare tutti i presenti nello scompartimento; Fred fece una faccia sconsolata, abbandonando le braccia lungo il corpo, messo al contrario: sarebbe stato un viaggio molto, molto, lungo.
 
“Uffa per colpa delle prediche di mia madre ho preso il treno all'ultimo minuto, e ora non ho uno scompartimento dove andare!”
Questi erano i pensieri di Dominique Weasley, intanto che percorreva il lungo corridoio del treno alla ricerca di uno scomparto libero.
Camminava lentamente, i lunghi capelli biondo grano seguivano l'andamento del suo passo lento. Era una bellissima ragazza, essendo in parte Veela, col suo aspetto riusciva a farsi fare tutto da tutti. Pelle di porcellana, nasino alla francese e una leggerissima spruzzata di efelidi sugli zigomi perfetti. La Corvonero aveva il corpo di una modella babbana, un fisico perfetto ricoperto dalla camicetta stretta, che risaltava il seno pronunciato e il ventre piatto; la cravatta era tenuta larga, così da far vedere il solco dei seni, intravisto dai primi due bottoni aperti della camicia; le lunghe gambe erano coperte dalla gonna della divisa, rigorosamente accorciata fin poco più di metà coscia e ai piedi portava dei comodi sandali neri con tacco medio. Di certo non passava inosservata come ragazza, attirava l'attenzione delle ragazze e, soprattutto, dei ragazzi. Peccato, però, che non fosse interessata a questi ultimi. I grandi occhi acquamarina erano concentrati a guardare le varie cabine, dove una moltitudine di ragazzi si divertiva con gli amici ritrovati dopo una lunga estate: c'era chi si raccontava le avventure trascorse, chi leggeva un bel libro, i disperati degli ultimi minuti che copiavano freneticamente i compiti estivi dal compagno più bravo della classe, chi faceva scherzi al vicino e chi, come lei, cercava disperatamente uno scompartimento libero o era alla ricerca degli amici più stretti.
Non aveva ancora visto Lylight, non la sentiva da più di una settimana, era preoccupata e continuava ad arrovellarsi su cosa potesse essere successo. Immersa com'era nei suoi pensieri, non si accorse di una piccola mano dalle dita affusolate che le afferrò delicatamente il polso e la trascinò dentro uno scompartimento immerso nell'oscurità.
Senza che avesse alcun tempo per reagire, delle morbide labbra sottili assalirono le sue, smorzandogli il fiato.
More e vaniglia. Solo una persona aveva questo sapore.
Riconoscendo la padrona di quelle labbra, non ci mise molto a ricambiare il bacio.
Le sue mani andarono delicatamente ad accarezzare quei morbidi capelli neri che tanto le piacevano, più precisamente la parte rasata ai lati, dove i capelli cortissimi le pizzicarono i delicati palmi: adorava quella sensazione, così familiare e rassicurante allo stesso tempo.
Delle calde mani andarono ad accarezzare i suoi fianchi stretti, spostandole la camicetta da dentro la gonna, le stesse mani che l'avevano portata in quello scompartimento. Dominque sentiva caldo, molto caldo.
Meno male che era abbastanza buio, altrimenti si sarebbero viste le sue guance andare a fuoco, insieme ad ogni altra parte del corpo.
Pian piano venne costretta ad arretrare, fino a ritrovarsi seduta sul sedile del treno con praticamente sopra la ragazza che le era mancata tanto in quei giorni. Il tempo si era fermato, non le importava di tutta la gente che avrebbe potuto vederle, voleva solo passare più tempo possibile con la sua ragazza.
Quelle labbra calde si staccarono, portandola inevitabilmente a seguirle, facendo comparire sul volto della sua interlocutrice un sorrisetto, che anni fa l'avrebbe fatta imbestialire, ma che ora amava più di ogni altra cosa.
«Ciao...» la voce era roca e molto bassa, come se volesse tenere segreto quel momento, tenerlo solo per loro.
Non riusciva a staccare gli occhi da quelle labbra, ora arrossate a causa del bacio appassionato. Le parole non volevano uscire dalla sua bocca, era come bloccata.
«Eh...» la cosa più intelligente che potesse dire in un momento del genere, pensò in trance.
«Eh, anche a te!» disse ridendo la Falgor per la faccia sconvolta della bionda.
Lylight Comet Falgor si alzò definitivamente nel suo quasi metro e ottanta di altezza.
Si passò una mano tra i lisci capelli neri come le ali di un corvo, cercando di sistemarli alla bell’e meglio.
I grandi occhi verde smeraldo erano fissi sulla figura seduta davanti a lei, che la guardava rapita da quei semplici gesti.
Come svegliatasi da quella trance, Dominique balzò in piedi fronteggiando la Serpeverde: non era alta come lei, ma non avevano neanche tanta differenza nell'altezza, anche se non si poteva dire di tutto il resto. Mentre Lylight era una ragazza molto solitaria e schiva, che preferiva notevolmente stare in pace e non essere infastidita, ma sapeva essere anche divertente e molto protettiva se voleva, Dominique era una bomba di allegria, sempre in compagnia di qualcuno e sempre alla ricerca di qualcosa da fare, sempre molto attenta al suo aspetto esteriore, mostrandola inevitabilmente vanitosa, anche se Lyl sapeva che non era così.
«Ma ti sembra il modo di rapire le persone?» sbottò la Weasley.
«Non mi sembrava che ti dispiacesse tanto» rispose l’altra, infastidita dalla ramanzina che stava per subirsi.
«Non vuol dire niente, mi hai pr....»
Non avendo voglia di sentirla parlare, poiché era da tanto che non si vedevano e voleva approfittare di quel momento di pace per stare un po' insieme, la zittì con un nuovo e appassionato bacio.
La fece sedere sul sedile, così che l'oscillare del treno non causasse loro una colossale caduta.
Prese com'erano dal bacio, non si accorsero di una testa bionda che lentamente faceva capolino dal portabagagli sopra le loro teste.
Senza farsi notare si mise a testa in giù, tenendosi bene alla sbarra, in modo da arrivare proprio davanti ai loro volti e, prendendo un bel respiro...
«NON SI FA, MONELLE!» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Le ragazze prese alla sprovvista si staccarono di scatto e Dominique diede una bella testata alla bionda che, sbilanciandosi, cadde rumorosamente a gambe all'aria e la testa sopra la gamba sinistra di Lylight.
«Auch... il mio fondo schiena» Amira, ancora scossa per la non riuscita del suo piano, si massaggiava il sedere, rimanendo ancora parzialmente seduta a terra, con la fronte appoggiata alla gamba di Lyl, cercando di contenere il dolore.
«La mia povera fronte!» Dominique si stava massaggiando il punto dove aveva beccato la testa dura di Amira, la sua migliore amica.
«Porca Morgana...» Lylight, l'unica in salute, cercava di trattenere le risate.
Ma era troppo difficile, quella scena era comica oltre ogni dire.
«Togliti dalle mie gambe Starcross. Così impari a comparire all'improvviso» poi si rivolse alla francese «come fai ad esserle amica? E' un disastro» finì alzando le braccia al cielo.
Alzandosi a fatica e massaggiandosi ancora il sedere, Amira si mise proprio di fronte alla mora, come se volesse affrontarla.
I capelli di un biondo acceso le ricaddero tutti scompigliati, metà sulla schiena e metà davanti al viso, nascondendo le guance rosse, che facevano contrasto con la pelle chiara, e uno dei grandi occhi celesti che brillavano di delusione per lo scherzo non riuscito.
Cercando di darsi un contegno, si sistemò i capelli e prese la parola:
«Tanto lo so che ti sto simpatica, è inutile che neghi i tuoi sentimenti per me!» disse con un sorrisetto.
«Si si, credici!» anche se non voleva darlo a vedere, Lylight aveva un sguardo divertito.
«AMIRA, MI HAI FATTO PERDERE 10 ANNI DI VITA! ORA MI VERRANNO LE RUGHE» strillò Dominique.
«Esagerata, per uno scherzetto» ridacchiò Amira.
«Uno scherzetto...» l'occhio della bionda iniziò a prendere uno strano tic «UNO SCHERZETTO?... MI VERRA' UN BERNOCOLO GRANDE QUANTO UN ANGURIA E NON POTRO' PIU' USCIRE DALLA MIA STANZA PER SETTIMANE, GRAZIE ALLA TUA TESTA DURA, E TU MI VIENI A PARLARE DI SCHERZETTI?!!» il viso le era diventato bordeaux e le mani curate erano strette a pugno.
«Ho capito, non sono la benvenuta qui!» facendo una faccia offesa prese un piccolo fazzoletto bianco di cotone, con ricamate nell'angolo destro in alto le iniziali A.N.S. in blu, dichiarò un offeso «Me ne vado!» e, mettendosi una mano davanti al viso, facendo finta di piangere, iniziò a sventolare il fazzoletto in aria, incamminandosi verso la porta dello scompartimento e uscendo, lasciando dietro di sé delle risate genuine.
«Dove eravamo rimaste?» chiese maliziosa Dominique, quando la porta si richiuse dietro la Corvonero.
Neanche il tempo di avvicinarsi che la porta si aprì di colpo, rivelando di nuovo Amira, tutta trafelata.
«IL MIO CAPPELLO!» esclamò disperata, iniziando a scartavetrare la cabina in lungo e in largo alla ricerca del suo amato e inseparabile cappello a forma di gufo. Non se ne separava mai e non avrebbe iniziato in quel momento; era il suo compagno di avventure, non poteva rimanere senza.
Tutte e tre le ragazze si misero a cercare quel fantomatico cappello. La porta, lasciata aperta, venne occupata dalla figura minuta e leggermente trasandata di Charlotte Noire, che guardò le ragazze con diffidenza, chiedendosi se fossero normali.
«Ragazze, tutto okay?» domandò. Amira, che stava cercando sotto il sedile, si alzò di scatto e saltò addosso a Charlotte, che impreparata barcollò all'indietro.
«DOV'E'? NON LO TROVO PIU'!» sbottò.
«Amira calmati, se mi dici cosa non trovi posso aiutarti» spiegò pazientemente la Grifondoro.
«IL MIO CAPPELLO» urlò l’altra.
«Quello a forma di gufo?» l’espressione innocente di Charlie la fece arrabbiare ancora di più.
«L'HAI VISTO? DIMMI DOVE!» ormai fuori di sé, Amira la prese per il colletto della camicia.
«Prima di tutto lasciami. Secondo, il tuo prezioso cappello è lì sul portabagagli» rispose Charlotte mantenendo la calma.
«Oh...» la Corvonero le aggiustò il colletto, lisciandole la camicia per eliminare la polvere inesistente sulle spalle e sulle braccia «Scusami» mormorò imbarazzata.
«Niente. Allora, c'è posto nel vostro scomparto? Quello in cui stavo prima era infettato da un insetto!» disse Charlie con sguardo angelico, cercando di convincere le ragazze.
«Certo» Amira, avendo intuito che il fantomatico “insetto” non era altro che James, si prese la libertà di rispondere per tutte e tre.
«Basta che non fai casino» l’avvisò Lylight, fulminandola con un’occhiataccia di avvertimento. Charlie mimò la chiusura di una zip sulle labbra, sorridendo ad Amira, che ricambiò subito con un occhiolino d’intesa. Cinque secondi dopo le due si misero a saltellare per lo scompartimento cantando a squarciagola una melodia che ricordava tanto “Moves Like Jagger” dei Maroon 5.
Dominique guardò preoccupata la sua ragazza, aspettando la sua terribile reazione; reazione che arrivò poco dopo:
«Uscite immediatamente da qui!» urlò Lylight, sbattendo fuori le due ragazze, che corsero via a gambe levate, ridendo come pazze. La Serpeverde si rimise al suo posto, sbuffando e imprecando contro quelle due. Dominique, repressa una risatina, si ridestò e si rivolse alla Serpeverde: «Almeno ora abbiamo del tempo per noi due, no?» le sussurrò all’orecchio. Lylight si ritrovò a ringraziare silenziosamente Amira e Charlotte, mentre il suo stomaco si contorceva per il bacio che si stava scambiando con Dominique
 
Lily Potter camminava agguerrita nel corridoio del treno: dopo aver lasciato Remus con le gemelle Baston, si era diretta verso lo scompartimento in fondo del treno, dove sapeva di trovarci Roxanne, poiché era il suo posto preferito. La cugina doveva ridarle il suo amato cappello da baseball che le aveva rubato, sgraffignandolo dal suo baule il giorno prima di partire. Quel cappello glielo avevano regalato James e Albus per il compleanno dei 12 anni. Lily amava gli sport babbani, soprattutto, appunto, il baseball: ogni estate ci giocava con Roxanne, Teddy, Albus e, qualche volta, Rose nel giardino della Tana. Conosceva tutti i giocatori di baseball della storia, da Joe DiMaggio a Matt Harvey, aveva tutte le figurine, la palla e il cappellino firmato e un piccolo santuario nella sua stanza dedicato a Joe, il suo mito indiscusso.
Il rumore delle sue Vans nere era attutito dal tappeto che ricopriva il pavimento, mentre camminava. Era una ragazza magra e un po’ bassina Lily, a volte sfigurava di fronte al metro e ottanta di Albus, o addirittura al metro e ottantacinque di James. Aveva dei lunghi e lisci capelli color rame, lineamenti dolci, ancora infantili, due grandi occhi color cioccolato e le guance cosparse di tante piccole lentiggini. Non passava inosservata, con la sua personalità prorompente e allegra. La notavi subito, lei non era “la piccola Potter” o “la Potter rossa”, no, lei era “la ragazzina che saltella per i corridoi”, “la rossa che s’infila in ogni punto possibile e immaginabile”. Sempre a fare scherzi, sempre con il sorriso sulle labbra, sempre a fare chiasso. Sì, Lily era decisamente una bomba di energia.
Arrivò all’ultimo scompartimento, e senza neanche guardare lo spalancò di colpo. La scena che le si presentò davanti la lasciò un po’ perplessa: Roxanne era stesa sul pavimento, profondamente addormentata, in una posizione alquanto scomoda, e Indigo, la sua migliore amica, stava strimpellando delle note con la sua amata chitarra, guardando distrattamente fuori dal finestrino.
«Ciao Indi!» esclamò la Potter entrando e chiudendosi la porta alle spalle. Scavalcò Roxanne senza degnarla di uno sguardo -sapeva che tanto, anche se fosse scoppiata la Terza Guerra Mondiale, la cugina non si sarebbe svegliata lo stesso- e si sedette sul sedile di fronte ad Indigo: al cappello ci avrebbe pensato dopo, adesso c’erano cose più importanti di cui occuparsi, come la persona che le stava davanti. La ragazzina si voltò a guardarla, per un attimo con lo sguardo assente; poi, realizzando chi le stava davanti, abbandonò la chitarra di fianco a sé e si precipitò a stringere l’amica in un abbraccio spacca-ossa, perforandole un timpano dopo aver urlato il suo nome. Lily, presa alla sprovvista, non riuscì a proteggersi e per qualche minuto smise di respirare.
Poi si rianimò e rispose all’abbraccio, contentissima di poter riabbracciare di nuovo quella ragazzina stravagante che le era caduta addosso all’inizio del primo anno.
Indigo Moon Junshow era una quattordicenne assai strana: aveva un carattere bizzarro, per una Tassorosso, un secondo era calma e pacata, il secondo dopo rischiava di esplodere. Ma era una ragazzina romantica, le piaceva la poesia e suonare la chitarra. Era bassa e mingherlina, con lunghi e mossi capelli castani, più chiari sulle punte, e grandi ed espressivi occhi verde scuro.
«Lils!» strillò la Tassorosso, respirando l’intenso profumo di gigli che emanavano i capelli della sua migliore amica «Merlino, mi sei mancata tantissimo».
«Anche tu Indi, le lettere non sono affatto come rivedersi di persona» sorrise la Potter, staccandosi dall’abbraccio e sdraiandosi sul sedile. Quella mattina si era svegliata prestissimo, colpa di quel cretino di Albus e della sua stupida sveglia ad ultrasuoni, perciò era stanchissima, aveva solo voglia di farsi una bella dormita.
Indigo riprese la chitarra e, notando l’enorme sbadiglio dell’amica, fece un sorrisetto «Fammi indovinare, la sveglia di Al ha colpito ancora» ridacchiò, immaginandosi Lily, di prima mattina, con un pigiama a coniglietti e i capelli ridotti ad un ammasso aggrovigliato, andare imbufalita a spaccare la faccia ad Albus e alla sua sveglia.
«Già…» borbottò Lily sbuffando. Si stiracchiò, dando per sbaglio un calcio a Roxanne, ancora profondamente addormentata. Non se ne preoccupò più di tanto, ma si chiese per quale motivo la sua famiglia a volte era così… strana -imbarazzante-.
Poi un lampo le passò nella mente. Avrebbe potuto dormire tranquillamente, se Indi le avesse fatto un bel regalino. Così decise di puntare sulla commiserazione.
«Sono così triste, e assonnata… sono una povera ragazza che ha solo bisogno di dormire… oh, destino crudele! Perché sei così ingiusto con me? Sono solo una piccola e indifesa ragazzina che vuole l’affetto di chi le sta intorno» iniziò a blaterare, sospirando teatralmente.
«Okay, ho capito. Facciamo così» disse Indigo che, avendo capito dove volesse andare a parare, la guardò con finta compassione «io ti suono la canzone che tanto ti piace» osservò divertita Lily che batteva le mani, come una bambina che ha trovato un barattolo gigante di Nutella sotto l’albero di Natale «ma tu in cambio mi compri tutto quello che voglio quando arriva la signora dei Dolci» finì la bruna con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
«Mh… non so sai? Non vorrei che svuotassi il carrello solo per farmi un dispetto» Lily le rivolse un’occhiataccia, sapendo quanto Indigo amasse la cioccolata.
Prima che la Tassorosso potesse replicare, il mugugno incomprensibile di Roxanne invase lo scompartimento. Entrambe si voltarono a scrutarla una con uno sguardo curioso, l’altra con uno vagamente malefico. Quando Indi riportò gli occhi sulla Potter, capì al volo le sue intenzioni.
«Lily! Non puoi essere così cattiva!» esclamò guardandola divertita.
«E invece sì. Mi ha rubato il cappello, meriterebbe la morte» rispose l’altra alzandosi. Afferrò dal suo baule una bottiglietta di acqua ghiacciata, che fortunatamente sua madre l’aveva obbligata a portare. Svitò il tappo di plastica e, senza fare una piega, rovesciò il contenuto sulla faccia della cugina. Poi, soddisfatta, si risedette.
«MERDA!» strillò Roxanne, saltando in piedi e mettendosi in posizione difensiva. Aveva fatto qualche anno di karate e le era piaciuto tantissimo, così aveva deciso di allenarsi da sola, quando sarebbe andata ad Hogwarts e quindi non avrebbe potuto continuare le lezioni di karate. Il risultato fu che nessuno della sua famiglia aveva il potere o anche solo il coraggio di mettersi contro di lei. E dire che quasi metà era in Grifondoro e, soprattutto, più grande di lei.
Indigo si accasciò sul sedile dalle risate, quasi schiacciando il suo gattino Riv, accoccolatosi vicino a lei. Quello le soffiò contro e saltò sul portabagagli, acciambellandosi e chiudendo gli occhioni verdi.
Lily, dal canto suo, non ebbe una reazione migliore: cadde a terra e cominciò a battere i pugni sulla moquette, lacrimando per le troppe risa.
«LILIAN LUNA POTTER!» la richiamò furiosa la cugina, stringendo gli occhi «l’ho capito subito quando sei nata; tu hai molta voglia di morire» affermò, scrollando i capelli e facendo volare goccioline da tutte le parti. La fissò con sguardo truce, poi, vedendo che non la smetteva neanche dopo aver sentito il suo nome per intero, decise di prendere misure drastiche.
«Se la metti così… hai per caso visto Leo?» le chiese con un ghigno poco rassicurante. La risata di Lily si smorzò di colpo. Alzò lentamente la testa verso Roxanne e le sue pupille si dilatarono, cominciando ad avere paura.
«Cosa gli hai fatto?» la guardò spaventata, Leo era il suo cucciolo di ocelot*, uno degli animali a cui teneva di più al mondo -oltre ai suoi fratelli, ovvio-. Per qualche strana ragione Lily, Lucy e Rose avevano come animale domestico dei felini non comuni, compratigli in gran segreto, che non era poi così grande, dalle rispettive madri.
«Niente niente, perché pensi male?» disse Roxanne innocentemente. Si sedette comodamente, accavallando le gambe; prese una rivista di Quidditch e cominciò svogliatamente a sfogliarla.
Lily le si avvicinò minacciosa, afferrandola per il colletto del maglioncino «Cosa. Hai. Fatto. Al. Mio. Leo.» scandì avvicinando il viso a quello della cugina, i nasi a due centimetri di distanza.
Roxanne si scostò come scottata «Non toccare il mio maglione!» esclamò lisciandosi le pieghe del maglione verde delle Holyhead Harpies. Dopo aver accarezzato l’artiglio d’oro ricamato sul suo petto, Roxanne puntò gli occhi chiari in quelli nocciola di Lily «Rilassati. Leo è andato da Lucy, voleva giocare con lei.» ridacchiò. Si legò i capelli scuri in una coda alta.
Roxanne era una ragazza esplosiva. Letteralmente. Lei e Fred, degni eredi di Fred e George, ne combinavano di tutti i colori a scuola, facendo impazzire i professori. Fred era più concentrato sugli scherzi, insieme a James e Frank, mentre Roxanne, accompagnata da Lily, pasticciava per tutto il castello le Merendine Marinare di suo padre. Non che lui fosse contrario, chiariamoci. Quindici anni di pura follia concentrati in una ragazzina di media altezza, magra, con la pelle color cioccolato e i capelli neri di sua madre e gli occhi chiari di George.
Lily tirò un sospiro di sollievo e si risedette sul sedile. In quel momento la porta dello scompartimento si aprì e rivelò la figura slanciata di Sullivan Falgor.
«Ciao ragazze, posso entrare?» chiese guardandosi nervosamente intorno.
«Certo!» rispose Indigo, le piaceva Sully, era una ragazza molto simpatica.
«Ma va tutto bene?» domandò Roxanne, osservando che Sullivan era molto agitata: continuava a mordersi il labbro e torturarsi le mani.
«No» sospirò a bassa voce lei «sto scappando da Albus. Lui e gli altri hanno cominciato a fumare e io non ero d’accordo, solo che lui ha insistito per farmi provare. Ma io odio il fumo.» scosse la testa sorridendo, ricordando la faccia di Scorpius quando aveva affermato che odiava le sigarette.
«Già…» asserì Lily «mio fratello a volte è un vero idiota.» mormorò sconsolata.
«A volte?» chiese ironicamente Indigo. Non odiava Albus, anzi, lo considerava come un fratello maggiore oltre ad Alexander, ma qualche volta si lasciava prendere la mano da cose leggermente sbagliate.
Scoppiarono tutte a ridere, accomodandosi meglio e cominciando a parlottare del nuovo anno e delle vacanze trascorse.


Angolo Autrici:
Alloooooora… che dire ragazze? Scusate. Davvero, non sappiamo come scusarci di questo imperdonabile ritardo! :c
Le vacanze di Natale dovrebbero essere un momento di pausa in cui una persona ha il tempo di sistemare le sue cose e POI pensare ai compiti, no? E INVECE NO! A quanto pare le vacanze sono un pretesto per ucciderci di compiti, e appena tornati non si sono risparmiati: interrogazioni, verifiche, interrogazioni, verifiche di recupero, corsi aggiuntivi per le insufficienze, interrogazione... l'abbiamo già detto interrogazioni?
Inoltre, abbiamo avuto una specie di... ehm... blocco, in cui non sapevamo come andare avanti [Silver: grandioso, siamo solo al secondo capitolo -.-]... but now don't worry! S
iamo tornate dal mondo dei morti, prontissime per rompere i CAPRANZI [ogni riferimento a Favij è puramente casuale :3] a tutti :D
Bah... e dopo queste INUTILI scuse che non fregheranno a nessuno, precisiamo che scriviamo in viola because viola is the way! E scriveremo sempre in viola d'ora in poi! Ma passiamo al capitolo, visto che la notizia del viola potevamo anche risparmiarcela
Gold: ragassuole nostre, diteci cosa ne pensate! A me sembra... a little piece of shit! Scusate, sono piuttosto morta di Youtube in questi giorni, soprattutto di Pewdiepie xD
Silver: Non. Frega. Nulla. A. Nessuno. Smettila di rompere. Ok, dicevamo!! E' un po' più corto del precedente, e sono comparsi meno personaggi, ma nel prossimo ci rifaremo!! E soprattutto dateci i vostri pareri, vi preghiamo, ne abbiamo bisogno! Anche un messaggio privato, dei segnali di fumo quello che volete! Potrete spendere un paio di paroline no?
Gold: ehi! Ci fai passare per delle morte di recensioni D:
Silver: non è vero!
Basta, basta. Smettetela di litigare. Anyway, Silver ha ragione, dovete darci un piccolo parere, anche due paroline di numero della serie FATE SCHIFO, DATEVI ALL'IPPICA o NON INTASATE IL SITO CON LA VOSTRA ROBACCIA. Ecco, magari con un po' meno di brutalità visto che Gold è molto sensibile ahahah
Ultimissima cosa, ecco i prestavolti dei personaggi:

PRIMO PARAGRAFO:
AMELIA FALKE ASTROM [di Gil]: http://i1186.photobucket.com/albums/z371/TheKatieSet/Astrid-astrid-berges-frisbey-23907330-500-277.gif
JAMES SIRIUS POTTER [di J.K. Rowling]: https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcT8ZRNCq_tUdahVjEBtaE2yeHgSsLdXC5KiTiCxjsPYZMQ0WU1e
FRED WEASLEY JR. [di J.K Rowling]: http://images.sodahead.com/polls/000793679/polls_jeremy_sumpter__acteur__thumb_5B6_5D_2252_906056_poll_xlarge.jpeg
FRANK PACIOCK JR. [di J.K Rowling]: http://ilarge.listal.com/image/856071/936full-matthew-bomer.jpg
LACHLAIN MCRIEVE [di crazygurl94]:
CHARLOTTE NOIRE [di GinnyW]: https://encrypted-tbn3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRt7HBRvtbu3n67wam-yEfq99d7u7nlpXUG2EbZ9QqNLRtkngYAbQ

SECONDO PARAGRAFO:

DOMINIQUE WEASLEY [di J.K. Rowling]: https://31.media.tumblr.com/a9df44099f4d8d3b4f529baa436e0f04/tumblr_meprlgCT4t1rlqfqdo1_500.gif
LYLIGHT COMET FALGOR [di CallMeMomo]: https://encrypted-tbn2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQ540fA2wHIo6N5uLccuBIT65rflixotWXyJhdcUPbKCPPSeuG6
AMIRA NIMHEA STARCROSS [di _Littles_]

TERZO PARAGRAFO:
LILIAN LUNA POTTER [di J.K. Rowling]: http://media.tumblr.com/tumblr_m1iaipZBbx1rrwhd8o3_500.gif
INDIGO MOON JUNSHOW [di _LittleWeasley_]: http://www.fantasymagazine.it/imgbank/ARTICOLI/lily_collins.jpg
ROXANNE WEASLEY [di J.K. Rowling]: http://static.tumblr.com/id69eto/WkZm7q29t/tumblr_m4z7ca7ixh1rqiiz4o1_250_1_.gif


Smettiamola di rompere adesso, okay ;3
Alla prossima, persone, speriamo che vi sia piaciuto e che non siate troppo arrabbiate per il ritardo 3:
Bacioni,

Silver e Gold <3

P.s. Vi lasciamo sognare con l'epicità di questa fanart!

 

Ah... i nostri amati Marauders *^* Quanto ci hanno fatto sognare :3
Un bel OMG! per i piccoli Malandrini ^^




 
   
 
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