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Autore: leila91    15/02/2015    16 recensioni
" [...]Bella e fredda, come una mattina di pallida primavera, e non ancora maturata in donna [...]"
Ciao a tutti!
Questo lavoro ripercorre tutta la vita di Dama Eowyn, uno dei personaggi a mio parere più belli che Tolkien abbia mai creato.
Partendo dalla sua infanzia, passando per l'adolescenza trascorsa al palazzo di suo zio Theoden, fino alle vicende narrate nel Signore degli Anelli: l'incontro con Aragorn, lo scontro con il Re Stregone e la sospirata felicità trovata con Faramir.
Per gli avvenimenti pre!LOTR mi baserò quasi esclusivamente sulla mia fantasia, rispettando ovviamente ciò che il Professore narra nelle Appendici.
In alcuni punti si è reso necessario un mix tra movieverse e bookverse... Spero non infastidisca nessuno :)
Vi ho già scocciati anche troppo: spero di riuscire a trasmettere, a chiunque deciderà di seguirmi, il profondo amore che nutro per questo personaggio, e di renderle pienamente giustizia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Theoden, Theodred
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una cocente delusione


 
   
L’arrivo dell’alba recò con sé diverse novità.
La più importante riguardava sicuramente la compagnia di raminghi, giunta assieme ai figli di sire Elrond: i due gemelli Elladan e Elrhoir.
Il loro arrivo aveva portato un certo scompiglio fra gli uomini di Rohan: bisbiglii di stupore e curiosità serpeggiavano lungo tutto l’accampamento.
Il capitano dei raminghi, Halbarad, doveva essere un grande amico di Aragorn. I due uomini si erano infatti abbracciati con molto affetto, e ora stavano discutendo tra loro, leggermente appartati dagli altri. Persino il Re non aveva osato interferire, garantendo loro un rispettoso riserbo.
 
Éowyn avrebbe dato qualsiasi cosa per poter ascoltare i loro discorsi: l’espressione di Aragorn non era mai stata così solenne.

Éowyn non ricordava di averlo visto sorridere spesso, ma in quel momento il suo viso era di un grigiore alquanto innaturale: era come se durante la notte fosse improvvisamente invecchiato di oltre vent’anni!
Ma poi, quale doveva essere la sua vera età?
Éowyn si accorse di non saperlo… Non si era nemmeno mai data pena di scoprirla, in verità.
 
Éowyn distolse lo sguardo, concentrandosi invece sui due principi Elfici: erano indubbiamente le creature più belle che avesse mai visto.
Avevano tratti infinitamente più delicati e armoniosi di quelli di Legolas, che pur superava in bellezza tutti gli uomini presenti.
Il Silvano sfigurava al loro confronto: era come paragonare un paffuto bambino a un adulto nel pieno della sua Estate.
I due Elfi erano alti e slanciati, senza tuttavia risultare gracili, e con capelli lunghi e setosi, scuri come ali di corvo.
Il colore dei loro occhi non era paragonabile ad alcun elemento terreno, quanto piuttosto allo splendore di un cielo stellato: in essi pareva racchiusa un’antica saggezza, assieme ad una luce calda e allo stesso tempo remota, come se in loro fossero fuse le caratteristiche di due razze diverse.
 
Sarebbe potuta rimanere ad ammirarli tutto il giorno.
 
Merry, poco distante, sembrava invece più preoccupato, che ammirato.
“Cosa ti succede, piccolo amico?” gli domandò la fanciulla, avvicinandosi a lui.
Il Mezz’uomo sospirò tristemente prima di risponderle: “Una brutta sensazione. Ho paura che presto sarò lasciato indietro, ancora una volta. Tutti i miei amici hanno preso strade diverse, e io rimarrò solo, come un inutile bagaglio che nessuno vuole accollarsi”.
Éowyn avrebbe voluto chiedergli il perché di tutte quelle parole, così pieno di scoramento; o da dove gli venisse quella strana sensazione, ma a quale scopo? Non era forse così che si sentiva lei stessa? Si stupì ancora una volta di quanto quel piccolo uomo le fosse affine.
“Tu non sei solo, Merry” gli rispose con tono convinto, “Hai me, e mio zio, ed Éomer… E sono sicura che nemmeno Aragorn e gli altri stiano andando da nessuna parte senza di te. Vedrai, quegli uomini sono solo venuti per unirsi a noi, e sono i benvenuti ovviamente!”, concluse.
L’espressione di Merry rimase molto dubbiosa, ed Éowyn non potè biasimarlo: come poteva convincere l’amico di una cosa di cui non era certa nemmeno lei stessa?
Se solo avesse potuto ascoltare il colloquio di Aragorn…
 
“Andiamo a mettere qualcosa sotto i denti, ti va?” propose a Merry, nel tentativo di distrarre entrambi da quella situazione sospesa.
Il volto dell’amico s’illuminò, ed Éowyn sorrise intenerita: a quanto pare doveva aver toccato la corda giusta.
“Molto volentieri” le rispose lui infatti, “Non c’è niente di meglio che del buon cibo e una sana fumatina, per cacciare via i cattivi pensieri”.
 
Ma ahimè, le preoccupazioni a volte si possono solo nascondere.
 

 
 * * *

 
 
Fu suo fratello a darle la notizia.
“Aragorn sta partendo” le disse, circa mezz’ora più tardi.
Éowyn sentì come il terreno mancarle da sotto i piedi: “Pa- partendo?” balbettò, “Che significa?”
Éomer le rivolse un’occhiata perplessa ed Éowyn si maledì mentalmente per aver lasciato intravedere a tal punto il suo turbamento:nessuno, men che meno Eomer avrebbe dovuto sapere nulla di quella faccenda!
“Voglio dire…” continuò, cercando di ricomporsi, “Dove mai dovrebbe andare? Credevo vi avrebbe guidati in battaglia, che sarebbe rimasto al nostro fianco…”
“Lo credevo anch’io” rispose suo fratello con un sospiro sconsolato, “Non desideravo altro che partire in guerra con lui, e il mio cuore era rasserenato dalla sua vicinanza. Ma egli cerca i Sentieri dei Morti, la maledetta via del Dwimorberg, dove nessuno di noi può seguirlo”.
“I Sentieri dei Morti? Che storia è mai questa?”
Éowyn era senza parole: tetri ricordi, immagini dai contorni oscuri e sfocati si riaffacciarono alla sua mente. Retaggi di vecchi racconti, narratigli da zio Thèoden durante l’infanzia: il Dwimorberg, il Monte Invasato, un luogo maledetto nel quale nessuno aveva mai osato avventurarsi.
Nessuno sapeva con certezza quali diavolerie fossero nascoste al suo interno, o era mai tornato per raccontarlo, ma le vie che lo attraversavano non erano state chiamate ‘Sentieri dei Morti’ senza un buon motivo!

“Ѐ a causa di quegli uomini” raccontò Éomer, riferendosi ai raminghi e ai figli di Elrond, “Devono avergli recato nefaste notizie. Aragorn non ha voluto dire a nessuno il contenuto del messaggio che gli è stato recapitato; afferma solo di avere fretta, e che per lui non esista altra via se non quella all’interno del Dwimorberg. Ahimè, temo che non lo rivedremo mai più!” concluse affranto.
 
Éowyn era parimenti sconvolta: non aveva mai visto suo fratello in preda a una tale sconforto, mai, nemmeno nel periodo più buio della loro vita! Éomer era sempre stato una roccia sicura, alla quale appoggiarsi: mai una volta aveva vacillato, mai una volta le aveva mostrato segni di debolezza. Di rabbia sì, oh, e molta anche! Éowyn aveva temuto in ripetute occasioni che il suo temperamento focoso potesse condurlo alla rovina, e vi era andato effettivamente molto vicino, ma ogni volta
Éomer era sempre tornato da lei.  
Vederlo ora così abbattuto, stanco, sconfitto, fu forse la cosa che la spaventò di più, e che la indusse a pensare: Aragorn ha dunque deciso di morire!
 
No! Non può farci questo, non può farmi questo! Non ne ha alcun diritto, non dopo quello che ha scatenato
nel mio cuore. Non può avermi riportato la speranza, per poi sottrarmela di nuovo così velocemente, così crudelmente! Andrò con lui piuttosto. Sì, è questo che devo fare! Non ho paura del dolore, non m’importa della morte, se potrò andarmene al suo fianco…
Era dunque questo l’amore?
 
Éowyn non lo sapeva. Sentiva solo di non aver mai provato nulla di così intenso in tutta la sua vita, e proprio ora, quando finalmente stava riuscendo a dargli un nome, questo le veniva portato via!
Le promesse fatte a Merry, l’affetto per la sua famiglia persero all’istante ogni valore… Improvvisamente non le importava più nulla!
Éowyn mise a tacere con malagrazia il fastidioso senso di colpa che cominciava a farsi largo nella sua mente: era completamente accecata, oramai.
 
“Sorella? Ti senti bene?”
La voce di Éomer, carica di preoccupazione, era così lontana, sembrava provenire da un altro mondo.
“Devo parlare con lui” fu l’unica risposta che suo fratello ottenne da lei.
Éowyn si allontanò come una furia, incurante di ogni cosa circostante.
 
 
                                           
 * * *

 
 
Quando lo trovò, Aragorn stava discutendo con Legolas e Gimli.
Éowyn potè udire i borbottii del Nano ancora prima di averli raggiunti.
“Ma certo che verremo con te, giovanotto. Non ti volteremo di certo le spalle proprio quando hai più bisogno di noi! E non sia mai detto che un Nano non abbia il coraggio di andare sotto terra quando dei dannati Orecchie a Punta osano farlo”.
Aragorn gli battè una mano sulla spalla, divertito: “Non ho mai dubitato della vostra lealtà, amico mio, e sarò onorato di avervi al mio fianco”.
 
Se ne stava andando davvero!
Non che dubitasse delle parole di suo fratello, ma udire di persona quella notizia l’aveva sconvolta se possibile ancora di più.
 
“Mio Signore!” udì la sua voce esclamare, “Permetti una parola?”.
Éowyn si augurò di non essere parsa troppo supplicante: non lo avrebbe sopportato.
Aragorn si voltò verso di lei, e nei suoi occhi la giovane lesse qualcosa che le procurò insieme tristezza e disgusto: un’immensa pietà.
Si rese conto all’improvviso di sapere già come sarebbe andata a finire quella discussione, e il pensiero le fece salire le lacrime agli occhi.
Ma non avrebbe pianto.
Non davanti a lui.
E forse nemmeno dopo.
 
Éowyn fece appello a ogni briciolo di coraggio e dignità che sapeva di possedere.
“Aragorn”.
Era la prima volta che lo chiamava per nome.
“Perché devi prendere quella via? Non c’è nulla per te oltre quel maledetto cancello, solo rovina e morte. Non conosci dunque il suo nome? Nessuno si è mai avventurato lì dentro, per poi farvi ritorno”
 
“Mia dolce Signora, conosco fin troppo bene quelle vie. Da ben prima che tu arrivassi su questa terra per allietarla con la tua presenza. E la mia strada mi conduce proprio lì dentro. Ѐ il mio destino, non posso evitarlo. Se potessi seguire la voce del mio cuore, a quest’ora starei passeggiando per sentieri ben diversi, lassù nella bella valle nascosta di Imladris”
 
Éowyn non perse tempo a domandarsi il significato di quelle ultime parole: sapeva soltanto che Aragorn non si sarebbe mai lasciato convincere a rimanere, e nella sua mente non rimase spazio che per un solo pensiero. Una supplica, in realtà.
 
“Lasciami venire con voi, allora”. Ma era inutile, lo sentiva.
“No, mia Signora” rispose lui infatti, ed Éowyn capì che si era aspettato una domanda del genere.
Per un istante si vide improvvisamente attraverso i suoi occhi, e non provò altro che rabbia e ribrezzo.
Una sciocca ragazzina infatuata, è così che doveva apparire, per la quale non si poteva provare altro che pena e compassione. Delle ondate di nausea la scossero, ma cercò di non darlo a vedere.
“Sai bene che non è possibile. Il tuo posto è qui, con il tuo popolo, non in una qualche missione suicida, o nel ventre di una montagna, e nemmeno…”
“Al tuo fianco?” concluse Éowyn, e si stupì lei per prima della totale assenza di stizza in quelle parole: non contenevano altro che una calma e fredda rassegnazione.
Non desiderava più nulla delle misere profferte che Aragorn aveva da offrirle: piuttosto la morte!
L’espressione negli occhi dell’altro non cambiò minimamente, salvo poi farsi infinitamente più addolorata.
L’erede di Isildur le sfiorò il viso con la mano, sforzandosi di sorriderle dolcemente: “Credimi, Éowyn: non ti ho augurato altro che gioia fin dal primo momento in cui ti ho vista. Mi spezza il cuore sapere di non poterti dare quello che cerchi”.
E senza aggiungere altro le voltò le spalle e si allontanò da lei.
Partì poco dopo, assieme alla grigia compagnia di Elfi e Raminghi, e ai fedeli Gimli e Legolas.
 

* * *
 
 
Éowyn non ebbe la forza di assistere all’addio fra il piccolo Merry e i suoi amici, ma il giovane Hobbit sembrava ancora più abbattuto di lei, mentre insieme li guardavano allontanarsi.
Attorno a loro i soldati borbottavano sconsolati: ognuno voleva dire la sua, e giravano le opinioni più discordanti: c’era chi pensava che Aragorn partisse perché non c’era speranza, chi perché gli era stata assegnata una qualche misteriosa missione, altri ancora credevano che stesse andando a morire di sua spontanea volontà.
 
“Parte perché deve farlo” tagliò corto re Thèoden, con un tono secco e autoritario, “E anche noi dobbiamo fare altrettanto. Non vi è altro tempo da perdere, Gondor ha bisogno di tutto l’aiuto possibile. Smontate l’accampamento, spegnete i fuochi, sellate i cavalli e tenetevi pronti!”
 
Stava succedendo tutto troppo velocemente, pensò
Éowyn.
Ma forse era meglio così: almeno non avrebbe avuto il tempo di rimuginare su quanto successo e continuare a piangersi addosso.
Poteva vedere con chiarezza il suo futuro, come se fosse già stato scritto, e scorresse fluidamente davanti ai suoi occhi: una vita fatta di angosce e di attesa, una vita nella quale non veniva considerata altro se non una creatura fragile e delicata, capace solo di occuparsi della casa e di quelli più deboli di lei.
Una donna come le altre, nonostante il suo rango, il suo coraggio, le sue aspirazioni, le sue abilità… 
 
“Rimanere chiusa dietro le sbarre, finchè il tempo e l’età ne avranno fatto un’abitudine, e ogni occasione di valore sia diventata un lontano ricordo o un desiderio”.
 
Non erano passati che pochi giorni da quando aveva rivelato ad Aragorn la sua peggiore paura, ed anche in quell’occasione lui se ne stava andando, e lei era stata lasciata indietro.
 
Ormai ne era totalmente convinta: una morte gloriosa in battaglia era l’unica via d’uscita da quella insopportabile situazione.

Se Thèodred fosse qui perderebbe le staffe! Non è per questo che ti ha istruita! Non pensi al dolore che provocherai con un atto del genere?

No, non ci pensava, non voleva pensarci, non le importava più niente! E poi chi volevano prendere in giro? Se la situazione era così disperata come aveva sentito, vi era un’altissima probabilità che nemmeno ciò che restava della sua famiglia tornasse mai più dalla guerra. E lei non voleva sopravvivere a nessuno, non più. Non ne vedeva ragione.
 
Questa sarà la fine della casa di Eorl, pensò, sorridendo amaramente.


 
 * * *
 
 
“Sai bene che cosa mi aspetti da te, non è vero? Ne abbiamo già parlato altre volte”
 
Thèoden appoggiò la fronte contro la sua socchiudendo gli occhi: “Non ti dirò addio figlia mia, perché voglio credere che vi sia ancora speranza oltre le nubi che ci sovrastano”.
“So che mi renderai fiero di te” concluse con un bacio, che sapeva di lacrime e rimpianti.
Éowyn rimase in silenzio, per paura che la voce tradisse le sue vere intenzioni, ma il Re non parve dispiacersene: il rapporto con sua nipote si era sempre basato più sui gesti che sulle parole.
 
Anche il saluto con Éomer fu completamente muto, ma in quel caso dipese più del temperamento burbero del fratello.
Éomer aveva il cuore a pezzi, ma la coscienza pulita: sarebbe stato fiero di dare la vita nella battaglia più importante che avesse mai affrontato, per tenere al sicuro lei e la loro terra, ed Eowyn lo invidiò, nonostante i pericoli che lo attendevano.
Almeno lui non avrebbe dovuto ricorrere ad alcun sotterfugio.
 
Poco distante vide suo zio discutere alacremente con Merry, e una volta finita la breve discussione, vide lo Hobbit abbassare il capo, abbattuto e sconsolato.
Non aveva avuto il permesso di partire con loro, proprio come l’arguto giovane si era aspettato fin dall’inizio.
 
Approfittando del tumulto e della confusione generati dal momento della partenza, Éowyn si avvicinò non vista ad un armatura ed un elmo rimasti incustoditi.
Dovevano appartenere a qualche disertore dell’ultimo minuto, si disse distrattamente.
Nascosta sotto la sella di Dahira si trovava invece la vecchia spada regalatale da Thèodred, e custodita come un tesoro per tutti quegli anni.
 
Una volta che fu sicura che suo zio e suo fratello fossero lontani, in testa alla colonna di uomini,
Éowyn montò anch’essa a cavallo, dirigendosi al galoppo verso una figurina rimasta immobile in mezzo a tutto quel caos.
 
Merry soffocò un urlo di spavento quando si sentì sollevare da sotto le ascelle: era stato un soldato giunto di gran carriera alle sue spalle, che ora l’aveva depositato innanzi a sè, dividendo generosamente la sella con lui.
Merry si voltò a guardare il suo misterioso cavaliere, ma quando stava per chiedergli chi fosse o cosa diamine avesse intenzione di fare, le parole gli morirono in gola.
Pur da sotto l’elmo, riconobbe senza esitazione i profondi occhi grigi e il meraviglioso sorriso ostinato di dama Éowyn.
“Ti avevo detto che non ti avrei lasciato da solo, mastro Hobbit. Cavalca con me!”
Ancora incredulo Merry le restituì il sorriso, e una fiera luce di determinazione gli si accese negli occhi.
 
Il giovane Hobbit tornò guardare in avanti, pronto ad affrontare insieme ad 
Éowyn, quella che si  prospettava essere la sfida più grande della vita di entrambi.
 

   
 








 

Benni’s Hole:
Sono di fretta, di frettissima e ho pure un gran mal di testa, perciò scusate se non m’intrattengo troppo çç
Che dire? E’ stato un pessimo San Valentino per la nostra Eowyn ^^”… battuta pessima, scusate xD.
Spero di essere riuscita a descrivere bene la scena perché vi assicuro che è stato un parto çç.
Devo dirvi che la parte che mi piace di più del capitolo è la descrizione dei gemelli. Per il resto invece non sono convintissima, ma aspetto i vostri pareri.
Insomma, ci siamo! Siamo quasi alla battaglia çç help!!!
Vi chiedo già scusa in anticipo ma avendo due esami tra il 23 e il 24 mi sa che la prossima settimana salta l’aggiornamento… Abbiate pazienza che poi torno, promesso!
 
Un grandissimo grazie a tutti coloro che leggono, alle recensiste, preferitori/seguitori (in particolar modo a Kanako91 e Xingchan che mi hanno aggiunta di recente) e ricordatori xD
Non so dirvi quanto vi sia grata per tutto l’affetto che mi state dimostrando, siete tantissimi e vi adoro :*
 
Benni
   
 
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