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Autore: Mentos E CocaCola    15/02/2015    1 recensioni
Lei è una ragazza con la passione del pugilato, una brutta storia alle spalle che influenza la sua vita e le sue decisioni.
Lui è un ragazzo con la passione del canto, deve fare il doppio gioco per proteggere chi ama, ma l'unica persona che non può proteggere è se stesso.
Due ragazzi completamente diversi ma accomunati dallo stesso destino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Mamma, Meg ha di nuovo divorato una testuggine!- urlò uno dei gemelli non appena entrò in camera mia.
-Porca paletta Fred quante volte ti ho ripetuto che sono muscoli e non la parte inferiore di un carapace?-
Lui fece il broncio.
-Sono Charles e poi i ragazzi hanno i muscoli, non le femmine-
-Dannato maschilista di sei anni- mormorai mentre cercavo qualcosa di decente da indossare per la festa di apertura del Royal College. E a quella festa avrei incontrato il figlio di Payne.
Ripensai a quella mattina di una settimana fa quando altri avevano deciso il  mio destino. Mi ero opposta in tutti i modi, avevo urlato, preso a pugni le cose, mi ero rinchiusa in camera per giorni, ma…niente.
Dovevo sposarmi!
Avevo compiuto da poco diciott’anni e lui ne aveva uno più di me, entrambi troppo giovani per impegnarci in un matrimonio senza sentimenti.
-Meg, sei pronta?- chiese mia madre da fuori la porta.
-Sì puoi entrare- dissi mentre mi allacciavo una scarpa.
Mia madre urlò istericamente non appena entrò.
-Non dobbiamo uscire a fare la spesa Meg! Togliti subito quei jeans e quella maglietta prima che li bruci-
La guardai attonita.
-Prima l’estetista poi questo…mamma, ho anch’io il mio onore- dissi battendomi un pugno sul cuore.
Lei fece finta di non ascoltarmi e si diresse verso il mio armadio e cominciò a frugarci dentro in cerca di qualcosa che non fosse una tuta da ginnastica.
Un’impresa ardua dato che il mio armadio era monopolizzato dall’abbigliamento sportivo.
-Non troverai niente lì dentro che mi possa rovinare ulteriormente l’esistenza, fattene una rag…-
-Eccolo!-urlò perforandomi il secondo timpano nell’arco di una settimana. Lo stato del mio udito doveva essere parecchio preoccupante dopo diciott’anni con quella donna.
-Eccolo cosa?-domandai sospettosa.
Cominciai a saltellare dato che anche se bella mia madre non era invisibile.
-Cosa hai trovato?-
-È perfetto-
Mi misi le mani tra i capelli.
-Cosa è perfetto?!-
Si girò di scatto con in mano un abitino bianco senza maniche che così, ad occhio e croce, doveva arrivare poco sopra il ginocchio.
Mia madre doveva aver notato la mia espressione da “cosa sta succedendo in questa casa?”.
-Cosa c’è cara? Non ti piace?-
-Stavo ragionando sul fatto che il mio armadio debba comunicare per forza con Narnia, questo spiegherebbe in qualche modo la scomparsa dal nulla di questo coso-
Lei mi guardò alzando un sopracciglio.
-Non è un “coso”, è un vestito e guarda…il colletto e il cinturino sono neri, il tuo colore preferito-
Incrociai le braccia.
-Non osare solo pensare  di farmelo indossare-
Stavamo scherzando?! Io una boxista che beveva frullati proteici e che ingeriva carboidrati come fossero aria indossare un vestito?
Io che avevo scritto anche una lettera al dirigente del college perché potessi indossare la divisa scolastica dei ragazzi?
Sì, stavamo senza dubbio scherzando.
Prima che me ne potessi rendere conto mamma mi aveva strappato i vestiti di dosso e infilato il coso e… orrore, due zeppe dello stesso colore.
La guardai supplichevole ma ciò che ottenni fu solo uno sguardo di ghiaccio, la mia unica speranza era lui, Rocky Marciano. Mi inginocchiai davanti al poster.
-Ti prego convinci in qualche modo quella donna che non posso andare a quella festa conciata così-
Stavo quasi per piangere quando lo spirito del male (mia madre) mi si avvicinò e mi chiese chi fosse Rocky Marciano e che di sicuro avrei fatto colpo su di lui se mi avesse vista vestita così.
Ero particolarmente depressa e mia madre approfittò della mia sofferenza per portarmi davanti allo specchio, legarmi i capelli in una coda alta, fermata da un elastico e un fiocchetto bianco (doppio orrore) e mi truccò anche.
-Sei bellissima Meg- disse quella snaturata.
Bellissima?! Ero odiosamente femminile e mi sentivo così simile a quelle galline putroccole, che avevano invaso il mondo, che quasi mi venne da vomitare.
-Dì la verità, se a questa festa non fosse venuto Liam Payne non mi avresti conciata così-
La guardai facendola sentire in colpa.
-Ti sto solo aiutando Meg- sbottò-spero che vi innamoriate l’uno dell’altra…-
-Mamma, non vorrai mica che si innamori di me per ciò che sembro e non per ciò che sono!- la interruppi spazientita, indicando il vestito.
Lei abbassò lo sguardo.
Presi le chiavi e me ne andai sbattendo la porta.
Per quanto ero arrabbiata quasi non vidi mio padre che rientrava in casa.
-Ti serve un passaggio Meg?- mi chiese.
-No, vado da sola- gli risposi uscendo.
Non ce l’avevo con lui, in fondo faceva tutto questo per il bene della famiglia.
-Hai preso la patente lunedì-
-E chi ha detto che vado in macchina?-
Corsi in garage giocando con le chiavi e rendendomi conto in quel momento di avere una paura matta di incontrare questo Liam Payne.
Inspirai forte prima di infilarmi il casco mandando a quel paese la coda di mamma.
Montai sulla moto e sfrecciai alla festa con la stessa voglia che ha un canguro di infilarsi sotto ad un camion.
 
Dalle mandrie di adolescenti in piena crisi ormonale, classificati come pinguini per i vestiti, intuii che quello era il parcheggio del Royal College.
Un paio di ragazzi scemi mi guardarono ridendo.
Sì, odiavo la mia generazione.
Trovai posto vicino ad un’aiuola.
Mi sentii abbracciare da dietro e sorrisi riconoscendo al polso quel braccialetto inconfondibile.
-Charlotte!-
Mi voltai sorridente.
-Meg- sorrise lei-temevo che non saresti venuta per…sai…Payne-
Le presi le mani.
-Non ti preoccupare Lot, non posso certo sfuggirgli per sempre-
Lei annuì incerta smuovendo quella cascata di treccine all’africana che raccoglievano i suoi capelli arancioni.
Non so come si fa ad essere eleganti con un lungo vestito da hippie, ma Charlotte quella sera toglieva il fiato.
-E comunque non è lui che mi preoccupa- le sussurrai- ma queste galline spennacchiate-si voltò a guardare un gruppetto di ragazze urlanti che ci stava guardando veramente male.
Scoppiammo a ridere.
-Oddio, Lot, dimmi che è un’illusione ottica: non possono essere vestite tutte di rosa-
Lei mi abbracciò.
-E hai visto quella bionda in mezzo? Sembra un brillantino con le gambe-
Odiavamo quel colore e le galline da tredici anni, anzi proprio così era iniziata la nostra profonda amicizia.
Mi asciugai una lacrima che mi era scesa per il ridere, poi la presi a braccetto e ci dirigemmo verso il Royal College.
-Comunque sono sorpresa- disse lei.
-Per cosa?-
-Mi spieghi cosa ti ha convinto a metterti un vestitino?-
-Mia madre è molto potente nel maneggiare le arti oscure- sospirai alzando gli occhi al cielo – E mi ha anche truccato e raccolto i capelli, quella megera!-
Lot sorrise aggiustandomi la coda che sotto il casco era diventata un cespuglio.
-E tu per vendicarti hai preso la moto giusto?-
-“Vendicarmi”, Lot, che parolona! Io volevo solo riprendermi la rivincita, da brava pugile non posso certo tirarmi indietro-
Guardavo tutta soddisfatta la mia moto quando la porta mi investì, aprendosi di scatto e provocandomi un dolore atroce al fianco destro.
Feci una smorfia di dolore e alzai lo sguardo per studiare il mio avversario: se era la guerra che voleva gliela avrei data con piacere.
Nessuno, o meglio nessun essere vivente, davanti a me c’era solo una nuvola di polvere che qualcuno aveva sollevato con una corsa piuttosto veloce.
Aveva fatto bene a fuggire quell’insolente se non voleva iniziare il nuovo anno al Royal College su una sedia a rotelle.
-Tutto bene Meg? – mi chiese preoccupata Charlotte.
Annuii tenendomi una mano sul fianco.
-Sì, tutto ok, tranquilla, ma se quel bifolco carciofo in mezzo ad un campo di grano si azzarda di nuovo…- non riuscii a finire la frase che una presenza mi passò velocemente accanto facendomi quasi cadere.
Ancora ed un’altra volta nessuna scusa!
Eh no, qui non conoscevano l’educazione o peggio Margaret Playcastle-
Misi una mano all’interno di quella nuvola di polvere e afferrai qualcosa di molle.
-Ahio!-
Nella mano stringevo l’orecchio di un ragazzo che continuava a dimenarsi come una furia sotto la mia stretta.
-Brutto maleducato che non sei altro, nessuno ti ha insegnato a chiedere scusa  alle persone?-
Sentii Lot borbottare qualcosa come “No, non di nuovo!”.
Quell’essere guardò i suoi amici come per cercare rinforzi contro una pazza.
Aveva due occhi enormi color cioccolato, ma quando dico enormi voglio dire che erano davvero enormi, non avevo mai visto due occhi così grandi.
-Non fare finta di non capire, brutto barbone, mi hai quasi buttata per terra due volte e non ti sei fermato neanche per chiedere scusa, vergognati!-
Lo fulminai con lo sguardo quando si toccò la barba con orgoglio ferito.
Finalmente tossicchiò per schiarirsi la voce e si passò una mano tra il colletto delle camicia  e la gola.
-Ehm, sono in ritardo…avevo scordato il mio microfono in auto, devo cantare alla festa, mi faresti il piacere di…-
La sua voce si fece sempre più flebile tanto che per sentire dovetti appiccicare il mio orecchio alla sua bocca.
-…LASCIARMI ANDARE, PAZZA RINTRONATA!!-mi urlò con tutta la forza nel mio orecchio rendendomi sorda.
Si divincolò dalla mia presa, cosa che nessuno era mai riuscito a fare, e se ne andò con i suoi amici, borbottando qualcosa su cani e porco che entravano dentro un college e pazze furiose.
Pestai un piede a terra furiosa per la scuse che non erano arrivate.
-Lot, chi è quel cafone barbuto con due spalle da far paura?-
Lei mi mise una mano sulla spalla sospirando.
-Credo che avrai una vita matrimoniale piuttosto movimentata-
Mi voltai di scatto, scrutando nei suoi occhi azzurri una risposta ai miei sospetti, che non tardò ad arrivare direttamente dalla sua bocca.
-Quello Meg, quel ragazzo che hai aggredito, minacciato e insultato è il tuo futuro marito: Liam Payne-
  
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