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Autore: Elygrifondoro    16/02/2015    3 recensioni
Cosa succedere se uno Shadowhunter e i suoi amici frequantano la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts? Cosa succede se due persone destinate a stare insieme come Alexander Lightwood e Magnus Bane si trovassero nella stessa scuola, rispettivamente nei panni di studente e professore? lLamore e l'attrazione vinceranno sui dubbi che una relazione proibita inevitabolmente crea?
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~CALL IT MAGIC
La porta cigolante della stanza del dormitorio era un rumore rassicurante per le mie orecchie.
Tornato in infermeria Madama White mi accolse rossa di rabbia in viso, nella mano destra teneva una siringa e per una frazione di secondo fui tentato di scappare ma, dopo la ramanzina, mi rimise a letto e controllò il mio stato di salute: dopo un’ora ero già stato dimesso. Tutti gli altri miei compagni se n’erano ormai andati da un pezzo, così raccolsi in fretta le poche cose che Annabelle mi aveva portato quella mattina e tornai in dormitorio. Come al solito la stanza profumava di pino e di un leggero ma penetrante odore di sandalo, lo stesso odore del bagnoschiuma che mi aveva regalato Magnus e di cui mi sarei al più presto sbarazzato. Inevitabilmente il suo nome mi soffocò, ed il respiro mi si fece irregolare per lo sconcerto. Volevo pensare a tutto fuorché a lui, ai suoi occhi da gatto, ai suoi zigomi alti, alla sua carnagione olivastra, alla sua pelle e al suo respiro irregolare a tempo con il mio in quel letto troppo impregnato del suo odore.
-Alec! –
Juliàn stava in piedi davanti a me, fissandomi con la sua solita aria apprensiva.
-ci stavamo preoccupando tutti per te, non ti abbiamo visto in infermeria e Madama White era così arrabbiata… -
Il suo accento francese si sentiva più del solito, forse per la pozione soporifera non ancora completamente smaltita o forse perché si trovava davanti una persona che gli avrebbe volentieri spezzato il collo. Si capiva lontano un miglio che era piuttosto imbarazzato mentre io ero completamente indifferente alla sua presenza ed il mio pessimo umore non mi aiutava affatto a smaltire la sua vicinanza.
-perché perdi tempo a cercare di redimerti Juliàn? –
Il ragazzo dai capelli biondi avvampò improvvisamente e posò lo sguardo sul pavimento, in preda al più evidente sconcerto, indeciso su cosa dire.
-perché ti amo Alec –
Wow, per essere un Serpeverde mancato era stato piuttosto schietto! Non me lo sarei mai aspettato da quel verme. Ammettere così le proprie emozioni poteva segnare l’inizio di una rovina o del più meraviglioso dei sogni. Peccato che dai sogni si sia costretti a svegliarsi. Nonostante tutto sorrisi a quelle parole. Era proprio quello che volevo sentire dopo… dopo quello che Magnus mi aveva fatto. Mi avvicinai a lui e gli afferrai il mento con decisione, le mie azioni guidate solo da un improvviso desiderio di vendetta. Juliàn gemette a quel contatto, forse per il dolore che le mie unghie conficcate nella sua carne gli procuravano, forse per l’eccitazione di quella inconsueta vicinanza, desideroso di colmare quella poca distanza che ci separava. Decisi di accontentare la sua muta richiesta.
Lo baciai con violenza, mordendogli il labbro inferiore fino a sentire il suo sangue nella mia bocca, senza nemmeno lasciargli il tempo di riprendere fiato fra un ansito e l’altro. Sentivo di averlo completamente a pugno, avrei potuto fare di lui qualsiasi cosa volessi. Un insaziabile desiderio carnale mi contraeva la bocca dello stomaco. Pensai che non poteva arrivare in un momento migliore. Io non desideravo altro che piacere e vendetta, due acidi troppo forti per dar vita ad una soluzione neutra, ma non era un mio problema. Per quel ragazzo non provavo ormai più niente, se non compassione.
Abbassai la mano sul cavallo dei pantaloni del mio compagno, massaggiandolo e percependo il suo impaziente desiderio. Lo spinsi frettolosamente verso il letto e gli sfilai la camicia ed i pantaloni, bloccandolo fra le mie gambe, alla disperata ricerca di una qualche emozione che colmasse il mio vuoto. I suoi capelli mi solleticavano il volto mentre gli mordevo il collo e gli graffiavo il petto, a ritmo con il respiro e i movimenti di lui. Gemetti anch’io fra le labbra in preda ad un’inevitabile eccitazione.
Gli tolsi anche l’ultimo indumento lasciandolo completamente nudo e nemmeno aspettai che fosse pronto per entrare dentro di lui. Mi mossi con violenza e fugacità.
Sapevo che mancava poco al culmine del suo piacere ma non ci badai affatto: non avrei smesso fin quando non sarei stato soddisfatto, gli avrei fatto male se necessario, anche se probabilmente l’avevo già fatto. In quel momento non mi importava di niente se non di me stesso.
Juliàn venne sopra di me e poco dopo anche io dentro di lui. Ci sdraiammo stremati e con il respiro irregolare uno accanto all’altro ma, appena lui tentò di posarmi una mano sul petto, io mi ritrassi e mi alzai per vestirmi.
-dove vai? –
Lo vidi sollevarsi su un gomito per parlarmi mentre io mi allacciavo i jeans: i suoi occhi chiari celavano un sentimento ferito.
-non credere che quello che ho appena fatto l’abbia fatto per amore. Questa era la mia vendetta, per tutto quello che mi hai fatto. –
Il mio tono di voce così incolore sorprese persino me, ma non lo diedi a vedere. Mi infilai anche la maglietta e mi sistemai velocemente i capelli indomabili di fronte allo specchio nel piccolo bagno del nostro dormitorio. Avevo un lieve accenno di barba e le borse sotto agli occhi, sembravo reduce dalla peggiore sbornia di Whisky Incendiario dell’ultimo decennio.
-credevo mi avessi perdonato. –
La voce del francese era roca e sembrava sul punto di spezzarsi da un momento all’altro. Risi di gusto alle sue parole patetiche.
-io non perdono così facilmente. Una volta ti consideravo un amico, ma tu hai rovinato tutto infamandomi e spifferando gli affari miei al preside e chissà quali altre voci hai messo in giro infangando il mio nome! –
Presi la tracolla e la bacchetta che avevo buttato malamente sulla cassapanca accanto all’entrata quando ero arrivato poco prima.
-è stato bello fotterti Martinez. –
Sibilai soddisfatto aprendo la porta e uscendo dalla stanza, richiudendola con un tonfo. Attraverso la parete sentii un gemito sommesso mentre mi incamminavo verso l’uscita.
Non sapevo bene perché l’avevo fatto, semplicemente ero così arrabbiato che credevo che vendicandomi il vuoto che Magnus mi aveva lasciato sarebbe passato almeno un po’ ma… no. Molto tempo prima glielo avevo promesso e i Cacciatori mantengono sempre la parola data. Non sarei tornato quello di un tempo, non sarei più stato debole. Il mondo mi aveva già sopraffatto una volta ed era bastata. Ero pronto, mi sentivo così bene da poter sollevare una montagna, ma il mio cuore a malapena avrebbe retto una piuma. Cosa mi stava succedendo? Era vero, gli avevo detto che lo amavo, ma quello stregone si era preso gioco dei miei sentimenti con tanta leggerezza… una fitta mi fece gemere di un dolore nuovo, completamente diverso da quelli procurati dalle ferite di battaglia, ma almeno dieci volte più doloroso. Innamorato… in passato credevo di essere stato innamorato di Jace, ma mai mi ero sentito così. Allora cos’era quello che provavo per lui? Solamente il semplice ed unico amore che si provava per il proprio parabatai? Probabile. Con Magnus era tutto differente, e sapevo che non avrei potuto cambiare le cose. Lui voleva così, punto. “Lightwood accettalo, non sei abbastanza per il Sommo Stregone di Brooklyn.”
Un altro ansito, stavolta più doloroso e brutale. Premetti le mani contro al petto soffocando le lacrime, ma ormai sgorgavano a fiotti dai miei occhi blu.
L’oceano si infrange sempre contro gli scogli, ma questi non lo accettano mai. Magnus era il mio scoglio, e le mie onde erano troppo scivolose per aggrapparsi veramente a lui. L’imponenza dell’oceano aveva trovato un ostacolo.

 

 

 

 




Cosa avevo fatto? Avevo allontanato da me l’unica persona di cui mi importasse qualcosa, e l’avevo fatto in un modo orribile. Sebbene avessi vissuto per più di ottocento anni, mi sentivo un sedicenne alle prese con la mia prima cotta adolescenziale. Più rimuginavo sulla svolta che gli eventi avevano preso, più mi rendevo conto di aver sbagliato tutto. Non potevo farcela da solo.
“Bane pensa! Ci sarà pur qualcuno in grado di aiutarti!”
Clarissa era da scartare completamente, per non parlare di Jace o Isabelle… avevo bisogno di qualcun altro. Posai nuovamente lo sguardo sui miei manuali ed appunti sparsi sull’enorme scrivania di mogano.
-non servite a nulla e che cavoli! –
Mi ero portato da New York ogni genere di manuale di demonologia e stregoneria, ma non mi avevano rivelato nulla che già non sapessi. La situazione era simile a quella in cui si era trovato, a suo tempo, Will Herondale. L’unica differenza era che lui almeno era partito da una maledizione poi rivelatasi inesistente e da un demone blu, mentre io non sapevo nulla. Non sapevo nulla, ma avrei potuto scoprirlo, ma certo! La scarica elettrica che mi attraversò fu piacevole e repentina. Sapevo esattamente chi poteva darmi una mano.
Presi carta e penna e scrissi un messaggio di fuoco:

Carissima signorina Grey,
Come ben sarai informata, in questo momento mi trovo alla prestigiosa scuola di magia e stregoneria di Hogwarts in Scozia e, sebbene il mio soggiorno sia dei migliori, ho un grosso fardello di cui non riesco a liberarmi. Solo tu puoi aiutarmi mia cara amica, ti prego di raggiungermi qui il prima possibile.
Con affetto,
Magnus Bane.

Il biglietto si dissolse in fretta fra le mie mani diretto alla destinataria. Sperai che lo leggesse in fretta e soprattutto che avesse una soluzione all’incubo in cui si stava trasformando la mia vita. Decisi che per quel giorno non avrei risolto molto di più così, ancora affranto ma un po’ rincuorato dalla speranza dell’aiuto di una vecchia amica, mi feci una doccia. Entrato nel box e avvolto dal vapore mi lasciai andare a tutto lo stress che m’invadeva e il fatto che anche Alec avesse passato del tempo con me fra quelle mura non aiutava. Il pensiero di aver sbagliato tutto mi uccideva. Gli avevo promesso di stargli vicino, di non abbandonarlo a se stesso, di proteggerlo da tutto nonostante lui fosse più forte e più addestrato di me per i suoi diciassette anni. E se fosse ritornato come prima della nostra storia? Oppure ancora peggio? Se avesse perso tutto ciò che l’aveva sempre caratterizzato? La sua dolcezza e fragilità ben nascosta dietro i tratti duri di un giovane uomo e cacciatore, la sua decisione e la sua passione, l’amore che mi aveva donato con così tanta spontaneità? Mi avrebbe ancora amato in futuro? Io già lo sapevo, se in quel momento avesse bussato alla mia porta e mi avesse detto che mi amava non avrei potuto far niente per fermarlo ed evitare le conseguenze, sarei stato in balia dei suoi occhi blu. Ma non potevo. Non fin quando quella cosa che mi governava la mente ed i pensieri si insinuava dentro di me. No.
Uscito dalla doccia, l’aspetto ancor più stravolto di quando ero entrato, mi vestii per dormire e mi preparai una tazza di the inglese per provare a calmare i nervi.
Poi mi misi a letto e appena mi avvolsi fra le coperte un messaggio si compose fra fumo e cenere davanti a me.

Carissimo Magnus Bane,
Dalle tue parole qualcosa mi dice che c’entra un giovane Lightwood dai capelli neri e gli occhi blu. Ricordo quella volta in cui mi dissi che era la tua combinazione preferita! Beh, ormai sai, con una certa melanconia, che è anche la mia. Sto già facendo i bagagli e al più presto mi recherò ad Hogwarts. Gli stregoni del Labirinto a Spirale hanno già provveduto ad avvisare il preside del mio arrivo. Sarò lì in veste di visitatrice ma, visti i nostri trascorsi, non ci saranno problemi nel svolgere le indagini. Mi hanno anche detto che hanno una grande biblioteca in quella scuola, perché non me ne hai parlato? Professor Bane, mi vedo costretta, in cambio dei miei servigi, a chiederle una visita fra quei suppongo meravigliosi scaffali.
Spero di rivederti presto,
Theresa Grey

Mi avrebbe aiutato! Sarebbe stata qui nel giro di qualche giorno e forse avrei risolto tutto! L’euforia stava crescendo nelle mie vene all’idea di poter riabbracciare presto Alec.
Tessa era sorprendente: in poche righe aveva capito almeno la metà della situazione. Certo, non sapeva ancora nulla del demone e della runa ma aveva capito quanto stessi male per Alec. Rinunciai al mio precedente programma riguardante il dormiveglia perenne dominato dai sensi di colpa e scrissi subito una risposta che inviai immediatamente. Forse c’era speranza per me ed Alec, forse non tutto era ancora perduto.

 


ANGOLO DELL’AUTORE:

Ciao ragazzi! Okay, probabilmente la maggior parte di voi, se non tutti, avrà pensato seriamente se considerarmi una persona sana di mente oppure di no. Ebbene, sono qui proprio per giustificare la mia pazzia apparente: punto primo, Alec attivo. Sono consapevole del fatto che quello che ho scritto corrisponde al contrario di quello in cui credo, ma la fantasia ha preso il sopravvento e le dita hanno iniziato a scrivere sulla tastiera senza interpellare il mio cervello. Principalmente le cose sono andate in questo modo perché il nostro sensibile Alec non ha più avuto il controllo di se stesso e le forti emozioni che lo contrastavano (rabbia, delusione, insoddisfazione, vendetta solo per citarne alcune) hanno preso il controllo sulla ragione e inevitabilmente hanno spezzato, attraverso il proprietario, il povero cuore di Juliàn (sono consapevole del fatto che in quanto autrice dovrei essere imparziale e trattare tutti i personaggi allo stesso modo ma ben gli sta, credo che nella situazione in cui si è trovato il nostro Lightwood preferito avrei fatto la stessa cosa). Inoltre, sebbene mi costi molto dirlo, quest’Alec attivo mi intriga un po’ anche se per quanto mi riguarda con Magnus sarà sempre e solo passivo.
Punto secondo, Tessa Grey. Okay, ammetto che non l’avevo affatto prevista ma… è sempre colpa delle mie dita dotate di vita propria, per favore non odiatemi!!!!!!!!
Detto questo, come andranno a finire le cose? Risolvere il puzzle sta diventando un’impresa sempre più ardua, forse addirittura impossibile e, per citare il mio saggio (si fa per dire) padre: ce la faranno i nostri eroi?
A prestissimo,
La vostra pazza pazza pazza e affezionata Elisa.

 

 

 

  
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