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Autore: njaalls    17/02/2015    1 recensioni
Quel ch’ella par quando un poco sorride, non si può dicere né tenere a mente.
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«Dovresti uscire con me» dice lei con la sua usuale schiettezza, mentre una folata di vento si abbatte contro le loro guance e i loro nasi sono un po' arrossati per colpa dell'alcol. E Nina Evans ha già inquadrato Niall, ha imparato a comprendere un po' il suo carattere e le sue intenzioni e non gli è indifferente, un po' come lui non lo è per lei.
C'è un secondo di silenzio tra loro, nel quale solo la musica proveniente dalla casa è udibile e così lasciano che i loro cuori battano a ritmo quasi sincronizzato. Poi Niall scoppia a ridere. «Dovrei?»
«Dovresti» conferma lei, scrollando più volte la testa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7 — Regret
E se la vita che fugge, io non fuggirò
 
È martedì, fa un freddo della madonna e Nina ha deciso di mettere comunque la gonna a scacchi che le ha regalato sua madre l'inverno precedente.
Ha le calze pesanti che le avvolgono i polpacci e pizzicano un po' tra le cosce, ha il maglione verde intrecciato sul davanti troppo lungo e gli stivaletti impermeabili che zampettano tra le pozzanghere sulla strada per arrivare a scuola.
Muove la testa a ritmo della musica che l'iPod ha scelto per lei, i capelli che svolazzano sulle spalle e le mani gelate nel giubbotto scuro che ha addosso. Il cielo è plumbeo e il naso di Nina all'insù perché, ci mette la mano sul fuoco, un bel temporale non lo scampano e a lei piace, alla fine. Le piacciono le gocce d'acqua che battono incessanti sull'asfalto consumato, le foglie che cadono con il vento e si appiccicano sui marciapiedi e le piace l'odore di terra bagnata.
Iggy Azalea le risuona nella testa e ogni volta che rappa non le riesce a stare dietro più a lungo di una manciata di secondi, sorride quando svolta l'angolo ed entra nell'atrio della scuola con la classica disinvoltura degna di Nina Evans.
Non ha detto ancora nulla né a Ron né ad Emma di Niall e del bacio, se l'è tenuto per sé e probabilmente avrebbe semplicemente potuto prendere il telefono e chiamarle, come sempre, ma ha sentito per una volta il desiderio di godersi un po' i suoi segreti e quindi non ha nemmeno cercato i loro numeri tra i preferiti. Ora è leggermente in ritardo e quando le scorge poggiate al muretto, con Zayn che rolla una sigaretta e Liam che gli regge il pacco di tabacco, accelera appena il passo e sorride, mentre armeggia con le cuffie. La sua figura alta, anche se esile, non passa inosservata e tutti i suoi amici alzano la testa o si voltano per salutarla, iniziando poi a osservarle le gambe lunghe.
«Che fine ha fatto Nina Evans?» domanda ridendo Liam, assottiglia gli occhi e ruba la sigaretta appena chiusa a Zayn che impreca perché se l'era fatta per sé. Nina non risponde e al posto suo Ron dà un colpetto scherzoso al braccio dell'amico e poi torna a rivolgersi ad Emma che invece osserva Nina con un misto tra lo stupito e l'indifferente.
«Hai delle gambe anche tu» commenta sarcastica e poi porta la sua, di sigaretta, alle labbra. La diretta interessata, se può, sorride anche di più. Non si offende tanto lo sa e le sue amiche possono dire questo ed altro, a lei sta bene e fa lo stesso con loro. Sta per avvicinarsi al muretto e sedersi, quando la campanella suona e Ron è la prima a saltare giù, precedendola.
«Abbiamo i test di fisica avanzata» spiega, quando le sopracciglia di Nina si aggrottano e se la ritrova davanti palesemente confusa dal suo comportamento frettoloso. Senza badare alla sigaretta nemmeno consumata, afferra Liam per un braccio e prova a tirarlo via con i capelli lunghi che le contornano il viso e gli occhi azzurri socchiusi. «Oh, andiamo, Liam!»
«Un secondo!» impreca questo, aspirando più volte nel tentativo di arrivare almeno a metà e prima di passare a malincuore la cartina rollata a Zayn. Questo scuote la testa. «Me ne devi ancora una, avrò fatto sì e no due tiri»
«Certo, come no» ride l'altro e i loro amici spariscono verso la folla che si appropinqua verso l'ingresso del liceo. Nina rimane quindi sola con Emma e Zayn e quando fa per sedersi sul muretto l'altra ragazza scivola giù.
«Ho biologia e non voglio sentirla urlare di prima mattina» annuncia, si sistema i capelli biondi dietro le orecchie e con un cenno del capo si trascina anche lei verso l'interno dell'edificio con una borsa capiente Marc Jacobs in spalla.
«Siamo rimasti noi» commenta il moro guardandola e rivolgendole uno sguardo affettuoso. Nina annuisce e comincia a tastarsi un po' nervosa le tasche del giubbotto alla ricerca dell'accendino azzurro che ha comprato solo una settimana prima, mentre tra le labbra tiene una sigaretta un po' in bilico. Una mano tatuata compare nel suo campo visivo e le va incontro, le dita di Zayn fanno girare la rondella e una piccola fiamma bruciacchia il tabacco all'estremità, mentre la ragazza aspira a pieni polmoni. È l'ultima —spera— della giornata e proverà a resistere perché ha fatto una promessa a se stessa, quindi la stringe tra le dita e se la assapora.
«Che è successo?» domanda Zayn un minuto più tardi, dopo un silenzio piacevole anche se rumoroso. I loro gomiti si sfiorano e Nina lo guarda e, nonostante il sorriso sulle labbra, aggrotta sopracciglia.
«Uhm?»
«È successo qualcosa» afferma divertito, buttando la cicca ormai consumata per terra, si scosta dal muretto e la pesta. «Tu non metti mai la gonna, tranne se non succede qualcosa»
Quell'affermazione colpisce Nina più di quanto si sarebbe mai potuta aspettare. Sente il vento leggero che le scombina i capelli e poi acquisisce quella frase come dell'acqua gelida, perché Zayn se n'è accorto e le sue amiche sono semplicemente sparite, senza sospettare nulla e senza chiedere esplicitamente. Lo osserva e poi si apre in un sorriso sincero, mentre lui ricambia un po' confuso e allora non sa se aprirsi o se tenersi per sé ciò che la rende un po' nervosa e che però le piace. Sente poi una sensazione quasi soffocante che riconosce come l'impellente necessità di raccontare, parlare e sfogarsi, quindi prende fiato.
Non è mai successo che quel genere di notizie le avesse date prima a qualcuno che non fosse né Ron, né Em, ma Zayn ha il suo rilievo e gli vuole bene come se lo conoscesse da una vita anche se un giorno di questi dovrà chiedergli il perché dei tatuaggi, o perché non è ancora andato da Emma e le ha urlato contro che è innamorato di lei, perché, sì, l'amore di Zayn per la loro amica è come una bruciatura sulla pelle: vivido e presente. Però Emma è testarda ed egoista e anche Zayn è testardo, ma non egoista, per questo le lascia il suo spazio e la timidezza fa sì che gli si nasconda dietro. Nina gioca con l'anello che porta sempre al dito e scoppia a ridere.
«Niall mi ha baciata» esala come se fosse un macigno tra un sorriso ed un altro e, dopo averlo ammesso, si sente quasi più leggera.
La smorfia di Zayn è divertente e lui stesso è divertito, da un pugnetto al muro sul quale l'amica è poggiato e poi scuote la testa. «Questo è esilarante»
«Smettila»
«Lo immaginavo, comunque»
«Cosa?» chiede allora Nina spalancando un po' gli occhi. Getta il mozzicone per terra e sente freddo. «Che mi avrebbe baciata?»
«No, che lo avresti rincoglionito più di quanto non fosse già»
 
 
 
 
Nina non è mai veramente preoccupata. Sì, a volte è ansiosa, com'è giusto che sia, ma continua sempre a sorridere un po' nervosamente e poi passa tutto, quindi lei si tranquillizza.
Lo è, ansiosa, quando i suoi litigano a voce troppo alta, prende un votaccio in matematica o guarda American Horror Story che di horror non ha niente ed è più splat che altro.
Quando esce dall'aula di letteratura inglese è il perfettamente rilassata, i capelli sciolti che le svolazzano intorno al viso e quell'aura fatta di allegria e spensieratezza che la caratterizza e la rende un po' unica. I suoi piedi e le sue gambe lunghe percorrono veloci il corridoio deserto e manca poco meno di un'ora alla pausa, ma Emma le ha mandato un messaggio chiedendole di raggiungerla in bagno per una sigaretta e, anche se lei sta cercando di smettere, ha semplicemente alzato la mano e poi è sgattaiolata via dopo aver ricevuto il consenso dalla professoressa.
Non ha avuto il tempo materiale per parlare con le sue amiche, quindi una volta fuori dalla classe ha digitato per sicurezza un messaggio a Ron, anche se era più che certa che l'invito di Emma di ritrovarsi in bagno fosse stato inoltrato ad entrambe. Svolta l'angolo e passa con discrezione davanti alla presidenza, la testa comunque alta, ma lo sguardo innocente di una studentessa modello. Quando scivola accanto all'ultima fila di armadietti, apre lentamente la porta e sorride alle sue amiche, già dentro che parlano piano e fitte fitte, Emma con una sigaretta accesa tra le dita.
«Hey» le saluta, ma prima che possa semplicemente chiudersi dentro, le porte della palestra di fronte a lei si aprono senza esitazione e con irruenza. Si volta.
C'è il coach e poi c'è Niall che lo segue a ruota, un labbro gonfio e un po' spaccato.
Nina e il biondo non si erano ancora incontrati quella mattina e ora lei lo osserva camminare con le mani nelle tasche dei pantaloni di tuta grigi, mentre lui si accorge appena della sua presenza e comunque distoglie subito lo sguardo un po' colpevole e poi scrolla le spalle, perché non voleva. O forse sì, è solo che ora è un tantino pentito e se le è meritate.
Nina si poggia allo stipite della porta e li guarda passarle davanti e Niall, con un pizzico di ripensamento, semplicemente si limita a tornare su di lei e scuotere la testa, vietandole qualcosa che non comprende. È quando Harry compare dietro di loro, la testa china e il palmo della mano ad otturare una narice, che diventa ansiosa, perché poi le rivolge un'occhiata che le basta a sentirsi anche lei in colpa nei suoi confronti. I tre spariscono oltre il corridoio e Nina si sente osservata, si volta verso la palestra le cui porte sono ora spalancate e scruta due occhi scuri che cercano di dirle qualcosa, poi Zayn annuisce e lei capisce. Arriccia le labbra e si è pure messa la gonna, perché è iniziata come una bella giornata, anche se —quasi— nessuno si è accorto del suo ancora più eccessivo sorriso.
«Quei due non sono amici?» è l'unico commento di una Ron troppo vicina. Così Nina se la ritrova praticamente addosso sulla soglia del bagno, dopo qualche secondo entrano definitivamente. La finestra sull'altra parete è aperta ed Emma fuma con le spalle contro il davanzale.
«Ieri io e Niall ci siamo baciati» ammette e allora cerca il pacchetto di sigarette che Em tiene sempre nella tasca dei jeans e gliene ruba una, accendendola nervosa. Poi le restituisce l'accendino dentro alla scatolina rossa piena di tabacco. «Quindi erano amici è l'esatta definizione»
«Tu e Niall vi siete baciati?» domanda di slancio Ron, scostandosi dal muro di mattoni freddi e consumanti dal tempo. Assottiglia lo sguardo e quella smorfia che ha sulle labbra non promette nulla di buono, ma tenta di mascherarlo perché Niall non le fa fare i salti di gioia, ma va be’. «Perché non ce l'hai detto prima?» chiede solo.
Nina scuote la testa e allarga le braccia, un po' risentita per quella domanda. «Ci ho provato, ma stamattina appena sono arrivata siete scappate»
«Ci avresti potute chiamare» ribatte l'altra che sembra, se possibile, offesa. «Ieri sera, come sempre. Avresti potuto prendere il telefono e raccontarcelo»
«Stai sul serio facendo un discorso del genere, Ron?» chiede allora scioccata, perché stenta a credere che la stia effettivamente accusando. Non è scritto da nessuna parte che lei debba per forza chiamarle. Certo, la loro è un'abitudine, ma anche queste ogni tanto si interrompono, cambiano, vengono —più o meno temporaneamente— sostituite e Nina si è semplicemente sentita in dovere di tenersi il piacere per sé, per una volta, perché l'ha appagata in un modo strano e stupefacente.
«Sì» risponde l'amica. «Certo che lo faccio, perché io ti racconto tutto!»
«Volevo solo tenerlo un po' per me» esaspera la mora. «Per una volta»
«Sembra che tu non ti fidi di me» rincara Ron a sua volta. «Di noi. Come se Niall sia diventato tutt'insieme troppo importante. Lo conosci da un paio di mesi e ti ha davvero così sconvolta? Io e Liam per esempio. Noi sì che ci consociamo da una vita. Niall non può essere come Liam, stai andando fuori strada Nina, completamente. Cosa ti dice che non ti spezzerà il cuore? Sappiamo tutti che sei forte ed intraprendente, ma poi per questo genere di cose sei sempre impreparata»
«Ron-»
«Mi sto preoccupando per te» la interrompe e la diretta interessata ora comprende un po' di più il motivo e la reazione esagerata ma, alla fine, tipica di Ron. A lei non importa davvero se le ha chiamate o no, a lei interessa solo che non faccia il passo più lungo della gamba perché l'ultima volta non è andata bene. Ma è anche vero che Ron ed Emma non hanno mai concluso granché con i ragazzi, una troppo timida e l'altra probabilmente pure. Ora Liam e Ron stanno cercando un equilibrio e forse lo hanno trovato, ma Zayn ha perso quasi le speranze e si accontenta delle sigarette condivise e degli sguardi fugaci, perché anche abbracciarsi per Emma è un passo troppo grande. Nervosa, Nina spegne la sigaretta nemmeno finita sotto il getto dell'acqua e poi la cestina. Si sente da un lato colpevole, dall'altro solo maledettamente incompresa.
«Ha ragione» interviene la terza voce, rimasta in silenzio per tutto quel tempo. E non sembra né offesa, né troppo convola dalla discussione, solo critica, come sua abitudine. «Corri troppo, Nina. E lo fai sempre, ma questa volta ti stai facendo prendere la mano più del solito»
«Emma-»
«È la verità»
«Scusate se sono in grado di provare affetto e dimostrarlo, allora» dice solo alzando la voce di poco, perché non è una che grida per farsi sentire, ma semplicemente cambia il proprio tono di voce, pur provando a rimanere nei limiti della sua solita schietta gentilezza.
«È un'accusa?» chiede Emma è il suo sguardo glaciale si affila, spegne la cicca sotto il rubinetto anche lei e la butta nel cestino sporco e malconcio.
«Anche la vostra»
«No, non lo era» interviene Ron, ponendosi tra le due, una troppo impetuosa, l'altra troppo sincera. «Era solo che volevamo ce lo dicessi, ecco, perché ti lasci prendere la mano e poi alla fine rimarremo solo noi, come sempre. E forse ho anche un po' esagerato nei modi, mi dispiace»
«Invece no, Ron!» esaspera Emma, scuotendo il capo in un chiaro e netto dissenso. «Non hai esagerato. È lei quella che va sempre troppo veloce e poi viene a dare a noi delle disadattate, solo perché abbiamo i nostri tempi. Non siamo tutti uguali, non abbiamo tutte le spalle dritte e la lingua lunga come lei»
«Non sono io la stupida che evita Zayn, quando questo sarebbe anche disposto a mettere da parte la timidezza» Nina agita la testa ancora più ansiosa e nervosa. Litigare con le sue amiche brucia, scotta, sulla pelle e odia quella sensazione di impotenza, perché ormai ha parlato ed è con le spalle al muro. «Tu non vedi nemmeno gli sforzi che fa da mesi e per nulla, alla fine»
«Io non sono stupida e non evito proprio Zayn!»
«Ragazze—»
«Non posso credere che tu mi abbia dato della stupida, davvero!» esclama Emma ora accecata dalla rabbia poiché non crede di esserlo se si parla di Zayn, semplicemente perché ognuno ha i propri tempi e lei non sa nemmeno cosa provi in realtà per lui, figuriamoci se sia in grado di ostentare un amore che ancora non ha trovato e né capito. «Per Zayn poi!»
La verità è anche che Emma è critica, ma non sopporta che qualcuno lo faccia apertamente con lei e Nina lo sa, quindi non crede possa essere stata così superficiale da giudicarla su un argomento che tutte sanno essere off-limits. Quando Zayn era arrivato l'anno precedente, Emma aveva appena chiuso con un ragazzo più grande che l'aveva fatta stare bene sul serio, l'aveva portata a sorridere e ad aprirsi un po' di più, poi l'aveva lasciata cadere giù senza preavviso e, se possibile, lei si era chiusa ancora di più sé. Nina ricorda la diffidenza dell'amica per Zayn all'arrivo di questo, che già era timido e fin troppo introverso e che si era dovuto sforzare per accettare la loro compagnia. Sono decisamente partiti entrambi con il piede sbagliato e ora che si sono conosciuti e studiati, non si dispiacciono —tutt'altro— solo che ognuno ha una carattere proprio e a volte simile ed Emma non ci può fare nulla se le è toccato essere quella perennemente diffidente.
«Non volevo darti della stupida» si scusa Nina, facendo un passo indietro, anche se non lo pensa davvero perché Emma è così stupida a volte che si sbalordisce della sua cecità per determinati argomenti, alza un muro impenetrabile e non vuole sentire ragioni per abbatterlo. «Mi dispiace»
«Dovresti chiudere quella boccaccia larga ogni tanto» sbotta l'amica con gli occhi ridotti a due fessure e si sta trattenendo per non scoppiare il lacrime. A quel punto Nina capisce di non essersi sentita mai più in colpa, forse nemmeno per Harry cinque minuti prima. «Sai perfettamente che sono fatta così, che l'unica volta che ho deciso di lasciarmi andare, tutto è andato a rotoli! Voglio solo i miei tempi, chiedo troppo? Solo non essere giudicata da quella che credevo la mia migliore amica»
La velocità con cui Emma sparisce investe Nina violentemente, facendole abbassare la testa e scoppiare in lacrime.
Si poggia al muro e nasconde il viso tra le mani, perché Emma ha ragione e non ha ancora imparato a tenersi certe idee per sé. Ron le poggia una mano sulla schiena e le accarezza le spalle con fare rassicurante, ma quel gesto le mette più ansia perché significa che l'ha combinata grossa.
«Le parlo io» dice e quando la lascia andare per seguire Emma, si sente abbandonata a sé stessa.
Non rimane molto in bagno, perché una ragazzina entra subito dopo la scomparsa delle sue migliori amiche oltre la porta e le lancia uno sguardo preoccupato, prima che lei si alzi e cerchi di asciugare le lacrime.
Cammina dritta per i corridoi e non ha  né la voglia di tornare a lezione, né le condizioni fisiche e psicologiche per farlo, quindi guarda i suoi stivaletti e ogni tanto alza lo sguardo per capire da che parte andare.
Quando passa davanti alla presidenza lo fa istintivamente e osserva cosa succede oltre la finestra che dà sul corridoio e se ne pente subito, perché quattro paia di occhi la osservano. Due indugiano più a lungo, ma lei lascia che i suoi non si soffermino né su Harry, né su Niall che stanno avendo la loro più lunga ed interessante conversazione con il preside e il coach. Prosegue e la voce di Emma delusa e offesa non le dà pace.
Quando arriva all'uscita di sicurezza del piano, guarda che non ci sia nessuno per i corridoi e poi spinge con un fianco la grande maniglia verde, aprendo la porta.
Il vento la investe delicatamente, ma se non avesse le guance umide sarebbe più piacevole, perché ora le pizzicano la pelle, fino a farla gelare. Si siede sul primo gradino della scala antincendio e si stringe semplicemente nelle spalle, cercando di combattere il freddo che le sta penetrando nelle ossa. Poggia la fronte contro la ringhiera e guarda il retro della scuola, dove sono stati lasciati dei vecchi banchi rotti e malandati, poi chiude gli occhi.
Sente un'improvvisa stanchezza, il fiato che le viene a mancare ed è solo una spiacevole illusione che le sta capovolgendo lo stomaco mentre non fa altro che girare l'anello che le ha regalato suo padre e che porta sempre sull'indice sinistro.
Non ha idea di quanto tempo esattamente passi, ma rimane lì, immobile, mentre il vento la culla un po' maldestramente: alla professoressa inventerà un improvviso malore e le crederà perché è troppo buona.
Perde così la cognizione del tempo e sul suo cellulare non viene indicato nessuno messaggio, nessuna chiamata, nessuna Ron che abbia aggiustato la situazione e che la inviti quindi a fare un passo avanti e chiedere ancora scusa. Ci sta peggio. Peggio perché non dovrebbe essere lei a ricucire sempre i loro corpi dopo un litigio, ma è anche vero che Emma è caparbia e testarda e lei avrebbe semplicemente già perso in partenza. Sospira e il vento soffia ancora di più.
Non lo sente arrivare, ha un passo leggerissimo e magari era il suo intento non farsi notare, quindi le si siede accanto e semplicemente rimane in silenzio anche lui, poi Nina lo guarda con la coda dell'occhio, mentre si tampona il labbro con un pacco di ghiaccio di quelli usa e getta e non fiata.
Passano una decina di minuti, di più o meno non importa. Ci sono i loro buoni quindici centimetri a dividerli, ci sono ancora le bocche cucite e una un po' malconcia e ci sono due teste un po' fuori controllo che non sanno più che fare, ora.
«Che succederà?» domanda ad un certo punto Nina, prendendo il coraggio, perché non sa più se con Emma che non le rivolge nemmeno la parola le cose andranno come prima. E Niall è più o meno nella stessa situazione.
Per tutta risposta, si stringe nelle spalle e poi continua, incerto in un primo momento. «Perché piangi?»
«Perché hai dato un pugno ad Harry?»
Niall ridacchia e lascia poi andare per terra la confezione quasi sciolta di ghiaccio. Le si rivolge con lo sguardo e Nina è obbligata a fare altrettanto, mentre delle rughe d'espressione si formano sulla sua fronte nel modo di alzare le sopracciglia. L'intento è quello di risultare innocente. «Cosa ti dice che abbia iniziato io?»
«Forse perché pensavo che Harry non sarebbe stato in grado di far del male ad una mosca» sospira e Niall cerca qualcosa nelle tasche della felpa e poi si rigira tra le dita il pacco di sigarette semi vuoto. Ne prende una e fa per rimetterlo in tasca, ma Nina gliela ruba e allora aggrotta le sopracciglia. Non protesta, estraendone un'altra.
«Pensavo volessi smettere» le fa presente soltanto con finta apprensione, poi si accende la propria e senza esitazione allunga l'accendino verso il tabacco di Nina, che lo ringrazia con un sorriso.
«Lo pensavo anche io» risponde poi, distogliendo lo sguardo da quello del ragazzo. «Ma credevo anche che Harry non fosse in grado di fare del male a qualcuno, che mia mamma mi portasse al Luna Park per mio decimo compleanno, che Cecilia sarebbe stata socievole come me o che non avrei mai perso la mia bambola preferita quando avevo sette anni, poi l'ho dimenticata sulla metro. Sto provando a non dare troppe cose per certe»
«Io però non ho comunque confermato chi abbia iniziato tra me ed Harry»
«Quello l'ho capito semplicemente dalla tua risposta» spiega allora Nina, stringendosi nelle spalle. «Se fossi stato davvero tu ad aver iniziato, saresti rimasto in silenzio e basta»
Lo sente scuotere la testa e poi la sua risata le pervade leggera e delicata tutto il corpo, Niall ride piano però e si agita. Si agita semplicemente perché è iperattivo e non lascia in pace nulla, dai capelli corti sulla fronte agli squarci sui jeans all'altezza del ginocchio, poi si mordicchia le unghia e Nina studia la cicatrice che fa capolino sulla gamba.
Entrambi rimangono in silenzio e ci ritornano quasi spontaneamente, perché il rumore del vento è piacevole e il cielo è così scuro da minacciare pioggia e ad entrambi piace l'odore di terra bagnata. Consumano le loro sigarette con una lentezza esasperante per qualcuno che li scrutasse da fuori, poi l'attenzione di Nina è catturata dalle gambe di Niall che si allungano oltre i primi gradini e si volta quasi involontariamente abbandonando la visuale un po' noiosa che dà sul retro del liceo. Spengono entrambi le cicche e le buttano lontane.
«Tu perché piangevi?» le domanda, cogliendolo alla sprovvista: le aveva già posto quella domanda, ma aveva sviato. Si stringe nelle spalle e non vuole la compassione di nessuno, ma è un po' come se tutte le parti del proprio corpo le dicessero di aprirsi agli altri, ogni volta, quindi si mette più comoda e inchioda lo sguardo sulle Vans logore del ragazzo.
«Ho litigato con Emma»
«Una delle tue amiche, immagino. Non le distinguo mai, però»
«Quella bionda e alta da far paura, con lo sguardo glaciale e un senso dell'umorismo sarcasticamente invidiabile. Dovrò lasciarle spazio»
«Non sei tanto brava in questo» la avverte Niall, però con un tono quasi divertito. «Sai essere fastidiosa»
«Lo so»
«Irritante»
«So anche questo»
«E soffocante»
«Niall—»
«Ma hai due gambe chilometriche che —grazie al cielo— hai messo in mostra con una gonna, un cuore enorme —esageratamente a volte— e sei senza filtri di alcun tipo. Se sei fastidiosa, non lo fai per cattiveria. Capirà»
«Le ho dato della stupida»
«Avrai avuto i tuoi buoni motivi»
«E le ho detto che deve smettere di essere sempre diffidente nei confronti anche di chi le vuole bene»
«Un carattere è plasmabile, non mutabile radicalmente»
«Mi ha accusato di correre troppo» Nina si fa pensosa e torna a giocare con l'anello che porta al dito, come sempre. E se Niall ha le sue smanie —giocare con gli strappi dei pantaloni, toccarsi i capelli o mangiucchiarsi le unghie— lei non può certo negare di non avere a sua volta le proprie fissazioni. «Corro troppo, vero?»
«Abbastanza» e la conferma del ragazzo sicura e limpida del ragazzo era prevedibile, quindi Nina alza gli occhi al cielo e fa una smorfia che risulta essere divertente, più che infastidita.
«Però mi hai baciata tu» lo accusa e percepisce la risata di Niall come un invito al potersi lasciare andare, pur mantenendosi dentro dei limiti invisibili ed impenetrabile. Lui si alza e pulisce i pantaloni, mentre piega e ripiega il foglietto delle punizioni e calcia piano il pacco ormai sciolto di di ghiaccio.
«Non riuscirai a diventare la vittima, se è questo che stai provando a fare»
e ci stava provando con tutto il cuore, perché sarebbe stato come lasciare che la pesantezza delle sue azioni e del proprio carattere le scivolassero addosso, senza graffiarla troppo in profondità.
«Filtri» mormora allora Niall, piegandosi davanti al viso spigoloso della mora. «Sei senza filtri, Nina» e il suo alito da di tabacco e nient'altro, solo di una sigaretta consumata in silenzio su delle scale rovinate dall'usura degli anni. E l'ha chiamata per nome, quindi sorride e poi assottiglia lo sguardo.
«Comunque non mi hai detto che è successo» commenta con un tono appena udibile Nina, incastrando per troppo poco i suoi occhi in quelli di lui. Infatti Niall si schiarisce la gola e si allontana, iniziando a camminare su e giù per i primi tre gradini davanti alle gambe lunghe e fasciate dai collant di Nina. «Con Harry»
Si stringe nelle spalle. «Ha solo avuto un valido motivo, per spaccare la faccia ad uno stronzo che gli ha soffiato via la ragazza di cui è innamorato. Avrei fatto lo stesso, al suo posto»
«Mi dispiace»
«Per cosa di preciso?»
«Per tutto» ammette, stringendosi nelle spalle. Quando si alza, la gonna le svolazza sulle gambe e sta due gradini sopra il biondo, quindi lo guarda dall'alto e inclina la testa. Le labbra di Niall sono sottili e sono vicine, non troppo, ma comunque vicine. Potrebbe slanciarsi, coglierlo di sorpresa e rubarglielo, un bacio, ma fa un passo indietro volontariamente, perché gli dispiace. «Mi dispiace per Harry, per il tuo labbro rotto e per il mio carattere fastidioso, per quella volta in quel locale in cui ti ho costretto ad accettare il mio aiuto, per essermi addormentata sulla tua spalla alla festa dei Tomlinson e per averti quindi costretto a portarmi in braccio da Ron. Mi dispiace anche per Emma, perché abbiamo iniziato da una stronzata e poi la parola sbagliata ha fatto traboccare il vaso, o per te che non piaci un granché ai miei amici. Semplicemente mi dispiace, Niall»
Quando allarga le braccia, fa un altro passo indietro e poi si sente sola, anche se effettivamente ha una persona in carne ed ossa di fronte. Indietreggia ancora e abbozzata un sorriso, torna a piangere e Niall semplicemente la fissa confuso, prima che si volti e sparisca.
Non le importa che la scambi per una piagnona senza spina dorsale, perché Nina sa di essere una forza della natura e ha mille e più modi per dimostrarlo, ma ha anche un cuore e litigare con i suoi amici è come una pugnalata che affonda piano nella carne. Quando torna in classe ha le guance umide e gli occhi arrossati, ma costruisce una buona scusa e ammette di non sentirsi bene.
Se glielo avessero detto, non ci avrebbe mai creduto, perché lei non è una da litigi furiosi e pianti continui, lei ha la sua cricca e non ha mai passato una pausa da sola, ma poi si ritrova seduta per i corridoi con soltanto il suo zaino a stampa azteca a tenerle compagnia e allora è costretta a crederci.
Non vede né Emma, né Ron, né nessun altro dei suoi amici fino alla fine delle lezioni, quando sulla scalinata principale li intravede da lontano, ma in silenzio tra loro. Poi il suo telefono vibra e allora si distrae, sbloccando l'iPhone con fin troppo furore. Prende un respiro profondo e il petto le si gonfia tanto ma mai abbastanza. Forse non lo sa, se riesce a rimanere in apnea.
 
Da: Niall
Sorridi
 
Nina semplicemente richiude la schermata senza rispondere, ma quando alza di nuovo la testa lo nota e —potrebbe giurarlo— sta ora in piedi in tra due macchine posteggiate, dove prima non c'era nessuno.
Ha gli occhi socchiusi, i capelli scombinati e una ruga proprio tra le sopracciglia che la fanno involontariamente e per davvero sorridere. Quando le indica con il capo un'auto verde bottiglia alle sue spalle, Nina si domanda solo se dica sul serio, se la stia davvero invitando a salire sulla sua Mini. 
Nemmeno questo se lo aspettava e le cose capitano e basta.
 
 
 
 
Perdonate il tremendo ritado, che cattiva che sono!
Ringrazio chi è passato a leggere e chi mi ha anche lasciato una recensione, siete le migliori.
Sto scrivendo l'unidicesimo capitolo perchè ho stimato che saranno sedici/diciassette e mi dispiacerebbe lasciare la storia inconclusa anche se dovessi impiegarci un'eternità, quindi penso avrete modo di leggere tutta questa storia. O almeno si spera.
Vi dò il permesso di odiare Emma, anche se -povera!- non è cattiva. Personalmente, AMO il prossimo capitolo e spero lo leggiate.
Oh... prima che lo scordi, la frase all'inizio è di una vecchia canzone di Nesli, che amo alla follia:)
Njaalls

  
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