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Autore: Apalapucian_HP    19/02/2015    1 recensioni
Prompt: Lily viene attaccata perché sta con James, e viene risucchiata nella convinzione che lui starebbe meglio senza di lei. Gli dice che non lo ama più, e dopo un po', riesce a convincerlo a credere in quella bugia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Two: Apologize

“I don't think there have ever been two people more in love.”

 

 

Nuovo giorno.

Il fruscio delle lenzuola rompe il silenzio del dormitorio mentre Lily rotola su un fianco, sospira, infila le mani sotto una guancia, unite come in preghiera. I suoi occhi attraversano il bordo della tenda scarlatta chiusa, oltre la vorticante danza dei granelli di polvere, senza direzioni e liberi nella luce del mattino. È sciocco, ma si ritrova ad implorare al Sole di riaffondare nell'orizzonte argenteo. Per favore. Almeno finché lei non sarà pronta per ciò che deve arrivare.

La colazione aspetta al piano di sotto. Le primissime conversazioni riescono a strisciare attraverso la sottile fessura tra la porta e il pavimento; fitte e vaghe da lontano, ma l'eccitazione è inconfondibile. Mary è già alzata. Anche Lily dovrebbe alzarsi, ma farebbe finire tutto questo troppo in fretta, e lei non può... non è ancora pronta.

L'estate le sta cadendo addosso. La casa vuota a Cokeworth, un ultimo viaggio sull'Hogwarts Express, una guerra incipiente.

Chiude gli occhi e fa un respiro profondo. Una certa parte del suo cervello persiste nel subentrare nella maggior parte dei suoi pensieri. Un certo ricordo. Molto recente. Potrebbe anche averlo sognato. Cerca di bloccarlo, riprende la sua inutile preghiera all'universo, ripercorre all'indietro l'alba nei suoi pensieri...

Ma il viso di lui schizza sulle sue palpebre in ogni modo, illuminato dalle torce e arrossato, e tutto il resto – le sue mani, la sua voce, tutto – esplode in colori abbaglianti con il Sole, si riversa caldo e delicati sui suoi palmi.

Lei apre gli occhi al nuovo giorno. Non si può fermarlo.

Nuovo giorno, ultimo giorno.

E ieri notte, possibilmente, è stata l'ultima volta in cui lei avrà mai parlato con lui.

 

 

James è sveglio e rifiuta esserlo.

Il Sole s'infiltra nella stanza, riluttante e silenzioso come un ladro che ci ripensa, rosso sangue nel buio dei suoi occhi nocciola chiusi. La sua mano scatta dalle lenzuola arrotolate e afferra il cuscino più vicino con un grugnito, coprendosi il viso e bloccando il ladro della primavera finché i suoi polmoni bruciano e le dita si arricciano in un pugno sopra le coperte. Spinge via il cuscino all'ultimo, la bocca aperta in un sospiro silenzioso, di nuovo delle stelle contro le sue palpebre. La copertura del suo baldacchino è un rosso più acceso quando alla fine apre gli occhi. Gli fa male alla testa.

Nuovo giorno.

Mette le gambe giù dal letto, le suole che sgridano il pavimento freddo. Con gli occhiali indosso ora, la spina dorsale arcuata e le spalle curve tese sotto la sottile maglietta bianca, passa entrambe le mani tra i capelli e considera l'alba con fiacco disprezzo.

Ultimo giorno.

Se non le parlerà ora, probabilmente non ne avrà altra occasione.

 

 

“Hanno...?”

“No, non credo.”

“No, voglio dire, parlato. Riguardo... loro. Così.”

Remus alza gli occhi al cielo: “Sì, è quello che intendevo io. Non penso l'abbiano fatto.”

“Dove? E perché eri lì?”

“Stavo andando da Silente.”

Davanti a loro, la mano di Peter si ferma a mezz'aria sopra il barattolo di marmellata. “Da Silente? Per cosa?”

Remus si schiarisce la gola. “Oh, ehm. Impiego.” Non guarda nessuno dei due.

“Giusto.”

Altre persone stanno scendendo ora in Sala Grande, e il chiacchiericcio intorno sta diventando più denso.

“Hai presente quella grande finestra ad arco al quarto piano?” domanda Remus, e continuano con le loro abitudini quotidiane come se non ci fosse mai stata una pausa. Sirius apre il barattolo di marmellata per Peter dopo che quest'ultimo ha faticato parecchio.

“Con la nicchia?” chiede Sirius.

“Di solito si incontravano lì,” ricorda Peter, facendo un cenno di grazie all'altro.

“Sì, esatto.”

“E l'altra sera, sono andati lì?”

“Apparentemente.”

Sirius mastica il suo toast, corrucciandosi verso il tavolo. “Si erano messi d'accordo per trovarsi lì? Sono passate settimane.”

“Non penso che l'avessero fatto.”

“Ti hanno visto?” chiede Peter.

“Spero di no.”

“Allora di che hanno parlato? Hai sentito niente?” domanda Sirius.

“No...” Remus ci rimugina “Non penso che siano rimasti molto. James era in Sala Comune nemmeno tre minuti dopo che ero tornato io, e non sono stato via tanto...”

“Moony, non pensi... pensi che siano tornati insieme?”

“Vi siete svegliati presto,” una quarta voce si intromette da dietro, e tutti loro sussultano.

 

 

“Lily, non vieni?” Mary la chiama dalla porta quando si rende conto che non si è mossa. Ora pronta e vestita, Lily non si alza. Studia il pavimento con un'inspiegabile livello di concentrazione.

“Abbiamo parlato ieri sera.”

Mary non deve chiedere chi; torna indietro e si siede subito vicino a lei. “Com'è andata?”

“E'... non lo so. Non ha detto molto.”

“Ne avete parlato?”

“Sì. No. Io... io non lo so. Circa.”

“D'accordo.” una pausa, esitante. Lily capisce la domanda prima che Mary gliela porga, gentilmente, lentamente. “Siete...?”

 

 

“No,” dice James, infilandosi un pezzo di toast in bocca. I suoi occhi sono determinatamente fissi sul tavolo di Corvonero “Non siamo tornati insieme.”

“Okay,” dice Sirius.

“Scusa se te l'abbiamo chiesto,” aggiunge Remus.

“Nah, va bene,” li rassicura lui a bocca piena. “Non è importante.”

Peter cerca qualcuno con cui scambiarsi un'occhiata a questo, ma sia Sirius che Remus spostano lo sguardo. Il silenzio è corto, ma strozzante. Peter lo infrange: “Certo che è importante,” una punta di incredulità è riconoscibile nella sua voce “E' Lily.”

Sirius gli lancia un'occhiata di avvertimento. Remus lo calcia sotto al tavolo, ma colpisce invece James.

“Ow.”

“Scusa.”

“Sentite, va tutto bene,” replica James, stizzito “Possiamo parlarne. Sono passate settimane. Ci riesco. Sto bene.”

“Davvero?” gli domanda cauto Sirius.

James lo guarda male, ignaro se sia apposta o meno. “.”

“Okay, allora, cos'è successo ieri sera?” insiste Peter, e gli altri due gli lanciano un'occhiata che è per un quarto afflitta, per tre quarti minacciosa. “Cosa? Ha detto che sta bene!”

“Sì, sto bene,” afferma James, la presa sulla forchetta che si stringe. “Abbiamo solo parlato. Ci siamo aggiornati. Stavo soffocando nella sala comune, volevo farmi una passeggiata, e lei stava-”

 

 

“Ero avvilita.”

“Eri avvilita.” Mary è imperturbabile.

“Sì. Sai, la tristezza dell'ultimo giorno. Era un momento perfettamente ragionevole di essere depressi.”

“Anche il momento perfetto per celebrare la fine dell'anno con del Whiskey Incendiario importato illegalmente, come il resto di noi.”

“Ho fatto anche quello,” Lily annuisce.

Mary sospira. “E James ti ha trovata?”

“Già. In qualche modo.”

“Ha usato la sua mappa?”

“Non lo so. Non l'ho vista.”

“Non hai chiesto?”

Lily fa una smorfia. “Mary, non credo che mi hai stalkerata con la tua mappa sarebbe stata una buona domanda.”

“Direi di no. Quindi che è successo? Che ha detto?”

Lei si morde il labbro, giocherellando con le dita in grembo. “Ehm, ha detto ciao.”

 

 

“Ciao?” domanda Peter.

“Sì. Cos'altro avrei dovuto dire?”

“Potevi andartene,” Sirius suggerisce con cautela.

“Lei ha visto me prima che la notassi.” spiega James “Non pensavo che sarebbe stato giusto scappare.”

“Penso che avrebbe capito,” dice piano Remus.

“Non volevo scappare, Moony.”

“Quindi hai detto ciao,” dice ancora Peter, e James alza gli occhi al cielo.

“Sì.”

“E?”

 

 

“Ed io ho detto ciao.”

“Grande,” replica Mary, annuendo in finto interessa “Per ora sembra un'ottima conversazione.”

La risata di Lily è vuota. “Non c'erano molte cose da dire, no? Gli ho chiesto come stava...”

 

 

“Ho detto che stavo bene.”

“Lo sei?”

Ora con irritazione: “Sì.”

 

 

“E poi mi ha chiesto come stessi io...”

Mary stringe gli occhi. “Per favore, dimmi che non gli hai detto che stai bene,” interviene velocemente “Che gli hai detto che sei stata meglio.”

“Gli ho detto che ero okay.”

 

 

“Prongs, amico, non stai bene,” dice Sirius. “Non stavi dannatamente bene quando abbiamo trovato il dormitorio distrutto quella sera, e non stai bene ora. Perché non gliel'hai detto? Dovrebbe saperlo.”

James si corruccia, la voglia di smentire che pizzica sulla punta della lingua. Pensa di dire che sono passate settimane e che non ha voglia di far scoppiare qualcosa ogni volta che sente quelle parole nella sua testa ora, grazie mille, ma alla fine decide che tutta la preoccupazione non ne vale la pena. È stanco. Questi sono i suoi migliori amici al mondo. E va bene, d'accordo, non sta bene. Ma starà bene. Sarebbe molto più semplice se si lasciasse semplicemente andare, se lasciasse che il corso naturale degli eventi – delle emozioni, quel che è – accadesse, portandolo dove dovrebbe essere, aspettando per la proverbiale fine del tunnel.

“Le dico che non sto bene e poi cosa?” dice alla fine, spingendo via il piatto, non più affamato. “Non avrebbe fatto molta differenza.”

 

 

“Lily, era la tua occasione! Avresti dovuto dirgli-”

“Non ho proprio il diritto di dirgli come mi sento però, giusto?” dice Lily, il debole sorriso sul suo viso un piccolo tentativo di scacciare l'esasperazione che trapela dalla sua argomentazione. “Voglio dire, l'avrebbe solo fatto sentire male, e penso di avergli già fatto quel favore abbastanza in una sera che gli basterà per la vita.”

“Mi hai detto che non lo intendevi,” le ricorda Mary “Hai pianto per giorni, Lil, eri distrutta, dannatamente inconsolabile, e lo sei ancora. Lui dovrebbe-”

“Lui non dovrebbe fare più nulla ormai,” le dice chiaramente Lily. “Gli ho spezzato il cuore più di quanto non abbia fatto con il mio. Se qualcuno ha da fare qualcosa, se qualcuno ha da aggiustare le cose, semmai, un giorno, quando tutto questo sarà finito e lui ancora... dovrei essere io. L'ho fatto io.”

“Stavo soltanto per dire che dovrebbe saperlo. Di tutto questo. Di cosa è realmente successo e come ti senti davvero.”

La voce di Lily è sottile quando domanda, “Pensi che sia sbagliato? Quello che ho fatto?”

Mary lo pensa, ma non lo dice. “Senti,” inizia, spostandosi sul letto così da guardare completamente Lily, “Capisco la... intenzione che c'è dietro. Davvero. E io- io so che le circostanze non sono esattamente state a vostro favore, e so che le cose non stanno andando in modo fantastico con la sua famiglia su cose che tu pensi girino intorno a te-”

“Non ho detto che giravano intorno a me, Mary. Non volevo che buttasse via la chance di vivere una vita pacifica dopo Hogwarts a causa mia.”

“Non credo che nessuno degli hobby di James Potter includa eventi pacifici. E tu?”

“Questo è diverso. Le persone muoiono. Stanno morendo là fuori mentre parliamo. Sono cacciate. Delle persone sono morte. Non posso sopportare il pensiero che qualcuno venga ferito perché è con me, o perché-”

“Pensi onestamente, onestamente, che quel ragazzo terrà quel suo naso impiccione fuori da tutto il casino ora che avete rotto?”

“Spero.”

“Sappiamo benissimo entrambe che non lo farà. Diamine, l'intero mondo sa che non lo farà.”

Lily deglutisce. “E' una sua scelta. Ho fatto quello che potevo. Gli ho dato una scelta.”

“No,” replica velocemente Mary, ferma. “Ti voglio bene, ma quello è esattamente l'opposto di quello che hai fatto. Quindi ti sto dicendo ora, Lily, dagli una chance di dare a te un'altra chance. Digli quello che è successo, digli che sei impazzita, digli che ti hanno dato alla testa e ti dispiace e non lo intendevi e che lo ami-”

Mary.

“ - perché lo ami. Lo sai.”

“Io... potrebbe essere troppo tardi.”

“Si merita di saperlo.”

 

 

Dal tavolo della colazione, qualche piano vuoto e scale semoventi più giù:

“Pensi che tu e Lily potrete mai...”

“No.”

“Perché no?”

La risposta gli fa ancora stringere la mascella, ancora gli toglie il colore dal viso, ma il mondo questa volta non si ferma. James fa spallucce, e la vita va avanti.

È qualcosa che si è detto molte volte a questo punto: “Perché lei non potrebbe mai essere felice con me.”

 

 

Sulla soglia della Sala Comune, Lily tira indietro Mary gentilmente, per l'ultima volta, per un'ultima domanda spezzata prima che lasci cadere il discorso. “Lo so che l'ho fatto nel peggiore dei modi, l'ho so che l'ho distrutto ed è stato orribile ed io sono orribile, e probabilmente lui non potrebbe mai perdonarmi, non dovrebbe, davvero, ma... ma se mai... se mai glielo dicessi, tutto, pensi che ci potrebbe essere la minima possibilità che lui...”

Mary sorride, avvolge un braccio attorno alle sue spalle e la conduce verso colazione. “Penso che non ci siano mai state due persone più innamorate.”

Non era un sì. Non ne sembrava neanche uno. Ma è abbastanza.

 

 

Gli studenti scendono dal treno in emozionati nugoli chiacchierini. Lily osserva quelli del primo anno che impazienti corrono dai loro genitori, gabbie e bauli troppo grandi per loro così piccoli, alcuni ancora con indosso l'uniforme. Un numero di quelli del settimo anno si è trattenuto in stazione, a scambiarsi saluti dell'ultimo minuto, a dispensare promesse qua e là, tutti troppo noncuranti delle parole che Lily è quasi certa si infrangano nel momento in cui scivolano dalle loro lingue. Non riesce a ricordarsi come si era immaginato che sarebbe stato, deve aver pensato a questo ultimo giorno ad un certo punto, ma il cuore le fa male alla vista di tutto ciò.

Mary la saluta con un abbraccio, promette che si terrà in contatto. Le sue lacrime si aggrappano alle sue lunghe ciglia, ma non cadono. Sorride a Lily, triste e sincera e sopraffatta – grazie di tutto, Lily, mi mancherai un sacco – prima che se ne vada. Lily la guarda scomparire attraverso la barriera con i suoi genitori. Per un momento si immagina andare dai Macdonald – dopotutto, l'hanno invitata come sempre – ma a parte non avere più Hogwarts a cui tornare quest'estate, Lily deve rimanere a Cokeworth quest'anno. Petunia le ha mandato un gufo qualche mese fa. Si sta trasferendo. La casa sarà vuota se Lily non ci torna, e sebbene anche lei abbia tutto il diritto di trovare un posto per sé ora, non sembra il momento giusto per andarsene. Ancora non sa che ne farà, di Petunia che cambia casa; non l'ha affrontato per niente mentre era ad Hogwarts. Ma ora ha tutto il tempo del mondo per crogiolarsi nel fatto che è da sola.

Trascina il suo baule e spinge tra la folla. È a pochi metri dalla barriera, a pensare a sua mamma – alle colazioni silenziose, al cucchiaio di suo papà che cozza contro i bordi della tazza di caffè – quando James attira la sua attenzione. È con sua madre. Sirius è appena arrivato da loro quando James si è guardato intorno e ha trovato lei, tra tutte le persone, forse per qualche distorto scherzo di un ordine superiore. La mano di lui trema, ma potrebbe benissimo essere solo l'immaginazione di lei. Gli fa nonostante tutto un debole cenno con la mano, incapace di andarsene senza qualche sorta di addio. Il suo cuore batte contro il petto come se fossero gli ultimi battiti. Sembra un po' come morire, lei pensa, affogando nei saluti e fievoli promesse ed essere individuata a quel modo senza preambolo dalla sua sfumatura preferita di occhi nocciola. Gli sorride, un sospiro più che altro, un groppo in gola e metà del suo cuore quasi in mano. Lui le sorride di rimando. Annuisce rigidamente. Poi sposta velocemente lo sguardo, irrequieto, abbastanza innaturale perché Sirius alla fine lo noti. Segue lo sguardo abbandonato di James e dà un'occhiata a Lily, ma non si sofferma a lungo. Riprende ad ascoltare l'animato discorso della signora Potter come se non fosse successo nulla.

Lily non si guarda indietro mentre attraversa la barriera per il mondo babbano.

 

 

E' sorpresa quando Sirius emerge poco dopo sul binario babbano, senza James e sua madre. La sorpassa; la testa alta, lo sguardo in avanti, la bocca stretta. Lily incrocia le braccia.

E poi inizia ad andargli dietro, non pensando davvero per paura di ritirarsi.

“Sirius?”

Nessuna risposta. È una faticaccia stare al passo con lui, ma non si ferma. Si ritrovano fuori e Sirius non la guarda nemmeno.

“Sirius...”

Lei fa per mettergli una mano sul braccio, ma lui si irrigidisce, finalmente si volta verso di lei con uno sbuffo impaziente e una mezza occhiata rigida; serio nel voler rendere evidente quanto davvero non voglia aver a che fare con lei. “Evans.”

Lily si sente rimpicciolirsi. “Senti, lo so che mi odi...”

Lui piega un sopracciglio. “Non ti odio.”

“E' un po' che non mi parli.”

“Perché sei un'idiota.”

“Lo so.”

“Lo sai, però?”

Probabilmente questa non è stata l'idea migliore. “Volevo solo dirti-”

“Sono io, davvero?”

“Scusami?”

“Sono io,” ripete lui, e benché la sua voce mantenga la sua inclinazione di acciaio, c'è una nuova tenerezza nel suo sguardo che raggiunge Lily e si aggiusta nel suo stomaco come senso di colpa. “Sono io davvero quello a cui vuoi dire delle cose?”

Lei deglutisce.

“Posso richiamarlo ora.”

“No, non farlo:” lei non sa se l'intendesse davvero, ma le è uscito prima che potesse fermarlo.

“D'accordo allora.” il ghiaccio nella voce di lui è tornato. “Che c'è?”

In verità, lei non lo sa. Non aveva una direzione particolare per la conversazione quando l'ha seguito. Cercando di non farlo vedere, setaccia il suo cervello velocemente per qualcosa e, quando la trova, è un sollievo sentirsene contenta. Sapere che lo intende con tutto il cuore: “Prenditi cura di lui, d'accordo?”

E' immediatamente chiaro che è stata la cosa sbagliata da dire. La mascella di Sirius si stringe. La sua espressione sboccia dall'inverno nei suoi occhi, freddi e grigi come solo un Black sa fare. Prima che lei lo sappia, troppo presto, lui si sta voltando di nuovo.

“Dovevo farlo,” dice lei disperata.

“No, già, hai già avuto questa conversazione con Moony,” replica lui sopra la propria spalla “L'ho capito la prima vola che me l'ha detto.”

“Sirius...”

“Cosa?”

“Mi dispiace tanto.”

Lui se ne sta andando. Lily non sa perché lo stia seguendo, ma la fatica nelle sue braccia mentre solleva il baule per stargli al passo è molto reale.

“Vattene, Evans.”

“Davvero non mi parlerai più? Mai?”

“Forse.”

“E' un peccato, sai.”

Lui si ferma, e Lily quasi vi si scontra. “Cosa vuoi?”

“Niente. Non lo so. Volevo dire scusa.”

“L'hai già fatto.”

“E non volevo andarmene là fuori dove probabilmente non vi rivedrò più senza... non lo so, volevo solo che tu mi parlassi, e … siamo qui.”

“Vuoi parlare?”

A dire la verità, Lily vacilla.

“Vuoi davvero parlare?”

Sottovoce, ed un po' troppo come se fosse una domanda: “Sì.”

“D'accordo, parliamo.” lui si volta del tutto. Trascina il suo baule in fronte a lui, una sfacciata barriera fisica, come se già non fossero separati abbastanza in altro modo. L'oggetto fa un acuto schiocco contro il pavimento, e Lily si prepara. “Non ti parlo perché non volevo dire delle cose che probabilmente poi avrei rimpianto, e non volevo ferirti più di quanto tu non sia già, perché lo so – lo so – che stai male, tu e Prongs potete essere quanto cazzo ostinati volete al riguardo, ma nessuno di voi mi prende in giro. Lo so che non puoi essere interamente una stronza crudele e senza cuore. E sai cosa, Evans? Voglio che tu lo sia. Vorrei che tu fossi una stronza crudele e senza cuore, davvero. Perché se tu lo fossi, sarebbe così conveniente, così più facile per me odiarti. Ma no. In realtà sei brillante – eri brillante – non sei nemmeno una cattiva compagnia, e forse mi manchi, forse lo facciamo tutti, cazzo, e… tutta questa cosa fa schifo. Il mio migliore amico è là fuori perfettamente, completamente convinto che ti abbia rovinato la vita, che ti abbia reso infelice, e sappiamo entrambi che ciò non è nemmeno un milione di universi vicino alla verità. Lui è ferito. Non so come hai fatto, come diavolo hai potuto farlo, ma è stata una mossa di merda. Non posso crederti. E io odio – fottuto Godric, sono terrorizzato, d'accordo, che noi potremmo non essere mai abbastanza per rimetterlo in sesto. E io sono in debito con lui. Gli devo tutto, Evans. Lo sai. E non posso fare nulla.”

Lei non pensa che nessuno abbia mai stretto qualcosa così tanto come lei sta stringendo ora il suo baule; i suoi palmi iniziano a fare male, le unghie e il manico le premono sulla pelle, ma lo ignora, si forza con tutta se stessa nel concentrarsi solamente sul non piangere, non lo farà, non ne ha il diritto – ma anche senza che sbatta le palpebre, le lacrime si raccolgono negli angoli dei suoi occhi e la deridono scherzosamente di cadere.

Ma non lo faranno. Lei non lo farà.

“Quindi se questo non è nient'altro che un benintenzionato promemoria d'addio di prendermi cura di lui,” termina Sirius, rallentando, spostando lo sguardo dopo aver notato l'espressione di lei, probabilmente odiandola per essa, “E' fottutamente non necessario. Ed offensivo, se devo essere onesto. Perdonami per esserne un po' insultato.”

Ecco. E' tutto, e Lily non sa cosa dire. Si sente orribile, ma non riesce a pensare a nessun insieme di parole specifiche ed abbastanza accurate per spiegargli quanto. C'è l'urgenza di dire di nuovo scusa, e lei apre la bocca – ma decide di non farlo. Lui ha ragione; questo non è altro che un debole tentativo di parlargli di James, ma non risolverà nulla. È inutile. Offensivo.

Perciò, annuisce. E poi se ne va come prima lui le ha ordinato, se ne va come dovrebbe.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note traduttrice: i soprannomi originali, perché sì. ^_^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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