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Autore: LilyanneFlower    06/12/2008    0 recensioni
[Emmett&Rosalie] Rosalie era semplicemente disgustata. Come potevano non capire? Come potevano essere così felici? Nemmeno Edward lo era, senza alcun dubbio, avrebbe preferito essere umano, ma sembrava accettare di buon grado quella situazione. Carlisle ed Esme erano semplicemente felici. Sembrava che la loro situazione di dannati per l’eternità, vampiri, pensò Rosalie con ribrezzo, non li toccasse in alcun modo. Erano strani quei due, strani forte! __diceva mia nonna: "Non tutto ciò che luccica è oro". Rosalie è bella, ma altrettanto dannata. La sua alterigia, la sua superbia, non è tutto negativo come sembra, forse è solo difficile. Kisses, Lilyanne*
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emmett Cullen, Rosalie Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Second Chapter: And then, I found you


Una volta giunta dinanzi casa, dopo mezz’ora di cammino trovò Carlisle chiacchierare allegramente con il suddetto Emmett e la cosa le diede enormemente fastidio. Carlisle riusciva a parlare con gli umani a stare a meno di una spanna dal loro viso, anche Esme ne sembrava capace ed a volte persino Edward. Lei ci riusciva ma sul suo volto si dipingeva perennemente un’aria di disgusto, così appariva ai mortali come antipatica, scontrosa ed altera ma soprattutto fastidiosamente consapevole della sua infinita bellezza.
-E’ un piacere rivederla, signorina Cullen- sorrise Emmett.
-E’ un piacere anche per me- rispose fredda Rosalie.
-Suo padre mi ha informato che purtroppo dovrete trasferirvi fra un po’- disse Emmett.
-Già, dobbiamo- convenne Rosalie enfatizzando l’ultima parola.
-Ma abbiamo ancora un anno da trascorrere qui- sorrise Carlisle cercando di spezzare l’imbarazzo creato dalle gelide parole di Rosalie.
-Sa signor Cullen, non ho mai conosciuto una persona squisita come lei- sorrise Emmett. –Ora devo rientrare e fra un po’ vado a caccia-
Carlisle ridacchiò sommessamente. La caccia degli umani era leggermente diversa dalla loro.
-Buona giornata Emmett- sorrise Carlisle allontanandosi.
-Buona giornata, signor Cullen e signorina Cullen- disse Emmett rientrando.
Rosalie seguì Carlisle in casa.
-Come puoi stringere legami con presunti spuntini?- borbottò sconvolta Rosalie.
-Rosalie dobbiamo salvare l’apparenza!- spiegò Carlisle prendendole le mani.
-Salvare l’apparenza! Edward non fa che ripetere la stessa cosa!- ringhiò Rosalie.
Edward apparve al suo fianco. –E’ nuovo questo vestito?-
-Sì, Edward. Ti sei messo a fare l’esperto di moda?-
Edward roteò gli occhi. Esme gli passò una mano tra i capelli. –Sii paziente, caro. So che stai facendo il possibile per metterla a suo agio, ma sono solo due anni e mezzo che è una di noi-
-Io non ero così!- sussurrò Edward.
-Oh tesoro, lei l’avrà presa in modo diverso- aggiunse Esme scompigliandogli nuovamente i capelli.
Rosalie scoccò un’ultima occhiata furiosa ai tre. –Io me ne vado! Io me ne vado di qui!-
-Non sarò io a vietartelo, ma pensaci bene. Anche Edward fece questa decisione, ma poi comprese l’utilità di una famiglia- disse Carlisle con voce gentile.
-Una famiglia? Cosa c’è di umano fra noi? Siamo un branco di nomadi, ecco cosa siamo! Possiamo “salvare l’apparenza” ma tra di noi… non provate vergogna? Repulsione? Io sì, sono un mostro, sono bella ma tanto bella quanto destinata alla dannazione! L’eterna giovinezza è una rottura! Ora me ne vado, buona esistenza a tutti e tre. Mi dispiace che sia stato un grande fallimento provare ad accogliermi, anzi no. Non mi dispiace affatto. E ora se non vi dispiace ho nuovamente sete!- urlò Rosalie fuggendo via.
Esme era pietrificata ed Edward le accarezzava le spalle per calmarla.
-E’ furiosa- disse Edward. –Dovrei seguirla?-
-Lasciala andare, se avrà bisogno di noi tornerà. Esme, so quanto le volevi bene. Tutti le volevamo bene, eppure bisogna capirla ed accettare le sue scelte. Non possiamo costringerla- spiegò Carlisle guardando la strada che Rosalie aveva preso.
Rosalie intanto correva disperata senza una precisa meta. Orsi, avrebbe ucciso tanti orsi.
Quindi si diresse nel luogo dov’era andata la mattina con Edward. Non si sentiva pronta ad uccidere uomini. Era ancor più disgustoso.
Si avventò su orso e ne morse il collo, strappando i pezzi con collera crescente. Rabbiosa continuò a succhiarne il sangue senza ritegno, sporcandosi gli angoli della bocca. Spostò il corpo inerme dell’animale e si preparò ad attaccarne un altro. Prese una pietra fra le mani e la sgretolò.
-Sono agile, forte, veloce, bella, intelligente ed immortale. Cosa mi manca? Perché sono così triste?- borbottò rabbiosa gettandosi sull’erba verde.
Singhiozzò. Avrebbe voluto piangere, ma non era possibile, i vampiri non sapevano piangere.
Rimase stesa lì per una buona mezz’ora senza pensare a nulla. Avrebbe voluto dormire, ma proprio non ci riusciva.
Suicidarsi non era possibile, Edward gliel’aveva spiegato più volte durante le loro battute di caccia.
Sospirò quando qualcosa la portò ad alzarsi. Un urlo lontano sfocato. Una forte scia.
Una richiesta di aiuto.
Ma cosa le importava salvare qualcuno? Probabilmente scherzava con gli amici presso il lago.
Chiuse gli occhi, ma la voce era sempre più allarmata.
Si voltò nella direzione da cui tutto proveniva ed improvvisamente sentì un’angoscia riempirla e stringerla in una morsa. Quella persona era in pericolo, un pericolo grave. E dalla voce lo riconosceva, era il suo vicino di casa, Emmett.
Corse velocemente nella direzione indicata non solo dalle urla ma anche da una forte scia di sangue. Perdeva sangue? Ma cosa succedeva?
Che ci fossero altri vampiri? No, non era possibile. Non sentiva l’odore di suoi simili.
Nascosta dietro fitti cespugli osservava la scena. Emmett quasi sbranato da un orso, precisamente un grizzly.
Doveva intervenire. Quell’uomo era stato sempre così gentile nei suoi confronti. Si fiondò davanti ad Emmett augurando che il profumo del suo sangue non la distraesse. Ringhiò profondamente e si catapultò contro il grizzly.
In qualche minuto riuscì a raggiungere il suo collo ed infilò gli aguzzi canini zeppi di veleno.
Il grizzly era decisamente morto, ma qualcun altro rischiava di raggiungerlo a breve.
Si voltò verso Emmett e proibì a sé stessa di respirare.
Il ragazzo non era morto. Il suo cuore batteva e prova schiacciante erano le sue parole, seppur sconnesse e lente.
-Signorina Cullen? Ma lei?-
-Chiamami pure Rosalie- disse Rosalie portando i capelli dietro il viso. Era atterrita. Non sapeva cosa fare. Lasciarlo morire, aiutarlo a morire o trasformarlo? Non prese affatto in considerazione la prima, la seconda era decisamente allettante ma la colpì maggiormente la terza. Lei aveva bisogno di un compagno ed Emmett in fondo le piaceva, ma era giusto condannarlo ad un’esistenza così crudele?
La risposta le arrivo dalla stretta di mano di Emmett. –Rosalie, trova il modo per salvarmi. Non voglio morire!-
-Preferiresti l’immortalità?- domandò Rosalie sconvolta.
-Se fosse con te, sì- scherzò con un flebile sorriso Emmett.
Rosalie nervosa sospirò scuotendo il capo. Cosa doveva fare? Se avesse voluto trasformarlo, come avrebbe fatto? Lei conosceva una mera teoria, di certo non aveva mai fatto pratica!  L’avrebbe indubbiamente ucciso, ma c’era una persona che poteva salvare Emmett. Salvare, forse era un termine azzardato ma lei voleva Emmett con sé.
Lo prese sulle spalle ed iniziò a correre. Emmett era confuso e frastornato. Badando a non farsi vedere da occhi indiscreti raggiunse la sua vecchia casa.
“Non mi accetteranno mai, mi odiano, lo so” pensò Rosalie.
-Notizie di Rosalie, Edward?- chiese Esme vedendo Edward sussultare.
-Sì, è qui. Non è sola- rispose Edward. –Vuole tornare, non capisco perché, ma vuole. Ha paura che non venga accettata-
Carlisle si alzò in piedi. –Sangue umano! Perché Rosalie gira con del sangue umano addosso?-
-Non ne ho idea- mormorò Edward.
Carlisle uscì fuori dalla casa e la vide. Rannicchiata a terra mentre stringeva le mani di un corpo sanguinante.
-Non l’ho ucciso! L’ho salvato. Sta morendo, Carlisle! Sta morendo!- urlò Rosalie con la voce rotta.
-Che cos’è successo?- domandò Esme portando una mano dinanzi alla bocca sconvolta.
-Io non ce la faccio! Ti prego Carlisle, salvalo. Mi dispiace per prima. Salvalo!- la preghiera di Rosalie era sempre più cantilenante.
Carlisle annuì e lo prese sulle spalle. –Edward, Esme allontanatevi se non sopportate l’odore-
Edward annuì e prese Esme per mano. –Andiamo a caccia, Esme, ci farà bene-
-Se vuoi, puoi andare con loro Rosalie- aggiunse Carlisle portando il corpo il casa.
-No! Voglio restare!- esclamò Rosalie.
-Rosalie, l’odore è forte, penetrante, non puoi sopportalo- replicò Carlisle.
-Gli ho detto che l’avrei salvato. Forse non saranno i miei canini a farlo, ma voglio restargli vicina. A costo di morire di sete, a costo di tentare di mangiarmi- strillò Rosalie seguendo Carlisle.
-Bene, allora vieni pure. Andiamo nel mio studio- concluse Carlisle impressionato da quelle parole.
Entrarono nello studio. Carlisle sistemò Emmett su un divano e cacciò i canini.
-Prima che inizi, Carlisle, volevo chiederti perdono. Io, non so perché ho detto quelle cose. Ora sono qui a supplicarti di renderlo uno di noi, perché io lo amo. È semplicemente adatto per me. Lui mi ama, non me l’ha esattamente detto però…-
Carlisle annuì. –Rosalie, credo di comprenderti. Con Esme è stato più o meno lo stesso-
Emmett si mosse rapidamente.
-Emmett!- esclamò Rosalie. –Ti salviamo ora, non ti preoccupare. Farà un po’ male, ma non aver paura-
Emmett non rispose immediatamente. Aprì gli occhi con un po’ di sforzo e fissò Rosalie. –Comunque ti amo, Rosalie. Salvami-
-Okay. Carlisle, vai- disse Rosalie stringendo la mano di Emmett.
Emmett non sembrò sentire dolore quando i canini di Carlisle penetrarono la sua pelle ma iniziò a contorcersi non appena il veleno iniziò a circolare nel suo sangue.
-Soffrirà, ma adesso è solo questione di tempo- spiegò Carlisle scostandosi dopo qualche minuto.
Rosalie annuì senza muoversi dal fianco di Emmett.
Una scarica sembrò percorrere il corpo di Emmett.
-Sta soffrendo molto?- domandò Rosalie visibilmente preoccupata.
-Come hai sofferto tu, immagino- rispose Carlisle sospirando. -Non ti preoccupare, Rosalie. Mi chiedevo una cosa però, come hai fatto a comprendere che dovevi trasformarlo?-
-L’ho visto sofferente giacere sul prato, ho avuto paura ed improvvisamente ho sentito il bisogno di averlo sempre al mio fianco. Sono stata egoista, vero?- chiese Rosalie mordendosi le labbra.
Carlisle si chinò a baciarle la fronte. –Se vuoi, puoi andare Rose. Rimango io a controllarlo-
-No! Voglio rimanere. Mi muoverò solo per cacciare, se è proprio necessario- disse Rosalie a denti stretti e stringendo vigorosamente la mano di Emmett.
-Così gliela spezzi, è ancora umano, Rose- sorrise Carlisle abbandonando la stanza.
Rosalie lasciò lentamente andare la presa e si limitò a incrociare con delicatezza le sue dita in quelle grandi di Emmett.
La puzza del sangue la infastidiva. Rosalie evitava di respirare, non essendo per lei un bisogno.
Guardava il viso di Emmett quasi dormire ed il suo corpo scosso occasionalmente dal dolore.
-Ti capisco, Emmett- sussurrò Rosalie tristemente. –Anche io ci sono passata. Vedrai che fra un po’ passerà. Riuscirai a riprendere coscienza-
La giovane tremò visibilmente quando vide Emmett muoversi. Soffriva e lei riviveva la sua trasformazione, la memoria più nitida che ogni vampiro avesse.
Fissava Emmett con la stessa angoscia con cui una semplice donna umana fisserebbe suo marito agonizzante. Non distoglieva mai lo sguardo da lui ed ogni movimento visibile la faceva preoccupare ed urlare a gran voce il nome di Carlisle.
-E’ tutto okay, Rosalie- disse Carlisle dopo essere già accorso cinque volte alle grida di Rosalie. –E’ normale che si muova, soffre-
Rosalie lo guardò atterrita. –Non c’è un modo per farlo soffrire di meno, Carlisle?-
-No, temo di no. Ma credo che già la tua presenza riesca ad alleviare il dolore-
Rosalie annuì e Carlisle lasciò nuovamente la sua stanza.
I minuti trascorrevano, le ore si susseguivano ed i pensieri di Rosalie si accavallavano e si mescolavano.
Una porta si aprì ed interruppe il silenzio. –Rosalie, sapendo che non ti saresti mossa, ti ho portato questo-
Edward avanzò con un bicchiere tra le mani.
-Cos’è?- chiese Rosalie con voce rauca.
-Sangue animale- spiegò Edward.
Rosalie sorrise. –Grazie Edward-
Lo prese tra le mani e bevve.
-Te ne porterò uno più tardi, lui come sta?-
-Come siamo stati tutti noi- spiegò Rosalie lanciando un’occhiata al corpo di Emmett.
-Mi dispiace Rose- disse con voce dolce Edward.
-No, dispiace a me Edward- replicò in un soffio imbarazzato Rosalie.
Edward annuì leggendole nel pensiero. –Sai anche io ho avuto una crisi, un po’ di tempo fa. Molto prima che Carlisle ti accogliesse nella nostra famiglia. Fuggii ma non per ore, bensì per anni. Anche io ero restio alla mia natura-
Rosalie sgranò gli occhi. –Non ne sapevo niente, Edward-
-Tutti noi abbiamo provato repellenza verso ciò che siamo- disse con voce roca Edward. –Ma non siamo mostri, noi non facciamo del male a nessun essere umano-
-L’abbiamo appena fatto ad Emmett- mormorò Rosalie.
-L’hai salvato dalla morte-
-Tu credi davvero che la morte sia peggiore dell’esistenza che conduciamo?-
Edward sospirò. –Non lo so, Rosalie. Ma di una cosa sono certo, una vita senza amare non ha senso. Se solo in questo modo tu ed Emmett avete speranze, ben venga allora. Carlisle ed Esme accettano meglio di noi la loro condizione per via del loro amore-
Rosalie annuì rigirando il bicchiere vuoto fra le sue mani.
-Suppongo che tu voglia restare sola, Rose- bisbigliò Edward prendendo il bicchiere dalle mani di Rosalie ed uscendo dalla stanza.
“Grazie, Edward” pensò Rosalie con aria malinconica.
-Non devi ringraziarmi, Rosalie. Per me è un piacere- disse Edward chiudendo la porta.
Le ore continuarono a passare ed il dolore di Emmett non sembrò attenuarsi ma la presenza di Rosalie sembrò come calmarlo. L’angoscia di Rosalie intanto avanzava prepotente.
Se da una parte sapeva di aver fatto la scelta giusta, da un’altra parte aveva paura per Emmett.
Conosceva il dolore della trasformazione, anche lei l’aveva vissuto e non sapeva l’uomo dinanzi a lei come avrebbe mai potuto reagire a tale sofferenza.
Fissava il vuoto e di tanto in tanto Esme, Carlisle o Edward portavano del sangue per lei. Si accasciava al fianco di Emmett e lo osservava, gli stringeva la mano.
Edward entrò il terzo giorno con un altro recipiente. –Altro sangue?- domandò Rosalie atona.
Edward annuì porgendoglielo. Rosalie lo prese e lo sorseggiò. Non era la stessa cosa che cacciare, la sete era opprimente ma poteva resistere, doveva, per il suo Emmett.
Un movimento impercettibile per l’occhio di un umano fece voltare i due vampiri in direzione di Emmett.
-Emmett! Emmett! Come stai?- domandò Rosalie. –Mi senti?-
Ma il corpo non fiatò né si mosse.
-E’ possibile che qualcosa sia andato storto?- chiese ansiosa Rosalie guardando Edward.
-No, Carlisle ha specificato che era solo questione di tempo- spiegò Edward.
Rosalie annuì e con un cenno indicò ad Edward la porta. Edward uscì e Rosalie rimase nuovamente sola ad osservare Emmett.
La comodità dell’essere vampira era quella di non aver bisogni fisiologici, oltre la sete, e dunque per lei fu semplice restare ad osservare il suo amato.
I suoi occhi erano puntati verso il soffitto persi nei ricordi della sua trasformazione e del sorriso di Emmett.
-Rose-
Una voce pacata e gentile.
-Edward, non ho sete- disse con aria scontrosa Rosalie senza guardarsi attorno.
-Io sì. Devo mangiare- rispose nuovamente la stessa voce pacata e gentile.
Rosalie si voltò di scatto verso la porta ma la trovò chiusa, poi incredula guardò il corpo di Emmett.
I suoi occhi rossastri ed il suo corpo perfetto erano ora vivi ed Emmett porse la mano a Rosalie.
-Emmett? Sei tu?- domandò Rosalie.
-Grazie. Io non so come tu abbia fatto, ma ora sono di nuovo qui, con te- sussurrò Emmett con una voce gentile.
Rosalie strinse la mano di Emmett.  –Sei tu. Ce l’hai fatta?-
-Cosa mi è successo precisamente? Ricordo te, il tuo respiro, le tue parole, un grizzly e il dottor Carlisle che entrava ed usciva con sua moglie e tuo fratello- mormorò Emmett.
-Abbiamo un’eternità davanti, amore mio- disse Rosalie tirando lievemente Emmett per la mano.
Emmett si alzò e si avvicinò a Rosalie. –Ora hai sete, lo so. Andremo a cacciare-
-Oh no, dopo il grizzly non ne voglio più sapere- rise Emmett.
-Ora tu tutto contro i grizzly, sei indistruttibile e soprattutto sei mio- sussurrò Rosalie ad una spanna dal suo volto sorridendo.
-Ma cosa dici?- chiese Emmett confuso.
-Dai tempo al tempo, Emmett. Abbiamo un’eternità, te l’ho detto- rispose Rosalie in un soffio avvicinandosi lentamente al volto del neo-vampiro.
Emmett la guardò stupito. –Ora cosa devo fare?-
-Baciami semplicemente, al resto ci pensiamo dopo- sorrise Rosalie dolcemente.
Emmett annuì. –Non so cosa sia successo ma sono vivo e soprattutto ho l’occasione di baciare una come te-
Rosalie ghignò e si avvicinò alle sue labbra. Emmett la strinse a sé e Rosalie si lasciò andare a quelle labbra morbide e rosse.
Lo baciò, accarezzandogli i capelli morbidi e profumati.
-Ti amo, Emmett- disse lei scostandosi e sfregando il suo naso contro quello del vampiro.
-Oh anche io ti amo, Rosalie. Ti amo da quando ti ho vista la prima volta-
-Non conta da quanto mi ami, per ora conta solo che mi ami adesso-
-Oh no Rose, io ti amerò per tutta l’eternità ed anche oltre se necessario- mormorò lui passandole una mano fra i capelli biondi.
-Per sempre?- domandò speranzosa Rosalie stringendo le mani di Emmett.
Ora capiva Carlisle ed Esme e la loro inspiegabile felicità, come biasimarli.
-Per sempre- rispose Emmett sigillando le sue labbra nuovamente con un altro bacio.

E tutto il resto… si sa! ;)
Spero davvero vi sia piaciuta, io ho amato scriverla. Tra Rosalie ed Emmett l’ho sempre vista così. Una specie di alchimia inspiegabile, amore a prima (forse non proprio prima, almeno non per la miss perfezione Rosalie Hale) vista, un colpo di fulmine. Ho sempre immaginato che Rosalie vedendo Emmett morente abbia capito che in una situazione per quanto brutta che sia c’è sempre un risvolto positivo ed il suo si chiama Emmett.
Baci, Lilyanne*


  
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