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Autore: Raggio_di_Luna    07/12/2008    2 recensioni
Una raccolta di minuziosi episodi dedicati alla scoperta dell'Io e all'introspezione interiore.
Un viaggio che ha inizio negli abissi più profondi e segreti dell'essere,un'ascesa verso la luce che trova le fondamenta in un'opaca oscurità.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Non v'è nessun viaggio che non tenga in sè l'esigenza di una buona guida. Sarò per te la ragione di Virgilio e la guida di Cicerone. Ti porterò nei meandri dell'io, ti farò conoscere con gli occhi di chi vede e...arrivati al traguardo mi darai risposte a domande che io,guida senza passato, ti porrò. Beato è chi conosce del proprio essere, beato perchè godrà di chiavi infinite per infinite porte. E allora vieni con me, con me che son già chiave e aprirò delle tue porte per te che sei la speranza di un florido futuro. >>

L'incontro con la Rabbia



Una pallida figura si avvicina. Longilinea e incantata gode di un'aurea bianca e candida che tutto intorno a sè ricopre. Il portamento fiero, lo strusciare delle lunghe vesti pallide, la mantella nera sulle spalle e il cappuccio nero sul viso, sono elementi caratterizzanti della sua presenza incantata. Ha un viso sereno la donna, un viso che ha in sè occhi speranzosi, grandi e lucenti vitrei e profondi come gli oceani dell'universo di stelle, un viso illuminato dal suo sorriso pacato. Che donna splendida, che figura a me cara ed incantata è lei, Lei, compagna mia di sventure che sa superare, mio grande affetto, mia grande amica, mia madre, mia guida e mia protettrice. Lei, lei, la mia Stella, non poteva mancare e che piacere è scorgerne ogni volta i lineamenti nel cupo buio che sempre mi rende chiaro e nitido.
Mai così vicina le ero stata, mai così l'avevo potuta ammirare, mai mi aveva messa così in soggezione la sua figura, mai avevo potuto notare quanto la sua statura fosse possente ed elevata, lei che io spesso ancora mi illudevo fosse umana non è che un gigante lontano di perfezione e speranza.

- Mia Adorata guida, sono orgogliosa di attraversare con te i meandri dell'essere infinito, ma dimmi, se ti è permesso, perchè arrivi adesso? Perchè non mi hai accolta con la tua presenza prima dell'incontro con Lussuria?Dov'eri Candida?
Mi guarda, gli occhi le si chiudono in uno sguardo di comprensione e dolcezza e il sorriso le si apre in un luminoso saluto. Ed ecco che poi le morbide labbra prendono vita e con aria dolce e profumata incomincia il candido parlare, ogni parola detta è musica leggera come il battito d’ ali di farfalle, ogni discorso non è che un elogio alla Perfezione e alla Bellezza attraverso Lei che è puro candore di un puro cosmo.
- Mio fiore, mia Adorata, v'è una legge nel cosmo che impedisce di aiutare chi da sè non sale il primo gradino. Ora che Lussuria hai con le tue forze conosciuto mi è permesso di proseguire con te il cammino. Ma non perdiamo il tempo, sali, ora, con me la lunga salita per il prossimo antro.

Detto questo, mi guarda con gli occhi vitrei e luminosi e proseguiamo per una lunga salita a Lei che Perfezione guida facile e agevole, per me ripida e faticosa.
Arriviamo in un luogo silenzioso e buio. Odo solo lamenti in lontananza ma gli occhi nulla vedono avvolti da un lungo velo nero.
- Mia Signora, nulla vedo, il nero mi oscura, chi governa queste terre quale re devo fronteggiare qui al mio secondo traguardo?
- Dolce bambina, qui nessuno ha la possibilità di vedere con occhi umani poichè re di quest'atollo non è che un mostro di cieca ignoranza e passione, un essere cieco che regno cieco si creò. Solo Ragione vince queste terre e spero tu presto la possa trovare. Ma non ti fermare, prosegui e se necessario brancola negli abissi.

E così faccio, brancolo senza sapere nè il dove nè il quando dei miei passi, poi tutto è pesate, tutto è oppressione, l'aria diviene un olezzo irrespirabile e il pensiero è tartassato da lamenti che subdoli escono dalla mia bocca a mo' di urla atroci. Cado a terra stremata, urla ricoprono il nulla e il terreno non è che un viscido liquame di lacrime e sangue.

- Chi, chi alberga queste terre, perché mi fai questo? Fatti vedere oscuro signore, fatti fronteggiare con le vere forze, dove sei cieco essere? Dove posso mia Dama trovarlo?
- Guarda con altri occhi e non cedere ai lamenti, guarda, osserva col cuore dolce e fiero, osserva, apri l’occhio e in direzione della tua fronte volgi lo sguardo.

Seguo i consigli della mia Stella. La vista si fa nitida. Ed eccola lì, in fondo alla stanza di putride passioni un essere dagli occhi bianchi e dalle zanne aguzze che grugnisce e urla al nulla.

Riesco a rialzarmi dal nero terreno.
- Chi è costui mia Dama?
- Lui è la Rabbia. Cieca e volgare. Rovina fuori controllo dell’uomo.
- Perché urla e si lamenta. Perché non si volta verso di noi, non ci ha forse sentite arrivare?
- No, dolce fiore. Le proprie urla coprono ogni altro rumore e alla cecità si aggiunge anche l’incapacità di ascoltare. Ti chiederai allora come può rendersi conto degli eventi a questo punto. Ebbene, non può. E’ un animale da battaglia, è un meccanismo che una volta innescato a dura prova della Ragione può essere governato. Cedere ai suoi lamenti e alle sue lacrime di sangue è un abbandono momentaneo o eterno del proprio essere. E ora che hai conosciuto del secondo abisso proseguiamo o vuoi continuare ad osservare i lamenti della perdizione?

Il cuore mi si riempie di pietà per una bestia così fragile e sconfitta. Ma il corso degli eventi è segnato e il cammino è lungo.

  
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