Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: Bebess    22/02/2015    1 recensioni
Sana e Heric si sono lasciati con una promessa: "Se prenderai la cintura nera sappi che anch'io vorrei parlarti."
Ma che fine avrà fatto questa frase? Heric sarà riuscito a prendere la cintura? E tutto quello che hanno passato, sarà rimasto solo un dolce ricordo?
Dedicata a Tiziano Ferro, il mio idolo.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Rei Sagami/Robby, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap. 18



-Aspetta!-
La sua mano afferrò il mio braccio mentre io ero intenta ad abbandonare la stanza.
-Che cosa ti prende adesso?-
-Nulla, davvero. E’ che sono stanca e voglio tornare a casa.- Dissi fingendo che ciò che avevo detto corrispondeva alla verità.
-A me sembravi un po’ arrabbiata.-
-No, non sono arrabbiata. Il fatto è che sono venuta qui perché ero interessata a sapere come stavi ma a te sembra che non cambi nulla la mia presenza.-
-Scusa, è che…- Rispose Heric abbassando lo sguardo. – E’ da tutto il giorno che penso a una cosa e non riesco a togliermela dalla testa. Tu non c’entri nulla.-
-Di cosa si tratta?-
-Non te lo posso dire. Stupida come sei mi prenderesti in giro.-
-Io? Prenderti in giro?- Dissi sapendo esattamente che aveva ragione. Molte volte ridevo di lui perché era buffo. –Dai dimmelo!- Ripresi a parlare.
-Beh, quando Nakao è venuto a trovarmi… mi ha detto una cosa.-
-Che cosa?-
-Che è innamorato di me.-
-Che coooosaaa?- A quella frase non potei fare altro che sbarrare gli occhi. Nakao innamorato di Heric? Ma era uno scherzo? Non che la cosa mi dava fastidio, perché non c’era nulla di male nell’ essere omosessuale. La cosa che mi sbalordiva era che non avrei mai pensato che quello che provava lui era amore, sembrava più un sentimento simile alla fratellanza.
-Già.-
-E tu… ehm… cosa gli hai risposto?- Domandai sghignazzando.
-Nulla, cosa dovevo dirgli. Per me non è ricambiato e l’ho messo subito in chiaro. Comunque, non capisco cosa tu ci trova da ridere.-
-Mi fa ridere la situazione. Ma soprattutto mi fai ridere tu perché avrei voluto essere presente in quel momento solo per vedere la tua faccia. Ahahah.-
-Che allocca.-
-Ah sono un’allocca? E allora tu sei un cretino! E ignorante!-
-Ignorante? E perché? Non sono io quello che andavo male a scuola. Solo nel comportamento avevo qualche problema ma nel rendimento delle materie ero ottimo. Tu invece sei sempre stata un’asinella, soprattutto a matematica.-
-Come mi hai chiamato? Caprone!- Dissi avvicinandomi a lui. Cominciai a fargli il solletico ma a volte dimenticavo che lui non sembrava un essere umano non avendo reazioni. E quindi per vendicarsi lui cominciò a fare il solletico a me e finimmo tutte e due per terra.
-S-smettila..Heric…Ahahahahaha.- Balbettai mentre stavo collassando dal ridere.
Mentre cercavo di fermarlo bloccandolo con le mani, in un secondo ci ritrovammo con il viso vicino a qualche centimetro di distanza. Quanto era carino. Anzi no, non era solo carino. Era un bel ragazzo, e io in tutti questi anni non l’avevo voluto ammettere. Avevo sempre avuto la verità davanti agli occhi, ma ero così piccola e ingenua che non ci facevo caso. Ma davvero ero cambiata da allora? Ero veramente maturata mentalmente o ero rimasta ancora quella ragazzina indecisa e problematica nelle questioni di cuore? Sentivo piano piano che si stava avvicinando per congiungere le nostre labbra e io non stavo facendo nulla per allontanarmi. Ma proprio lì suonò il telefono.
-Ehm… sta suonando.- Dissi alzandomi di scatto. Ero talmente imbarazzata che sentivo di essere diventata tutta rossa.
-Sì… Ah, chi è?- Rispose prendendo il telefono.
<< Ciao Heric, sono Giusy.>>
-Ah, c-ciao.-
Chissà chi era.
<< Ti disturbo? Ma non hai segnato il mio numero? >>
-Sì, è soltanto che non ho fatto caso al nome che chiamava ora.-
<< Ah ok. Senti ti volevo dire che oggi non c’è la lezione di Karate perché il maestro ha l’influenza. Non lo so… se ti andava di bere qualcosa da qualche parte. Sempre se non hai da fare. >>
-No, va bene. Verso che ora?-
<< Le quattro?>>
Lo ascoltavo parlare mentre mi guardavo attentamente le unghie. Ero così nervosa. Da una parte era stato un bene che il telefono aveva squillato, perché se davvero ci fossimo baciati non avrei sopportato le conseguenze. Non c’era futuro per me ed Heric, o almeno questo era quello che pensavo io.
-Va bene, al solito bar dietro alla scuola. Ci vediamo dopo.- E chiuse la chiamata.
-Chi era?- Mi venne spontanea la domanda, ma me ne pentii subito dopo averla pronunciata perché non erano affari miei.
-Una mia amica… della scuola.-
“Una sua amica? Della scuola? Non è che forse è… Giusy? Quella sua compagna di Karate che Funny mi aveva detto forse stavano insieme. Oh no…” Pensai.
-Ah… Ho capito. Adesso è meglio che vada.- Dissi guardando l’orologio sul polso. –Sono già le due e ho una gran fame.-
-D’accordo…-
-Va bene allora… ci sentiamo. Non ci vediamo perché io molto probabilmente stasera o domani mattina parto. Vado a trovare mia mamma e poi me ne vado.-
Il cuore mi batteva all’impazzata. Perché? Non era successo niente e non doveva succedere nulla. Eppure… è come se lui mi avesse spezzato in due. Sapevo che lui dopo avrebbe visto Giusy e la cosa mi straziava. Avrei voluto urlargli: “Tu devi stare con me e non con lei. Non devi andare a nessun appuntamento con lei!” Ma ciò non sarebbe mai successo. Lui le avrebbe potuto dire di no, ma se non l’aveva fatto c’era un motivo. Il motivo era che aveva scelto lei.
Tentai di guardarlo almeno per pochi secondi negli occhi ma lui aveva lo sguardo basso e quindi smisi.
-Ciao, stammi bene.- Ripresi alzando una mano.
-Sana… Scusami.-
Eh?
-E per cosa? Tranquillo, mi ha fatto piacere venirti a trovare.-
-No, scusa per prima. Quando eravamo per terra…-
-Ah… Lascia stare, non è mica successo niente. Non c’è bisogno che tu ti scusi. Adesso vado, ciao Heric. Buona fortuna.-
Lasciai l’edificio e raggiunsi la macchina di Robby, con tanto amaro in gola.
 
POV Giusy.
Arrivai nel bar e mi misi subito a sedere fuori. Ancora Heric doveva arrivare, ma d’altronde ero io quella troppo in anticipo. Mancavano ancora quindici minuti alle quattro.
Ero così agitata e non comprendevo neanche il motivo. Sentivo che mi stavo affezionando sempre di più a lui e in un modo ben diverso da quello dell’amicizia. Era questo quello che mi impauriva: affezionarmi a qualcuno. Mi faceva sentire debole.
-Heii, sono arrivato.- Sentii la sua voce e sobbalzai. Quanto era bello.
-Hei! Scusami ero in sovrappensiero.-
-Ho notato. Cosa prendiamo?-
-Io non ho molta fame veramente. Mi va bene solo un frappè. Te cosa prendi?-
-Io voglio una coca.-
-Allora… come stai? Ti vedo meglio, sai?-
-L’occhio è guarito da una settimana.-
-Ne sono felice. Era da tanto che non ci vedevamo, ammetto che un po’ mi sei mancato. Le lezioni senza di te non erano le stesse, sono tutti antipatici lì.-
-Lo penso anche io.-
-Quando pensi di tornare?-
-Lunedì.-
-Salve, che cosa vi posso portare?-Entrò in scena il cameriere.
-Un frappè all’ananas e una coca, grazie.- Risposi gentilmente.
Mentre il cameriere si dileguava, notai che Heric aveva uno sguardo un po’ cupo e riflessivo. Beh, che il suo sguardo fosse cupo e misterioso non era una novità ma quel giorno aveva qualcosa di diverso.
-Tutto bene?- Chiesi a quel punto.
-Certo, perché?-
-Non lo so, mi sembri pensieroso.-
-Da quando in qua ti interessa?-
-Ma perché devi essere così! A me interessa di te, siamo amici.-
-Sì. A volte ho l’impressione che invece di avere un’amica femmina io abbia un amico maschio.-
-Ahahah, sì lo so. Me lo dicono tutti che sono mascolina. E’ il mio stile e mi piace.-
-Non ho detto che è brutto.-
-Senti… perché non ci conosciamo un po’ meglio? Nel senso, perché non ci raccontiamo qualcosa della nostra vita? Io non so nulla di te.-
-Cosa vuoi sapere?-
-Se sei fidanzato, ad esempio.-
-E perché ti è indispensabile saperlo?-
-Non mi è indispensabile, assolutamente!- Dissi sorridendo. –Però non so cosa chiederti d’altro. Ho paura di farti domande troppo personali. Mentre questa è un po’ più leggera, ma se non vuoi rispondere fa niente.-
-Non sono fidanzato.-
-Ok, neanche io.-
-Non avevo dubbi.- Rispose lui con un tono alquanto strano.
-Perché scusa?-
-Non sei una da fidanzato. Non lo so, non ti vedrei bene con un maschio.-
-E con chi mi vedresti bene scusa, con una donna?-
-Perché no.-
-No guarda, non mi piacciono le donne. Ne sono certa. Anche se in un momento passato della mia vita ho pensato di sì, ma no…-
-Perché hai pensato di sì?-
-Bhe… Non ho mai avuto buoni rapporti con gli uomini.-
-Capisco.-
-Mi aspettavo un “come mai”!- Risi.
-Se mi vuoi vedere il motivo bene, sennò nulla.-
-Il fatto è che… Non ho un padre.-
-Ah. In che senso non ce l’hai?-
-In realtà ce l’ho, ma io non lo considero. Quando avevo quattro anni i miei genitori si sono lasciati perché mia madre aveva scoperta che lui le faceva le corna. E appena hanno avuto la separazione lui se n’è andato, non ha neanche aspettato il divorzio.-
-Mi dispiace.-
-A me no. Sono felice di questo. Mi ricordo che la sera prima che lui se ne andasse picchiò mia madre. Le diede tanti schiaffi… e calci. Io avevo solo quattro anni e ho visto tutto. Quando se n’è andato mi disse solamente: “Niente è come sembra, ricordatelo.”-
-E cosa c’entra questa frase?-
-Non lo so, non c’entra un cazzo. Non puoi dire a una bambina una frase del genere mentre te ne stai andando. La sera prima hai picchiato mia madre, sei stato uno stronzo e ora te ne esci fuori con questa frase. Non aveva senso quella frase, non aveva senso quello che faceva e per me non ha mai avuto senso la sua esistenza. E’ servito solo a procreare.-
-Quindi non l’hai più visto?-
-No. Ecco perché ti dico che fino a qualche anno fa pensavo di essere lesbica. Perché non volevo avere rapporti con nessun ragazzo, avevo paura che finisse come a mia madre. Ma nonostante questo io sono eterosessuale, anche se ho timore a fidanzarmi. Hai ragione a dire che non mi vedresti bene fidanzata… hai centrato il punto.- Smisi di parlare quando arrivò il cameriere per servire i rispettivi ordini. Presi il portafoglio dalla borsa ma la mano di Heric mi fermò.
-Pago io, lascia fare.- Così estrasse i soldi dalla tasca e gli diede all’uomo.
-La prossima la pago io però.-
-Come ti pare.-
-Sai Heric… Tu sei l’unico ragazzo con cui mi trovo davvero a mio agio. Ho avuto amici maschi ma io e te non ci conosciamo molto eppure mi sono confidata. Non lo faccio spesso.-
-Bene.-
-Sono felice che tu… mi abbia ascoltato. Sto male quando ripenso a quelle cose e…- Non riuscii a trattenermi e scoppiai in lacrime. Anche se mi vergognavo da morire. Non piangevo mai davanti a nessuno io.
-Oh. Aspetta, non piangere.- Si alzò e mi porse un fazzoletto.
-Scusa… Anche io ho dei sentimenti e nonostante odio il mio passato, quando ne riparlo a volte non riesco a trattenermi.-
-So cosa provi.-
-Menomale mi capisci.- Dissi cominciando un po’ a singhiozzare.
Gli misi una mano sulla guancia e instintivamente lo baciai. Mi venne in modo naturale e non me ne pentii.



                                               

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Bebess