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Autore: Alys_90    25/02/2015    7 recensioni
"Li avevo rivisti. Il mio unico grande amore e la mia ex migliore amica. Insieme, di nuovo.".
Sana Kurata, dopo ben otto anni trascorsi a New York, decide di tornare a casa, in Giappone.
Ha scelto di frequentare l'università a Tokyo e di abbandonare per un po' la carriera artistica.
Ma che cosa sarà successo ai vecchi amici? Che strade avranno intrapreso?
Il rapporto tra Akito Hayama, l'amore della sua vita, e Fuka Matsui, l'amica di un tempo, sarà rimasto intatto?
Nuove coppie, nuovi incontri, intrighi d'amore, discussioni e gelosie sono dietro l'angolo!
Questa è la mia seconda Fanfiction su questo meraviglioso manga/anime! Spero vi piaccia! ♥
Dedicata con grande amore a Cristian. ♥
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Akito/Fuka, Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti/e! :)
Sono tornata con il capitolo due di questa storia che ho cominciato a scrivere recentemente! :)
Innanzittutto volevo rispondere alle meravigliose recensioni che mi avete lasciato: 

-hakuna89: anch'io non ho mai sopportato molto Fuka! -.- Lei e i Naozumi sono i classici terzi incomodi che devono per forza rompere le scatole ai protagonisti! -.- Grrr! Comunque, in questo capitolo non ho svelato il mistero di Fuka, ma un altro fatto importante è accaduto! ;) Fammi sapere che ne pensi! ♥ Grazie per aver recensito! ♥
Un bacio! :* 

-Valy93fantasy: sì, idem per me! Fuka è un personaggio insopportabile! Per quanto riguarda il suo segreto, bè, verrà svelato nei prossimi capitoli! ;)
Sana e Akito sono sempre bellissimi! ♥ *-* :) Adoro quella coppia! ♥ ;) Grazie per i complimenti! e per aver recensito! *-*
Un bacio! :*

-g_love_a: grazie davvero! *-* Sono felice che ti piaccia! ♥ Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! :) Grazie per la tua recensione! *-*
Un bacio! :*

Un enorme GRAZIE anche a chi ha aggiunto la storia tra le preferite, ricordate seguite! ♥ 
Detto ciò, vi lascio alla lettura! ♥
Alla prossima! :)
Un bacione! :*


Alys_90

P.s.: ho tradotto il titolo della storia in italiano perchè mi piaceva di più! ;) 

BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 

Sorseggiai il caffè bollente che fumava dalla tazza di ceramica tra le mie mani. Guardai fuori dalla vetrina del “Breath”, attendendo l’arrivo di Fuka.
Avevo rivisto Sana, tenuta prigioniera del mio corpo. Le avevo sfiorato il viso, sempre bellissimo e di una dolcezza infinita, e l'avevo trattenuta, proprio come facevo da ragazzino quando lei correva senza meta a causa di un problema che doveva sfidare. Io la incoraggiavo a non mollare e ad affrontarlo di petto, nonostante le difficoltà che le si presentavano.
Quella creatura dai capelli ramati aveva rubato il mio cuore alla tenera età di undici anni, riempendolo d’amore per poi gettarlo via in un attimo. Quel giorno di otto anni fa lei sparì insieme a quel damerino di Kamura, lasciando dentro di me solo un grande vuoto.
Averla rivista mi aveva scatenato una miriade di emozioni. Era diventata una donna a dir poco stupenda: si poteva stare ore e ore a fissare quegli occhi cioccolato così profondi, quelle curve sinuose e quelle morbide labbra.
D’un tratto, a pochi metri dall’entrata, vidi Fuka correre furtiva verso il locale. Si era sciolta i capelli sulla schiena e aveva ritoccato leggermente il trucco. Dopo tutti quegli anni insieme, notavo ogni suo più piccolo dettaglio.
Entrò e mi raggiunse al tavolo al quale stavo seduto. -Eccomi!- esclamò. Non so per quale assurda ragione, ma sembrava fosse leggermente pensierosa. Che si immaginasse cosa stavo per dirle?
Si accomodò sulla sedia di pelle rossa, posando la borsa sullo schienale.
-Oh, hai ordinato un caffè. Scusi!- strepitò, richiamando l’attenzione del cameriere al bancone -mi può portare gentilmente una tisana allo zenzero?-.
-Come?! Una tisana?! Da quando in qua bevi quella roba?- chiesi, stupito.
-Bè, da un po’ di tempo .. Sono bevande salutari e benefiche!-.
La guardai di sottecchi, non del tutto convinto. -Sei sempre stata amante del caffè. Non capisco questo repentino cambio di prospettiva alimentare!-.
Fuka alzò le spalle, dicendo: -Capita, no? Ogni tanto ci vogliono dei cambiamenti nella vita-.
Scossi la testa. -Allora, di cosa devi parlarmi?- chiese, unendo le mani sotto il mento.
Potei sentire distintamente il cuore pulsare contro la gabbia toracica.
-Dunque .. -. Non sapevo da dove cominciare e in che modo dirle che pochi minuti prima avevo avuto un incontro-scontro con la ragazza di cui mi ero innamorato da bambino, che aveva deciso di fuggire a New York senza mai più tornare e per la quale probabilmente provavo ancora qualcosa. La ragazza in questione, inoltre, era la sua ex migliore amica, la persona con la quale Fuka aveva legato sin da subito non appena si era trasferita a Tokio. Ciò rendeva la questione ancora più ardua. - .. sarò breve e conciso. Ho rivisto Kurata-.
La tazza contenente la tisana, portata nel frattempo dal cameriere e che Fuka stava tranquillamente bevendo, cadde dalle sue mani, frantumandosi sul tavolo e rovesciando liquido allo zenzero su tutto il pavimento.
Mi spostai, asciugando la superficie di plastica con dei fazzoletti di carta.
Fuka, rimasta seduta, aveva gli occhi sbarrati, come se fosse caduta in uno stato di trance.
-Accidenti, che disastro .. - dissi, continuando a pulire.
-Non si preoccupi, ci penso io-. Il cameriere raggiunse il nostro tavolo armato di spazzole, stracci e secchio.
-Grazie e mi scusi. Paghiamo subito i danni- proferii, estraendo il portafoglio dalla tasca posteriore della tuta.
Il cameriere mi fece un gesto con la mano, esclamando: -Non ce n’è bisogno! Le faccio solo il conto del caffè-.
-Lei è molto gentile. Tenga- dissi, porgendogli le banconote. -Andiamo Fuka-.
Fuka, ancora sotto shock, si alzò senza dire nulla. Mi seguì fuori dal locale, con lo sguardo rivolto sull’asfalto rovinato del marciapiede.
-Sei sicuro?- domandò improvvisamente, scrutandomi. -Sei sicuro che fosse Sana?-.
-Bè, sì .. Ci sono praticamente caduto addosso ..-. A quell’affermazione Fuka trasalì e, con voce tremante, continuò: -Akito .. che hai provato in quel momento?-.
Si fermò, guardandomi negli occhi. Misi le mani in tasca, evitando di scontrare le mie iridi con le sue.
-Akito .. Guardami, per favore. Ti ho fatto una domanda. Cos’hai provato quando l’hai vista?-.
Tenni gli occhi fissi a terra, incapace di reggere quelle pozze scure scrutarmi.
Alzai il cappuccio sulla testa, rabbrividendo.
Fuka mi strattonò per il braccio, strepitando: -Hayama! Ti ho detto di guardarmi! Guardami!-.
Lo feci e nei suoi occhi vidi solo angoscia. Odiavo farla soffrire, odiavo le sue lacrime e odiavo la sua parte più fragile.
-Fuka, smettila .. Non ho provato niente .. Lei è solo un fottuto fantasma del passato!-. Stavo mentendo, perché aver rivisto Kurata mi aveva sconvolto l’anima. Non sarei mai stato in grado di dimenticarla. Lei faceva parte dell’Akito Hayama che tutti conoscevano, compresa Fuka.
La mia ragazza si ritrasse, asciugando le lacrime con l’orlo della giacca.
 -Akito .. tu devi dirmi la verità. So che a te Sana non è indifferente. Che cosa ti ha detto?! Voglio saperlo-.
-Niente! Ci siamo scontrati ti ho detto! Ha detto che mi stavo sbagliando con un’altra persona ma non potrei mai confonderla!-.
Fuka spalancò gli occhi, portandosi una mano alla bocca. -Tu .. tu la ami ancora! Dopo tutti questi anni .. non l’hai ancora dimenticata! Ecco qual è la verità!- gridò, attirando l’attenzione dei passanti. Cercai di calmarla ma continuò a dimenarsi, spingendomi via.
-Fuka, calmati! Cazzo! Sana fa parte del passato! Non esiste più, lo capisci? Ora ci sei solo tu!-.
“Perché? Perché sto mentendo a me stesso?”.
Fuka smise si divincolarsi, abbracciandomi. Mi circondò il collo, sussurrando tra le lacrime: -Oh, Hayama .. Ti prego, non mi lasciare! Sei troppo importante per me .. Troppo!-.
Ricambiai la stretta, carezzandole i capelli. -Fuka, ti starò sempre accanto .. Sempre .. -. Affondai il viso nell’incavo del suo collo, respirando un dolce profumo di mimosa.
Fuka continuò a singhiozzare, sinché non si staccò dal mio abbraccio.
Mi rivolse un debole sorriso, continuando a versare calde lacrime che asciugai prontamente con il pollice.
-Dobbiamo parlarle .. -.
Il mio cuore sussultò, colto alla sprovvista da quell’affermazione.
-Stai parlando di Kurata? No, Fuka! Non c’è né bisogno!-.
Lei continuò a guardarmi, senza smettere di piangere.
-Sì, invece. Lei merita una spiegazione .. Nonostante non approvi ciò che ha fatto, è tempo di parlarle. Dopo questi lunghi anni trascorsi lontano da casa, avrà sicuramente bisogno dei suoi vecchi amici..-.
Abbassai lo sguardo non appena sentii pronunciare la parola “amici”. Io e Sana lo eravamo, ma poi il nostro sentimento d’amicizia si era trasformato in qualcosa di più profondo, che mi aveva sconvolto.
-Certo ..- dissi flebilmente.
Fuka mi prese per mano, alzandomi il mento con le sue soffici dita. -Ti amo, Akito-.
 
***
 
Rivedere quelle sue iridi così profonde e sicure scrutarmi attente mi aveva riportata nel passato, quando i suoi sguardi mi mandavano in iperventilazione. Sentirmi di nuovo tra le sue braccia ebbe lo stesso effetto che sperimentavo quando lui mi stringeva forte a sé, accogliendomi nel suo petto caldo.
Camminai lungo la strada che portava a casa, con lo stomaco in subbuglio e le lacrime agli occhi.
“Hayama .. perché mi fai ancora quest’effetto dopo tutto questo tempo?” pensai, portandomi una mano sul cuore, che batteva esageratamente veloce.
Quella mattina non avevo concluso nulla, ritrovandomi ancora con il modulo d’iscrizione dell’università accartocciato nella borsa. Sarei dovuta ritornare il giorno seguente, ben sperando di non imbattermi ancora in Akito o in qualsiasi altra persona che facesse parte del mio passato.
Decisi di fermarmi a prendere un caffè in un bar lì accanto, prima di tornare a casa e chiarire con la mia famiglia su ciò che era successo prima di uscire. Non avevo alcuna voglia di affrontare quell’argomento, ma sapevo che avrei dovuto farlo e dimenticare quello che era accaduto.
Entrai nel locale e corsi subito in bagno per rinfrescarmi il viso e riaggiustarmi il trucco. L’acqua fredda mi congelò la pelle e mi risvegliò dal torpore malinconico che mi aveva avvolta nelle ultime ore. Mi guardai allo specchio e vidi una Sana debole, senza forze e incapace di riappropriarsi dell’allegria che l’aveva sempre caratterizzata. Mi sarebbe piaciuto tornare ad essere quella buffa ragazzina dai codini rossi che affrontava senza timore le difficoltà della vita, ma ormai ero diventata un’altra persona, una ragazza dal carattere estremamente fragile.
Presi dalla borsa il mascara e il rossetto e mi diedi una veloce sistemata. Lisciai i capelli, riportando la frangia scompigliata al suo posto.
Mi voltai, pronta ad uscire, ma una ragazza che riconobbi immediatamente si fermò sulla porta, scrutandomi a bocca aperta. -Oh. Mio. Dio. Sana!-.
Mi corse incontro, abbracciandomi e stritolandomi talmente forte da sentir scricchiolare le ossa.
-Sei proprio tu! Sì, ti ho riconosciuta!-. Mi prese per le spalle, scuotendomi energicamente. -Come stai?! Quando sei tornata?! Mi devi raccontare tutto! Avanti, ti offro un caffè!-.
Mi prese per mano, trascinandomi nella sala affollata del bar. Ci sedemmo a un tavolino nell’angolo della stanza.
-Dai, raccontami come, quando e perché sei tornata!-.
La guardai meravigliata. Non era cambiata di una virgola. I suoi vispi occhi nocciola erano gli stessi di quando era bambina e le treccine bionde raccolte ora le ricadevano morbide sulle spalle.
-Io .. Io veramente .. -. Ero scossa e disorientata, come se il mondo al quale ero appartenuta in passato e tutte le persone che vi abitavano ora non facesse più parte di me.
Hisae mi osservò alzando un sopracciglio, dicendo: -Sana! Che ti succede? -.
-Niente, tutto bene, grazie. È solo che .. -. Non riuscii a proseguire, attanagliata dalla paura di continuare a parlare.
Hisae poggiò le braccia sul tavolino, diventando improvvisamente seria. -Non hai ancora incontrato nessuno degli altri?- domandò, scrutandomi.
Sentii gli occhi improvvisamente lucidi e cercai di trattenere le lacrime. -Hisae, io .. ecco .. ho incontrato .. -.
Hisae capì e si portò una mano alla bocca. -Non ci credo- sussurrò. -La prima persona che hai visto è stata .. Akito?-. Pronunciò il suo nome con una calma indicibile e al solo suono del suo nome mi sentii invadere da una tristezza infinita.
Posai gli occhi sul pavimento, esplodendo poco dopo. -Sì! Ho visto Akito con Fuka! Li ho visti insieme, di nuovo! E poi all’università mi sono imbattuta in Tsuyoshi e Aya e ancora con Akito, con il quale mi sono persino scontrata! Tutto il passato che avevo relegato nel cuore mi si è presentato davanti in men che non si dica! Avevo deciso di fuggire per dimenticare e ci ero anche riuscita ma tornando a Tokio tutto è riaffiorato! Sentimenti, emozioni, malinconia .. e dolore nel vederli così vicini!-.
Ricominciai a piangere, alzando lo sguardo per incontrare quello di Hisae che, con fare apprensivo, mi carezzò una guancia. -Sana, mi dispiace. Ci sei mancata più di quanto tu creda. Cosa ti hanno detto gli altri .. ?-.
Presi un fazzoletto dalla tasca della giacca e mi asciugai le ennesime lacrime versate quel giorno. -Non ho parlato con nessuno di loro, tranne che con Akito .. Gli altri non mi hanno nemmeno vista perché sono fuggita, ancora-.
Hisae mostrò un piccolo sorriso che mi confortò. -Bè, sappi che è giunto il momento di affrontare la realtà. Devi raccogliere il coraggio che hai sempre dimostrato e ricominciare. Devi prendere in mano la tua vita e continuare a guardare avanti-.
Le sorrisi a mia volta, rincuorata da quelle sue parole ricche di verità. -Ma- continuò, puntandomi contro un dito -non devi assolutamente escluderci. Siamo i tuoi più cari amici e, nonostante le delusioni che hai ricevuto da alcuni di noi, non devi troncare il rapporto con nessuno. Nessuno, Sana. Tutti ti vogliamo bene, in modo incondizionato. E ripeto, tutti, senza alcuna eccezione-. Posò la mano sulla mia, circondandola in una dolce stretta.
Mi fidai di ciò che disse e mi sentii decisamente meglio. -Adesso ci beviamo il nostro caffè, poi vieni con me a fare un po’ di shopping per stasera!- esclamò, battendo un pugno sulla superficie liscia del tavolino.
-Come? Per stasera?- domandai, con fare preoccupato.
-Certo! Organizzerò una festa di benvenuto in tuo onore Sana! E non dire di no, perché non accetto rifiuti. Mica ti sarai scordata ciò che ti ho appena detto, vero?!- disse, in tono concitato.
Splancai gli occhi, stupita. -Hisae, no! Guarda, non mi serve una festa di benvenuto e ..-.
-Ssshhh!-. Hisae mi zittì all’istante, proseguendo: -Oramai è deciso. Stasera super mega festa per il ritorno di una delle mie migliori amiche! Hey Gomi!-. Alzò la mano per chiamare il giovane ragazzo al bancone.
Strabuzzai le pupille guardandolo avvicinarsi al nostro tavolino. Gomi era diventato un ragazzo dal fisico asciutto e dall’altezza spropositata. I capelli corti gli scoprivano il viso e il ciuffo, ricoperto da una gran quantità lacca, stava perfettamente rivolto verso l’alto.
-Tu .. tu sei Gomi?!-.
Lui di rimandò mi osservò confuso, dando una fugace occhiata a Hisae. -Hisae, mi potresti gentilmente spiegare chi è questa bellissima fanciulla?- chiese, maneggiando lo strofinaccio che aveva in mano.
Hisae scoppiò in una fragorosa risata, alzandosi e poggiando la mano sulla spalla di Gomi. -Ma come? Non la riconosci? È Sana!-.
Gomi inizialmente spalancò la bocca per poi sedersi e guardarmi stupefatto. -Tu .. Sana .. tu ..-. Blaterava in maniera confusa, senza staccarmi gli occhi di dosso.
-Perdonalo Sana. Non è cambiato, sai! È rimasto lo stesso cretino di sempre!-.
La mia espressione sbalordita si trasformò in un battibaleno in una rumorosa risata che non ricordavo di fare da mesi. Mi tenni la pancia, finalmente libera di poter provare nuovamente un po’ di felicità.
 
***
 
“Stasera festa a casa mia alle otto. Mi raccomando non mancate, perché ci sarà una grande sorpresa per tutti voi! Hisae”.
Lessi il messaggio e mi chiesi subito quale fosse l’eclatante sorpresa di cui parlava Hisae. “Quella ragazza non si ferma un attimo!” pensai, sfogliando il libro di Storia Contemporanea che tenevo tra le mani. Quel giorno io e Aya avevamo deciso di studiare in biblioteca per prepararci in anticipo sui corsi che avremmo dovuto sostenere il primo semestre.
-Tesoro-. La sua voce, dolce melodia per le mie orecchie, richiamò la mia attenzione. Mi voltai verso di lei, osservandola armeggiare con la penna sul quaderno degli appunti.
-Che c’è, amore?-.
-Che ne dici se stacchiamo prima? Ho proprio bisogno di una pausa- disse, poggiandosi sullo schienale della sedia.
Sorrisi. -Sì, non c’è problema. E poi dopo le ore trascorse ad aspettare il nostro turno per l’iscrizione questa mattina, una pausa ci vuole proprio!- esclamai, riordinando i libri nella cartella. -Oh sì- continuai -Hisae mi ha appena inviato un messaggio dicendo che stasera terrà una festa a casa sua. Siamo invitati-.
-Bene!- strepitò Aya, alzandosi e dirigendosi all’uscita. -Allora sarà d’obbligo fare un giro per negozi!-.
La guardai rassegnato. Un pomeriggio a fare shopping per me rappresentava una vera e propria tortura, ma se si trattava di Aya tutto era concesso.
-Va bene, bambolina. Ah dimenticavo!- gridai, raggiungendola e stringendo la mano nella sua -Hisae dice che ha una sorpresa in serbo per noi! Chissà di che si tratta!-.
Uscimmo dalla biblioteca, assaporando l’aria fresca di settembre. -Stasera lo scopriremo. Piuttosto, non ti sembrava familiare la ragazza che oggi è inciampata in sala d’attesa?- mi chiese, camminando sul marciapiede che costeggiava l’università.
Ripensai a quella ragazza impacciata che quel giorno era caduta davanti a quasi l’intera facoltà. -Mmm .. Ora che mi ci fai pensare, sì. A dir la verità, mi ha ricordato Sana- proferii, spostando lo sguardo sul viso di Aya.
Lei si incupì e mi pentii subito per aver tirato in ballo quella ragazza che era stata la sua migliore amica dai tempi delle scuole elementari.
-Amore, scusami. Sono un idiota-. Mi fermai e l’abbracciai forte.
Aya ricambiò la stretta, mormorando: -Non devi scusarti. Anche a me ha ricordato lei, sai? Sembrava volesse nascondersi e questo mi ha fatto pensare a Sana .. Forse è tornata ..-.
Mi sciolsi dall’abbraccio, prendendole il volto tra le mani. -Piccola, non voglio che tu soffra, capito? Non voglio che ci facciamo illusioni sul fatto che possa essere tornata. Non voglio rivangare il passato, non adesso. Ti voglio felice al mio fianco-. Le carezzai i capelli color cenere, ormai lunghi sin alla vita, proseguendo: -E poi sai che Akito non vuole nemmeno sentir pronunciare il suo nome. Se per noi è doloroso, per lui è quasi mortale-.
Aya posò la fronte sulla mia. -Hai ragione. Ora pensiamo solo a stasera e a divertirci-.
-Sì-. Posai le labbra sulla sua morbida bocca rosata e assaporai fino in fondo quel sapore di amarena che aveva.
 
***
-Non ne ho voglia!-.
Stava seduto comodamente sul divano a giocare con la playstation, rimpinzandosi di popcorn.
-Oh, avanti Hayama! Non fare il bambino! Hisae ci ha invitato. Alzati, fatti una doccia e vestiti!- esclamai, ordinando la biancheria nel cassetto.
Dopo la nostra discussione e la decisione di dover trovare Sana e parlarle, Akito aveva optato per una partita a due ai videogiochi a casa mia, sfruttando il fatto che i miei genitori si trovavano dall’altra parte del mondo in una spiaggia tropicale.
Avevamo passato il pomeriggio a giocare e a tirarci affettuosamente addosso patatine e ogni altra diavoleria calorica che avevamo sotto mano.
Avevo scelto di non dirgli nulla, almeno non quel giorno. La notizia che Sana fosse tornata aveva scosso entrambi e non volevo che Akito si sconvolgesse ulteriormente. Gli avrei rivelato ogni cosa a tempo debito.
-Ok, arrivo- disse svogliatamente. Si alzò di malavoglia, diretto al bagno. All’ultimo sembrò ripensarci, mi raggiunse e mi cinse per i fianchi. Affondò il viso nell’incavo del mio collo, lasciandomi delicati baci sulla pelle.
Rabbrividii, inarcando la schiena. -Akito .. Dobbiamo .. vestirci ..-.
Hayama non si staccò e continuò a baciarmi. Mi voltai e lo cinsi per il collo, baciandolo a mia volta con passione sulle labbra.
-Abbiamo ancora tempo. Vieni-. Mi prese per mano e mi trascinò con lui verso il bagno. Aprì il getto della doccia, sinché il vapore caldo non invase quasi completamente la stanza. Si avvicinò e mi tolse la maglietta bianca che portavo senza reggiseno. Mi posò altri baci sulla pelle sino al ventre piatto, per poi abbassarsi ancora e togliere gli slip.
-Akito .. -. Sussurrai il suo nome mentre mi toccava le cosce, bagnandole con la saliva dei suoi baci.
Si resse in piedi, togliendosi velocemente la felpa e i pantaloni. Dopo poco, entrammo in doccia, continuando a baciarci sotto l’acqua bollente.
 
***
 
-Benvenuti!-.
Hisae ci accolse con un sorriso a trentadue denti, abbracciandoci.
-Gli altri sono già arrivati. Prego, entrate!-
-Grazie, Hisae-. Fuka mi precedette, superando l’entrata e dirigendosi verso il salone.
Quando oltrepassai la soglia della stanza nella quale si sarebbe tenuta la festa, mi immobilizzai. Ben due tavoli ricoperti di ogni sorta di delizie troneggiavano accanto al muro alla mia destra, festoni e palloncini erano stati appesi al soffitto e al lampadario, una cassa trasmetteva musica a tutto volume e uno striscione appeso alla parete di fronte annunciava: “Di nuovo con noi. BENTORNATA!”.
Il mio cuore si fermò. Smisi di respirare e intorno a me sentivo solo brusii lontani.
-Akito?!-. Fuka mi riscosse da quello stato catatonico e mi guidò sino ai divanetti in pelle al centro della stanza.
Non riuscii a staccare gli occhi da quello striscione e quando vidi Tsuyoshi e Aya sistemati sulle poltrone accanto non potei non notare la loro espressione turbata ma consapevole. Consapevole che noi tutti eravamo lì per un preciso motivo .. un motivo che si chiamava Sana Kurata.
Hisae si piazzò davanti a noi, congiungendo le mani. Gomi, uscito dal corridoio che portava alla cucina, entrò, portando con sé un vassoio pieno di tartine salate.
-Allora vi ho inviatati stasera perché oggi ho incontrato una persona che pensavo di non rivedere più-.
“Basta, Hisae. Ti prego”.
-Una nostra cara amica, con cui abbiamo condiviso momenti di gioia e di tristezza e con la quale siamo cresciuti, in un certo senso-.
“Smettila, cazzo! Devo andarmene da qui!”.
-Grazie a lei abbiamo superato situazioni difficili ma abbiamo anche vissuto momenti felici e ricchi di divertimento. Con lei non ci si annoiava mai e aveva sempre una soluzione pronta per tutto. Ha aiutato alcuni di noi a risolvere problemi delicati .. -. Si fermò, posando gli occhi sui miei.
“Tra dieci secondi mi alzo e me ne vado da questa maledetta casa!”.
- .. e ci ha insegnato molto. Anzi, moltissimo. Puoi venire ora!- concluse, voltandosi verso il corridoio dal quale era giunto Gomi.
Un’ombra si riversò lenta sul parquet e solo osservando quella forma scura potei sentire il petto gonfiarsi a dismisura.
Sana fece la sua entrata trionfale, osservandoci uno ad uno. Quando incontrò il mio sguardo vidi i suoi occhi luccicare. Imbarazzata, prese la parola: -Ciao .. ciao a tutti-.
Un lieve rossore le imporporò le guance, rendendola ancor più impacciata di quanto già fosse.
Fuka, seduta accanto a me, non trattenne le lacrime e si coprì il volto con le mani. Tsuyoshi e Aya le corsero incontro, circondandola con le loro braccia. Io, invece, rimasi al mio posto, impassibile. Non volevo rivivere il dolore che avevo provato nel averla tra le mie braccia quel giorno, dopo anni trascorsi lontano da noi e, soprattutto, da me.
-Forza, Akito! Vieni a salutare Sana!- esclamò Tsyoushi, pulendosi le lenti degli occhiali, inumidite dalle lacrime.
Prima o poi avrei dato una lezione a quell’amico idiota ed impiccione che mi ritrovavo ad avere.
“Voglio andarmene. Subito”.
Presi Fuka per mano e la trascinai verso l’uscita. Lei oppose resistenza ma io non mollai la presa e la costrinsi a seguirmi. -Hayama, dove stai andando?! Fermati .. -.
Non l’ascoltai e prosegui ma le braccia distese di Hisae mi bloccarono la strada. -Dove credi di andare tu?!- rintronò con un cipiglio a dir poco furibondo.
-Spostati immediatamente- dissi gelido.
-Non ci penso neanche! Che ti prende Hayama?!-.
-Akito .. -. Guardai Fuka, che con occhi imploranti mi chiedeva di restare. -Ti ricordi cosa ci siamo detti oggi? Che le avremmo parlato .. Adesso lei è qui. Forza .. -. Cercò di riportarmi indietro ma io la trattenni.
-No, Fuka. Non posso. Anzi, non voglio. Non ho alcuna intenzione di parlare con lei!-. Cominciai ad urlare, scrutando ogni singolo volto presente in quella stanza angusta, compreso quello di Sana. -Ma guardatela!- rintronai, avvicinandomi a lei. -Decide di tornare dopo otto anni trascorsi in America a fare l’attrice famosa con il suo Kamura! Non si è nemmeno degnata di farsi sentire, né una telefonata, né una lettera, né niente!-. Strinsi i pugni, osservando le iridi di Sana diventare lucide. -Ci ha lasciati senza uno straccio di spiegazione, fuggendo! È così che si comporta un’amica?! Ma per favore!-.
-Amico, calmati .. -. Gomi cercò di interporsi tra noi, ma io lo spinsi via.
-Sana-. Mi rivolsi direttamente a lei, non curandomi delle lacrime che le sgorgavano prepotentemente sul viso. -Puoi ingannare chiunque, ma non me. Quando oggi ci siamo scontrati, ho capito perfettamente che eri tu, ma ti ostinavi a negarlo in tutti i modi possibili! Chi vuoi prendere in giro?! L’hai già fatto una volta, non ti è bastata?!-.
Sana si allontanò appena, con gli occhi che lasciavano trasparire la disperazione che provava, dettata dalla crudeltà delle mie parole.
Mi voltai appena, posando una mano sugli occhi, che lasciai ricadere subito dopo sulla bocca. -Sei solo una bugiarda e una codarda-.
Lei si girò, pronta a correre via. La fermai per la seconda volta quel giorno, trattenendola per il polso. Sana si voltò di nuovo a guardarmi, la sua pelle completamente bagnata dalle lacrime. -La .. lasciami .. -.
La ignorai, proferendo: -Bugiarda per avermi detto che mi amavi e codarda per non aver affrontato la situazione-. Lasciai la presa.
-Non scomodarti ad andartene. L’hai già fatto tempo fa. Ora tocca a me-.
Detto ciò, la superai e uscii dalla porta principale, sbattendola energicamente.
Non avrei permesso che Sana Kurata sconvolgesse di nuovo la mia vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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