Siete
mai caduti in basso? Vi siete mai ritrovati schiacciati da un peso
così grande
da dover sprofondare in ginocchio, incapaci di rialzarvi? Avete mai
provato la
sensazione orribile di essere spenti, vuoti, dimenticati, sperduti?
Quell’oppressione che ti fa riflettere su ciò che
sei stato, su ciò che sarai e
sul perché trovarsi in quel luogo in quel momento, la
conosco bene. Io mi
chiamo Antares ed ero una stella. E non una stella del cinema o della
musica,
ma una stella vera, la stella più luminosa della
costellazione dello Scorpione.
Ed ora? Ora sono un semplice essere umano, depredato di ogni cosa e
senza più
luce. Dalle stelle alle stalle…ma qui non ci sono stalle,
solo nuda terra.
Guardando il cielo, mi accorgo dell’assenza mia e dei miei
compagni. Come mai
nessun Uomo si è accorto della mia, della nostra, scomparsa?
Risposta semplice:
dalla maggior parte dei luoghi della Terra è
pressoché impossibile guardare le
stelle. Perché? Inquinamento luminoso. Fra fari, lampadine,
lampioni ed abbaglianti,
il cielo è decisamente difficile da notare. Inoltre, la
popolazione terrestre
ha sempre meno voglia di alzare gli occhi al cielo, impegnata
com’è a guardare
se stessa e le scemenze artificiali che la circondano. Altrimenti come
non
potrebbe accorgersi dello scempio avvenuto nella volta celeste? E come
non
accorgersi del respiro affannato che percepisco fare alla Terra? I
pochi che
ancora ricercano lo spettacolo delle costellazioni, e possono
permettersi il
lusso di vivere in un luogo in cui la notte si mostra per quello che
dovrebbe
essere, verrebbero presi per pazzi se dicessero che alcune di noi,
stelle
fisse, non ci sono più. Oppure, essendo del tutto ignoranti
in materia, non
notano la differenza fra i “puntini bianchi” che
han sopra la testa. Ed i ricercatori
spaziali? Gli astronomi? Troppo concentrati sulla ricerca di nuovi
pianeti da
rovinare, immagino.
Chissà
che cosa mi accadrà ora… So solo che mi devo
alzare da qui, nonostante sia
ancora dolorante e stordito dalla caduta e dalla battaglia precedente,
e
cercare i miei compagni. Devo staccare il mio corpo da questa terra,
martoriata
dai solchi provocati da un’eccessiva scarsità di
pioggia, e far sì che noi,
dodici stelle cadute, possiamo ritrovarci. Non sarà di certo
un piccolo pianeta
come questo a tenerci lontani! Siamo abituati
all’immensità dell’universo!
Spero di riuscire a mantenere una certa dose di ottimismo ed energia
perché
questa è una questione di massima importanza. Le stelle
dovranno tornare in
cielo prima dell’avvento dell’Era
dell’Acquario. Attualmente, il giorno
dell’equinozio di primavera, il sole sorge in un punto
preciso, ad est fra i
Pesci e l’Acquario. Ogni anno, per effetto di un movimento
impercettibile
chiamato “precessione”, questo punto si sposta
leggermente in direzione dell’Acquario.
Fra pochissimo, meno di due anni, vi sarà il
“passaggio di consegne” fra questi
due segni. Terminerà l’Era dei Pesci ed
inizierà quella dell’Acquario. Meno di
due anni…un’inezia, se si pensa che ogni Era dura
2160 anni! Il giorno in cui
questo “passaggio di consegne” avverrà,
non potranno mancare nelle loro case le
stelle rappresentanti i due segni coinvolti. Perché? Per lo
stesso motivo per
cui si dà una corona, uno scettro, una fascia tricolore, o
qualsiasi altro
segno distintivo a qualcuno. Perché serve un ordine, una
gerarchia, un capo.
Serve qualcuno che faccia girare la ruota del cielo nel modo corretto e
che
abbia un potere leggermente superiore rispetto agli altri. Serve che
l’Acquario
dia una spinta a questa ruota, impedendole di fermarsi una volta
esaurita la
carica datele dai Pesci all’inizio della sua Era. Se
ciò non dovesse avvenire,
l’immobilità assoluta regnerebbe nei cieli.
Facendo un esempio banale, il Mondo
non ruoterebbe più. Niente stagioni, niente anni, niente
giorno e notte… Non
credo possa essere una bella situazione! Per questo, è una
questione di massima
importanza che ora mi alzi e vada alla ricerca dei miei compagni. Mi
chiedo
come potrò ritrovarli. L’unica cosa rimasta del
mio ruolo e del mio potere è un
tatuaggio, solamente un tatuaggio! Uno Scorpione sulla spalla destra,
con ogni
stella in evidenza, ed io, Antares, la più luminosa, sono
una gemma di topazio
incastonata nella pelle nuda. Solo questo mi è rimasto. Ora
il peso della
gravità mi schiaccia, le domande mi perseguitano e,
soprattutto, presto
sperimenterò tutti i problemi relativi all’essere
mortale, come la fame o il
freddo. Spero che i miei compagni non siano lontani. E spero che a
nessuno di
loro sia successo qualcosa di irreparabile. Non ho nemmeno idea su dove
io sia
esattamente caduto…come farò a trovare gli
altri?! Ma, suvvia, non dovrebbe
essere così difficile! Mi basterà concentrarmi e
li troverò! Chiudendo gli
occhi, ancora sento tutte le loro voci e riesco a vederli, splendenti
nel buio
dell’infinito… Mi chiedo se anche il nostro capo
ha subito la stessa sorte. Se
è caduto, si è spento, ha perso ogni potere e
forza, oppure se è ancora in
cielo, unico posto in cui dovrebbe risiedere.
Avere
un corpo fisico è orribile. Mi fa male tutto…ma
devo resistere ed alzarmi!
Prima, però, credo sia meglio riordinarmi un po’
le idee riguardo gli
accadimenti che han portato alla nostra caduta e sconfitta…