L’Universo
trama
“Quando desideri una
cosa,
tutto l’Universo trama
affinché tu possa
realizzarla.”
- Paulo Coelho -
Teneva ancora la mano
protesa
verso le ombre, come se sperasse ancora che lui sarebbe tornato
indietro per
afferrarla. Ma quelle rimasero mute e immobili, dense come acqua
melmosa e lei
fu costretta a lasciarla ricadere inerme accanto al corpo, premendo la
fronte
sulle sbarre gelide della sua prigione.
Lasciò che le lacrime le scorressero
copiose sulle guance e, lentamente, si accasciò sul
pavimento, permettendosi di
crollare completamente per la prima volta. Non sapeva nemmeno per cosa
piangeva. Forse per il fatto che Draco non l’avesse
riconosciuta? Forse perchè
non l’aveva creduta? Forse perché era prigioniera?
Forse perché Voldemort era
vivo? Forse perché era Harry a essere morto? Forse
perché Hogwarts non era più
la stessa? O forse perché lei si trovava lì,
senza la minima idea di come ci
fosse arrivata né come avrebbe fatto ad andarsene? Piangeva
un po’ per tutte
queste cose messe insieme, finchè il suo pianto silenzioso
non divenne un vero
e proprio tormento, mentre i suoi lamenti rimbombavano tra le pareti
scivolose
dei sotterranei.
Fece uscire tutto: la confusione, lo sgomento, il dolore, lo
strazio di quell’ultima ora che a lei pareva lunga come anni
interi e, quando
smise, si sentì immensamente più vecchia,
più fragile, più disposta ad
arrendersi alla realtà, esausta.
- Piangi, ragazza mia,
piangi. Le lacrime che non escono si depositano sul cuore e con il
tempo lo
incrostano e lo paralizzano. -
Hermione si raddrizzò di
scatto, scrutando terrorizzata tra le tenebre alla ricerca
dell’uomo che aveva
parlato. Ma quelle rimasero scure e impenetrabili.
- Chi sei? – La sua voce
risultò molto più acuta del normale in
quell’aria immota e spessa come lana.
Quello non rispose. Al suo
posto, un rantolo agonizzante che le fece accapponare la pelle ruppe di
nuovo
il silenzio. Solo dopo qualche secondo lei capì che si
trattava di tosse.
- Chi sei? – Chiese di
nuovo, stavolta alzandosi e aggrappandosi alle
sbarre di ferro.
- Solo un vecchio. – Rispose
alla fine.
C’era qualcosa di familiare
in quella voce. Sotto il timbro rauco e malato Hermione poteva
percepire calore
e affetto, nonché una dose considerevole di autorevolezza,
sebbene fosse
nascosta alla perfezione sotto la coltre di dolore e sofferenza. Si
sentì in
soggezione senza nemmeno sapere il perché.
- Da quanto tempo è qui? -
Le parole si persero
nell’oscurità fino a che non ne rimase solo
l’eco nella sua mente. Quando
l’altro rispose lei aveva già perso la speranza
che l’avrebbe fatto.
- Ben presto capirai, mia
cara, che il tempo non ha alcun valore qui sotto. Che importanza
può avere il
mese, il giorno, l’ora quando non sai nemmeno se è
giorno o notte? Se fuori c’è
il sole o un tremendo temporale? Se è primavera o inverno?
–
Un nuovo rantolo di tosse
scosse il vecchio. Hermione poteva quasi vederlo, rannicchiato su se
stesso,
con una mano premuta sul petto e l’espressione sofferente.
Doveva essere lì da
parecchio tempo se si era ridotto in quel modo. Si chiese se avrebbe
fatto la
stessa fine.
- Siete malato. – Disse
quando i rantoli terminarono. Non era una domanda.
- Non è nulla. – Rispose il
vecchio – Solo qualche acciacco. –
Hermione riuscì a percepire
il sorriso nella voce dell’uomo e sorrise a sua volta,
nonostante non ce ne
fosse alcun motivo. Si sentiva come quelle persone che raccontavano di
essere
sull’orlo di un baratro, solo che lei era già
caduta e per quanto allungasse le
mani verso l’alto non c’era nessuno ad afferrarle.
Poggiò la fronte contro le sbarre
e si sentì trascinare sempre più giù,
come se in quel buio ci fossero mani di
mostri o labbra di Dissennatori che volevano strapparla alla
realtà, per
condurla nell’oblio della disperazione, dove ogni attimo
infelice veniva
rivissuto all’infinito. Per un momento quasi cedette,
consegnandosi alle ombre.
Il vecchio sembrò leggerle
nel pensiero perché qualche istante dopo disse: - Qui sotto
è sempre tutto
uguale e immoto. Le tenebre avvolgono tutto e, dopo qualche tempo,
sembra che
ti avvolgano anche il cuore. Ma ti voglio dire una cosa, ragazza mia,
la
felicità o la speranza la si può trovare anche
negli attimi più tenebrosi, se
solo uno si ricorda di accendere la luce. –
Hermione alzò la testa di
scatto e, nello stesso momento, risuonò un sonoro clic mentre uno scintillio attraversava
il suo campo visivo e
andava a posarsi sui ciocchi di legno attaccati alle pareti, freddi e
spenti
fino ad un attimo prima.
Il sotterraneo in cui si
trovavano venne rischiarato quasi immediatamente e finalmente lei
potè vedere
l’uomo con cui aveva parlato fino ad un attimo prima.
Si trovava a due celle di
distanza dalla sua, rannicchiato contro le sbarre come uno straccio
vecchio e
abbandonato. La lunga barba, un tempo candida come la neve, era grigia
e sporca
e si confondeva con i vestiti sudici e i capelli aggrovigliati.
Nonostante
tutto, i suoi occhi azzurri e cristallini rilucevano vispi anche in
quello
squallore, liberi dalle lenti degli occhiali a mezzaluna.
L’aveva riconosciuto appena
un attimo prima che riaccendesse le luci con il Deluminatore e si
chiese, con
sgomento e disappunto, come avesse fatto a non riconoscerlo ancor
prima.
- Professor Silente! -
La sua voce era ancora di più
un sussurro ora che vi si era aggiunta la sorpresa e la speranza.
Sorrise quasi
contro la propria volontà contro le sbarre di ferro, mentre
lacrime copiose le
rigavano il viso facendosi spazio quasi con forza tra il metallo e la
pelle.
- Non le sembra che tutto
abbia riacquistato una nuova luce? Non fa così paura adesso,
vero? -
Sapeva a cosa si stava
riferendo. Il sotterraneo ora si mostrava per quel che semplicemente
era: un
cunicolo di roccia e metallo. Non c’erano mostri
lì sotto, né Dissennatori. La
paura e la disperazione si erano rintanate negli angoli più
remoti di quella
prigione, insieme alle ombre che prima la circondavano.
- Professor Silente, come è
finito qui? – Era una domanda stupida, lo sapeva. Ma sarebbe
stato
tremendamente più indelicato chiedergli per quale motivo Tom
Riddle non
l’avesse ucciso.
- Oh… divergenze di opinioni,
temo. Con il nuovo preside. –
Parlava tranquillamente, come
se con Voldemort non avesse avuto nulla di più che un
alterco verbale. Tipico
di Silente, pensò.
- Ma basta parlare di me.
Dimmi di te, ragazza. Come ti chiami? -
Hermione titubò un attimo
prima di rispondergli – Hermione Granger, signore.
–
- Mh… che nome interessante.
Un nome che esige una personalità altrettanto interessante.
Non credo di aver
mai conosciuto nessuno chiamarsi così, al di fuori dei
libri, naturalmente. -
La ragazza si sentì crollare,
di nuovo – Allora non… non si ricorda di me,
professore? – Era un’altra domanda
stupida, ma non poteva farci niente. L’ovvio era tutto
ciò a cui si aggrappava
ormai.
Il vecchio sembrò pensarci,
perché tacque per qualche momento - Mi rincresce ma quando
mi hanno condotto
qui i miei occhiali sono andati persi. Non vedo granché bene
da questa distanza.
E poi la mia memoria ormai non è più pronta e
scattante come un tempo. -
Hermione abbassò la testa,
mentre quell’ultima flebile speranza si spegneva. Sapeva che
non era un
problema di occhiali o di memoria. Silente, il vero
Silente non si sarebbe mai dimenticato di lei. Come non si
sarebbe mai dimenticato di nessuno dei suoi studenti.
- Ha fatto la stessa domanda
al ragazzo che l’ha condotta qui. Il giovane Malfoy. -
Hermione sussultò, sentendosi
improvvisamente nuda e arrossendo visibilmente.
Certo, Silente aveva
ascoltato tutto quello che aveva detto a Draco, le preghiere che aveva
cercato
di far penetrare nel suo cuore, le suppliche, le parole che aveva
ostinatamente
ripetuto affinché le credesse. Ma allora ignorava che ci
fosse qualcun altro ad
ascoltare quanto stava dicendo.
Era inutile negare – Sì. –
Rispose mestamente.
- Davvero interessante.
Sembrava quasi che lei lo conoscesse perfettamente. Mentre non si
poteva di
certo dire il contrario. –
Aveva un tono meditabondo e
ammaliato al tempo stesso. Hermione pensò che forse quella
era la cosa più
eccitante che gli fosse capitata negli ultimi anni.
- Già. – Borbottò alla fine,
senza sapere cos’altro avrebbe potuto dire.
Staccò le mani dalle sbarre e
si accovacciò contro di esse. Bastò un attimo e
tutti i suoi vestiti furono
impregnati dall’umidità che gocciolava dalle
pareti fino al pavimento di
roccia.
- E, mi permetto di aggiungere,
non credo che lei sia legata al ragazzo da semplice conoscenza, non
è vero? -
Hermione ancora una volta lo
fissò stupita, sebbene forse non avrebbe dovuto esserlo
più di tanto. Silente
era Silente, perspicace come pochi.
- Perché non mi racconta la
sua storia, signorina Granger? – Le chiese lui tutto ad un
tratto - Che cosa ha
portato una bella ragazza come lei in queste squallide segrete? -
Hermione titubò per un attimo,
rimuginando se fosse o no una buona idea. Poi però
arrivò alla conclusione che
non aveva nulla da perdere e così cominciò a
raccontare.
Dapprima le parole le
uscirono smorzate ed esitanti, quasi come se le dovesse estirpare con
forza
dalla mente e dal cuore. Poi però cominciarono a fluire in
modo più copioso,
come un fiume in piena, e si ritrovò a raccontare con
passione sempre più
travolgente, non solo quello che aveva appena vissuto, ma tutta la sua
storia,
la sua vera storia, ma anche di
Hogwarts e di tutte le persone che ne facevano parte.
Il professor Silente ascoltò
in silenzio e mai, neppure una volta (nemmeno quando Hermione gli
parlò della
sua morte per mano di Piton), sembrò tradire il minimo segno
di disappunto o
sorpresa.
- Una storia davvero
avvincente. – Disse alla fine, quando ormai la ragazza ebbe
finito di parlare –
Molto meglio di quella che stiamo vivendo, senza dubbio. E sono
convinto che
raccontarla le abbia fatto bene. -
Tuttavia Hermione si sentiva
più avvilita di prima – Sono sicura che ora mi
considererà una pazza o
un’impostora. Non la biasimo se non crede a quanto le ho
appena detto. –
- Al contrario, ragazza mia.
Al contrario. -
Hermione sollevò di scatto il
capo, sorpresa.
- Io ho ascoltato con molta
attenzione le sue parole. E, benché alcuni punti della sua
storia mi siano
completamente oscuri, altri sono straordinariamente familiari. Nessuno
avrebbe
mai potuto conoscere l’esatta ubicazione della Camera dei
Segreti, né
l’esistenza degli Horcrux (cosa di cui io già
sospettavo fortemente) e di come
distruggerli. E’ decisamente impossibile che lei si sia
inventata una storia
così ricca di particolari così, su due piedi.
Particolari che risultano essere
molto più che attendibili. -
- Quindi lei mi crede! –
- Naturalmente! –
Si sentì improvvisamente
leggera, mentre un sorriso si allargava involontario sul suo viso,
buttando
fuori la tensione che non si era accorta di provare fino a quel
momento. Sapeva
che era una cosa inutile, il fatto che Silente credesse alla sua storia
non la
agevolava in alcun modo. Non la rendeva meno prigioniera, non le donava
una via
di fuga, non la riportava nel “suo mondo”. Ma
sapere che qualcun altro riponeva
fiducia in lei le dava quel briciolo di forza in più di cui
aveva bisogno.
Si voltò a guardarlo, il viso
quasi nascosto sotto i capelli e la barba aggrovigliati. Le stringeva
il cuore
vederlo in quel modo. Lui, il mago più potente e saggio di
tutti i tempi,
gettato come uno straccio vecchio nelle segrete di quella che un tempo
era la
sua scuola.
- Qui è tutto così diverso. –
Esclamò alla fine, guardandosi intorno – Non
capisco come possa esistere tutto
ciò. –
- Io invece temo di
cominciare a comprendere. – Disse lui dopo qualche attimo di
silenzio.
Hermione lo fissò sgomenta –
Davvero? –
Silente annuì – Nel suo
racconto, signorina Granger, mi sono balzati alla mente alcuni
particolari,
forse marginali per lei, ma alquanto significanti per me. Per
comprendere
meglio quello che le è accaduto, almeno. –
- Di quali particolari sta
parlando? –
Lui congiunse le mani,
raccogliendo i pensieri – Nella sua versione della storia mi
ha raccontato che
al primo anno, lei, Ron Weasley e Harry Potter avete superato
l’ostacolo del
cane a tre teste per poter arrivare alla Pietra Filosofale e fermare
Voldemort.
–
- E’ così. – Confermò
Hermione.
- Bè qui le cose sono andate
un pochino diversamente. Una volta arrivati al Tranello del Diavolo
Harry
Potter, probabilmente grazie al suo sangue freddo, è
riuscito a rimanere calmo
e a superare l’ostacolo. Mentre Ron Weasley… -
La ragazza trattenne
bruscamente il respiro. Si ricordava come se fosse successo soltanto
ieri le
urla terrorizzate di Ron quando quella pianta malefica
l’aveva stretto così
forte da mozzargli il respiro. Era stata lei a liberarlo da quelle
grinfie,
scagliando contro il Tranello del Diavolo un fascio di luce solare.
Una strana inquietudine si
impossessò di lei – Professore… che
cosa è successo a Ron? –
Lo chiese con un’apprensione
fuori dal comune, forse perché già sapeva, dentro
di lei, la risposta.
Il vecchio preside sospirò –
Credo che già lo sappia, non è vero? E’
morto, signorina Granger. E’ morto
soffocato dal Tranello del Diavolo. –
Sì, lo sapeva o, almeno, lo
immaginava. Ma sentirselo dire non rese la cosa più facile.
Nuove lacrime le
bruciarono gli occhi e minacciarono di uscire impetuose. Lei le
ricacciò
indietro, ostinata.
- Tom Riddle mi ha detto che
Harry è stato ucciso l’anno dopo, dal Basilisco.
– Riprese lei, con voce
tremante.
- E’ così. Non ha mai trovato
l’accesso alla Camera dei Segreti. –
E improvvisamente Hermione
capì dove Silente voleva farla arrivare: era stata lei ad
indirizzare Ron ed
Harry sulla buona strada, facendo loro trovare l’appunto
sulle tubature quando
era pietrificata. Ma se lei in quel mondo non esisteva allora nulla di
tutto
ciò era mai successo.
Questa volta le lacrime
sgorgarono senza che lei potesse fare niente per fermarle –
E’ colpa mia! E’
tutta colpa mia se le cose sono andate così. E’
colpa mia se ora Voldemort è al
potere e lei è rinchiuso in questa cella. –
- Come può essere colpa sua,
signorina, se lei nemmeno esiste? – La logica spiazzante del
professore la
colse per un attimo impreparata, costringendola a guardarlo - Io credo che la frase
vada riformulata in
maniera diversa. E’ merito
suo,
signorina Granger, se nella realtà in cui vive Voldemort
è stato sconfitto e
ora tutti vivete in un tempo di pace. –
- Oh sì, certo. Harry Potter
ha ucciso Voldemort una volta per tutte. Ma senza di lei, signorina,
senza il
suo aiuto, Harry Potter sarebbe morto all’età di
dodici anni, senza avere
alcuna possibilità di compiere il suo destino. –
Hermione rimuginò a lungo su
quelle parole, soffermandosi sui suoi gesti forse per la prima volta
nella sua
vita.
Davvero era stata così
decisiva? Davvero il suo contributo era stato così
importante? Davvero, se lei
non fosse mai nata, il mondo magico sarebbe crollato in
un’era tanto oscura?
Sapeva già la risposta, ma
non voleva peccare di presunzione o superbia nel pronunciarla ad alta
voce. Lo
vedeva con i suoi occhi, l’alternativa era a portata di mano,
la circondava
senza pietà e la soffocava.
Non l’avrebbe permesso. Se
davvero lei aveva fatto la differenza in passato l’avrebbe
fatta anche questa
volta.
Si issò in piedi,
aggrappandosi alle sbarre di metallo.
- Devo mettere le cose a
posto, professore. Non posso permettere che il Mondo Magico sprofondi
nell’oscurità. –
Silente la guardò ammirato –
Un obiettivo nobile, non c’è che dire. Ma credo
che stia affrontando il
problema dalla parte sbagliata, signorina. –
- Che… che vuol dire? –
- Non può rimettere a posto
questo mondo, non può riportare in vita i suoi cari, non
può cambiare le cose
che sono già successe perché, semplicemente, sono
già successe. – Davanti alla
sua espressione costernata si affrettò a spiegare
– Questa realtà esiste. Non
è un’illusione, non è un
inganno della sua mente che lei può modificare a suo
piacimento. Il male esiste, così
come esistono le realtà
parallele dove il male prevale e credo che lei sia capitata proprio in
una di
queste. – Silente chiuse gli occhi e sospirò
– La domanda da farsi, il problema
da porsi è: come ci sia
capitata. –
Hermione si guardò le mani,
afflitta – Ci ho già provato, ma non riesco a
ricordare. – Ammise.
- Credo che lei affronti il problema
in maniera errata. Non cerchi di ricordare gli eventi, i luoghi, le
parole.
Chiuda gli occhi, signorina Granger. Chiuda gli occhi e ricordi le sensazioni. Quali sensazioni
l’hanno
condotta qui? –
La ragazza lo osservò per un
momento, chiedendosi che cosa volesse dire. Come avrebbe fatto a
ricordare
delle sensazioni? Le sensazioni si ricordano, certo, ma se ci sono
degli
elementi che le riportano alla mente. Così, in questo modo,
sarebbe stato quasi
impossibile.
- Professore, è sicuro che… -
- Chiuda gli occhi, signorina
Granger. Provi! – La incitò lui.
Ed Hermione provò.
Chiuse gli occhi sul mondo
che la circondava, risucchiando la luce che Silente aveva evocato
tramite il
Deluminatore nelle tenebre della sua mente.
Tornò indietro, passando in
rassegna gli ultimi avvenimenti fino ad arrivare a quelli meno recenti.
I
ricordi della sua vera vita erano
sbiaditi come un sogno. Ne vedeva i contorni e i volti, ma le parole
sfuggivano, scivolavano come acqua sulle dita.
Le
sensazioni, si
disse, ricorda le sensazioni.
E allora chiuse la mente
anche alle immagini, cercando di evocare le emozioni che
l’avevano catapultata
in quel luogo.
Non accadde nulla per
parecchio tempo e stava quasi per perdere la speranza finchè
una scintilla non
sfiorò la sua coscienza. Schiuse la bocca per lo stupore.
La scintilla emanava rabbia,
una rabbia dolorosa e straziante, mista allo sgomento e alla certezza
di
qualcosa. Ma quella convinzione piano piano svanì, rivelando
il dubbio, il
sospetto, amaro come bile.
E improvvisamente le urla
esplosero nella sua mente, tanto che dovette tapparsi le orecchie.
Cadde in
ginocchio con un gemito.
“
– Se tu non avessi salvato il Mondo Magico, se tu
non fossi così popolare lui non si sarebbe mai interessato a
te. Non capisci
che ti sta usando per riacquistare la sua popolarità? Per
risollevarsi agli
occhi del Mondo Magico? Lui non è innamorato
di te, è solo innamorato
dell’idea
del successo e della fama che tu gli regali; quella
stessa fama che prima
aveva grazie al suo nome e che ora non ha più! –
- Sei orribile, Ron! Come fai
solo a pensare queste
cose? Draco è cambiato, è diverso. Lui mi ama
profondamente e anch’io lo amo.
Quello che stai insinuando è semplicemente assurdo! La
verità è che tu sei
geloso, geloso marcio e per questo motivo tenti di distruggere il
nostro
rapporto insinuando cose che non sono vere. -
Disse quelle parole con foga, ma il dubbio ormai si
era insinuato in lei.
- Non sei come pensavo che tu fossi, Hermione. E
pensare che ti ho amata per così tanto tempo. Vorrei che non
fossi mai
esistita! - ”
Riaprì gli occhi di
scatto e
il sotterraneo si materializzò di nuovo attorno a lei. Era
inginocchiata sul
pavimento, le mani ancora a coprirle le orecchie.
- Allora? Ci siete riuscita?
– Chiese Silente con impazienza. Si era alzato in piedi e
Hermione percepì come
fosse stato faticoso per lui compiere quel semplice gesto.
Annuì in risposta.
- Un desiderio. – Mormorò
alla fine – E’ stato un desiderio a condurmi qui. -
Le parole di Ron ancora le
rimbombavano nella mente e, più della rabbia,
provò dolore.
- Un desiderio espresso da
chi? – Le chiese il vecchio professore.
- Da Ron Weasley. – Ammise
lei alla fine.
- Interessante. – Esclamò lui
meditabondo – Davvero interessante! –
- Ma questo come potrà
riportarmi nel mio mondo? Se il desiderio di Ron è stato
esaudito allora non
c’è più niente da fare. –
Silente si sventolò l’indice
davanti al naso – Mi permetto di correggerla, signorina
Granger. Il desiderio
di Ron Weasley non avrebbe avuto alcun potere se non fosse stato
mischiato al
suo. –
- Il mio? – Chiese Hermione
sgomenta – Crede che fosse una mia volontà
desiderare di non essere mai
esistita? Crede che fosse una mia volontà finire qui?-
- No, di certo. Credo che lei
volesse solo fugare un dubbio o appurare qualcosa. Qualcosa che le sta
molto a
cuore e che non avrebbe mai potuto constatare nel “suo
mondo”. –
E improvvisamente Hermione capì
cosa Silente voleva dirle e cosa avrebbe dovuto fare da lì
in poi. Doveva
dissipare il dubbio dal suo cuore, solo allora sarebbe potuta ritornare
a casa.
Eccomi di nuovo qui,
puntualissima, a postarvi il terzo capitolo.
Spero tanto che vi sia
piaciuto e che mi farete sapere cosa ne pensate!
Un bacione a tutti voi.
Sundayrose.