Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: La Fe_10    26/02/2015    4 recensioni
La guerra è finita, Sasuke è tornato a Konoha e tutti sono felici e contenti... o forse no? E se Sasuke non riuscisse a gestire il suo nuovo futuro? E se non se la sentisse di rimanere? Come reagirebbe Naruto?
Un viaggio tra ricordi dell rapporto tra questi due ragazzi il cui legame sembra essere allentato con il passare del tempo e che paiono essere sconosciuti. Rimane solo una domanda: Ti ricordi quella volta che?
_____________
Prima classificata  "What if?! I could write my own ending?" indetto da Alexiel Mihawk sul forum di Efp
I fatti narratti rimangono fedeli fino a metà del capitolo 699 con alcune variazione segnalate nelle note finali.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team 7 | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HTML Editor - Full Version

TI RICORDI QUELLA VOLTA CHE?

 

 

CAPITOLO 2

Sì, me lo ricordo.

 

 

Non esiste separazione definitiva fino a quando c'è il ricordo.

Isabel Allende

 

 

«Naruto! Portami quelle pratiche, subito!» gli urlò Tsunade dal suo ufficio. «Tanto non le guarderai, anzi, sgattaiolerai dal tuo ufficio appena non guardo per andare ad ubriacarti, ne, baachan?»

Prima che Naruto poté rendersene conto, Tsunade zittì il figlio del Quarto con un poderoso pugno sulla testa degno della sua rinomata e mostruosa forza.

«Ingrato: è per la tua formazione! Tra poco ti cederò il mio posto, devi intenderti anche di pratiche e burocrazia. Lo faccio solo per il tuo bene.» rispose la donna alzandosi dalla scrivania e infilandosi il suo soprabito. «E ora dove vai?» gli domandò Naruto accarezzandosi la testa ancora dolorante. «Vado ad occuparmi di importantissime occupazioni degne del mio ruolo. Pensa tu a quei moduli in mia assenza.» lo rimbeccò sbattendo la porta scorrevole del suo ufficio.

«Come sempre» borbottò il biondo lasciandosi andare sulla poltrona della scrivania.

Negli ultimi tempi Tsunade era sempre di malumore: il consiglio del Daimyo era cambiato e, a quanto ne sapeva, due dei nuovi elementi premevano per rivedere la condanna che era stata inflitta ad Orochimaru dopo la fine della guerra. L'ex sannin infatti era stato giudicato colpevole per crimini da lui commessi, ma il verdetto nei suoi confronti era stato piuttosto clemente visto il gran aiuto che aveva dato all'indomani della quarta guerra, grazie a delle tecniche di rianimazione da lui create. Questo e il fatto che non c'era modo di sapere il numero effettivo di crimini da lui commessi, complici Juugo, Suigetsu e Karin, più propensi a seppellire il passato che a rivangarlo, aveva indotto alla giuria a sentenziare per cinque anni di reclusione forzata anziché per la pena capitale. All'inizio Naruto non era stato molto d'accordo, ma con il senno di poi aveva compreso la presa di posizione di Tsunade: odio alimenta odio, e Orochimaru non faceva parte della schiera di persone facili da uccidere, come avevano dimostrato gli ultimi eventi. Inoltre era più comprensibili da parte della donna la volontà di tenere con sé un vecchio amico appena ritrovato. Probabilmente anche Jiraiya avrebbe voluto così.

 

Gli occhi di Naruto si fermarono persi nello spazio bianco tra le righe del modulo che stava leggendo. Erano già passati quattro anni, quattro lunghissimi anni da quando Sasuke se ne era andato senza lasciare notizie di sé.

Aveva quasi del comico come all'inizio gli altri quasi non avevano notato la sua assenza. La prima era stata Sakura, che, una notte, aveva bussata trafelata alla sua porta. Si ricordava ancora le sue iridi verdi spaventate, la pupilla contratta, mentre incredula balbettava delle parole sconnesse. Naruto si era limitato ad abbracciarla, dando vita alle sue paure, e lei lo aveva stretto per sostenersi.

«Se ne è andato ancora. Dove abbiamo sbagliato?»

Gli aveva chiesto nella notte, mentre lui la stringeva, forse più po' per consolare se stesso che non la ragazza. Tutto pur di non pensare quanto gli fosse pesato fare la cosa giusta per lui.

 

Così erano passati quattro anni. Nessuno aveva cercato Sasuke, sapevano che era inutile. Era chiaro come il sole che non voleva essere cercato. Dal canto suo Naruto aveva provato ad andare avanti come niente fosse, senza raccontare nulla del loro ultimo dialogo. Sapeva che gli altri non avrebbero capito il bisogno dell'Uchiha di andarsene, come il suo di lasciargli fare quello che voleva. Sasuke non era cresciuto come loro, non si era mai lasciato andare alle emozioni, era più che naturale che avesse bisogno di riordinarsi le idee. Forse anche di capire come perdonarsi allo stesso modo in cui gli altri erano stati in grado di perdonare lui. Nessuno avrebbe capito perché lui avesse deciso di lasciarlo andare. Non c'era stato nulla di pianificato: ma quando aveva visto l'espressione delusa di Kakashi e quella abbattuta di Sakura non gli era parso il caso di aggiungere quel loro ultimo discorso. Aveva detto loro solo una cosa: lui sarebbe tornato. E che aveva intenzione di festeggiare l'anniversario della nascita del loro team con una cena, che avrebbero offerto l'uno all'altro volta per volta. Tutto qui.

Sakura all'inizio si era lasciata trascinare dall'entusiasmo della sua convinzione, e dopo qualche settimana si era lanciata nella vice direzione dell'ospedale affiancando Shizune. A breve sarebbe sicuramente diventata capo di tutti i ninja medici, esattamente come la sua insegnante.

Kakashi invece era cinico. Lui pensava che se Sasuke non aveva avuto nessun motivo per andarsene, allora non ne avrebbe avuti nemmeno per tornare. Così aveva cominciato anche lui a viaggiare: era diventato una specie di ambasciatore di Konoha presso tutti i paesi ninja, un pacere insomma. Molti avevano avuto da ridire sulla sua scelta, Kakashi sarebbe stato un ottimo Hokage del resto, ma persino Naruto aveva capito che in realtà rivestiva un ruolo ben più delicato oltre che importante. E sicuramente il suo maestro aveva bisogni di dimenticare come tutti i suoi team si fossero sfaldati.

E infine c'era lui, che aveva cominciato il suo apprendistato presso Tsunade prendendo il posto che Shizune aveva lasciato libero, ignorando assolutamente che gestire la Senju ubriaca fosse ben più difficile che combattere contro il decacoda.

Mancava solo Sasuke.

 

Si voltò per guardare il cielo che iniziava a tingersi lentamente di rosso. Sperava solo che decidesse a tornare prima del suo decesso causato da quelle migliaia di pratiche la cui vista induceva a preferire un'onorevole morte.

Un lieve bussare lo distolse dai suoi pensieri. Sakura gli si parò di fronte con il grembiule bianco appoggiato al braccio e un sorriso dolce.

 

 

Erano andati nel vecchio campo di addestramento, quello in cui una vita prima Kakashi aveva proposto loro quella terribile prova dei campanelli.

Si erano seduti contro i ciocchi di legni contro la quale si erano addossati allora, lasciando libero quello alla destra di Naruto, il cui proprietario era chissà dove. Quando l'anniversario si avvicinava diventavano incredibilmente nostalgici.

«Tra un mese» gli disse Sakura.

«Mhmm?» gli domandò il biondo mentre addentava il suo ghiacciolo.

«Shizune ha detto che tra un mese mi promuoverà a capo dell'ospedale.»

«Capisco. Tra qualche settimana credo che si riaprirà anche la disputa per il processo ad Orochimaru. Baachan probabilmente cederà il posto entro un mese. Non fa bene alla reputazione di Konoha che l'Hokage difenda un nukenin come lui»

Il silenzio calò fra loro.

Naruto sussultò impercettibilmente, addentando il ghiacciolo che si ruppe con uno schiocco secco, attirando l'attenzione di Sakura, che notò come l'amico guardasse ardentemente il posto vuoto al suo fianco

«Naruto. Io credo che...»

«Questa volta tocca a lui»

L'espressione sul volto della ragazza si fece confusa. Naruto raccolse le ginocchia e vi si appoggiò con i gomiti.

«Stavolta tocca a Sasuke pagare. La prima volta ho offerto io, la seconda lo hai fatto tu. La terza Kakashi. Ora tocca a lui. Me lo sento, questo è l'anno buono»

«Naruto...» disse piano la ragazza.

Il silenzio calò su di loro, mentre entrambi gustavano un ghiacciolo, uno di quelli che si dividono a metà, che Naruto aveva voluto offrirle a tutti i costi.

«Ehy, Sakura chan»

La ragazza si voltò a guardarlo. «Ti ricordi quella volta in cui ci siamo quasi baciati?»

Sakura corrugo la fronte, sulla quale ora spiccava il Byakugō. «Quando?»

«Ma sì, quella volta, sulla panchina...» tentò di spiegarsi il biondo, per poi interrompersi, come folgorato da una verità improvvisa. «Ah, giusto. Non puoi. Me n'ero quasi dimenticato. Era stato una cosa stupida in effetti.»

«Naruto, di cosa stai parlando?»

«All'epoca non capivo cosa ne pensassi di me, perché ti stavo così antipatico» rise dei suoi ricordi, giocando con il pezzo di legno tra le dita.

«Così ho preso le sembianze di Sasuke per un po', e tu mi volevi baciare»

Anche Sakura parve ricordarsene. «Era proprio una cosa da te.» rise anche lei, sapendo quanto fosse inutile arrabbiarsi. Improvvisamente i ricordi la colsero, e rievocò quel dialogo che credeva di ave avuto con Sasuke. «Quindi vuoi dire che tutte quelle brutte cose...»

«Le hai dette a me.»

Sakura si torturò le mani imbarazzata. «Perdonami.» sussurrò abbassando la testa incapace di guardarlo. «Ero solo un stupida dodicenne con una cotta da accademia, scusa Naruto. Me le sono proprio meritate quelle parole»

«Lo eravamo tutti e tre. E poi quelle parole mi fecero innamorare di te ancora di più».

Scoppiarono a ridere insieme: solo lui poteva avere una reazione simile.

«Naruto.»

«Si?»

«Ma allora, in quel momento, dov'era lui? Si, insomma dov'era il vero Sasuke?» gli chiese voltandosi verso il ciocco di legno vuoto con una nota di tristezza amara negli occhi.

 

«Imbavagliato e legato come un salame. E per inciso, sono stato io a dirti che sei insopportabile, Sakura.»

 

La voce maschile fece sussultare Sakura, che si voltò di scatto e i suoi occhi si dilatarono increduli, come se avessero appena visto un fantasma.

Sasuke camminava verso di loro, un mantello scuro copriva il suo inconfondibile kimono chiaro che faceva capolino ad ogni passo, così come la sua katana, sul cui fodero luccicava un coprifronte di Konoha. I capelli erano poco più lunghi di come se li ricordava, ma era senza dubbio lui, era Sasuke.

«Sasuke»

«Ce ne hai messo di tempo»

 

Si lasciò sedere contro il palo lasciato libero dagli altri due e con un grugnito zittì Naruto. «Non è colpa mia se di tutti i posti vi siete messi proprio qui. Ho girato tutta Konoha sapete?»

«Poverino, ti fanno male i piedi?»

Sakura guardava i suoi due migliore amici punzecchiarsi come quando erano piccoli e senza che se ne rendesse conto i suoi occhi iniziarono a tradire le sue emozioni.

Di slancio abbracciò i due ragazzi, che, come se non fosse successo nulla in tutto quel tempo avevano cominciato a litigare, stringendoli a sé felice che finalmente il loro team si fosse riunito. I due ragazzi si fissarono un po' interdetti, per poi cingere la vita della ragazza di comune accordo.

Sakura si staccò da loro, e, tentando di asciugare qualche lacrima dispettosa, guardò il moro sorridente.

«Sono felice che tu sia tornato. Finalmente potremo fare quella benedetta cena come si deve!»

«Già, senza contare che tocca a te pagare Sasuke teme, dattebayo!»

«Pagare?» chiese l'Uchiha confuso.

«Te l'avevo detto no? Quando saresti tornato mi avresti offerto la cena! Solo che quel "mi" include Kakashi e Sakura chan...» gli rispose con espressione pensierosa.

Sasuke li guardò silenzioso con espressione indecifrabile. Poi, con la stessa calma con la quale era arrivato, si alzò e fece per andarsene.

«Ehy, dove pensi di andare?» gli domandò Naruto.

«Col cavolo che vi pago una cena, soprattutto a te, usuratonkachi! Io credevo che scherzassi!»

«No aspetta, Sasuke» lo richiamò Sakura afferrando la sua cintura preoccupata al punto che tirò con un po' troppa forza, trascinando il ragazzo a terra.

«Le scommesse sono scommesse, Sasuke» lo rimbeccò Naruto. «Io te l'avevo detto che saresti tornato.»

Sakura si girò verso di lui con espressione truce. «Esattamente quando glielo avresti detto?»

«La sera in cui se n'è... .ehm, an... da...to?» sillabò capendo che la sua sanità fisica era in pericolo.

«Tu, brutto traditore! Non potevi fermarlo?! O non lo so, chiamare qualcuno invece di farci penare per tutti questi anni?!» gli urlò contro infuriata, cercando di picchiarlo per la mancanza. Fortunatamente per Naruto, suo padre era uno dei ninja più veloci al mondo,  caratteristica che aveva ereditato, così ogni tentativo di Sakura finiva con il biondo che si teletrasportava da qualche parte piagnucolando parole di scuse, sotto gli occhi increduli di Sasuke che poté constatare che forse le cose non erano poi cambiate molto.

 

Quando i due si arresero, più precisamente un'ora dopo, i tre recuperarono un po' del loro contegno.

«Mi viene il mal di pancia se penso che stai per diventare Hokage» commentò Sasuke guardando il futuro capo della foglia leggermente preoccupato.

«E lei? Sakura chan dovrebbe curare la gente come nuovo capo dell'ospedale, non tentare di ucciderla»

«Non dare le tue colpe ad altri, Naruto» sbuffò la ragazza incrociando le braccia al petto.

«A proposito Sasuke.» si ricordò. «Tu cosa farai ora? Ti metterai ad insegnare?»

Sasuke rise alla prospettiva. «Non credo proprio. Considerato come era il mio maestro non vedo come possa uscirne qualcosa di buono.»

«Non sei troppo diverso da lui» commentò Naruto.

Sasuke e Sakura lo guardarono confusi e stralunati. «Che c'è? Se gli regaliamo Icha Icha Paradise è uguale a Kakashi. Ha pure il Raikiri» rispose scuotendo le spalle.

«Naruto.» lo chiamò Sakura. «Credo si riferisse ad Orochimaru.»

Naruto emise un "ah" sorpreso.

«Be, non vuoi metterti a costruire covi in giro per il mondo e ad assassinare Kage, giusto?»

«Dipende da quanto mi fai cambiare idea usuratonkachi» ammise serio, anche se scorse una smorfia che assomigliava ad una piccola risata.

«Comunque in realtà pensavo più che altro alla carriera come ANBU. Non dovrei avere troppi problemi, no?»

«In effetti sei un ottimo ninja. Avresti la strada tutta in discesa Sasuke, anche se non hai mai preso gli esami» convenne Sakura.

«Hai un mese di tempo per diventare capitano e arrivare al nostro livello allora! Credi di farcela?» lo derise un po' Naruto.

 

 

---------------

 

 

«Brindiamo» disse entusiasta un Kakashi già un po' alticcio sollevando verso l'alto il bicchierino colmo di saké. «Kakashi sensei, non credi di stare un po' esagerando?» gli domandò Sakura leggermente rossa in viso. «Niente affatto: c'è molto da festeggiare! Tu sei appena stata promossa, Sasuke è diventato capitano e abbiamo qui niente poco di meno del sesto Hokage!» scherzò il jonin. «E poi, finalmente ho qui tutti i miei sciocchi allievi dopo anni: bisogna festeggiare!»

 

Alla fine Sasuke era riuscito a farsi ammettere negli ANBU, prendendo le redini di quasi tutto il corpo militare in tempo record: solo la Radice e il gruppo interrogatori erano parti a sé stanti, ma anche questi ultimi tenevano conto della sua opinione.

E aveva anche offerto anche la famosa cena, con un conto che aveva decurtato ampiamente i risparmi che aveva messo da parte in quel mese di duro e instancabile lavoro.

Nonostante ciò, paradossalmente, era la prima volta che il loro team si riuniva davvero, in particolar modo per quanto riguardava loro tre: infatti le imminenti promozioni aveva strappato loro ogni secondo libero, così non avevano mai parlato davvero. Soprattutto Naruto e Sasuke. Quella cena era stato un momento magico per il team 7, il cui unico ricordo simile che avevano in mente era quello della loro prima missione, quando alloggiavano a casa di Tazuna; tuttavia nemmeno in quell'occasione i climi erano stati così distesi. Ridevano, scherzavano, si punzecchiavano a vicenda, e, inaspettatamente, il più spigliato era proprio Sasuke, che si divertiva a ricordare ogni momento imbarazzante di Naruto che poteva, come quello in cui il ragazzo si era dato dell'usuratonkachi da solo.

La serata passò tranquilla tra risate e brindisi, pacche sulle spalle e diverse portate, tra le quali capeggiava primo fra tutte il ramen, di cui Sakura non aveva mai visto passare tante scodelle in vita sua. Alla fine la ragazza aveva trascinato il loro maestro a casa, che forse, preso dall'ilarità del momento, giocava ad essere ubriaco più che esserlo davvero.Anche Sasuke e Naruto decisero che era ora di andare a casa, e, con gran sorpresa del biondo, il moro lo seguì.

«Sasuke, ma casa tua non è dalla parte opposta?» gli domandò guardandolo un po' confuso.

L'Uchiha roteò gli occhi infastidito.

«Possibile che non ci arrivi?» gli rispose indicando la sua divisa e poi tirandogli un lembo del mantello chiaro, sulla cui schiena era ricamato a chiare lettere il titolo di Rokudaime.

«Ehm... ho battuto Madara. Direi che non ho bisogno della scorta.» gli rispose saltando verso un tetto. Sasuke sbuffò infastidito, seguendolo a ruota.

 

Ben presto furono lontani dal centro di Konoha e dalle case, e Naruto cominciò a camminare su una strada poco illuminata.

«È stata proprio una bella scopacciata!» ruppe il silenzio Naruto dandosi delle leggere pacche sulla pancia come a sottolineare il concetto.

«A mie spese» grugnì il moro.

«Ehi, Sasuke teme, mi togli una curiosità? Come mai hai scelto tra tutti gli ANBU?»

gli chiese calciando un sassolino per terra. L'Uchiha si fermò a guardare il corso d'acqua che costeggiava il sentiero, come se dovesse cercare un suggerimento per rispondere a quella domanda.

«Ti ricordi quando volevo uccidere i kage?»

Naruto diede un lieve cenno di assenso, la bocca tirata in una smorfia amara, come se stesse ricordando qualcosa di poco piacevole. «Io volevo rivoluzione.» continuò Sasuke. «Ho pensato che in fin dei conti non era colpa dell'Hokage, o di Danzo, se Itachi... be, ha fatto quello che ha fatto, lo sai. È stata anche colpa di tutta questa segretezza, dei misteri, del voler nascondere sempre tutto. Di voler agire nell'ombra per il bene comune. E non è un principio così sbagliato, solo che se è solo una persona a decidere il passato è destinato a ripetersi. Ho pensato che se fossi riuscito a scalare i vertici degli ANBU, tutto il  corpo sarebbe diventato più limpido. Che l'agire nell'ombra avrebbe potuto collaborare di più con l'agire sotto la luce del sole. Forse, così facendo... se riuscirò a cambiare gli ANBU a sufficienza... è già un buon inizio, non trovi?» concluse guardando il suolo.

«E io che pensavo che era perché volevi passare più tempo possibile con me.» gli disse Naruto dandogli una spintarella scherzosa. «Ha senso.»

«Ogni cosa che faccio ha senso, usuratonkachi.»

«Vogliamo davvero parlarne, Sasuke teme? Perché la lista delle tue stupidate è davvero molto, ma molto lunga...» gli rispose guardandolo di traverso.

 La bocca del moro si piegò a metà tra una smorfia e un sorriso. « E poi è un po' come rendere omaggio ad Itachi»

Naruto guardò i suoi piedi, la testa china e le palpebre semi socchiuse. «Tua fratello ha pensato a te fino alla sua fine e oltre. Ti amava davvero»

«Ora lo so.» rispose stringendo le mani a pugno nelle tasche. «Non credo mi perdonerò mai per quello che ho fatto. Mi sono sentito uno sciocco. Itachi era sempre un passo avanti a me.»

«Però sei tu ad aver sconfitto una mega super imbattibile divinità potentissima, ricordi?»

Il tono quasi infantile con la quale gli aveva elencato quegli aggettivi lo aveva fatto sorridere.

«E tu?»

Naruto lo guardò in faccia.

«Io cosa?»

«Sei riuscito a conquistare Sakura?»

Naruto rise, sollevando gli occhi al cielo nella quale spiccava luminosa la luna, che ogni tanto faceva capolino tra una nuvola e l'altra. «Nah, alla fine ho lasciato perdere. Credo che il mio amore per lei non fosse poi così forte come pensavo. In più comincio a pensare che ci sia qualcosa tra lei e Kakashi sensei... non so, avrà una fissa per i membri del nostro team. Credi ci proverà anche con Sai?»

«Spero di no, altrimenti ne vedremo delle belle tra lei e Ino.» gli diede corda il moro. «Allora è Hinata?» gli domandò.

«No, lei è solo una cara amica, come ti salta in mente?» commentò quasi sconvolto.

«Vuoi farmi credere che l'eroe della quarta guerra non ha nessuna relazione quindi?»

Naruto si girò. «Non per ora, ma ho già messo gli occhi su qualcuno....»

Sasuke si sentì bruciare addosso gli occhi chiari del biondo. «E tu? Qualche progetto per ridare vita al tuo clan, Sasuke teme?»

Il moro, riportato alla realtà da quella domanda, decise di ignorare quella sensazione.

«Non ho le idee chiare al momento» rispose arrossendo.

«Lo sapevo, ti piace qualcuno!» gli diede una pacca sulle spalle, anche se gli parve di notare una lieve amarezza nella voce, a cui non seppe dare una valida spiegazione.

Dopo di che Naruto si esibì in un gran sbadiglio, stiracchiando le braccia verso l'alto.

«Sono stanco, credo che sia ora di andare a casa non credi?»

Sasuke lo guardò confuso. «Ci stiamo andando, dobe, iniziamo a perdere colpi?»

«Sono figlio del Lampo Giallo della Foglia, teme. Potrei esserci da tempo non credi? Come te del resto.»

Sasuke rimase doppiamente colpito dall'affermazione: sia per l'arguzia del biondo sia per la sua stupidità nel non aver pensato ad una cosa così ovvia.

«Perciò tagliamo corto Sasuke: cosa vuoi chiedermi?»

«Chiederti?» rispose fermandosi in mezzo alla strada.

«Vorresti farmi credere che mi hai aspettato e hai fatto tutta questa strada per nulla?» gli domandò girandosi verso di lui.

«Sei qui da un mese, l'unica cosa che non hai fatto da quando sei tornato e parlare con me. Almeno non sul serio. È ovvio che vuoi chiedermi qualcosa, la domanda è: cosa?»

Era davvero lo stesso ragazzo che aveva conosciuto per tanto tempo? Ripensandoci doveva pur avere qualcosa di buono per diventare Hokage. Forse più di qualcosa.

«Quando me ne sono andato, quattro anni fa.» esordì. «Poco prima che me ne andassi. Hai iniziato dicendo: “ti ricordi quella volta che...” e poi ti sei interrotto, sfidandomi a ricordare quel momento.»

Naruto fece di sì con la testa. «Mi ricordo»

«Cosa intendevi? Che momento avrei dovuto ricordare?» gli domandò guardandolo dritto in faccia, in attesa di una risposta.

Aveva viaggiato tanto, visitato molti posti, e quella specie di periodo sabbatico da tutto e da tutti gli aveva dato modo di riordinare le idee e fare chiarezza sul come gestire il suo futuro. Il passato non poteva essere cambiato e, per quanto potesse rimpiangere le sue scelte, non poteva tornare indietro. Poteva solo andare avanti. Preso coscienza di ciò, aveva capito che cercare redenzione in quel modo era inutile: suo fratello, Sakura, Kakashi, tutti gli altri lo avevano perdonato. Non doveva cercare redenzione: erano stati loro, tutti loro ad offrigliela, trascinandolo a Konoha, a casa. Naruto in primis. Rimanere in giro a vagare senza metà non avrebbe fatto altro che infangare tutti i sacrifici che erano stati fatti per lui: la scelta giusta era tornare al villaggio e cambiare le cose, così che storie come la sua non si ripetessero.

Eppure, dopo aver risolto tutti quegli enigmi, uno continuava a ronzare nella sua testa, ed era stato proprio quello ad impedirgli di tornare un anno prima: cosa intendeva Naruto quella sera?

Più riesaminava il comportamento del biondo meno lo capiva: non aveva reagito come avrebbe fatto il Naruto che si ricordava. C'era qualcosa che stonava in quel modo di fare, o meglio, un gran punto interrogativo che non riusciva a decifrare. Si sentiva come quando si cerca nella propria mente una parola specifica, una di quelle che stanno sulla punta della lingua, ma che, stoicamente, proprio non ne vogliono sapere di essere pronunciate. Alle volte si dava del pazzo per quel motivo, così cercava altre risposte, altre possibilità, ma l'unica verosimile che era stato in grado di formulare era che effettivamente Naruto non era più lo stesso. Che quel ragazzo fosse davvero uno sconosciuto per lui. Quella verità gli aveva semplicemente tolto il fiato, la sua mente rifiutava un'ipotesi del genere. Eppure era stato lui stesso a esporre quel dubbio per primo, proprio davanti al biondo. Perciò aveva continuato a cercare risposte, a cercare quella soluzione che proprio si ostinava a rimanere nascosta negli anditi del suo cuore.

Così aveva deciso di accelerare gli eventi e tornare, sperando che rivedere Naruto gli avrebbe facilitato la cosa. E all'inizio si era sentito meglio. Punzecchiarsi come avevano sempre fatto e vederlo litigare con Sakura sembrava avergli tolto un peso dallo stomaco.

Ma ora il ragazzo che gli si parava davanti gli sembrava diverso dal Naruto che aveva sempre conosciuto.

La sua bocca si piegò in una smorfia quasi amara. «Capisco, immagino fosse destino allora.» Gl si avvicinò piano, fronteggiandolo.

«È un vero peccato» continuò a un palmo di naso da lui. Un braccio gli cinse le spalle, avvicinandoli ancora di più.

Un déjà vu colse la mente di Sasuke, riportandolo al momento in cui lo aveva rivisto dopo molti anni dopo l'addestramento con Orochimaru, quando lo aveva stretto a sé nello stesso modo.

«Ma forse...allora.... è meglio così» gli sussurrò nell'orecchio.

 

Gli occhi scuri dell'Uchiha si dilatarono sorpresi, mentre vitrei rievocarono una scena vecchia di anni.

Aveva ricordato.

Non aveva certezze che fosse il momento giusto, il ricordo giusto, ma lo sentiva, lo sapeva. Era quello, non aveva bisogno di parlare, di chiedere se avesse ragione, lo sentiva, lo sentiva e basta.

Naruto si staccò da lui e fece per girarsi, quando Sasuke gli afferrò un polso.

«Sasuke, è tardi, credo che...».

Lo tirò a sé e facendosi forte di quei pochi centimetri che li divideva troncò la sua protesta poggiando le labbra sulle sue. Era solo un semplice contatto, un mero buffetto, ma Sasuke  assaggiò le labbra di Naruto che sapevano ancora di ramen, esattamente come la prima volta che si erano baciati. Si divise dall'altro di qualche centimetro cercando di reprimere il suo desiderio di volere di più che un contatto così casto, osservando la sua reazione con gli occhi socchiusi. Gli occhi di Naruto erano leggermente dilatati, sorpresi, ma in un secondo si fecero sicuri e pieni di ardore: sembrava potesse infiammarlo anche solo con un'occhiata, così calda e bollente come le fiamme del suo Amaterasu non sarebbero mai state.

«Stupido teme» gli sussurrò l'altro prima di ricongiungere nuovamente le loro labbra, stavolta in un bacio degno di questo nome: sentì le sue dite stringere i capelli più corti sulla nuca, mentre le sue braccia si erano strette automaticamente attorno al suo corpo, avvicinandoli ancora di più.

Le loro lingue avevano iniziato una danza sfrenata, una lotta in cui nessuno dei due sembrava volere soccombere. Sasuke non aveva mi apprezzato il sapore del ramen, ma sentire quella nota calda nella bocca di Naruto lo aveva fatto andare su di giri come mai nella vita. Continuavano a spingersi l'uno contro l'altro in preda ad una passione travolgente mai provata prima. Era questa ciò a cui ambivano tutte le ragazze che lo aveva inseguito per anni? La testa vuota, il cuore che batte, la sensazione che finalmente tutto, ma proprio tutto, fosse al posto giusto?

Sasuke le aveva sempre biasimate per il loro comportamento ossessivo, ma in quel momento si sentiva di assolverle almeno un pochino.

«Dillo» gli sussurrò Naruto. «Dillo, baka teme, dimmi qual è il momento che dovevi ricordare»

«Quando» ansimò, gli occhi chiusi, la fronte contro la sua. «Quando ci siamo baciati a dodici anni, in accademia.»

Come se volesse elargirgli un premio lo baciò ancora, arrivando a togliergli il fiato. Sasuke non aveva mai provato così tante emozioni positive tutte insieme. Era avvezzo alla rabbia, all'odio, alla tristezza, alla solitudine, ma non ha tutto quello. Eppure non poteva fare a meno di esserne pericolosamente attratto.

«Perché?» gli chiese. «Perché proprio questo ricordo.»

«Dicevi che il nostro legame si è deteriorato ricordi? Eppure, alla fine te lo sei ricordato. Non ti dice niente?» gli rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

«E poi se dopo tutti questi anni mangi ancora miso e pomodori quanto potrai mai essere cambiato?»

Questa volta fu il turno di Sasuke zittirlo. Non aveva mai pensato a Naruto in termini più coinvolgenti dell'amicizia. In generale non aveva mai pensato a lui in maniera specifica. Lui era solo... Naruto.

Però in fin dei conti, tutto quello struggersi, il pensare a lui.... c'era ricordo che non a che fare con il biondo?

Non aveva mai baciato una persona, escludendo quei due baci, ma farlo era piacevole. Era bello.

Non sapeva cosa aveva spinto a fermarlo in quel modo prima, avrebbe anche potuto parlargli... ma del resto seguire la logica gli aveva sempre portato dolore, forse dare retta all'istinto non gli avrebbe fatto poi così male.

Si diede dell'idiota per non aver capito prima che quel legame che condividevano aveva un nome così lampante.

«È sempre stato così?» gli chiese con il fiato spezzato.

«Credo di sì. Anche se ci ho capito qualcosa solo dopo la fine della guerra. L'idea di perderti ancora mi uccideva. Meglio morire insieme»

«Allora perché mi hai lasciato andare?»

Naruto sorrise. «Perché sei un teme cocciuto che ha bisogno dei suoi tempi.»

Un altro bacio, i loro respiri che si mischiavano. Le labbra si erano fatte rosse, le guance lievemente arrossate. «E poi lo sapevo che saresti tornato. Hai i tuoi tempi ma ci arrivi sempre»

«Taci, usuratonkachi» rispose tacciandolo ancora con quel nuovo sistema che si era rivelato particolarmente efficace, per non dire piacevole, senza però non vergognarsi un po'. Gli sembrava di essere un ragazzina alla sua prima cotta. Non avrebbe mai creduto che uno come lui potesse essere così sentimentale, eppure non riusciva a biasimarsi per le sue azioni. In tutto quel caos che era stata la sua vita, le sue certezze, le credenza nella quale lui aveva messo l'anima che poi si erano rivelate essere tutto il contrario di tutto, Naruto era sempre stato un punto fisso. Erano come un compasso: si sentiva come una mina che tracciava percorsi nuovi allontanandosi sempre di più dalla sua origine; Naruto invece, lui era il suo ago. Tutti i suoi sentimenti, le sue azioni, tutti i suoi ricordi ruotavano intorno a lui che, fisso, segnava la sua via verso casa. Quando gli aveva detto che pensava che il loro legame si fosse indebolito aveva usato solo parole vuote: era stata la lontananza a fargli capire che forse avrebbe potuto avere ragione. Che il loro legame si poteva davvero essere rotto. E ora, con quel semplice toccarsi, i suoi dubbi si erano dissolti.

Del resto l'aveva sempre detto: a loro non servivano parole, quello rovinavano tutto, a loro bastava anche solo un singola occhiata, sfiorarsi, toccarsi.

Si separarono, la cassa toracica che si alzava e si abbassava furiosamente, il cuore che sembrava scoppiargli.

«Credo sia meglio che ci separiamo ora: avrai una settimana molto impegnativa a partire da domani!»

Sasuke lo guardò confuso. «Si, comincio il mio nuovo incarico, ma non credo che avrò troppi problemi a gest-»

«Non ho dubbi» lo interruppe, mettendogli le mani su entrambe le spalle. «Ma ora che sono Hokage avrò tutti i mezzi per fartela pagare per averci messo quattro anni, oltre che avermi fatto pensare che potesse piacerti qualcuno.... tutti i mezzi e tutto il tempo ovviamente, dattebayo!»

Naruto si concesse un'occhiata compiaciuta nel vedere l'espressione sorpresa e leggermente spaventata che si dipinse sul volto dell'altro prima di voltarsi e riprendere a camminare.

«Ma... hai fatto tutto da solo, io non ho fatto niente, è il tuo cervello bacato ad aver tirato quella conclusione!»

«La lista delle scartoffie che dovrai compilare domani si allunga Sasuke!» gli urlò continuando a camminare, ben sapendo che condividevano lo stesso odio viscerale per la burocrazia. Escluderlo per qualche settimana da ogni tipo di missione sarebbe stata una giusta rivincita.

«Io ti... lasciamo perdere» borbottò il moro incamminandosi nella direzione opposta con le mani in tasca.

Si voltarono un'ultima volta a guardarsi pensando di non essere visti dall'altro, per poi scambiarsi un timido sorriso.

Sasuke notò alla sua destra un piccolo pontile di legno le cui assi malconce sembravano rimanere in piedi per miracolo. Non era più quel bambino, ora la sua vita era cambiata radicalmente, in meglio stavolta. Non c'erano più solo lacrime amare per un passato doloroso, non era solo. Aveva una casa, degli amici, un lavoro: un mese, anzi, una notte era bastata a fargli rivedere le sue prospettive sul futuro. Non era più una fumosa nebbia di incertezze, un baratro oscuro in cui cadere. Ora andava tutto bene.

 

Mentre osservava quello scheletro di legno e assi, simbolo di tutto la sofferenza che aveva provato nella sua infanzia, si passò la lingua sui denti, sulle guance, sul palato, distinguendo chiaramente il sapore forte e speziato del ramen che non accennava a svanire.

 

Sì, ora andava tutto bene.

 

 

Note finali:

Ed ecco la seconda parte! Qualche anima pia ha deciso di lasciarmi qualche opinione del primo capitolo? Spero proprio di sì, ma se così non fosse potote sempre ripensarci con questo capitolo! Dai non siate timidi, non mordo mica! Comunque spero che la storia vi sia piaciuta: personalmente trovo che il finale per Sasuke sia stato un po' troppo triste, così ho deciso di risollevarne le sorti, dandogli un bel lieto fine (in chiave Sasunaru ovviamente). Per coloro che hanno alcun dubbi: ho sempre interpretato Sasuke come un pesonaggio che ha sempre avuto a che fsre con emozioni negative e che quindi si ritrova spiazzato di fronte a qualcosa di positivo. Inoltre con un time skip di ben quattro anni è un bel po' cambiato e migliorato nei suoi comportamenti, che rimangono sempre piuttosto ermetici.

Che dire, spero che la storia vi sia piaciuta! Alla prossima!

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: La Fe_10