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Autore: _browneyes    27/02/2015    10 recensioni
“Le paure superficiali sono facili, la paura del buio che hai quando sei bambino, solo perché temi che un mostro salti fuori dal tuo armadio, è facile.
Sai quando arriva il difficile?
Quando le tue fobie sono radicate dentro di te, quando la tua mente continua a farti rivivere le cose peggiori che ti sono capitate e ti tormenti, perché temi che possano succederti di nuovo, quelle cose.
E forse tu non lo capisci, ma è dannatamente difficile vivere in un mondo che ti sbatte in faccia le tue paure peggiori in continuazione, senza che tu possa fare nulla per impedirlo.
Vivere in questo mondo è come vivere in un incubo e il problema è che non puoi svegliarti."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Prologo.
 
Arrivi.
 
 
 
Nirvana Harris è sempre stata un po’ un mistero, per Luke Hemmings.
Non che ci sia da stupirsene, non sono mai stati amici, loro due; al massimo sono stati conoscenti, al massimo sono stati compagni di banco a chimica un paio di volte, al massimo sono stati uno spinello condiviso ad una festa, ma mai nulla di più.
Che poi a Luke lei sia sempre piaciuta, è un’altra cosa.
Forse gli piaceva proprio perché era un mistero, perché non si faceva conoscere davvero da nessuno, perché non era mai banale.
Se la ricorda ancora, Luke, la prima volta che l’ha notata; si ricorda che lei stava ridendo mentre camminava a braccetto con Rain Wilson e si ricorda come l’hanno colpito i capelli ricci che lei si ostinava a tingere di verde scuro e i suoi bellissimi occhi cangianti, un po’ verdi, un po’ azzurri e un po’ grigi, che l’hanno ossessionato per anni e soprattutto si ricorda bene il suo nome, ‘chè è così particolare e inusuale che scordarselo è un po’ impossibile, soprattutto se poi è lo stesso nome di una delle sue band preferite.
A dire il vero lei un po’ l’aveva dimenticata, dopo le superiori, quando si era trasferita a Los Angeles, due anni prima. Certo, ci sono state le volte in cui si era chiesto dove fosse e cosa stesse facendo, ma il non vederla tutti i giorni, l’aveva resa sempre meno presente nella mente di Luke.
Non lo sapeva, del suo ritorno, ma forse nessuno lo sapeva, e all’inizio, appena averla vista, quasi non ci credeva che fosse lei.
Ora sono dieci minuti buoni che la sta guardando, da un angolo all’altro del bar e, nonostante sia cambiata parecchio, è davvero impossibile non riconoscerla. È seduta composta, con la schiena dritta, di fronte a Rain Wilson, se lo ricorda, Luke, che erano molto amiche a scuole, e sta sorridendo. Nirvana è meno appariscente dell’ultima volta che l’ha vista, con i capelli del suo castano naturale, nessun rossetto troppo scuro e dei vestiti non troppo appariscenti, non troppo provocanti.
“Forse è cresciuta” si dice Luke, rendendosi conto che lui invece non l’ha fatto, che è sempre lo stesso disgraziato di due anni prima, come gli ripete sempre sua nonna.
Si, Nirvana Harris è decisamente cambiata, eppure per lui continua a rimanere un mistero.
«Cosa guardi?» la mano di Colleen si intreccia alla sua sopra il tavolino e la sua voce lo convince a distogliere lo sguardo da Nirvana.
«Niente» scuote lievemente la testa e riporta la sua attenzione sulla ragazza seduta di fronte a lui. È bella, Colleen, ma è quel tipo di bellezza un po’ scontata, del tutto convenzionale che a Luke, alla fine, non piace più di tanto. Ha sempre preferito le cose non convenzionali, anticonformiste, lui.
«Se non ti interessa quello che ho da dire me ne vado» sbuffa la bionda con un tono e una smorfia che potrebbero apparire leggermente infantili; Luke sgrana leggermente gli occhi alle sue parole e si affretta a scuotere la testa, ‘chè lui non può stare da solo, non ce la fa proprio.
«No, certo che mi interessa» forza un sorriso, il più sincero possibile, per poi sporgersi appena per darle un leggero bacio sulle labbra.
A pochi tavoli di distanza, Ashton Irwin, che ha assistito a tutta la scena, non può fare a meno di trattenere una risata ‘chè lo conosce da anni, Luke, e l’ha capito che di vero in quella relazione non c’è proprio nulla, almeno non da parte del biondo.
Sorride alla cameriera mora, che poi è anche la sua migliore amica, che gli porta il caffè e intanto scuote la testa, in segno di finta disapprovazione nonostante stia sorridendo.
«Dovresti smetterla di dare il tormento al povero Hemmings, lo sai com’è fatto» gli dice, quasi rimproverandolo mentre si siede sbuffando accanto a lui.
«Giornata pesante?» chiede il ragazzo, cambiando totalmente argomento e l’amica annuisce «Sono qui dalle nove di stamattina» biascica poggiando la testa sulla spalla di Ashton.
«Hai visto chi è tornata?» il tono del ragazzo si fa improvvisamente più aspro e con la testa fa cenno verso il tavolo in fondo al locale; lei alza la testa per seguire il suo sguardo. Assottiglia gli occhi, basita «Nirvana Harris».
Quasi le cade il vassoio dalle mani, tanto è sconvolta e, quasi, arrabbiata ‘chè non c’è persona che più di Amethyst Lee la odi, a Nirvana.
 
Calum Hood sospira davanti alla porta azzurra e non ha il coraggio di bussare. Si chiede chi gliel’ha fatto fare di cambiare città e trasferirsi a Sydney e per di più con due completi sconosciuti.
Forse nel momento in cui ha deciso di trasferirsi aveva troppa fretta di andarsene per fermarsi un attimo a riflettere, dopotutto impulsivo lo è sempre stato, Calum.
Alla fine bussa, essendo stanco di fissare quella porta e sentendosi anche un po’ stupido per quello. Sente due voci discutere, all’interno dell’appartamento e poi dei passi pigri e strascicati che raggiungono la porta.
«Tu devi essere Calum» il ragazzo che gli aperto gli sorride incoraggiante e gli tende la mano «Io sono Nathaniel, ma chiamami Nate, piacere».
Calum gli stringe la mano accennando un sorriso, nonostante l’ansia, e maledice ancora se stesso per non aver messo via abbastanza risparmi per affittare un posto solo suo.
Segue Nate all’ingresso, dove lascia il suo borsone, non si è portato molto visto che non crede di fermarsi per tanto tempo e poi si lascia condurre verso quello che dovrebbe essere il salotto, o almeno crede.
È difficile seguire i lunghi discorsi di Nate, per Calum che è così solitario e silenzioso.
«Ciao, sono Euphemia» lo saluta la ragazza seduta sul divano, che si alza per stringergli la mano.
Il moro quasi a stento riesce a dirle il suo nome ‘chè un sorriso e soprattutto degli occhi azzurri così, non li aveva mai visti prima.
 
 
 
 
Writer’s wall.
Ehylà.
Visto che sono giunta quasi alla fine dell’altra mi fanfic, potevo rimanere senza niente da scrivere? Ma ovviamente no.
Quindi eccomi qui, con questa nuova storia e, nonostante questo sia solamente il prologo, spero possa piacervi ed interessarmi.
Sinceramente non ho molto da dire, adesso, solo mi farebbe molto piacere se mi lasciaste un parere su questo primo capitolo.
Vi lascio anche il link dell’altra mia storia, nel caso vi interessi, something new
Alla prossima, un bacio
-Mars
 
  
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