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Autore: Hermion_e    27/02/2015    0 recensioni
"I see you standin' there
You think you're so cool
Why don't you just
Fuck off?!"
Genere: Mistero, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Duff McKagan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Image and video hosting by TinyPic Chapter 2,  "Hi" and others.


Il furgone bianco era già davanti casa sua, al volante un Axl impaziente. Sarebbero dovuti partire tra mezz’ora, ma lui aveva decisamente anticipato l’uscita.
Effy era appena uscita dalla doccia quando vide il veicolo. Inizialmente non pensò fosse Axl, ma quando lo vide si vestì di corsa e uscì con i capelli bagnati, senza trucco. Non aveva mai amato farsi aspettare, forse perché lei era la prima a non aver più voluto aspettare le persone.
Il rosso si chinò verso lo sportello laterale del passeggero, aprendolo non appena vide la figura snella di Effy chiudere la porta di casa e correre verso di lui, con dei jeans neri strappati e una canottiera larga grigia, che lasciava notare con piacere il suo reggiseno nero in pizzo.
-Niente male. Ti saresti potuta truccare un po’…
-Se non fossi venuto trenta minuti prima del previsto mi sarei anche truccata.
Rispose scocciata, frustrata. Non era ferita. Lei non era mai ferita. Si era creata un guscio proprio per questo. Si era creata anche delle situazioni tali da non coinvolgerla sentimentalmente. Che situazioni? Axl. Lei non amava Axl, non le piaceva neanche un po’, ma neanche lui l’amava. Erano entrambi distaccati l’uno dall’altro, nessuno dei quali aveva mai provato cosa volesse dire amare. Con questa consapevolezza, Effy poteva vivere nella sua confortevole insensibilità al dolore emotivo. E nessuno l’avrebbe più fatta soffrire, perché lei era più forte, piegata al suo interno, contorta e rannicchiata per la paura di essere toccata.
-Oh… ti avevo detto 17:30?
Effy si sciolse in un sorriso tirato, compiaciuto.
-Sì, Axl. Non fa niente, sono qui, no? Piuttosto dimmi, di chi è questo furgone?
-Me l’ha prestato Izzy. Lui oggi non verrà e io ne ho approfittato, così possiamo passare a prendere gli altri, che sono a piedi.
-Non avete tutti più di diciotto anni?
-Certo, la domanda è: chi ha i soldi per comprarsi una macchina?
Effy non rispose. Continuò a guardare le case, gli edifici, le persone che scorrevano via veloci dal finestrino. Sembravano tutti così movimentati, frettolosi. Era una bella giornata, quella. C’era un bel sole che fra qualche ora sarebbe tramontato. Era giugno, ma il caldo doveva ancora arrivare. Entro poco sua cugina Summer sarebbe venuta a Seattle per passare le vacanze estive. Summer era l’unica persona alla quale Effy voleva davvero bene e della quale si fidasse. Sapeva tutto di lei e lei pure. Ogni anno non vedeva l’ora che arrivasse l’estate per vederla ed essere sé stessa per qualche mese. Con Summer, però, non poteva mentire.
-Questa è l’abitazione dove stanno Slash e Steven. Vai a bussare tu.
Abitazione? Perché non usare le parola “casa”? Pensava. Appena la vide capì. Era un edificio di piccole dimensioni, di due piani, forse con tre o quattro appartamenti monolocali che, dall’aspetto, non dovevano essere un granché.
-Qual è la loro porta?
-Capirai da sola…
Scese dal furgone e bussò alla porta con su scritto “Slash e Adler il Popcorn” in rosso, circondato da foto di donne mezze nude e poster di band rock.
Dopo qualche secondo provò a bussare di nuovo. Ancora niente.
Fece due passi verso l’uscita quando sentì un tonfo provenire dalla stanza.
-Steve sei un idiota! Un FOTTUTISSIMO idiota! Guarda che hai combinato!
La porta si aprì, rivelando una figura alta più o meno quanto lei, senza maglia, i jeans scuri e una massa infinitamente vasta di fitti ricci corvini. Sorrise.
-Ehi…
-Ciao. Axl vi aspetta fuori.
Sbottò, guardandolo dura negli occhi. Il ragazzo rimase spiazzato, non aspettandosi una risposta del genere. Era una tipa tosta, o almeno questo voleva far credere. Eh, no, Slash non lo inganna nessuno. Vedeva come teneva le mani unite, facendole torturare l’una dall’altra. Sorrise ancora, sfidando il suo broncio serio.
-Arriviamo subito, piccola!
Effy non ci pensò due volte e tornò sul furgone, rassicurata dal rumore della porta che si chiudeva.
-Che hanno detto?
-Arrivano subito.
Uno o due minuti dopo, il moro uscì, seguito da un ragazzo più massiccio, ma non più alto, con lunghi capelli biondi mossi. Era molto sorridente, allegro. Le ricordava quasi Summer, a primo impatto.
-Ehi!! Io sono Steven!
Il biondo si avvicino allo sportello di Effy, che era aperto, e allungò la mano accompagnando la sua presentazione. Lei gliela strinse e non riuscì a non sorridere.
-Effy.
Poi si rivolse ad Axl. Parlando più piano, ma abbastanza forte da essere sentito da tutti.
-Pss! Bella scelta!
Axl sbuffò. Steven fece l’occhiolino alla ragazza, dopodiché raggiunse Slash nello spazio dietro.
-Effy, io sono il mitico Slash!
Effy rise e Slash ricevette una bella manata dal biondo.
-Mitico eh? Mi hai rovesciato i Popcorn in testa!!
-Ma è successo quattro mesi fa, popcorn Adler!
-Non mi dimentico nulla… E basta chiamarmi così!
-Fanno sempre così?
Chiese Effy. Axl sembrava assorto in chissà quali pensieri e lei si pentì di averli interrotti.
-Eh? Oh… Sì.
Dopo tre, quattro minuti Axl si fermò davanti a un palazzo più grande del precedente, ma più o meno nelle solite sporche condizioni.
-Bene, ultima fermata, ragazzi. Qui abita Duff. Ragazzi, andate voi a chiamarlo?
-Te lo scordi! Dovrei fare ben tre piani di scale?!
-Ok, Steve… Vado io.
-Ecco, bravo.
-Non farmi cambiare idea!
Steven alzò le mani. Calò un silenzio imbarazzante, ma solo per pochi secondi.
-Ehi, Effy! Vieni dietro, che ci stai a fare lì da sola?
-Ehm… No, grazie.
Silenzio.
 Silenzio? Davvero non dicevano niente?

Pochi secondi dopo li sentì scendere dal furgone e aprire la sua portiera. La presero di forza, nonostante i suoi tentativi di divincolarsi fra le risate e le urla.
-Lasciatemi! Ahh! Maniaci, lasciatemi!!
Si ritrovò seduta in mezzo a loro, sfinita. Non riuscì a non ridere, erano proprio pazzi.
-Quindi… Effy? Ti chiami davvero così o è l’abbreviativo di qualcosa?
- Elizabeth…
-Ah ecco!
-Neanche tu ti chiami veramente Slash, vero?
-No infatti, mi chiamo Saul Hudson, ma tutti mi chiamano Slash!
-Io invece sono Steven davvero!
-No, tu sei Popcorn Adler!
-No!
Effy scoppiò a ridere, di nuovo. Doveva prendere delle distanze.
-Vado a fumarmi una sigaretta.
-Ehi, dove credi di essere? Da mammina? Puoi fumarla anche nel furgone.
Slash, infatti, accese una sigaretta e ne offrì una anche a lei.
-Oh… Ok.
Aspirò l’amaro fumo che le arrivò nei polmoni, rovinandoli pian piano sempre di più, ma non importava. Aveva iniziato a fumare a quattordici anni, quando sua madre e suo padre divorziarono, scoprì che sua sorella aveva il cancro e lei entrò in depressione. Non aveva avuto una vita semplice.
-Quando cazzo ci mettono Axl e Duff?
Steven era impaziente, muoveva continuamente la gamba e le dita tamburellavano una coscia.
-Suoni la batteria per caso?
-Ci puoi scommettere! Sono il migliore! Slash invece suona la chitarra…
-Chitarra elettrica, ne sono il Dio, modestamente parlando…
-Direi che la modestia non fa per voi, eh?
-Viene da solo.
Sbottò Axl entrando al posto di guida. Schiacciò il pedale e il furgone sguizzò via dal posto in cui malamente fu parcheggiato.
-Che è successo?
-Niente, Slash. Come al solito si è dimenticato dell’uscita. Era sul divano che cercava di riprendersi dalla sbornia, ieri notte era al pub in centro, sapete? Dove andiamo di solito.
Effy pensò alla sera precedente. Anche lei era al pub, possibile che l’abbia visto? Comunque fosse, non disse niente.
-Quindi fra quanto viene?
-Si stava preparando, quindi… dieci, quindici minuti. Abita vicino al locale.
-D’accordo.


Il locale era ancora mezzo vuoto, come previsto. Il piano era questo: sarebbero stati lì fino alle otto, dopodiché sarebbero andati in un altro locale dove facevano concerti rock, punk e metal e ci sarebbero rimasti fino… Beh, non c’era un orario preciso, per alcuni forse non c’era proprio.
Si misero tutti a sedere al bar e iniziarono a parlare del possibile futuro della band. Effy vedeva come i loro occhi erano luminosi e ambiziosi al punto che ce l’avrebbero fatta sicuramente. Tuttavia, anche se le piaceva guardare come sognavano a occhi aperti, dopo qualche minuto uscì dal locale e si sedette su una panchina del parco davanti all’edificio dove erano gli altri. Rimase per un po’ a guardare la luce del sole, ormai arancione, che illuminava calorosamente i docili fili d’erba umida sotto i suoi piedi. Che bello essere riscaldati per l’ultima volta prima del buio, del freddo, del ghiaccio. Beati fili d’erba, la vostra ultima volta che vi state godendo al massimo, pensava.
Un’altra persona si sedette sulla panchina. Effy non mosse gli occhi, sentì soltanto il rumore di riverse catenine, classiche dell’abbigliamento punk rock. Odorava di tabacco e di un qualcosa di particolare. Sembrava pino, legno. Un profumo quasi speziato, ma delicato come quel sole che tanto lievemente scaldava l’erba.
Non si era seduto accanto a lei, ma sulla parte più lontana della panchina per la totale estraneità.
Posò lo sguardo sulla figura misteriosa. Era un ragazzo, biondo. Fissava l’albero sul lato opposto del parco, quello più fiorito. Lei notò che i suoi occhi erano dello stesso colore delle foglie del ciliegio che guardava contro il sole, contornati da fili d’oro mossi. Aveva un brillante all’orecchio che rifletteva la luce ogni tanto durante il suo respiro regolare. Aveva le braccia incrociate e alle mani tanti anelli.
-Duff!! Finalmente sei arrivato!
Slash corse verso la panchina dove erano seduti i due, urlando. Il biondo lo salutò, sorridendo. Aveva un sorriso molto particolare, quasi a gatto, dovuto alle labbra non troppo carnose.
-Come stai? Allora? Ti sei ripreso? … Oh! Hai conosciuto Ef?
-Calmati!
Effy si alzò dalla panchina, senza dire niente. Slash la tenne per un braccio.
-Che stai facendo?
-Ti offro una birra!
Le porse una bottiglia di birra ancora piena già stappata. Lei l’accetto con un sorriso.
Duff non l’aveva vista fino a quel momento. Certo, si era accorto che su quella panchina c’era qualcun altro, ma non si era preoccupato di capire chi. Rimase decisamente colpito dai suoi occhi, così grigi e intensi, ma anche lontani, spenti.
Incrociò il suo sguardo quando lei bevve un sorso di birra e la colse a guardarlo, rimanendo a fissarla. Era davvero splendida, sembrava profonda.
-Ciao… Io sono Duff.
Allungò la mano, alzandosi, in attesa che si presentasse.
-Effy…
Avvicinò la sua mano e le sue dita sfiorarono i polpastrelli di lui, quando la birra cadde a terra. Effy si chinò improvvisamente per raccoglierla, interrompendo la potente emozione che l'aveva percossa per un secondo e buttarla nel cestino con la birra, sbuffando impaurita.
  
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