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Autore: Arianna18    02/03/2015    1 recensioni
Anni dopo il suicidio di Anna Karenina, la figlia, Anja, avrà l'occasione di sapere la verità. I segreti così abilmente mantenuti, le nuove esperienze e un amore incondizionato animeranno la vita della ragazza. Una volta crollate tutte le sue certezze riuscirà a riconquistare la figura paterna, fino a quel momento, quasi completamente assente?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V.

Dopo quel pomeriggio nessuno aveva più avuto il coraggio di entrare nell’argomento “Vronskij”. Ovviamente Dolly non esitò ad avvertire suo marito riguardo i vari dubbi che occupavano la mente della nipote e, persino Stiva, che solitamente non si dava troppe preoccupazioni, sembrava sufficientemente allarmato. Kitty, al contrario, evitò di parlarne con Kostantin, lui non vedeva il conte di buon occhio, non l’avrebbe mai ammesso, ma era così e sua moglie lo sapeva bene, così non gli riferì una parola e cercò di pensare all’imminente arrivo del figlio.
Ilya era arrivato proprio quel giorno tra le urla di Stiva e i sorrisi dei genitori; quella casa stava diventando sempre più simile ad un albergo, ma la questione sembrava non interessare. Anja, in camera sua, impegnata a sistemarsi i capelli, sentì le porte della sala aprirsi ancora una volta e, senza curarsi dei ricci disordinati che le scendevano sulle spalle, corse al piano inferiore animata da una forte curiosità.
Improvvisamente si arrestò sugli ultimi gradini, nessuno sembrava essersi accorto della sua presenza, nessuno a parte Ilya che si era voltato quando i passi della ragazza erano diventati appena percettibili. Era davvero alto e di costituzione robusta, non dimostrava la sua età, se Kitty non le avesse assicurato che fosse suo coetaneo, Anja avrebbe sicuramente pensato avesse l’età del fratello. Per qualche secondo rimasero a studiarsi a vicenda, incuriositi l’uno dall’altra.  
“Oh, Anja, giusto in tempo! Ti presento Ilya Kostantinovič Levin!” Strepitò Stiva mentre lei scendeva le scale senza mai distogliere lo sguardo dal ragazzo. Solo quando si trovò di fronte a lui si rese conto di quanto somigliasse ad una di quelle statue greche che aveva visto nei libri. Gli porse la mano quasi intimorita e, appena lui la prese, percepì un insolito brivido lungo tutta la schiena: di fronte a lei due occhi trasparenti, forse fin troppo espressivi, non avevano smesso di osservarla nemmeno per un secondo. Sentì che poco alla volta le sue guance si tingevano di un rosso leggero. Ilya non era timido, riusciva a sostenere qualsiasi tipo di sguardo senza farsi mettere in soggezione. Molti lo ritenevano arrogante, altri solamente schivo, ma la prima impressione che ebbe Anja fu quella di un ragazzo estremamente affascinante, forse per via dell’aspetto, forse per la sua sicurezza. Lui, inchinandosi leggermente, le baciò la mano.
“E’ un piacere mademoiselle” disse sorridendo.
Anche la voce aveva un suono piacevole, così calma e profonda, Anja ne era rimasta incantata e non riusciva a spiegarsi il motivo. Tuttavia, dovette ammettere a se stessa che Ilya era davvero bello. Non era solita soffermarsi sull’aspetto esteriore delle persone, ma in quel caso era troppo evidente.
A cena la ragazza lo esaminò attentamente, il più discretamente possibile, cercando di trovare le somiglianze con Kitty o con Kostantin: sicuramente la corporatura l’aveva ereditata dal padre, ma il resto, i lineamenti regolari del viso, i capelli chiari e lisci e il portamento sicuro erano della madre. Ogni tanto lui alzava la testa e la osservava come se sentisse i suoi occhi e, notando l’imbarazzo, sorrise tra sé e sé. Aveva una naturale simpatia per Anja, i suoi modi di fare lo incuriosivano e lo intenerivano: nonostante fosse la prima volta che la vedeva, era quasi certo che sarebbero diventati amici molto presto.
Mademoiselle Karenina, è la prima volta che venite a Mosca?” chiese lui facendola arrossire nuovamente.
“Chiamatemi Anja, vi prego. In effetti no, ma ero decisamente troppo piccola per ricordare.” Rispose lei leggermente imbarazzata.
“E’ un peccato che tu non venga più spesso a Mosca, piccola Anja! E’ una città talmente incantevole e ricca di cose da fare che non troveresti il tempo per annoiarti!” Urlò Oblonskij.
“Stiva ha ragione, soprattutto per voi giovani Mosca è una città instancabile. Ilya, inoltre, è un’eccellente guida! Scommetto che la povera Anja è qui da giorni e non ha ancora visitato nulla, non è così?” fece Kitty. Era incredibile come Anja diventasse sempre d’interesse per gli altri: per la seconda volta era giunto un ospite e, nonostante ciò, lei era finita di nuovo al centro dell’attenzione. Annuì alla domanda di Katerina suscitando una considerazione ancora maggiore da parte di Ilya il quale non perse tempo.
“Se vi fa piacere, potrei accompagnarvi. Non sarò una guida ottima come vuole farvi credere maman, ma Mosca la conosco bene” le sussurrò lui sorridendo.
“Ne sarei felice!” rispose Anja.
Ilya mantenne la promessa, trascorsero i giorni seguenti in giro per Mosca tra piste di pattinaggio, gallerie d’arte e teatri. Erano diventati inseparabili in pochissimo tempo, tra loro c’era una complicità così forte che sembrava quasi strano a vedersi. Ovviamente né lui né Anja se n’erano accorti, talmente era naturale passare del tempo assieme e, alla fine, scoprirono di avere molti interessi in comune. In ogni caso la loro amicizia era assolutamente benvista da tutti, inaspettatamente anche da Kitty che all’inizio aveva avuto qualche perplessità.  
Quella sera, la duchessa Sorokina, amica di Stiva, aveva invitato tutta la sua famiglia al ballo per la nascita della nipote e nessuno l’avrebbe persa. Anja non era mai stata in società a Mosca e finalmente ne aveva l’occasione. Era entusiasta di andarci con Ilya, in realtà era entusiasta di fare qualsiasi cosa purché fosse con Ilya, ma i balli li preferiva in assoluto.
Iniziò a prepararsi presto, voleva apparire al meglio, dopotutto era un’occasione importante, ma la verità era un’altra: le piaceva come il figlio di Kitty e Kostantin la guardava e, in quel momento, la giovane donna che era in lei prese il sopravvento. Si stupì di quella frivolezza, ma per la prima volta disse tra sé e sé che non c’era nulla di male. Prese il suo vestito più bello e indossandolo si sentì davvero a proprio agio nella stoffa bordeaux e nei drappeggi. Cominciò a pensare al ballo, a tutta la gente che avrebbe incontrato e, soprattutto, a quanto si sarebbe divertita insieme ad Ilya il quale si stava preparando nella stanza vicina. Passò alcuni minuti di fronte all’ampio specchio studiando la sua immagine riflessa fin nei minimi dettagli e cercò di trovare anche solo una banale imperfezione, qualcosa che non la convincesse nella sua figura, ma dopo un’attenta osservazione, decise che ogni cosa era al proprio posto e passò ai suoi capelli, come sempre, scompigliati in una cascata di ricci scuri.
Quando finì di prepararsi era ormai sera e tutti stavano aspettando che scendesse; al piano inferiore le due donne chiacchieravano mentre Levin era andato a controllare la carrozza e Stiva si versava un bel bicchiere di vodka, solo Ilya camminava avanti e indietro lungo il corridoio, nervoso come non lo era mai stato. Improvvisamente qualcosa catturò la sua attenzione e quella degli altri presenti: sulla scalinata di casa Oblonskij, come un miraggio, apparve Anja in tutta la sua bellezza ed eleganza e nessuno riuscì a parlare. Non amava avere così tanti occhi puntati su di lei e arrossendo cercò di guardare altrove. Kitty e Dolly sorrisero non appena la videro e sicuramente ebbero lo stesso pensiero: quella sera era come se Anna non se ne fosse mai andata, tutto il suo splendore era vivo grazie ad Anja. 
“Sei un incanto piccola Anja!” urlò lo zio con ancora il bicchiere in mano. In quel momento rientrò Kostantin,  confermando l’arrivo della carrozza, e nemmeno lui fu immune dalla bellezza della ragazza, ma dato che non era un uomo di molte parole si limitò a fare un profondo inchino. Improvvisamente Stepan si accorse di quanto fosse tardi e con urla di sorpresa esortò tutti ad uscire. Anja scese gli ultimi gradini e raggiunse Ilya che timidamente le porse il braccio, con un leggero rossore sulle guance, la guardò come se non avesse mai visto niente di più straordinario.
“Sei...” cominciò lui, ma le parole gli si fermarono in gola così che sul volto della giovane donna apparve un’espressione dubbiosa.
“Sei davvero bellissima” disse tutto d’un fiato sperando di non sembrare un perfetto idiota, ma Anja, abbassando lo sguardo per l’imbarazzo e sentendo una strana stretta allo stomaco, sorrise cortesemente al complimento e insieme andarono verso la carrozza.
Il palazzo della duchessa Sorokina era immenso, niente a che vedere con la sua casa o la casa dello zio le benché fossero, a loro volta, grandissime. La sala dove si teneva il ricevimento risplendeva di luce propria, non aveva mai visto così tanto sfarzo chiuso in una stanza, ne rimase talmente incantata che ben presto non seppe più dove guardare. La duchessa, come immaginava, rispecchiava lo splendore dell’atmosfera: era una donna già di mezza età, ma piena di fascino, con un portamento regale e fiero stava in piedi accanto a suo marito sventolando ogni tanto il ventaglio in attesa che gli ospiti arrivassero a porle i loro omaggi. Presto fu il turno di Oblonskij e della sua famiglia.
“Duchessa Sorokina, siete una gioia per gli occhi” esordì Stiva mentre si abbassava in un inchino fin troppo teatrale.
“Stepan Arkadevič Oblonskij, sono felice di notare che non avete perduto il vostro spiccato senso dell’umorismo! Ad ogni modo è un piacere rivedere voi e tutta la vostra famiglia” Esclamò lei mostrando un sorriso perfetto.
“Duchessa, le devo presentare mia nipote: Anja Alekseevna Karenina! E’ la sua prima volta in società a Mosca” disse in tono solenne. La ragazza si avvicinò allo zio e a madame Sorokina e si inchinò elegantemente.
“Siete di una bellezza stupefacente” disse sorpresa.
“La ringrazio madame” fece Anja in tono gentile.
“E anche garbata! Stiva perché non me l’avete presentata prima?” Chiese senza mai distogliere lo sguardo dalla ragazza.
“Ad ogni modo, è stato un vero piacere! Divertitevi!” Esortò senza lasciare il tempo ad Oblonskij di rispondere.
Era trascorsa solo mezz’ora dal loro arrivo, ma Anja aveva già perso la concezione del tempo: non si era mai divertita tanto in vita sua, nemmeno nei giorni precedenti a visitare Mosca. Aveva scoperto che Ilya era un ottimo ballerino e non avevano smesso di danzare nemmeno per un secondo, nonostante la stanchezza e i piedi doloranti. Al sesto valzer decisero di fermarsi e riprendere fiato, ma, mentre si allontanavano dalle danze, ad Anja sembrò di scorgere qualcuno di familiare e così cominciò a guardarsi intorno con aria circospetta: non era del tutto sicura di aver visto bene.
“Ti senti bene?” chiese Ilya preoccupato per quella improvvisa agitazione.
“Oh, sì perdonami! Credevo di aver visto... non importa” rispose lei con aria assente. Pensò di essersi sbagliata, quello che le era sembrato il conte Vronskij, probabilmente, era solo uno dei tanti nobiluomini di Mosca invitati dalla duchessa. Presto dimenticò l’accaduto e decise di ricominciare a ballare, tuttavia il suo cavaliere era richiesto altrove: erano appena arrivati alcuni suoi vecchi amici e dovette andare a salutarli promettendo, però, ad Anja che avrebbe fatto in fretta. La ragazza non se la prese e, mentre Ilya raggiungeva i suoi compagni, si appoggiò ad una delle colonne osservando le dame e i gentiluomini presenti con grande ammirazione.
“Se permettete, ballo io con voi” Da troppo tempo non sentiva quella voce. Appena riconobbe il timbro familiare di Vronskij se ne rallegrò immensamente.
“Conte Vronskij!” esclamò dopo aver risposto all’inchino.
Le danze ripresero e i due si diressero verso il centro della sala, sembrava che anche lui fosse un amante della danza, oltre che un ottimo ballerino.
“Non mi aspettavo di trovarvi a Mosca!” disse lui nel mezzo di un valzer.
Anja  gli raccontò del viaggio e del soggiorno a casa degli zii, tralasciando, però, il motivo della sua visita; improvvisamente le venne in mente che, nonostante tutto l’impegno di suo padre per tenerla lontana da quell’uomo, stava ballando proprio con lui e, se avesse voluto, avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa. Tuttavia non ritenne essere il momento giusto per un discorso cosi importante e si limitò a sorridere divertita al pensiero del padre, qualora l’avesse vista.
“Quindi siete qui da sola?” chiese il conte.
“Oh, no in realtà” disse Anja con un sorriso imbarazzato.
“Capisco, vi accompagna quel giovane che si è allontanato poco fa” fece lui con uno sguardo ammiccante.
“Si chiama Ilya, Ilya Kostantinovič Levin. Conoscerete forse i genitori... siamo ottimi amici comunque” chiarì, sempre più rossa in volto.
“Ma certo, sono sicuro sia un ragazzo fuori dal comune per meritare la vostra amicizia. Avete detto che si chiama Levin, è per caso il figlio della principessa Ščerbackaja?” chiese dubbioso.
“Sì! Conoscete Kitty?” esordì entusiasta la ragazza, ma lui, come se avesse avuto una visione spiacevole, a quella domanda s’incupì.
“Superficialmente...” rispose vago. Anja intuì  che il conte Vronskij non fosse propenso a quel discorso così cambiò abilmente argomento. Chiacchierarono d’altro, di Mosca, di quanto si sarebbero trattenuti lì e di molte altre cose finché Ilya non fu di ritorno.
“Credo sia il momento che io ceda il posto al vostro cavaliere” disse scherzoso vedendo arrivare il ragazzo. In quel momento Anja cercò di fare appello a tutto il suo coraggio.
“Mi farebbe piacere rivedervi” disse lei tutto d’un fiato e, contemporaneamente , sul volto di quell’uomo comparve un sorriso affettuoso.
“Farebbe piacere anche a me... E’ da qualche giorno che vorrei passeggiare nel parco, ma sfortunatamente non ho mai trovato la giusta compagnia...” disse lui con un po’ di ironia. La ragazza rise divertita da quelle parole, ma il conte la precedette prima che potesse rispondere.
“Domani pomeriggio sarò lì nei dintorni, se voi foste così gentile da unirvi a me saprete dove trovarmi” si inchinò e dopo aver scambiato una rapida occhiata con Ilya, il quale li aveva raggiunti, scomparve tra la folla.
Il figlio di Kitty era perplesso: credeva che Anja non conoscesse nessuno a Mosca, ma evidentemente si era sbagliato. Nonostante il forte desiderio di sapere chi fosse quell’uomo lasciò perdere, voleva concludere la serata senza troppe preoccupazioni e, per questo motivo, si gettò nuovamente nelle danze con la sua dama.
Quando fu tardi e tornarono a casa, sui volti di tutti c’era un’espressione di gioia e di serenità che per molto tempo non era comparsa. Anja sentiva che presto avrebbe risolto ogni cosa e guardando Ilya, qualche passo avanti a lei, si rese conto di essere davvero felice.

   
 
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