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Autore: The_Grace_of_Undomiel    05/03/2015    2 recensioni
"Nei secoli passati, nella terra di Erendithum non prosperava la pace, ma era soggetta a guerre continue. I Regni più in contrasto in assoluto erano Il Regno dei Desideria e il Regno dei Mildriend, chioma rossa. Per molto tempo tra queste due popolazioni ci fu furono guerre e battaglie sanguinose, fino a quando non si giunse ad una faticosa pace, suggellata dal matrimonio del principe Desideria, Dawmanos e la principessa Mildriend, Fhanys. Purtroppo, questa pace non fu destinata a durare a lungo. Infatti una nuova minaccia sorse dal Regno degli Alkres, che tentò di usurpare il Regno dei Desideria e dei Mildriend, per ottenere la supremazia massima. Ma dopo una guerra lunga e violenta, il Regno degli Alkres fu sconfitto e confinato in una dimensione a noi sconosciuta per opera della Maga Ailenia. Sventata anche questa minaccia, si visse nuovamente in pace e armonia. Alla tragica e misteriosa morte dei due sovrani, salirono al trono il fratello del Re, Moron, e la sua consorte, Alidiana. In seguito a ciò, si scatenò nuovamente un conflitto con i Mildriend, popolo divenuto ribelle e pericoloso. La popolazione venne a lungo perseguitata fino a quando la razza dei Mildriend non scomparve"
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il piano

 


La città di Desponia sin dalla prima mattina era in attività. Il chiacchiericcio della gente e lo schiamazzare allegro dei bambini rendeva l’ atmosfera allegra e frizzante, profumi di ogni genere riempivano e coloravano l’aria. Al mercato della città si poteva trovare  tutto ciò di cui si avesse avuto bisogno, dallo stretto necessario agli articoli più astrusi e particolari.
I raggi mattutini di quel caldo sole estivo illuminavano le strade di Desponia, rincuorando e trasmettendo benessere ad ogni passante.
Felixia aveva sempre amato recarsi al mercato. Lì si sentiva tranquilla, spensierata, lontana per un attimo dalla vita frenetica del castello. Tuttavia quel mattino il suo stato d’animo era tutt’altro che sereno e rilassato. Si sentiva estremamente in ansia e desiderava sbrigare al più presto le commissioni che le aveva affidato Astril,  per ritornare poi il più in fretta possibile al castello e ottenere delle spiegazioni. Tutta quella situazione non le piaceva per niente. Era certa che la principessa stesse macchinando qualcosa, qualcosa di pericoloso, che aveva senza dubbio a che fare con la prigioniera. Anche lei era rimasta molto colpita, oltre che intimorita, nello scoprire che i Mildriend non fossero ormai del tutto scomparsi; la principessa invece lo aveva sospettato fin da subito.
Urtò per sbaglio una donna piuttosto in carne e l’enorme vaso in terracotta che teneva tra le braccia. Le borbottò qualcosa infastidita e Felixia si riscosse. Doveva smetterla di rimuginare, tornare coi piedi per terra e mettersi a cercare i vestiti per Astril. Un corpetto, un paio di pantaloni e degli stivali, se non ricordava male.
Sospirò sconfortata. Trovarli non sarebbe stato difficile, era la taglia ciò che più la preoccupava. Era abbastanza sicura che la principessa avesse all’incirca le sue stesse misure, ma poteva anche sbagliarsi.
Si aggirò a lungo intorno alle bancarelle del mercato finché una in particolare non attirò la sua attenzione. Si avvicinò e per sua immensa fortuna vendeva  proprio quello di cui aveva bisogno. Era stata davvero fortunata!
Si mise a frugare tra le vesti, sotto l’occhio vigile della proprietaria della merce. Spesso infatti in quei paraggi bazzicavano numerosi ladruncoli e mascalzoni.
Felixia riuscì a rinvenire un corpetto e un paio di pantaloni di ottima fattura, di un bel color terra, ma degli stivali non vi era traccia. Chiese aiuto alla proprietaria il cui viso, che per tutto il tempo era stato corrucciato e diffidente, si rilassò. In men che non si dica porse alla cameriera le scarpe, perfettamente abbinate agli abiti.
“Stai partendo per un viaggio?” le chiese la donna, sporgendosi verso di lei con aria complice, scrutandola con enigmatici occhi smeraldini.
“Cosa? No, no, questi vestiti non sono per me, sto semplicemente facendo una commissione” si affrettò a specificare. Osservò incuriosita l’interlocutrice, ora che ci faceva caso era davvero una bella donna, i suoi capelli erano mossi, neri, legati in una lunga coda laterale, mentre qualche riccio ribelle le ricadeva lungo le tempie. Indossava una casacca leggera verde, con una scollatura a V non troppo profonda e un paio di orecchini grossi e rotondi, dorati.
“Capisco, immagino allora che tu sia un tipo sedentario”
“Assolutamente, non ho mai messo un piede fuori da Desponia!”
“Un vero peccato, non hai idea delle meraviglie che ci siano là fuori. Vedi qualsiasi cosa quando fai un lavoro come il mio, mi sposto in continuazione. Dovresti provare”
Felixia porse le monete che le aveva dato Astril alla donna “Ti ringrazio del consiglio, ma non sono propensa ai viaggi o spostamenti, senza contare che il mio lavoro non me lo permetterebbe. Credo che il mio destino sarà quello di rimanere per sempre qui” sorrise.
“Il fato...Quale cosa misteriosa, non trovi? Non  sai mai cosa ti presenterà. Ebbene, ora ti saluto” sorrise di rimando “Domani io non sarò più qui, al prossimo incontro allora”
Felixia la salutò cordialmente e poi se ne andò.
“Che strana donna” si ritrovò a pensare. Probabilmente non l’avrebbe mai più rivista.
Si affrettò a dirigersi verso il castello. La strada ora percorreva in salita ed era straripante di gente, per cui la ragazza fu costretta a sgomitare per riuscire a passare. Era impaziente di avere finalmente le sue spiegazioni, non pensava ad altro, e forse fu proprio per quel motivo che, distratta per la seconda volta, si scontrò violentemente contro qualcuno.
“Oh, ti chiedo scusa io...” fece per iniziare, ma si bloccò alla vista della figura incappucciata che le si trovava di fronte. Il volto non era visibile, si intravedevano solo gli occhi, blu come la notte e freddi, che la squadravano micidiali.
Felixia si sentì percuotere e trapassare da dentro a fuori da quello sguardo e improvvisamente le parve di essere piccola ed insignificante, con una grande voglia di fuggire.
“Ecco...non...non” balbettò, ma la figura misteriosa le voltò le spalle e sparì in mezzo alla folla, lasciandola sola.
La cameriera rimase per un attimo ferma, confusa e spaesata, poi riprese il cammino.


La figura incappucciata, nascosta tra la moltitudine di gente, osservò Felixia allontanarsi, poi riprese il cammino, adirata. Quella sciocca ragazzina le aveva fatto solo perdere del tempo.
Arrivò sino in fondo alla via, avvolta nel suo mantello color terra, cercando di rendersi il più invisibile possibile agli occhi dei passanti, sgusciando via rapida. Solo quando si fu allontanata dal brusio e dalla confusione del mercato si sentì più tranquilla. Più avanzava, più la massa di gente diminuiva, fino a quando non rimase solo qualche passante.
Si guardò intorno febbrilmente, poi si infilò in un vicolo in ombra, stretto e angusto. Il silenzio regnava sovrano, non vi era anima viva, tranne lei. Quella via era poco praticata, probabilmente la maggior parte delle persone non la conoscevano.
Pazientemente attese lì per qualche tempo, fino a quando non vide arrivare qualcuno in lontananza e, per velocizzare i tempi, gli andò incontro.
“Non c’era bisogno che ti scomodassi, potevo benissimo venire io” disse il nuovo arrivato con tono beffardo, anch’egli avvolto in un mantello, il cappuccio calato sul volto.
“Smettila di fare il galantuomo, Dread. Non ho voglia delle tue pagliacciate”
“Oh oh, siamo più nervosette del solito oggi, vero?
La figura grugnì, stava iniziando a perdere la pazienza. L’altro se ne accorse.
“D’accordo, ho capito l’antifona, andrò dritto al punto. Ascolta, mentre mi trovavo in giro per la città ho sentito alcune donne parlare di un fatto molto particolare, che credo potrebbe interessarti...”
“Di che si tratta?”
“Pare che qualche giorno fa ci sia stato un attentato alla principessa Desideria Astril, ma che l’assalitore sia stato fermato in tempo e catturato”
“E con questo? Cosa ci dovrebbe essere di importante?”
“Questo, cioè che l’assalitore sia un Mildriend!”
“Cosa!?” esclamò incredula.
“Proprio così, anch’io ci sono rimasto di stucco quando l’ho saputo, mi sembrava impossibile! Da quando i Mildriend si arrischiano così tanto?”
L’altra si sfiorò il labbro con un dito, pensierosa “Non ne ho idea, quello stolto di Linus deve aver macchinato qualcos’altro, qualcosa che però è fallito miseramente. Chi era l’attentatore, ne sai niente?
“Hanno detto che si trattava di una ragazza, non ho sentito altro”
La figura stette un attimo in silenzio“Credo di aver capito l’identità del misterioso Mildriend”disse.
“Chi?” chiese curioso.
“Keira”
L’altro sussultò “Keira? Ne sei sicura?”
“Non ne sono sicura, ne sono certa. A quanto pare quella maledetta non possiede più la sua proverbiale agilità e scaltrezza, dal momento che si è fatta scoprire e mettere dietro le sbarre come una pivella alle prime armi”
“Se ciò che dici è vero allora di lei non avremo più notizie, nessuno esce da quelle prigioni, se non per essere giustiziato” considerò Dread.
“Un vero peccato, non mi sarebbe dispiaciuto ucciderla io stessa” fece un pausa “Tuttavia, questa situazione cade proprio a nostro vantaggio, meno ostacoli avremo e meglio sarà”
“Concordo con te, anche se continuo a chiedermi come mai volessero a tutti i costi assassinare la Desideria...Comunque sia, tu invece hai scoperto qualcosa di interessante?”
“Nulla, poco fa però mi sono scontrata con una ragazzetta e per un attimo mi è sembrato quasi che...”
“Che?” la incitò a continuare.
L’altra scrollò le spalle seccamente “Niente, non ha importanza”
“Cosa facciamo adesso?” volle sapere il compagno.
“Mi pare ovvio, rientriamo, e informiamo gli altri di ciò che abbiamo scoperto. Qui non abbiamo nient’altro da fare”
Detto questo si voltò, dandogli le spalle, e tese un braccio, rivelando da sotto la manica del mantello un bracciale, i cui fili dorati si avviluppavano intorno al polso. Al centro pulsava e sfavillava una pietra nera come la pece, da cui scaturivano bagliori violacei. Chiuse gli occhi per un breve istante, concentrandosi,  poi li riaprì di scatto e poco dopo dalla pietra eruppe un lampo nero, che squarciò l’aria, creando un sottile varco verso il vuoto.
I due lo attraversarono e l’apertura si richiuse così come si era aperta, inghiottendoli nell’ombra.


                                                                                 °°°

Nello stesso momento in cui la cameriera frugava tra la vesti della bancarella, qualcun altro, dalla parte opposta della città, si apprestava ad entrare nella biblioteca personale della regina Alidiana.
Astril prese un bel respiro e si decise ad aprire la porta. La sala non era eccessivamente grande, ma raccolta e molto intima, ricca di scaffali colmi di libri e con al centro un tavolo su cui era disposta una cartina di Erendithum. Verso il fondo si trovava una comoda poltrona e un tavolino bianco con sopra il servizio da the.
La zia, in piedi vicino alla finestra, aveva le spalle rivolte alla porta, per cui non si accorse subito della presenza della nipote, che si schiarì la voce per manifestare la sua presenza.
Alidiana si voltò e le sorrise cordialmente.
“Buongiorno Astril, posso fare qualcosa per te?”
La principessa avanzò, iniziando a tormentarsi le mani “In effetti sì, ma se sei indaffarata posso ritornare più tardi...”
“Assolutamente, accomodati pure su quella poltrona! Avevo appena finito di controllare alcune cose sulla cartina” 
Astril ubbidì e non mancò di lanciare un rapida occhiata alla mappa di Erendithum, notando in essa qualcosa di diverso, ma non ebbe il tempo di osservare oltre poiché Alidiana la raggiunse e la principessa fu costretta a sedersi. La regina fece altrettanto, prese una tazzina e le versò del the alla rosa canina.
“Cosa stavi facendo di preciso, se posso chiedere?” domandò Astril, sorseggiando.
“Nulla di particolare, le solite scartoffie regali” sorrise la regina, uno di quei  consueti sorrisi spenti e affaticati a cui la principessa si era ormai abituata da tempo.
“Problemi con gli altri Regni?” volle subito sapere, mostrandosi incuriosita. Aveva deciso di prendere il discorso molto alla lontana per cercare di prendere tempo e di formulare bene ciò che aveva intenzione di dire.
Ma la farsa non ingannò Alidiana, che posò la tazzina e guardò la nipote dritta negli occhi. L’altra ricambiò lo sguardo, perplessa.
“Astril, ti conosco da quando sei una bambina, ti ho vista nascere, so che vuoi dirmi qualcosa di importante” disse con serietà “Perciò non tergiversare, parlami subito di tutto”
La schiettezza e l’intuizione della zia avevano lasciato di stucco la ragazza. Aveva riflettuto a lungo su cosa dirle, ma ora che era arrivato il momento le frasi preparate le parevano più inadeguate che mai. Riprese a torturarsi le mani e dopo un attimo di silenzio si decise a parlare:
“Ecco, io, ci ho pensato per molto tempo e ho capito che l’unica in grado di aiutarmi sia proprio tu...”
“Di che cosa si tratta?”
Astril respirò a fondo “Ha a che fare con la prigioniera” parlò tutto d’un fiato.
Alidiana non disse nulla, si limitò ad abbassare lo sguardo e a riprendere la tazzina. In cuor suo aveva già capito tutto.
“Vai avanti...” la incitò.
“Immagino già ciò che mi dirai e anche io stessa non ne sono molto convinta, ma sento che sia la cosa più giusta da fare. Hai visto anche tu quella ragazza, zia! È una Mildriend, una Mildriend in carne ed ossa! Mi avete fatto credere che la loro stirpe, la mia stirpe, fosse scomparsa per sempre ed ora...ora voglio sapere! Ha cercato di uccidermi, questo è vero, ma ho bisogno di spiegazioni, devo parlarle, è necessario!” spiegò la principessa con foga, cercando di convincere non solo la regina, ma anche lei stessa ulteriormente.
“Vuoi scendere nelle prigioni, quindi? Segretamente?” Alidiana interruppe quel fiume di parole pacatamente, come se fosse stata la frase più naturale del mondo.
“Sì...”
“E vuoi anche liberarla e partire con lei?”
Astril sobbalzò sulla poltrona “In realtà, questo non lo so ancora. Dopotutto lei è e riamane la mia assalitrice, ma se  con la prospettiva della libertà riuscissi a convincerla ad aiutarmi le cose per me cambierebbero radicalmente”
“Astril...”
“Pensaci! In questo castello sono come una prigioniera, una prigioniera che vive nel costante terrore di essere scoperta. Lo sai anche tu che non potremo nascondere la verità a Moron ancora a lungo. L’effetto della pozione dura sempre di meno negli ultimi tempi, l’altra volta ci è mancato davvero pochissimo! Non posso più vivere in questo castello, devo andarmene, e questa è la mia unica occasione!”
“Astril...”
“Ho bisogno di sapere!”
“Astril!” la regina alzò la voce facendo sussultare la ragazza, che tacque immediatamente.
Alidiana si alzò, sotto lo sguardo confuso della principessa, e ritornò alla finestra. Riprese a parlare “Non ho alcuna intenzione di fermarti”
“Come?”
“Avevo già intuito tutto, nel momento stesso in cui hai visto la prigioniera al processo. Ciò di cui non ero sicura era se infine avresti davvero preso coraggio e se saresti venuta a chiedere il mio aiuto, oppure se avresti agito tenendomi all’oscuro”
“Perciò...mi stai dicendo che approvi?” domandò Astril sorpresa.
“Non sto dicendo questo, dico solo che capisco le tue motivazioni, per quanto sia terribilmente rischioso ciò che hai intenzione di fare”
“Quindi...”iniziò Astril cauta “Mi aiuterai?”
Alidiana sospirò e il suo sguardo si fece triste “Sì, ti aiuterò” mormorò.
La principessa si alzò e raggiunse la zia. Le mise una mano sulla spalla e la donna la sfiorò con la sua. Astril sapeva che sarebbe stato un duro colpo per entrambe. Per lei stessa, che avrebbe dovuto lasciare l’unica figura di riferimento che le fosse rimasta al mondo, e per Alidiana, che si sarebbe dovuta separare dall’unica persona a cui si fosse affezionata dopo la scomparsa di suo figlio.
Di un anno più piccolo di Astril, era scomparso misteriosamente dalla sua culla, quando era ancora in fasce, probabilmente rapito. Per quanto avessero fatto setacciare il regno, i due sovrani non erano riusciti ritrovarlo e Alidiana aveva cercato di sanare  il dolore insopportabile  dedicandosi con tutta sé stessa alla piccola Astril, di solo un anno, rimasta orfana a pochi mesi, ma, da quel terribile evento, la regina non era più riuscita a sorridere, né ad essere felice.
Ed ora doveva dire addio anche ad Astril; sarebbero state costrette, se tutto fosse andato nel verso giusto, a separarsi.
La regina cercò di ricacciare indietro le lacrime. Doveva essere forte e fare del suo meglio per aiutare la nipote.
“Spiegami ciò che hai intenzione di fare” disse risoluta.
“Ci ho riflettuto a lungo, e penso che agire di notte inoltrata sia la cosa più sensata da fare. Contavo di infiltrarmi nelle prigioni e di parlare con la Mildriend, se vorrà ascoltarmi e se sarò in grado di fare tutto questo” spiegò, sentendo già nel cuore quella dannata insicurezza e paura.
“Sull’agire di notte sono d’accordo con te, ma ricorda che le prigioni sono sotto la massima sorveglianza, non riuscirai mai a passare senza farti notare”
“Lo so, ed è proprio per questo che ho bisogno del tuo aiuto, devi darmi qualcosa che mi permetta di distrarle, una delle tue erbe o pozioni che siano pratiche da utilizzare”
Alidiana ci ragionò un attimo su, poi rispose “Credo di avere la cosa adatta, la preparerò subito e te la farò avere entro stasera. Sarà efficace. Vorrei fare qualcosa di più per aiutarti, ma è tutto sotto il controllo di tuo zio, non posso interferire in alcun modo. Qualcun altro sa di questo?”
“In parte Felixia, l’ho mandata a comprarmi dei vestiti adatti”
“Hai agito bene, ho piena fiducia in quella ragazza, non ti tradirà. Inoltre non deve temere nulla, la terrò sotto la mia protezione”
Alidiana raggiunse uno degli scaffali e dopo aver cercato a lungo riuscì a trovare ciò che cercava.
“Questa è una mappa delle prigioni” disse mostrandola ad Astril “Ti sarà fondamentale, le prigioni del castello sono come un labirinto intricato  per chi non vi si è mai recato, non perderla”
La ragazza la prese e se la strinse al petto. Trovandosi in prossimità del tavolo vide nuovamente la carta geografica di Erendithum.
“Zia, questa mappa ha qualcosa di diverso, non è così? L’ho notato anche prima”
“E’ la verità, ormai tenertelo nascosto non ha più alcun senso. Avvicinati”
Astril ubbidì e poté finalmente osservarla bene. Rispetto alle cartine da lei studiate su quella erano segnati due Regni in più, il Regno dei Mildriend e il Regno degli Alkres.
“Questa è una delle più antiche che ci siano rimaste. Tuo zio ha voluto che questi due Regni venissero del tutto eliminati nelle nuove mappe. Ora il Regno dei Mildriend non esiste più, come puoi vedere qui è stato assimilato dal nostro Regno, con cui confinava. Quello dei  Mildriend era piuttosto piccolo ed è stato relativamente breve per Moron distruggere ogni cosa e ricostruire”
Astril seguì assorta il dito della zia muoversi lungo tutta la cartina.
“Del Regno degli Alkres invece non è rimasto più nulla”
“Nulla?”
“Nulla” rispose grave Alidiana “Se non una distesa desolata”


Astril ritornò, dopo aver definito gli ultimi dettagli con sua zia, nelle sue stanze e lì trovò in piedi, di fianco al letto, Felixia.
In un primo momento la principessa si spaventò, poi, chiusa rapidamente la porta a chiave, si precipitò dalla cameriera.
“Hai trovato tutto?” le domandò con foga.
La ragazza le porse i vestiti “Tutto, come mi avete chiesto di fa...”
“Ci sono state delle complicazioni?” aggiunse subito agitata, senza neanche lasciarle il tempo di finire.
“Nessuna, ho solo incontrato un’altra cameriera che mi ha chiesto cosa stessi facendo, ma sono riuscita a seminarla” rispose Felixia. Non le parlò della strana figura incappucciata, essendosene per il momento dimenticata.
Astril diede un’occhiata ai vestiti e poi li indossò. Le stavano a pennello, oltre ad essere anche molto comodi.
“Ottimo lavoro Felixia, sono perfetti!” esclamò con un sorriso.
La cameriera si limitò a fare un piccolo cenno col capo, senza dire una parola.
“Hai anche azzeccato la taglia, non so davvero come ringraziarti” proseguì la principessa, aggiustandosi meglio il corpetto.
“Servivi è mio dovere, non ho fatto nulla di speciale” la voce della ragazza si era ridotta ad un sussurro.
Astril si voltò a guardarla. Il suo viso era stranamente pallido, rivolto verso il basso, e teneva le labbra strette, così come le mani.
“Qualcosa non va, Felixia?” domandò, avvicinandosi alla giovane.
La cameriera rimase un attimo in silenzio, non sapendo bene come comportarsi. Poi, preso coraggio, disse titubante “Mi avete detto di fare questa commissione per voi ed io ho eseguito, ma prima che uscissi mi avete anche promesso che al mio ritorno mi avreste dato delle spiegazioni, ricordate?”
Astril se lo ricordava eccome ed era giunto il momento di dirle tutta la verità, poiché il compito di Felixia non si sarebbe limitato ad una semplice commissione.




  
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