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Autore: Rey_    06/03/2015    8 recensioni
«Di cosa hai paura, Eileen?» le sussurrò tra i capelli, aprendo gli occhi e sentendola irrigidirsi tra le sue braccia.

«Ho paura delle persone» soffiò infine, il respiro caldo sul collo di Niall che lo fece tremare.
Solo in quel momento Niall si rese conto di quanto realmente fossero vicini, di come sarebbe bastato chinare il viso per perdersi in quel paio di occhi verdi che lo confondevano, di come avrebbe potuto posare un dito sotto al suo mento per alzarle il viso quel tanto per poterla baciare. Ma ovviamente non fece niente di tutto questo, non aveva abbastanza coraggio per sfidare la sorte in quel modo così sfacciato.
Così si limitò a ripetere «Delle persone?» con tono interrogativo, facendole intendere di doversi spiegare meglio.
«Si»
Niall si sforzò di deglutire, le carezzò delicatamente la guancia ,sfiorando la sua pelle accaldata e morbida, e la fissò dritto negli occhi.
Azzurro contro verde.
Stomaco chiuso e mente vuota.
«Anche io ti faccio paura?».
Quella domanda la spiazzò. Niall la vide deglutire con difficoltà e mordersi il labbro inferiore, indecisa.
«No, tu no» disse infine, abbassando lo sguardo e sorridendo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BUONASERA DOLCEZZEEEE!
Prima di lasciarvi al capitolo voglio avvisarvi della sua improponibile lunghezza.
Mettetevi comode e armatevi di pazienza, ci vediamo giù.
Buona lettura!






 32. Don't give up.
 





Si sa che i giorni, quando le cose vanno bene, passano fin troppo velocemente. Purtroppo, Niall non pensava minimamente allo scorrere del tempo, troppo preso dai sorrisi di Eileen, dai suoi baci e dai suoi abbracci; dalle risate di Louis, dalle sue battute e dai suoi stupidi giochi inventati su due piedi; dall’esaurimento di Denise, che cercava di coordinare tutto e di organizzare una festa decente per il suo piccolino che avrebbe compiuto 4 anni.
Niall non si rendeva affatto conto dello scorrere del tempo e di quanto questo lo avvicinasse sempre di più al punto di rottura, al momento in cui tutta la felicità che stava vivendo in quel periodo gli si sarebbe rivoltata contro, facendolo sprofondare nella tristezza e nella nostalgia della sua imminente partenza.
Da un lato forse era meglio che tutto questo fosse fuori dai suoi pensieri, perché l’essere tranquillo gli permetteva di godersi a pieno quella momentanea felicità, e la sua calma e il suo entusiasmo riusciva a trasmetterli ad Eileen, che non aveva mai visto così felice prima.
Per questo si stupì abbastanza quando la mattina del 18 agosto, con un delicato bacio sulle labbra dischiuse, Eileen lo svegliò facendogli piegare le labbra in un sorriso automatico, felice e innamorato; e bisbigliandogli appena che si sarebbe dovuto alzare per andare a prendere i suoi amici all’aeroporto.
Respirò profondamente il profumo della ragazza e non ebbe bisogno di aprire gli occhi per sapere che stava sorridendo e, senza ascoltare troppo le parole che gli aveva rivolto con la sua solita dolcezza che gli faceva tremare il cuore, le circondò l’esile corpo tra le braccia e la fece ricadere sopra di sé. La sentì ridacchiare sorpresa e a quel punto non poté fare a meno di aprire gli occhi per bearsi della visione del suo dolce sorriso.
Sbatté più volte le palpebre e si riempì il cuore di quella sensazione che solo lei era riuscita a fargli provare, non vergognandosi minimamente dei suoi pensieri, perché finché fossero rimasti tali nessuno avrebbe potuto sfotterlo per quanto si stava rammollendo e per quanto fosse perso per quella ragazza.
Le sorrise cercando di trasmetterle tutto quello che stava provando ed Eileen si limitò a chinarsi su di lui e a stampargli un altro dolce bacio sulle labbra appena dischiuse.
«I tuoi amici arrivano tra qualche ora, non vorrai farli aspettare all’aeroporto», sussurrò dopo qualche secondo. Niall sbruffò e le carezzò la schiena per tutta la sua lunghezza.
«E’ già arrivato oggi?» biascicò Niall con voce confusa. Eileen scoppiò a ridere, gli baciò la punta del naso e si alzò dal letto, tirandolo per la mano.
«Ebbene sì. E se non ti alzi adesso, tra due secondi arriverà Lou e ti tirerà giù dal letto, l’ho già sentito borbottare che siete in ritardo.»
«Non vede l’ora di andare a prendere i suoi bambini», mugugnò Niall girandosi dall’altra parte e affondando il viso nel cuscino. Sentì Eileen ridacchiare e risalire sul letto per scuoterlo.
«Dai, alzati», gli disse carezzandogli poi la schiena nuda e chinandosi per stampargli un bacio sulla spalla. Niall rabbrividì e si irrigidì completamente, voltando la testa velocemente per catturare quelle labbra con le sue. Sentì Eileen sorridere e l’afferrò per i fianchi per tirarla di nuovo sopra di sé, proprio nel momento in cui la porta della loro stanza si spalancava anticipata appena mezzo millisecondo prima dall’inutile bussare di Louis.
«Sveglia Darling! Dobbiamo muoverci, non voglio far aspettare i miei piccoli», urlò Louis catapultandosi nella stanza e facendo sobbalzare entrambi dalla paura. Eileen ridendo ricadde sul materasso, mentre Niall infastidito e ancora del tutto insonnolito si passava una mano sulla faccia e sbruffava sonoramente.
«Forza, forza!» urlò Louis aprendo le tende e inondando la stanza con la luce del sole. Poi si fermò ai piedi del letto con le mani sui fianchi e l’espressione imbronciata. Niall roteò gli occhi al cielo e si ributtò sul letto guardando Eileen in cerca d’aiuto, che se la rideva quasi con le lacrime agli occhi.
«Io avevo provato a svegliarti delicatamente», mormorò con aria innocente stringendosi nelle spalle. Niall si lasciò andare ad un lamento disperato e le risate di Eileen aumentarono quando Louis lo afferrò per un piede per trascinarlo giù dal letto.
«Andiamo Nialler! Vuoi per caso sentirti Liam che si lamenta perché l’abbiamo lasciato all’aeroporto?» grugnì facendolo capitolare a terra. Niall sbuffò di nuovo e si alzò lanciandogli un’occhiataccia e massaggiandosi il fondoschiena su cui era caduto.
Louis gli scoccò un sorriso a trentasei denti ed Eileen ridacchiò alzandosi dal letto e affiancandolo per circondargli i fianchi con entrambe le braccia.
«L’hai fatto svegliare male, Lou. Adesso terrà il muso tutto il giorno», mormorò poggiando il mento sul suo petto e lanciandogli un’occhiata divertita. Louis roteò gli occhi al cielo e schioccò la lingua.
«Pensaci tu a rimediare, Sunshine. Tra dieci minuti lo voglio pronto, o vado a prendere i cuccioli da solo», dichiarò sorridendo a Niall e schizzando fuori dalla stanza con la stessa velocità con cui era entrato. Niall corrugò le sopracciglia e guardò Eileen che lo fissava tutta sorridente.
«Che ore sono?» mugugnò sbadigliando. Eileen guardò la sveglia sul comodino.
«Le sette.»
«Ma merda!» sbottò Niall facendola sobbalzare sorpresa dalla sua improvvisa vitalità, «I ragazzi hanno l’aereo alle nove! Che diavolo deve fare così presto!?»
Eileen si strinse nelle spalle senza neanche provare a nascondere il sorriso divertito e intenerito da quell’espressione imbronciata ed esasperata; perché Niall poteva lamentarsi quanto voleva, ma alla fine sapeva bene che avrebbe fatto tutto ciò che voleva Louis, perché era impossibile opporsi alle sue decisioni. E soprattutto perché non si sarebbe fatto scrupoli a rubare le chiavi della macchina di Denise per andare a prendere i ragazzi all’aeroporto da solo.
Niall sbuffò di nuovo e chiuse gli occhi rassegnandosi al fatto che Louis Tomlinson purtroppo era uno dei suoi migliori amici, nonché compagno di band, e allo stesso tempo piattola assillante. Quindi volente o nolente non se ne sarebbe mai liberato, tanto valeva fare quello che diceva lui per evitare ulteriori ripercussioni.
Riaprì gli occhi e trovò quelli divertiti di Eileen a fissarlo, quindi si lasciò scappare un sorriso e si chinò per baciarle dolcemente le labbra, prima di sciogliere il suo abbraccio.
«Vado a prepararmi, o davvero mi lascia qui», mugugnò infastidito. Eileen annuì appena e si strinse le braccia al petto, improvvisamente persa nei suoi pensieri. Niall fece per uscire dalla stanza, poi le lanciò un’occhiata veloce e cambiò idea nel vedere la sua espressione assente.
«Cookie?» la chiamò.
Lei alzò gli occhi di scatto e sembrò riprendersi da chissà quale viaggio mentale, a giudicare dalla smorfia sulle labbra e dagli occhi un po’ vuoti, non molto piacevole.
Un trillo di preoccupazione lo fece tornare sui suoi passi, riavvicinandosi a lei e poggiandole le mani sulle spalle fissandola dritto negli occhi.
«Tutto bene?» le chiese senza distogliere neanche per un millesimo di secondo lo sguardo.
Eileen sospirò piano e chiuse per un secondo gli occhi, facendolo preoccupare ancora di più.
«Sì», mormorò poi sforzandosi- era piuttosto evidente- di sorridere e scrollando le spalle. Niall alzò entrambe le sopracciglia e prese fiato per partire con la sua filippica sul fatto che era inutile che provasse a mentirgli, che ormai era in grado di decifrare ogni sua espressione e che era sicuro al cento per cento che in quel momento ci fosse qualcosa che non andava e che la preoccupava. Ma purtroppo quella piattola di Louis Tomlinson lo interruppe, passando davanti alla stanza e bloccandosi sull’uscio della porta con un cipiglio contrariato a rendere quasi dura la sua espressione sempre allegra.
«Ancora non sei in bagno a prepararti?» gli chiese con tono di voce petulante, «Stai rischiando di farmi innervosire», dichiarò. Niall roteò gli occhi al cielo e si voltò verso di lui fulminandolo con lo sguardo.
«Lou, piantala o ti lascio qui e vado da solo a prendere i ragazzi», lo minacciò. Louis lo guardò con aria scettica incrociando le braccia al petto con un sorrisetto strafottente sulle labbra.
«Ho preso io le chiavi della macchina.»
Niall grugnì qualcosa e fece per dire qualcosa, ma Eileen gli carezzò il braccio attirando la sua attenzione e Louis ne approfittò per scappare via con una risatina. Niall si lasciò tranquillizzare dallo sguardo di Eileen e le sorrise appena, mentre lei si allungava per lasciargli un piccolo bacio sulla guancia.
«Dai, vai a prepararti o qui non se ne esce vivi», gli disse ritirandosi in fretta ed evitando il suo sguardo. Eileen sapeva che Niall aveva intuito che non andava tutto bene, per questo evitava il suo sguardo e cercava di assecondare Louis, per evitare di dover affrontare quel discorso proprio in quel momento.
Un tremore allo stomaco fece capire a Niall che lui già sapeva qual era il motivo che la turbava così tanto e a pensarci bene non aveva neanche lui la forza di affrontare quel discorso, e forse non l’avrebbe mai avuta.
«Ma…» ci provò, anche se sapeva che era inutile. Infatti Eileen lo interruppe scuotendo la testa e stringendo le labbra.
«Ne parliamo quando torni», dichiarò con una sicurezza che non ammetteva repliche. Niall sospirò.
«Okay», annuì, poi la guardò, «C’entra qualcosa l’arrivo dei ragazzi?»
Lei scosse immediatamente la testa, ma il suo sguardo si rabbuiò e allora Niall fu sicuro che la sua intuizione fosse giusta; non c’entravano direttamente i ragazzi, ma ciò che il loro arrivo, e poi la loro sicura partenza avrebbe portato. Era chiaro, logico e scontato che lui sarebbe dovuto tornare con loro a Londra, ormai l’estate era agli sgoccioli.
«C’entra piuttosto con il loro ritorno», mormorò infatti Eileen quasi tra sé e sé. Niall sentì come una pugnalata colpirgli lo stomaco e gli si mozzò il respiro.
«Cookie…»
Lei però non gli permise di dire altro. Gli lanciò un sorriso sfuggente e lo spinse leggermente verso il bagno, sfuggendo anche alla sua presa e avviandosi verso le scale.
«Dai, non è il momento adesso di parlarne. Vado a preparare la colazione per Dylan, tu cerca di non litigare con Louis», gli disse in fretta prima di scomparire in fondo alle scale e lasciarlo in balia dei suoi pensieri e dell’ansia che gli chiudeva lo stomaco.
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento, quello in cui avrebbero dovuto parlare seriamente e valutare quello che erano e quello che sarebbero stati in futuro. Ma sapeva anche che non era pronto a fare un discorso obiettivo e tantomeno Eileen sarebbe stata in grado di affrontarlo. Ma non avrebbero potuto rimandarlo tanto a lungo, quella era la consapevolezza che più lo turbava.
Quasi senza rendersi conto di ciò che faceva, completamente in un altro mondo, si lavò e si vestì in fretta, lasciandosi poi trascinare fuori casa da un Louis fin troppo entusiasta, senza neanche trovare un secondo per salutare la sua Eileen che si limitò a guardarli correre via sorridendo appena.
Guidò in silenzio fino all’aeroporto, la nube di pensieri che gli circondava la mente era talmente spessa che gli impediva persino di ascoltare il continuo ciarlare eccitato di Louis, che saltellava sul sedile e non la smetteva di urlare e canticchiare, esattamente come un bambino.
Quando però, dopo poco più di un’ora di viaggio, arrivarono nei pressi dell’aeroporto, Niall si sforzò di tornare in sé perché necessitava di essere concentrato su quello che faceva, se voleva capire dove andare a parcheggiare per poi correre ad accogliere i suoi amici nel modo migliore.
Rallentò dietro la fila delle macchine che si era creata in prossimità dell’entrata dell’aeroporto e si rese conto immediatamente che non sarebbe stato poi così facile trovare parcheggio vicino all’entrata e, soprattutto, scendere dalla macchina senza che lui e la piattola che gli sedeva accanto non venissero assaliti.
«Louis», lo chiamò dandogli una botta in testa per farlo smettere di parlare. Quest’ultimo si bloccò a metà frase e gli lanciò un’occhiataccia.
«Che c’è?»
Niall gli indicò l’entrata dell’aeroporto e Louis sbarrò gli occhi, riassumendo in una parola i suoi pensieri.
«Merda.»
Un gruppo di ragazzine, forse cinquanta, o forse anche di più, urlava e si sbracciava davanti le porte scorrevoli, bloccate da tre uomini in divisa che cercavano di mantenere l’euforia di quelle ragazze.
Niall riconobbe all’istante lo sguardo eccitato, i sorrisi emozionati e le canzoni urlate da quelle ragazze e pensò che non ci fosse niente di peggio che poteva accadere in quel momento.
«Harry è riuscito a farsi scoprire di nuovo», constatò coprendosi il volto con la mano e facendo velocemente inversione per raggiungere un lato del parcheggio lontano dalla folla per evitare che quelle ragazzine si buttassero sulla sua macchina, come era successo fin troppe volte. Louis si lasciò scappare una risatina e Niall roteò gli occhi al cielo, maledicendo Harry per essere sempre così facilmente rintracciabile.
La cosa più fastidiosa era che lui lo permetteva, pubblicando foto o stati o tweet, dove lasciava intuire tutti i suoi spostamenti. Il mondo intero era diventato talmente bravo a decifrarlo e ad intuire i suoi assurdi messaggi, che ogni volta che faceva qualsiasi minimo spostamento, tutti venivano a saperlo e automaticamente ovunque andasse era seguito da una folla di fan, fotografi e giornalisti che ormai erano diventati la sua ombra.
Era impossibile che nessuno sapesse dove si trovava, qualsiasi suo respiro era di dominio pubblico e la cosa buffa era che lui non sembrava neanche farci caso.
I ragazzi ormai erano abituati al fatto che se viaggiavano con lui, automaticamente si ritrovavano alle calcagna almeno una ventina di persone, per questo molto spesso lasciavano partire Harry da solo e loro lo raggiungevano più tardi, o lo anticipavano di qualche ora.
L’unico che era in grado di nascondersi, e da cui Harry avrebbe dovuto prendere lezioni, era Zayn. Il suo modo di sparire e lasciar perdere le sue tracce era degno di ammirazione, molte volte neanche i ragazzi sapevano dove si trovasse. Lui semplicemente scompariva e non faceva sapere a nessuno dove aveva intenzione di andare, spegneva il telefono e non si faceva sentire finché non aveva voglia di tornare nel mondo reale.
I giornali e il web spesso lo vedevano disperso chissà dove e inventavano le storie più assurde, quando invece la maggior parte delle volte probabilmente si chiudeva in casa, da solo o al massimo con Perrie, per ritrovare un po’ di pace e per vivere uno stralcio della sua vita da ragazzo normale.
«Se scendiamo da questa macchina non riusciremo a tornare più a casa», ridacchiò Louis.
Niall sbuffò innervosito scompigliandosi i capelli con la mano, infilandosi il cappellino e spegnendo la macchina. Puntò gli occhi sull’entrata dell’aeroporto e pregò che nessuno si accorgesse di loro.
«Speriamo che i ragazzi riescano ad arrivarci», borbottò mentre Louis seguendo il suo silenzioso consigliò tirò su il cappuccio della felpa. In silenzio osservarono una delle solite macchine con cui si spostavano, dai finestrini oscurati, arrivare davanti all’aeroporto facendo diradare la folla per posizionarsi davanti all’entrata.
«Almeno sanno come arrivare all’albergo», mormorò Louis.
«Non penso che Paul li abbia lasciati partire da soli, conosce Harry e quanto sa essere coglione. Probabilmente avrà messo una foto su instagram con il biglietto aereo, l’orario e la destinazione», replicò Niall alzando gli occhi al cielo e rimediandosi una botta sulla spalla da Louis per aver insultato il suo bambino.
Niall gli lanciò un’occhiataccia e rimasero in silenzio, osservando la folla spostarsi e aumentare sempre di più, ascoltando le urla sempre più forti, finché dei movimenti frenetici e degli acuti in grado di spaccare i loro timpani gli fecero capire che probabilmente i ragazzi erano arrivati. Niall mise in moto, pronto a partire non appena la macchina che li stava attendendo l’avesse fatto, poi tra la folla vide spuntare una sagoma che avrebbe riconosciuto fra mille.
Gli scappò un sorrisetto divertito e quasi di ammirazione, mentre guardava Zayn, con gli occhiali da sole, il cappuccio della felpa tirato su e lo zaino in spalla, che si osservava attentamente intorno ignorando la folla che automaticamente ignorò lui.
Quello era un altro suo segreto che aveva avuto la decenza di insegnare a Niall: il modo più sicuro per farti riconoscere, è quello di guardarti intorno con aria circospetta e con la preoccupazione appunto di non farsi vedere. E’ chiaro che se ti comporti in modo strano, la gente si accorge di te.
Per questo Zayn era solito muoversi tra le folle con nonchalance, come se niente e nessuno avrebbe voluto aver a che fare con lui, ed erano più le volte in cui lui era l’unico a sfuggire alle ondate delle fan senza che si accorgessero di lui, che quelle in cui doveva fermarsi con gli altri ragazzi a firmare qualche autografo o scattare qualche foto. Mai troppe, perché in un modo o nell’altro riusciva sempre a dileguarsi lasciando l’incombenza di gestire la folla urlante agli altri quattro.
Il sorriso di Niall si allargò quando Zayn si accorse di loro e, a passo tranquillo, si avviò verso la macchina salendo e sbattendo lo sportello.
«Quel coglione di Harry», esordì quasi sputando le parole con rabbia. Niall questa volta sorrise apertamente sentendosi immediatamente tranquillo al suono della voce del suo migliore amico.
«Immaginavo fosse colpa sua», affermò mentre Louis si voltava verso Zayn con un gran sorriso sulle labbra.
«Ciao Zaynie», lo salutò entusiasta, ma quest’ultimo era troppo nervoso e arrabbiato per dargli spago.
«Ma dico, si può essere cosi stupidi? Ancora non ha imparato che quando dobbiamo fare qualsiasi spostamento non ne deve fare parola a nessuno», inveì mentre Niall ridacchiava e metteva in moto, e Louis imbronciato si dedicava al suo telefono.
«Chi ha avvisato questa volta?» chiese Niall uscendo dal parcheggio dell’aeroporto e seguendo la macchina nera su cui erano saliti Harry e Liam e che li avrebbe portati dritti all’albergo dove avrebbero alloggiato per i seguenti tre o quattro giorni.
«Twitter», rispose Louis ridendo e mostrando ai due l’ultimo tweet di Harry di appena due ore prima, dove c’era semplicemente scritto “Dublin.”, una parola in grado di chiarire tutto.
«Coglione», dissero in coro Niall e Zayn facendo scoppiare a ridere Louis.
I ragazzi continuarono ad inveire sulla stupidità di Harry almeno per metà viaggio, poi le loro chiacchiere si spostarono su argomenti più leggeri finché non si ritrovarono a Mullingar quasi senza accorgersene. Fortunatamente, o forse perché Liam aveva avuto la geniale idea di togliere il telefono ad Harry, non c’era nessuna folla sospetta ad attenderli davanti all’albergo, quindi i ragazzi riuscirono a scendere dalle macchine, salutarsi e sistemarsi nelle loro stanze con tranquillità.
Tranquillità che non durò a lungo, perché Louis li costrinse ad uscire neanche mezz’ora dopo per raggiungere Eileen a casa sostenendo che dovevano conoscere al più preso il suo raggio di sole.
Niall era leggermente in tensione e agitato al pensiero che i ragazzi di lì a poco avrebbero conosciuto la sua Eileen, che l’avrebbero guardata e poi sicuramente gli avrebbero espresso le loro opinioni.
Non era preoccupato che queste potessero essere negative, perché era sicuro che questo non fosse possibile; la cosa che lo preoccupava di più erano i sicuri commenti poco simpatici e imbarazzanti che avrebbero fatto per quanto riguardava il suo comportamento con lei. Perché era sicuro che tutto quello che provava per lei gli si leggesse in faccia e che quindi i ragazzi non ci avrebbero messo molto a capirlo e a prenderlo in giro per essersi completamente perso.
Lo sapeva, perché lui l’aveva fatto con loro quando era stato il loro turno.
Per questo subì in silenzio limitandosi ad arrossire e a scuotere la testa imbarazzato tutti i commenti dei ragazzi dopo averla conosciuta, perfino Zayn si propinò di fargli notare quanto il suo cervello sembrasse completamente partito per quella ragazza. Fortunatamente risparmiarono a lei l’imbarazzo di quei commenti, aspettando che Niall li riportasse al loro albergo la sera per dare via a quella piccola tortura.
Per questo in quel momento se ne stavano tutti ammucchiati sul letto matrimoniale nella stanza di Zayn e Liam, quest’ultimo impegnato a mandare mille messaggi al secondo con il suo cellulare.
«Come mai lei vive da voi?» chiese improvvisamente Zayn bloccando Harry dall’inveire contro Niall per l’ennesima volta su come era arrossito e aveva balbettato come un imbecille quando aveva dovuto presentare Eileen ai ragazzi, che invece sembrava stranamente tranquilla e a suo agio.
«Come?» chiese Niall riscuotendosi dai suoi pensieri e accantonando per un secondo l’immagine di quel dolce sorriso che aveva piegato per tutto il tempo le sue labbra.
Gli mancava, ma gli erano mancati anche i ragazzi e quindi voleva passare un po’ di tempo con loro prima di tornare a casa da lei.
«E’ perché lavora per Denise, che le dà anche vitto e alloggio?» gli chiese Zayn guardandolo divertito per il suo essere tra le nuvole. Niall arrossì e scosse la testa.
«No.»
«E’ perché sta con te?» chiese ancora Zayn. Niall scosse di nuovo la testa e sospirò ripensando al motivo per cui Eileen si era praticamente trasferita a casa di Greg. Improvvisamente si ritrovò gli occhi dei ragazzi puntati addosso, compresi quelli di Liam che smise di digitare sul telefono con quel sorriso da ebete.
«Neanche», mormorò. Louis si irrigidì e lasciò perdere i ricci di Harry, perché capì che il discorso si stava spostando su un argomento delicato e lanciò un’occhiata preoccupata a Niall, che si strinse nelle spalle.
«E allora…»
«E’ una storia lunga», tagliò corto Louis interrompendo Liam. Non conosceva il motivo esatto, ma da quel poco che gli aveva raccontato Eileen, era facilmente intuibile.
«Sai che a me piacciono le storie lunghe e complicate», si imbronciò Liam incrociando le braccia al petto. Louis gli lanciò un cuscino e Niall sospirò di nuovo, capendo che se non avrebbe parlato quel battibecco si sarebbe dilungato all’infinito, e lui non vedeva l’ora di tornare a casa in quel momento per abbracciare Eileen e ricordarle e ricordarsi che andava tutto bene e che l’oscuro passato di Eileen non sarebbe tornato a bussare alla sua porta.
«Non aveva un buon rapporto con il padre», mormorò attirando l’attenzione di tutti, che si ammutolirono. Harry si arrampicò sul letto su cui erano rannicchiati Zayn, Liam e Niall, e Louis lo seguì poco dopo.
Niall sospirò di nuovo sentendosi leggermente oppresso da tutto quel silenzio e quell’attesa, per questo si decise a parlare.
«Il padre, se si può definire così, non è certo una brava persona. Non so com’è andata esattamente, ma lui è stata se non la causa principale, una di quelle più importanti che hanno spinto la mamma di Eileen a…», il respiro gli si bloccò in gola e i ragazzi sbarrarono gli occhi. Tutti tranne Louis, che già sapeva.
«La mamma non c’è più?» balbettò Liam incredulo. Niall annuì piano.
«Da quando Leen aveva dodici anni, credo», rispose Louis. Niall annuì di nuovo.
«E cos’è successo con il padre poi?» chiese Zayn con voce serafica, per niente alterata, perché lui era fin troppo esperto nel nascondere le sue emozioni.
Niall scrollò le spalle.
«Semplicemente è uno stronzo alcolizzato che l’ha sempre maltrattata. Eileen ha sempre subito perché non sapeva cos’altro fare. Ma adesso ci sono io e non permetterò che soffra ancora.»
«Quei lividi che ha sul viso e sul collo…» azzardò Harry a bassa voce. Un brivido percorse la schiena di Niall e strinse i pugni per contenere la solita rabbia che lo assaliva al solo pensiero di cosa le aveva fatto quella feccia d’uomo.
«E’ stato lui, troppo ubriaco per rendersi conto di cosa stava facendo. L’ho portata via da quell’inferno e non ho intenzione di farle mettere più piede lì dentro», dichiarò a denti stretti. Zayn annuì e Liam scosse la testa sempre più incredulo della storia che nascondevano quegli occhi innocenti e quel sorriso dolce.
«L’hai trovato mentre la picchiava?» gli chiese a bruciapelo Harry, con il tatto di un elefante. Louis gli rifilò un’occhiataccia e Niall scosse la testa.
«No», sospirò, «Però poi sono tornato da lui con Greg per mettere in chiaro le cose.»
«Cioè?»
«Greg gli ha detto espressamente che se si fosse riavvicinato a lei lui l’avrebbe trascinato in tribunale», spiegò. Zayn annuì di nuovo in contemporanea a Liam.
«E io gli ho tirato un pugno», continuò Niall sentendo le mani prudere dalla voglia di picchiare di nuovo quell’essere spregevole e fargliela pagare per tutto ciò che aveva fatto passare alla sua Eileen.
«Woh dici sul serio? Niall Horan il santarellino che picchia qualcuno?» sbottò Harry divertito. A Niall scappò un mezzo sorriso davanti all’espressione sorpresa dell’amico e l’atmosfera si alleggerì leggermente.
«Non rispondevo più dei miei istinti.»
«Hai picchiato il padre della tua ragazza, non direi che è un buon inizio per fare bella figura», ridacchiò Liam. Louis alzò gli occhi al cielo.
«Sempre a pensare a fare bella figura tu», lo accusò con disprezzo. Liam gli fece una smorfia.
«E lei che ha intenzione di fare adesso?» chiese improvvisamente Zayn. Lo sguardo di Niall saettò su di lui e lo trovò stranamente interessato all’argomento.
Si strinse nelle spalle, «Non lo so, non ne abbiamo parlato.»
Zayn gli scoccò un’occhiata di rimprovero.
«Scommetto che non avete neanche parlato del fatto che tra poco dovrai andartene e che lei resterà sola in quella casa», diede voce ai suoi pensieri Harry, con una voce divertita che stonava con la tragica realtà delle sue parole. Niall abbassò lo sguardo colpito in pieno non prima di vedere Zayn scuotere la testa con disapprovazione.
«Io non voglio lasciarla», mormorò con voce flebile, ma c’era improvvisamente talmente tanto silenzio tra di loro che tutti riuscirono a sentirlo e quattro sospiri all’unisono lo fecero sprofondare ancora di più.
«Nialler, sai che almeno fisicamente questo avverrà», sussurrò la voce dolce di Zayn.
«Lo so.»
«Ma…?»
«Ma lei…lei non merita di rimanere di nuovo sola. Io non voglio andarmene, ho paura a lasciarla qui, ho paura che lei perda di nuovo il sorriso e la tranquillità e la speranza che ha trovato in queste ultime settimane», spiegò Niall alzando gli occhi e guardando i ragazzi come in cerca d’aiuto.
«Non puoi certo portarla con noi. Non credo che lei…» cominciò Liam. Niall scosse la testa abbattuto.
«Non verrebbe mai. Il suo obiettivo è stato sempre quello di andarsene da qui, ma vuole farlo con le sue forze. Non ha accettato nemmeno l’aiuto del suo amico.»
Zayn annuì come se si aspettasse quelle parole, «La capisco, sai? Vuole dimostrarsi che può farcela anche da sola.»
«Sono io che non ce la faccio a lasciarla fare.»
«Non puoi obbligarla a seguirti.»
«E non puoi nemmeno chiederglielo, perché la metteresti in difficoltà», aggiunse Liam.
«Come?»
Louis sbruffò e alzò gli occhi al cielo, «Andiamo Darling, quella ragazza farebbe di tutto pur di vederti felice. Se gli chiedessi di venire con te, la spezzeresti in due.»
Niall sospirò e riabbassò gli occhi con aria colpevole e quasi disperata. Non sapeva cosa fare e tremava solo all’idea del momento in cui avrebbe dovuto affrontare questo discorso con la diretta interessata. Sapeva che lei non gli avrebbe dato tanto modo di parlare, avrebbe fatto di testa sua bloccando le sue proposte sul nascere, tutto per cercare di evitare di far soffrire entrambi.
«Devi farti forza, amico. E’ questo quello che succederà: tu partirai con noi, lei rimarrà qui», se ne uscì Harry con cinismo meritandosi l’occhiata di fuoco di Louis che lo soffocò con un cuscino. Harry si dimenò facendo cadere entrambi a terra tra le risate. Niall li ignorò, perché quando cominciavano a fare così erano irrecuperabili e si concentrò su Zayn, che aveva gli occhi puntati su di lui.
«Ma questo non vuol dire che tutto debba finire», gli disse come se fosse la cosa più scontata e logica del mondo. Infatti Liam annuì per confermare quelle parole.
«Giusto. Tu partirai e lei rimarrà qui, ma non prenderla come una tragedia: non significa che dovete tagliare tutti i rapporti. Avremo dei periodi di pausa e avrete la possibilità di vedervi, non deve necessariamente finire tutto.»
Niall scosse la testa consapevole di quanto queste parole di rassicurazione fossero inutili, perché lei non gli avrebbe mai permesso di rimanere nella sua vita, non se minacciava a causa dei suoi impegni e della sua vita di potersene andare da un momento all’altro.
«Questa sarà la prima cosa che vorrà fare lei invece», disse infatti con voce strozzata. Harry spinse via Louis e si tirò su di scatto, improvvisamente interessato alla sofferenza dell’amico.
«Cioè?» chiese puntando i suoi occhioni verdi su di lui. Niall sospirò e scosse piano la testa.
«Lei non ce la fa, non ce la fa a restare legata alle persone che sono lontane da lei. Ha paura dell’abbandono e ha costruito un muro intorno a sé per evitare di affezionarsi troppo e di soffrire.»
«Ma tu questo muro l’hai abbattuto da tempo, Nialler», gli fece notare Zayn.
«Lo so, ma lei è testarda e vorrà mettere un punto anche su di me. Magari solo ufficialmente, ma lo farà. Non sentirà ragioni.»
«Non è così», intervenne Louis con voce solenne. Tutti puntarono gli occhi su di lui ammutolendosi e lui scrollò le spalle con indifferenza.
«E’ vero quello che dici; lo farebbe, ti lascerebbe e volterebbe pagina, se non fossi tu. Niall, tu non hai neanche idea di quanto sei importante per quella ragazza, lei ti vede come l’unica via di salvezza che ha e non credo ti lascerà andare così facilmente.»
«E’ proprio perché sono importante per lei, che non vorrà sentire ragioni. Se io me ne vado, e saremo lontani fisicamente, lei vorrà esserlo sotto tutti gli aspetti. E io non voglio.»
«Bah, io non capisco questo ragionamento contorto», sbottò Harry contrariato. Liam gli tirò un altro cuscino in faccia.
«Perché non la conosciamo. Non credo che Niall stia dicendo assurdità, lui la conosce, sa come pensa», gli disse dall’alto della sua intelligenza. Niall annuì mentre a Zayn scappò un piccolo sorriso.
«E so che mi dirà che non vorrà più vedermi, né sentirmi», aggiunse Niall.
A quel punto Zayn scosse la testa e strinse le labbra come faceva ogni volta che c’era qualcosa che non gli tornava e allora tutti attesero la sua opinione illuminante.
«Secondo me non sarà così», cominciò, «Certo, lei farà resistenza, ma se ci tiene davvero- ed è evidente che è così- si arrenderà. Non riuscirà neanche lei a mettere fine a quello che avete costruito e a ciò che siete diventati. Come te, non ce la farà», affermò convinto. Niall fece una smorfia e si lasciò scappare un piccolo sospiro.
«Spero che tu abbia ragione, Zay. Perché non credo di farcela a saperla triste lontana da me.»
«Tu…tu saresti disposto a lasciar tutto, per lei?» gli chiese improvvisamente Liam, fecendogli bloccare il respiro, così come quello degli altri ragazzi che lo fissarono quasi spaventati dalla sua risposta.
Niall si sentì per un attimo perso, senza sapere cosa rispondere, ma non ebbe tempo neanche di riflettere su quella domanda, e forse fu decisamente meglio così, perché Louis schioccò la lingua e spinse Liam giù dal letto.
«Non dire queste stronzate, Leeyum. Non ce ne sarà bisogno, non c’è neanche motivo di pensarci.»
Harry annuì lanciando un cuscino su Liam che era rotolato a terra, «Giusto. Anche perché la conosco a malapena, ma so che non te lo permetterebbe mai. Non ti farebbe mandare all’aria tutto quello che abbiamo creato per lei, non credo sia così egoista.»
«E’ solo troppo innamorata, e sarà difficile per te quanto per lei vederti andar via», continuò Zayn con tranquillità. Niall si coprì il viso con le mani sentendo la testa scoppiare e il cuore battere ad un ritmo troppo elevato.
«Come faccio, Zay?» chiese quasi con disperazione.
«Devi parlarle, farla ragionare», gli rispose con delicatezza. Niall lo guardò sofferente e Louis gli si buttò accanto per circondargli le spalle con un braccio per dargli un po’ di sostegno.
«Ma devi essere deciso, non devi farti abbattere se inizialmente farà resistenza. E’ ovvio che cercherà di ferirti, di dire qualcosa che ti allontani da lei», gli disse con una piccola smorfia.
«Tu non farti fregare», si raccomandò Harry.
«Dimostrale quanto la ami», aggiunse Liam tirandosi su dal pavimento e tirando il cuscino in faccia ad Harry.
«E che non sei disposto per nulla al mondo a lasciarla andare», concluse Zayn con una sicurezza che per un attimo gli fece credere che avrebbe potuto farcela. Che avrebbero potuto farcela a superare anche quell’ostacolo insieme.
Per un attimo si convinse che non avrebbe dovuto lasciarla andare, che sarebbe sempre e per sempre stata sua.
 
 
 
Niall finalmente riuscì a tornare a casa alle due del mattino con la testa che gli pulsava per le troppe confessioni e preoccupazioni, dopo aver lasciato i ragazzi all’albergo e Louis con loro, sostenendo che non aveva intenzione di perdersi una nottata con i suoi bambini e promettendo loro di fare party hard per tutta la notte, ignorando forse il fatto che probabilmente l’unico che gli avrebbe dato retta sarebbe stato Harry.
Niall sospirò e si stropicciò gli occhi assonnato, spegnendo la macchina e avviandosi a passo strascicato verso la porta di casa, provando a smettere di pensare, perché per tutta la sera il macigno che aveva sul petto si era sempre più ingrandito, stimolato anche dalle opinioni dei ragazzi e lui in quel momento non aveva bisogno di altro che rilassarsi. Rientrò cercando di fare meno rumore possibile per evitare di svegliare qualcuno, sicuro che fossero ormai tutti nel mondo dei sogni. Passò davanti alla camera di Dylan e si affacciò sorridendo quando vide il bambino dormire stretto tra le braccia di Lottie.
Il suo piccolo ometto l’indomani avrebbe compiuto quattro anni, di cui lui aveva fatto parte a malapena e per i quali ogni giorno si ritrovava a rimpiangere tutte le piccole cose che si era perso dovendo vivere lontano da lui e dalla sua famiglia. Forse con quell’estate interamente  passata a corrergli dietro e a soddisfare i suoi piccoli capricci aveva tappato un po’ i buchi provocati dalla sua assenza, ma certo non poteva chiedere di recuperare tutto il tempo perso, non si poteva tornare indietro.
Sospirò, pensando alla grande festa che Denise ed Eileen avevano organizzato per lui il giorno dopo e facendo una piccola smorfia al pensiero che ci sarebbero stati i suoi genitori e che sua madre non avrebbe di certo perso l’occasione per metterlo ulteriormente sottopressione e, soprattutto, per analizzare ogni singola mossa e respiro di quella ragazza che sicuramente gli sarebbe girata intorno. Probabilmente il non riuscire a stare lontano l’una dall’altro per un arco di tempo troppo lungo sarebbe stata la loro rovina, soprattutto se nei paraggi si trovava la signora Horan pronta a difendere e a sorvegliare sui suoi bambini.
Perso nei suoi pensieri, aprì la porta della sua –loro- stanza e incrociò immediatamente gli occhi sorpresi e troppo svegli per quell’ora di Eileen.
«Ehi», lo salutò lei con un sorriso chiudendo di scatto il libro che stava leggendo e abbandonandolo sul suo grembo.
Niall la osservò per qualche secondo chiudendosi la porta alle spalle: l’espressione rilassata, distesa sul letto con le caviglie incrociate, le gambe coperte da un paio di suoi pantaloncini della tuta che le stavano troppo larghi, una felpa troppo grande sopra e i capelli raccolti malamente in una coda alta, con i riccioli che erano sfuggiti ad incorniciarle il viso.
Ma Niall si soffermò soprattutto sui suoi occhi, così verdi e grandi, e così sinceri e così felici che non poté fare a meno di ricambiare il suo sorriso con uno dei suoi spontanei e genuini e dimenticare all’istante tutte le sue preoccupazioni.
«Non pensavo di trovarti sveglia», le disse quasi bisbigliando per non rompere del tutto quel silenzio rilassante in cui era avvolta l’intera casa. Eileen si strinse nelle spalle senza perdere quel meraviglioso sorriso.
«Ti stavo aspettando.»
Niall sorrise di nuovo e si sfilò la felpa buttandola a terra, seguita poco dopo dalle scarpe e dai jeans. Eileen fece una piccola smorfia osservando i vestiti di Niall ammucchiati in un angolo, probabilmente sentendo il bisogno di alzarsi e sistemarli in modo adeguato, e Niall si lanciò sul letto ridendo e poggiando la guancia sul cuscino per continuare ad osservarla.
«Potevi dormire, non c’era bisogno che mi aspettassi.»
Eileen si strinse nelle spalle e posò il libro sul comodino, per poi scivolare sul letto per arrivare alla stessa altezza di Niall e poggiare la guancia sullo stesso cuscino.
Il cuore di Niall automaticamente accelerò il battito, ma non se ne preoccupò perché ormai era abituato a quel tipo di reazione, come sapeva che se Eileen gli fosse rimasta così vicina il suo corpo avrebbe reagito in un altro modo. Eileen gli sorrise e i suoi occhi si spostarono per un nano secondo sulle sue labbra e Niall fece lo stesso, sentendo un calore quasi soffocante cominciare ad invaderlo.
«Tanto non sarei riuscita a dormire», gli rispose con un bisbiglio facendo arrivare a sfiorare i loro nasi. Niall trattenne il respiro e sentì le palpebre abbassarsi leggermente.
«Ti mancava il bacio della buonanotte?» mormorò sentendo ormai quel calore lambirgli il petto, la pancia, le gambe, dalla punta delle orecchie fino alle dita dei piedi. Eileen sorrise appena e annuì piegando le labbra in un piccolo broncio. La mano di Niall scattò ad arpionarle il fianco, mentre Eileen strusciava il naso contro il suo inebriandolo di quel suo profumo dolce. Sentì un brivido scuotergli le gambe quando Eileen afferrò l’orlo della sua maglietta attorcigliandolo con le dita e gli si fece più vicina.
«Non vuoi darmelo nemmeno adesso? Così finalmente posso dormire», gli sussurrò praticamente labbra contro labbra. Niall trattenne di nuovo il respiro e chiuse per un secondo gli occhi, dicendosi mentalmente di non fare mosse azzardate e di non seguire l’istinto.
Preghiera inutile, avrebbe dovuto saperlo nel momento in cui le loro labbra entrarono completamente in contatto, che nessun buon proposito sarebbe riuscito a farlo trattenere.
Per questo, quasi senza che se ne accorgesse e guidato completamente dal proprio istinto, si ritrovò in un battito di ciglia con il corpo premuto su quello minuto e morbido di Eileen, con le labbra incollate alle sue e le loro lingue intrecciate e impegnate in una danza che gli fece salire il sangue al cervello e contemporaneamente defluire più in basso.
Sentì le piccole mani di Eileen lasciare l’orlo della sua maglietta per posare le dita calde al di sotto, sulla sua pelle surriscaldata provocandogli altri piccoli brividi che gli risalirono la schiena, facendolo sospirare sulle sue labbra. Eileen si scostò un pochino, carezzò la sua pancia con le mani e poi le spostò sulla sua schiena percorrendola per tutta la lunghezza. Niall si lasciò andare ad un sospiro estasiato mentre Eileen riempiva il suo collo di piccoli e morbidi baci, risalendo fino alla sua mascella. Niall affondò il viso nei suoi capelli e strinse le mani sui suoi fianchi facendola rabbrividire al contatto con le sue dita perennemente fredde.
Gli tremarono le gambe e gli sfuggì un piccolo gemito quando Eileen centrò con un bacio il suo punto più sensibile, appena sotto l’orecchio, che lo accese completamente. Cominciò a sentire deliziose vibrazioni partire dalla punta dei piedi e risalire accendendolo completamente.
Automaticamente Niall fece risalire le mani percorrendo la lunghezza dei suoi fianchi, alzandole la maglietta fin sotto al seno e fece per riportare le loro labbra in contatto, ma Eileen lo prese alla sprovvista e sgusciò via dalla sua presa lanciandogli un’occhiata di sfuggita, voltandosi poi di scatto su un fianco dandogli le spalle e lasciandolo interdetto per qualche secondo.
«Adesso posso dormire. Buonanotte, Niall», mormorò senza voltarsi. Niall rimase per qualche secondo immobile e se non fosse stato così su di giri e sconvolto dalla velocità con cui Eileen era riuscita ad accenderlo e allo stesso tempo a gelarlo sul posto, probabilmente si sarebbe accorto del suo tono di voce divertito e furbetto e della sua risata trattenuta a stento. Niall corrugò le sopracciglia e decise che quella volta non l’avrebbe fatta vincere, perché non era certo in condizione di spegnere gli animi tanto facilmente arrivato a quel punto.
«Col cavolo, adesso non ti faccio dormire io», borbottò afferrandola per un fianco e facendola voltare verso di lui. Eileen si lasciò scappare un risolino che si spense sulle labbra di Niall che, affamate, assalirono le sue. Eileen lo lasciò fare e contemporaneamente alle mani di Niall che la strinsero a sé, le sue andarono ad intrecciarsi ai suoi capelli, tirandoli leggermente e provocandogli un’altra scarica di brividi.
Niall le tirò il labbro inferiore tra i denti ed Eileen sorrise di nuovo, aprendo gli occhi per incrociare quelli di Niall decisamente troppo, troppo liquidi e appassionati.
«Ammetto che adesso non ho poi così tanto sonno», gli bisbigliò sulle labbra. Niall sorrise e le morse delicatamente la punta del naso.
«Io non mi ricordo neanche più cosa significa la parola stanchezza», le sussurrò con un tono di voce che non gli sembrava nemmeno il suo per quanto era roco e suadente. Vide Eileen battere le palpebre più volte e arrossire violentemente, per chiudere il tutto mordendosi il labbro e facendogli sbarrare gli occhi e seccare la bocca.
«Cookie…» cominciò pensando a quale discorso rifilarle per farle capire delicatamente che non era in grado di trattenersi e darsi una calmata se lei lo guardava con quegli occhi e continuava a carezzargli la schiena dal basso verso l’alto sotto la maglia in quel modo, incendiandolo ancora di più di quanto già non fosse. Lei lo guardò innocentemente sbattendo le palpebre e fece scivolare e mani più in basso fino all’orlo dei suoi boxer, e poi davanti sulla sua pancia e le fece risalire sui suoi addominali fino al suo petto, posandole lì dove il cuore batteva ad una velocità quasi spaventosa.
«Che c’è?» gli chiese socchiudendo gli occhi e allungandosi per lasciargli un bacio sul mento. Niall ispirò dal naso e chiuse gli occhi all’ennesima scarica elettrica che gli percorse il corpo.
«Sai che se continui così non ti lascerò stare tanto presto?» sbuffò buttando fuori tutto il fiato che aveva trattenuto e puntando gli occhi nei suoi. Eileen si limitò a sorridergli e a far di nuovo scorrere le mani verso il basso, afferrando la sua maglia e facendo per tirarla su. Niall deglutì a fatica.
«Questa è decisamente d’impiccio», borbottò lei frettolosamente ed evitando il suo sguardo, probabilmente per non cadere nell’imbarazzo e per non bloccarsi come suo solito. Per quella volta sembrava che avesse messo da parte le sue solite e inutili paranoie e che avesse chiuso il cervello, lasciando al suo istinto la facoltà di agire.
E a Niall andava benissimo così.
Si abbassò ancora di più su di lei e premette il corpo contro il suo, per metterla al corrente dell’effetto che il suo lasciarsi andare gli stava facendo. Eileen sembrò trattenere il respiro ma a dispetto di quello che pensava Niall, continuò quello che aveva iniziato e con mani tremanti gli sfilò la maglietta, lanciandola lontano.
Niall puntò gli occhi nei suoi e si sentì andare a fuoco, fremette e la baciò di slancio, perché non riusciva a starle cosi vicino senza essere completamente in contatto con lei. Lei ricambiò il bacio carezzando più liberamente la sua pelle, sfiorandolo ovunque con quelle dita calde e delicate che peggiorarono sempre di più la sua situazione ai piani bassi.
«Cookie…» mormorò di nuovo a mo’ di avvertimento, ma la voce gli si strozzò in gola quando Eileen si chinò per lasciargli un bacio sulla clavicola.
Niall non ci stava capendo più niente, aveva il cervello completamente in poltiglia e se fosse stato in sé si sarebbe preoccupato di quanto Eileen sembrasse disinvolta e di come prendeva iniziativa senza farsi troppi problemi come aveva sempre fatto.
Ma quella situazione gli piaceva particolarmente e non avrebbe avuto mai la forza di fermarla e interrompere quell’atmosfera carica di passione e calore quasi soffocante, ma fin troppo eccitante.
La situazione arrivò al culmine quando Eileen con un colpo di fianchi lo fece rotolare di lato e invertì le posizioni, distendendosi sopra di lui e lasciandolo piacevolmente basito.
«Smettila di parlare», gli soffiò sulle labbra per poi baciarlo con una passione e un trasporto che misero definitivamente fine alla vita di tutti i suoi neuroni, e da quel punto in poi Niall si dimenticò pesino cosa significava ragionare e possedere la materia grigia.
E pensare che era rientrato in casa con la sola voglia di poggiare la testa sul cuscino, chiudere gli occhi e dormire per dare pace alla sua mente bombardata da ansia e preoccupazioni.
Decisamente quello che si era ritrovato a fare, invece che dormire, era più efficace e soprattutto entusiasmante.
Gli occhi gli si chiusero e il corpo si rilassò completamente, quando Eileen cominciò a lasciargli dei piccoli baci sul collo, risalendo verso la mascella e lasciandogli un bacio a labbra dischiuse. Niall si allungò per approfondirlo, ma Eileen non glielo permise, perché tornò con le labbra sul suo collo e poi scese sulla clavicola, sulla spalla, sul petto.
A quel punto Niall trattenne il respiro e una scossa lo fece tremare quando i baci di Eileen cominciarono a scendere sugli addominali, e poi sulla pancia, sull’ombelico e poi più giù, finché non arrivarono all’orlo dei boxer che ormai contenevano a stento le emozioni che Niall stava provando.
Quando sentì le labbra di Eileen su quel punto sensibile della pelle, sbarrò gli occhi e la vide arricciare il naso infastidita da quell’ostacolo che l’aveva interrotta e pregò con tutto se stesso che nonostante quel piccolo intralcio sarebbe andata avanti.
Ma purtroppo Eileen era sempre Eileen, e in quel momento sembrò rendersi conto di quanto si fosse spinta oltre, perché sbarrò gli occhi anche lei e arrossì fino alla punta delle orecchie. Niall la vide piuttosto in difficoltà e quindi decise di correre in suo aiuto, anche perché non sarebbe riuscito a restare fermo ad aspettare che decidesse cosa fare. Quindi con un movimento fulmineo la tirò di nuovo sopra di sé, baciandola con delicatezza per tranquillizzarla e ribaltando lentamente la posizione.
Eileen lo lasciò fare e Niall sentì i suoi muscoli tesi distendersi, mentre qualcosa in lui si irrigidiva ogni secondo di più portandolo quasi allo sfinimento. Si fermò per un secondo con gli occhi serrati e il respiro corto, allora Eileen aprì gli occhi e gli afferrò il viso tra le mani, carezzandogli le guance e puntando quei fari verdi nei suoi, stordendolo ancora di più.
Niall si perse nel suo sguardo e non sarebbe riuscito a tornare in sé se lei, sempre occhi negli occhi, non si fosse avvicinata per lasciargli un piccolo bacio sulla punta del naso.
E il sorriso sbarazzino e tenero che lo seguì gli riempì il cuore, facendogli pensare a quanto fosse grande la portata dell’amore che provava per quella ragazza.
La baciò, perché non poteva farne a meno, e lei si lasciò completamente andare tra le sue braccia, preda dei suoi voleri, e chiuse gli occhi abbracciandolo e lasciandosi amare.
Il cervello di Niall ormai era partito per la tangente, così con un gesto secco sfilò la felpa ad Eileen scoprendola deliziosamente nuda al di sotto, e si beò di quella visione solo per qualche secondo, perché poi decise di infliggerle la stessa dolce tortura che gli aveva rifilato lei solo qualche minuto prima.
Per questo cominciò a scendere con una scia di baci sulla mascella, dedicandosi con attenzione ad un punto del collo, appena sotto al mento, sentendola rabbrividire e tremare tra le sue braccia. Sembrava come se il corpo di Niall sentisse ogni sua reazione e rispondesse a comando, come se il suo corpo non fosse più sotto il suo controllo, ma sotto il controllo dei voleri e dei desideri della ragazza che stringeva tra le braccia.
Delicatamente le carezzò i fianchi, e la pancia, e le braccia. Eileen fremette e allora lui scese ancora di più con i baci, fermandosi per un tempo indefinibile sul suo seno, facendola sospirare di piacere più volte e sentendola chiamare il suo nome.
Quasi si dimenticò delle reazioni del suo stesso corpo, troppo concentrato a carpire quelle di Eileen, per capire quando fermarsi e quando invece andare avanti.
Lentamente, scese ancora di più. Ma prima, con un bisbiglio veloce e caldo sulla sua pelle, ci tenne a precisare e a metterla al corrente delle sue intenzioni.
«Ti avviso che io non mi fermerò dove ti sei fermata tu.»
Non diede il tempo ad Eileen di replicare alla sua frase, forse non le diede neanche modo di realizzare cosa le avesse appena detto, perché continuò a baciarla con un amore e una dolcezza che non aveva mai usato per nessuna.
Ma era quasi inutile dirlo; Eileen non era affatto come tutte le altre, lei avrebbe sempre occupato un posto speciale nel suo cuore.
Con un sorrisetto improvviso le lasciò un piccolo morso appena sotto all’ombelico facendola sobbalzare.
«Ehi!» esclamò sorpresa. Niall alzò gli occhi e le sorrise furbetto, baciando immediatamente la parte lesa e osservando il suo sguardo rilassarsi e accendersi.
«Bei pantaloni, comunque», ridacchiò lanciando un’occhiata ai suoi pantaloncini, che utilizzava quando andava a correre o quando Harry si degnava di accompagnarlo in palestra. Lanciò un’altra occhiata ad Eileen e la vide scrollare le spalle, gli occhi lucidi e le guance arrossate, le labbra gonfie e l’espressione quasi beata.
«Ero stanca e sono stati i primi che ho trovato», gli rispose con il respiro corto. Il sorrisetto di Niall si accentuò al pensiero di quanto quell’espressione sarebbe stata ancora più soddisfatta dopo che avrebbe scoperto e provato cosa aveva intenzione di fare.
«Adesso sono tuoi.»
Eileen gli sorrise quasi felice per quella piccola concessione e mormorò «Perfetto, sono piuttosto comodi.»
«E facili da togliere», precisò Niall appena prima di sfilarli in un secondo e farli finire chissà dove sul pavimento assieme agli altri vestiti.
Eileen ridacchiò e Niall le sorrise, prima di concentrarsi nuovamente sul suo corpo e sui baci di cui voleva ricoprirlo.
Senti Eileen prendere un bel respiro e alzò appena gli occhi per vederla serrare i suoi e una scossa elettrica lo fece fremere quando la vide mordersi il labbro nel momento in cui le lasciò un bacio appena sopra all’elastico delle mutandine.
Lo prese come un segno positivo, per questo continuò, lasciandole un bacio sulla coscia destra, poi su quella sinistra e poi un po’ più su.
Allora alzò di nuovo gli occhi e deglutì rumorosamente, allungando la mano e sfiorando quell’ultimo tessuto leggero che lo divideva dal suo obiettivo.
Guardo Eileen, che tremò appena e sospirò beatamente. Allora trattenne il respiro e chiuse un secondo gli occhi per mantenere attiva la sua attività celebrale, poi finalmente fece sparire anche quell’ultimo ostacolo.
Ricominciò a scendere con i baci sentendo sempre di più il suo corpo andare a fuoco, il cuore perforargli quasi il petto per quanto batteva veloce e le mani fremere per quanto volevano essere dappertutto.
Lanciò un’ultima, intensa occhiata ad Eileen, incatenando i loro occhi e facendo aumentare ancora di più quella sublime tensione che c’era tra di loro, e scese del tutto senza interrompere il contatto visivo.
Lo fece Eileen il secondo dopo, serrando gli occhi e lasciandosi scappare un gemito forse troppo forte, tappandosi poi la bocca con la mano mentre l’altra correva ad infilarsi tra i suoi capelli.
Niall si dedicò completamente a quella parte così sensibile e calda di Eileen, concentrandosi solo su di lei e sui suoi sospiri e su come le sue dita gli stringessero i capelli. Si perse in quel paradiso bollente con attenzione e dedizione, dedicandoci anima e corpo e beandosi dei sospiri e dei piccoli gemiti che Eileen si concedeva.
Quando però sentì che non sarebbe più riuscito a resistere, e che il suo corpo ormai era arrivato al limite, cominciò a percorrere a ritroso il percorso dei suoi baci, lambendo infine le labbra di Eileen in un bacio dolce, ma appassionato al tempo stesso. Niall sentì Eileen sorridere sulle sue labbra e fare spazio al suo corpo, che la coprì completamente facendola tremare. Le lasciò piccoli baci a labbra appena dischiuse, prima sulla bocca, poi sul naso, poi sugli occhi chiusi, mentre lei lentamente e con le mani tremanti gli sfilava i boxer, eliminando finalmente tutte le barriere che c’erano tra di loro.
Le carezzò i capelli e la fece sua con una dolcezza e al tempo stesso forza che gli mozzò il respiro e lo fece tremare.
Sentì Eileen tremare e affondare le dita nella sua schiena, probabilmente lasciandogli dei segni rossi.
Segni che gli sarebbero rimasti pochi giorni e poi sarebbero scomparsi.
Segni che non potevano neanche minimamente eguagliare e concorrere con quelli indelebili che Eileen gli aveva inciso sul cuore.
Ormai erano diventati una cosa sola, non solo fisicamente, e Niall non sarebbe mai riuscito a lasciarla andare.
Il suo cuore non gliel’avrebbe mai permesso e lì, in quel momento, dentro di lei, era sicuro che per lei fosse lo stesso.
Non poteva finire un amore del genere, non potevano arrendersi. Per niente al mondo.






















AAAAAAALLORA innanzitutto ciao a tutte.
Come al solito per prima cosa mi scuso per il mio schifoso ritardo nell'aggiornare.
A mia discolpa posso dire che non mi sono resa conto di quanto tempo è passato dall'ultimo capitolo,
causa scuola e tesina di merda che non riesco a fare.
Il fatto è che sono talmente occupata con la scuola, le simulazioni, le interrogazioni,
e poi c'è la famiglia e gli amici e tante altre cose e io non trovo più neanche due minuti per stare al computer.
La cosa orribile che mi fa sentire ancora più merda è che non posso promettervi che le cose miglioreranno, anzi.
Non ho idea se e quando riuscirò ad aggiornare.
Scuola. Simulazioni. Tesina. Esami. Esami.
...ESAMI!
Quindi scusatemi in anticipo e abbiate un po' di pazienza e pietà per me.
Se c'è una notizia positiva che posso darvi è che questo supplizio non durerà ancora a lungo: mancano tre capitoli all fine della storia, compreso l'epilogo.
Che tristezza.
Cooooomunque, ora vado a dormire, che sono stremata dalla simulazione della terza prova di stamattina.
Quando vi ci troverete, non riducetevi a ripassare tutto il giorno prima.
Davvero, non fatelo.
E' un attentato alla vostra salute mentale.
So, ora vado. Grazie a tutte le ragazze che continuano a seguirmi e a lasciare un piccolo commento ad ogni capitolo.
Voi non avete idea di quanto siete importanti per me e per questa storia.
E' grazie alle vostre parole che mi torna la voglia di ritagliarmi un po' di tempo per me e per Niall ed Eileen in mezzo a tutto il casino che è la mia vista scolastica in questo periodo.
Quindi Grazie, grazie davvero.
E scusate se non trovo mai il tempo di rispondervi, mi odio per questo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, tanto amore.
Sara.
  
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