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Autore: kiza    07/03/2015    0 recensioni
In un periodo non meglio specificato vi era una gigantesca isola con un enorme vulcano morto al centro. In questa isola divisa da varie sezioni, gli umani sotto i loro normali istinti non facevano altro che farsi guerra. Una dea, scocciata da questo creò delle creature per poter moderare gli umani. Il dio della guerra però divenne debole, prima di perire creò a sua volta dei demoni per influenzare negativamente gli umani.
la storia parla di un ragazzo che si ritrova a dover scescere in fretta in quel mondo, costretto a star lontano di casa, prese a viaggiare cercando chi come lui possedeva poteri come i suoi e in questo viaggio di pericoli e mondi assurdi, hiyoko diventa man mano una pedina importante per l'equilibrio di tutto il mondo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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I due fronti avanzarono urlando più forte che potevano per terrorizzarsi a vicenda e quando la prime linee entrarono in contatto numerosi furono i morti mentre i due numerosi gruppi erano ammassati in un miscuglio confuso nel quale spade, mazze, frecce e fucili uccidevano in massa. Erano state costruite catapulte che lanciavano balle di fieno unte d'olio combustibile e bruciate. Grossi animali quadrupedi erano cavalcati da alcuni soldati. I keruik erano animali in natura timidi e non propensi al combattimento, nonostante la loro mole. Per ragioni belliche alcuni venivano addestrati per essere usati in guerra. La loro pelle in caso di pericolo s'irrigidisce prendendo un colore giallastro tipico della loro specie. Erano come elefanti senza però le grosse orecchie. Oltre quattro zanne che uscivano ai lati della proboscide1 i Keruik erano provvisti di altre quattro corna ricurve verso il centro sulla fronte. Per attaccare abbassavano la testa colpendo qualsiasi cosa con le loro zanne e corna lunghe un metro.

Ovviamente bastavano soltanto cinque di quegli animali per creare pandemonio più di quanto c'è ne fosse. Decine e decine di soldati venivano sbalzati in aria, altri venivano colpiti dal fieno infuocato. Il rumore si sentiva per diversi kilometri. 

La guerra per gli umani era necessaria o almeno credevano, combattevano per colpe che nessuno aveva. Gli dei infatti, stanchi del comportamento scorretto che gli umani avevano tra loro crearono quelli che poi chiamarono i sette guardiani divini. Sette entità elementali. Con l'arrivo di esse gli scorretti e i disonesti non ebbero vita lunga e la pace regnò per diversi anni. Serak il dio delle ombre, stanco e indebolito dalla pace tra gli umani creò a sua volta cinque entità che scombussolaro il perfetto equilibrio. Una di queste entità che si chiamava odio era difatti capace di innestare nelle menti degli umani deboli di mente, un odio irrefrenabile verso altre persone. Omicidi, stupri e rapine erano diventati frequenti. Non tutti ne furono preda ma dovettero difendersi da certe persone ormai prive di senno quindi bandirono dalle città chiunque era stato soggiocato. 

Con il caos che lo rese tremendamente forte Serak scese sulla terra per uccidere i sette guardiani i quali, uno dopo l'altro perirono anche se ucciderli del tutto era impossibile anche per lui quindi persero soltanto i loro corpi mentre il nucleo, l'anima venne rinchiusa in sigilli. Dove rimasero per tanti di quegli anni che le generazioni si dimeticarono della loro esistenza. Anche Serak e i suoi flagelli sparirono poiché ormai gli umani erano tornati ad odiarsi tra di loro. Le ere passarono e i sigilli, che sembravano grosse pietre colorate erano state quasi inghiottite dalla natura circostante. ma qualcosa era destinato a muoversi. Dera, la dea degli dei decise di provarci ancora. La dea fece in modo che i guardiani, nella loro forma spirituale trovassero un corpo fisico negli umani. Dopo essere stati liberati, Dera preferì che i guardiani entrassero in corpi di neonati. Entrare in un corpo già maturato avrebbe comportato danni fisici e morali. Entrando nel corpo di un infante i guardiani sarebbero "cresciuti" col corpo. 

Lei aveva seminato il campo, all'oscuro di Serak che non s'accorse di niente. Doveva soltanto aspettare che i bambini raggiungessero l'età ottimale, dopo li avrebbe fatti combattere per annientare l'inclinazione malvagia nel mondo, era quella l'unica fiocca luce di speranza che rimaneva, Dera ci credeva e sperava con tutta se stessa...

Il cielo era tinto d'un forte azzurrl e il vento fischiava melodioso mentre accarezzava l'erba e gli alberi. L'aria era fresca e piacevole e nel regno di Ranara regnava la pace assicurata da alte mura sorvegliate da abili arcieri e fucilieri. La città funziona alla perfezione ed essendo vicina al mare era un punto di sbarco nel quale moltissimi marinai facevano sosta. la città infatti si manteneva grazie al mare e il porto, vendeva il pescato ad altri paesi e poteva vantare i migliori carpentieri navali migliori al mondo. Ranara quindi era un ricca città sempre affollata. Le sue mura si estendevano anche oltre la spiaggia e un enorme portone controllava le navi che entravano e uscivano per rendere la città meno attaccabile possibile. Parte del suo territorio comprendeva anche delle grandi pianure dove anziché il pesce, si sosteneva con l'agricoltura. Piccoli villaggi composti di modeste case in legno apparivano qua e là. La nostra storia inizia proprio uno di quei villaggi, più precisamente su una grossa quercia, si perché era quello il posto dove il nostro protagonista s'era nascosto, un piccolo bambino di sei anni con gli occhi rosso scarlatto senza pupilla. Indossava un vestito abbastanza povero completamente verde, era molto più grande della sua taglia. La veste sembrava un kimono tipico giapponese però di un tessuto molto rozzo, tenuto alla vita con una fascia annodata a lato. Verdone e dello stesso materiale. Tanto era grande che pendeva di un po giù dal ramo cui il ragazzo era seduto. Si teneva stretto al tronco per nascondersi il più possibile come se non volesse farsi vedere da qualcuno. Con la mano sistemò le fasce che teneva in testa, stesso materiale e colore della cintura. Feceva leggermente alzare i suoi capelli neri e corti in due punti, poiché la fasciatura girava sulla sua testa due volte prima di penzolare annodata dalla sua nuca. 

Si sentirono dei passi affrettati avvicinarsi e lui si strinse ancora strizzando gli occhi e i denti, dalla bocca uscirono i canini superiori nettamente più grandi degli altri denti così come quelli inferiori.

Un bambino si mise sotto l'albero e portò una mano a lato della bocca.

<< hyioko ti abbiamo detto che non vale sugli alberi, so che sei là! scendi subito! >>.

Hiyoko sbuffò e aprì gli occhi che erano diventati gialli, quasi d'orati. Si mise in piedi sul tronco e guardò il bambino al di sotto. 

<< non è colpa mia se voi siete degli impediti e non ci riuscite! Io mi voglio nascondere dove voglio! >> disse mentre fece un verticale rimanendo con le mani a testa in giù.

<< ma non vale così vinci per forza nessuno di noi sa salire come te sugli alberi! >> continuò innervosito il bambino in terra. La risposta di Hiyoko fu però una risata parecchio divertita.

<< sono il migliore, nessuno può competere contro di... >> hiyoko urlò perdendo l'equilibrio con le braccia, senza poter far più nulla andò a picchiare la testa contro il tronco, il suo corpo s'inclinò fin quando precipitò giù, prese con la pancia un'altro tronco e vorticando su se stesso cadde in terra. L'altro ragazzino in un primo momento si spaventò a morte ma non appena vide il suo amico sollevarsi a fatica si mise a ridere indicandolo.

Dolorante hiyoko riuscì a sollevarsi terra e a desersi poggiato sul tronco della quercia, aveva dei graffi in faccia ma questi si rimarginarono a vista d'occhio.

<< accidenti che botto... >> disse grattandosi la testa. A quel punto l'altro bambino s'avvicinò e gli porse la mano che hiyoko afferrò per aiutarsi ad alzarsi spolverandosi poi il vestito con le mani.

I due corsero per raggiungere il punto di ritrovo ma hiyoko fece pochi passi bipede, poiché ad un tratto saltò in avanti e atterrò appoggiando anche le mani iniziando un coordinamento movimento tra bracciace gambe, simile all'andatura di un gorilla. Il suo amico lo fissò ma ormai era abituato ai compocomponenti stranieri del bambino.

Raggiunto il ceppo di un albero una decina di ragazzini scherzava tra di loro e tre bimbe parlavano tra di loro sedute composte sull'enorme ceppo. La foresta era composta da gigantesche sequoia e i bambini comparati erano grandi come formiche, grosse radici che uscivano e rientravano. dal terreno formavano dei propri e veri ponti naturali dove trovava riposo del muschio verdognolo. 

I due s'aggiunsero al gruppo, lì erano tutti figli di agrigoltori e cacciatori di tesori e taglie. 

Il loro insediamento, quasi più una tribù, era infatti riconosciuto per l'alta affinità allo scontro, i ragazzini venivano addestrati alla caccia e al combattimento fin da piccoli. Il re di Ranara accortosi che non facevano parte dei "dissennati" li accettò tra le loro mura al prezzo però, di essere sempre pronti per interventi bellici.

Come ogni ragazzino hiyoko imparò a combattere e a coltivare i campi. Egli però aveva qualcosa in più rispetto gli altri i suoi occhi cangianti erano la dimora di un antico potere e i liquidi potevano essere da lui plasmati e comandati. Era quello un potere arcano di cui in molti bramavano e altrettanti temevano o ripudiavano. Per questo il piccolo hiyoko era sempre visto in modo strano dal suo villaggio, soltanto i bambini della sua età e i genitori non avevano pregiudizi. Anzi secondo Kyrai, madre del piccolo, era un dono degli dei che andava usato a fin di bene... 

In un altro luogo, spettrale e buio una donna girava le dita tra i suoi ricci color fiamma, guardava il buio fendendolo coi suoi occhi gialli dalle pupille di un serpente. Ella era seduta su un tronco di marmo nero brillante. indossava vesti da vedova completamente neri. La sua pelle bianchissima andava in contasto col colore dei suoi capelli e delle labbra lucidate di rosso scarlatto, come tinte nel sangue. La stanza di forrotonda era lievemente illuminata da duecandelabri, emanavano una luce giallognola, ma dietro la schiena di lei, un ombra si estendeva sul muro, densa quasi da poterla afferrare si estendeva in larghezza formando come dei tentacoli in continuo movimento. Ella parlava con il mento poggiato al suo delicato palmo della mano il braccio. L'altra mano era poggiata leggera al ginocchio della gamba accavallata sull'altra. Lo sguardo annoiato e stanco.

D'innanzi lei stava in piedi un figuro molto magro, una cappa nera con cappuccio lo copriva completamente e stando a testa bassa di lui non si poteva scorgere niente.

<< come procede... >> domandò in modo stanco la donna

<< sono spiacente ma ancora non si sa nulla, è da anni che cerchiamo, mi verrebbe da pensare... >> il figura venne bloccato dal pugno che la donna sferrò al bracciolo del trono.

<< non devi pensare... Tu devi agire ci siamo spiegati? >> ruggì innervosita.

<< vi chiedo venia, con vostro consenso io mi ritiro in privato per degli studi. >>

<< vattene! >> rispose agitando la mano. Così la figura fece un inchino e uscì senza rumori dalla stanza.

La donna rimase in silenzio per qualche istante quando di colpo del fuoco iniziò ad uscire dove ella era seduta, in pochi secondi le fiamme l'avvolsero completamente e lei sparì in esse con bagliore di luce.

Si trovò dietro una casa fatta di pietre, la sua pelle al contatto con la luce sembrava ancora più chiara. I suoi occhi tramutarono e divennero verdi con una pupilla normale.

Girato l'angolo si trovò una via sterrata di un paese che non sembrava essere molto ricco. la donna si guardò attorno, contadini mal vestiti e sporchi viandavano tranquillamente ignorando la donna che invece indossava vesti costose. Da quel paese ci fu un esplosione tanto forte che fece tremare il terreno per diversi metri. Una casa aveva un enorme buco da dove usciva una massiccia quantità di fumo. La donna aveva un braccio proteso proprio verso quella direzione, ora però Indicò un uomo che passava di li, al gesto della sua mano al malcapitato si piegò il busto all'indietro fin quando la sua schiena si spezzò provocando un suono disgustoso. La gente vicina si pietrificò all'istante e lei Indicò una donna con l'indice che poi mosse rapidamente, la gola della povera malcapitata si lacerò misteriosamente e copioso sangue fuoriusci macchiando ovunque.

<< niente di personale.. Ma vi ammazzaerò tutti! >> disse divertita mentre dalle sue mani si crearono sfere energetiche nere con bordi di luce bianca. Dietro la sua schiena una miriade di tentacoli si muovevano frenetici, ancor di più di quando era seduta come eccitati dalla situazione. Nel giro di un ora l'intero villaggio era ridotto un cumulo di macerie fumanti, corpi lacerati giacevano in svariati punti. In piedi sorridente vi era incolume la donna che si guardava attorno soddisfatta senza però mostrare alcun sintomo di stanchezza. Fece uno schiocco di dita e attese ancora un attimo. Era lo stesso individuo incapucciato di prima, questa volta teneva in mano una grossa giara con un tappo di sughero, aveva una forma oblunga e due manici ad orecchie. Venne poggiata in terra e la donna s'avvicinò sensualmente accarezzandone la lucida superficie rossa mogano. Vi erano in bianco alcune scritte di una lingua antica. Non indugiò oltre nel togliere il tappo e nell'aria circostante il cielo si annerì e dai corpi morti fuoriuscì una luce bianca e verdastra in un turbinio di urla disperate e pianti. Tutte quelle luci vennero catturate all'interno della giara e quando l'ultima venne presa, la donna prontamente la sigillò col tappo e in uno scoppio il bel tempo tornò

La notizia fece presto io giro la città devastata da ignoti era sulla bocca di tutti, soprattutto poiché non era particolarmente ricca e non possedeva qualcosa di importante, tutt'altro era un paese povero che campava grazie la cura dei campi. Furono inviate alcune guardie imperiali a controllare la zona ma non riuscirono a concluderr nulla. Con i mesi la cosa andò a scemare e la gente presto se ne dimenticò. Passarono gli anni ovviamente atacchi simili susseguirono, inutili i plotoni di guardia adoperati, quando un paese veniva attacato, l'impero doveva verdersi persa un'altra squadra di uomini senza mai conoscere l'identità del colpevole. Le leggende 
   
 
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