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Autore: sassa    08/03/2015    1 recensioni
In un mondo che segue precise e rigide regole, cosa accadrebbe se due ragazzi per legge incompatibili si innamorassero? Sfiderebbero tutto e tutti o si limiterebbero a subire e conformarsi?
Dal capitolo IX:
...-Ma le mie mani, per quanto abili, sono vuote- disse confidandole il suo dubbio.
-Non più: ora custodiscono il mio cuore-
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Vi prego, fate silenzio- esordì Leonard davanti al popolo riunito davanti al vecchio capanno -ascoltate bene perché questo è i piano- srotolò su un tavolino improvvisato la pergamena che fino a quel momento aveva tenuto con la destra e spiegò come avrebbero agito. Da Pelsat sarebbe partito un piccolo numero di cittadini, ventiquattro tra uomini e donne (la partecipazione di queste ultime grazie alle molteplici pressioni di Madge), perché, a detta di Leonard, “un piccolo gruppo disposto ad avere giustizia e ben più temuto di un esercito di guardie svogliate e sottopagate”; questa teoria, per quanto accolta da diversi fischi e mormorii di dissenso, bastò ai cittadini. Nessuno si sarebbe allarmato nel vederli marciare verso Ersal poiché la loro rabbia era condivisa; o almeno così sperava Leonard. Una volta entrati, si sarebbero diretti verso l'ultimo piano, lasciando un presidio di cittadini all'esterno in modo che sbarrassero la strada ad eventuali fuggitivi. Non era un piano ben strutturato né tanto meno degno di una rivolta in piena regola, ma sufficiente per riuscire nell'intento e mettere fine al manovrato governo dei Diamanti.

Manfredi li avvertì che con ogni probabilità Tanet avrebbe messo delle guardie davanti la porta d'entrata.

-Non saranno un problema- gridò un uomo con una vanga tra la folla.

-Già- fece quello accanto -sbudelleremo quei maledetti!-

Fred aprì la bocca per protestare contro l'ira di quell'uomo ma la richiuse dopo pochi istanti: la sua idea di una rivoluzione pacifica era già stata bocciata in quanto irrealizzabile e l'uomo basso che aveva appena urlato era solo l'ennesima conferma; la gente era troppo arrabbiata per considerare una risoluzione diplomatica della cosa.

-E chi ci assicura che pochi di noi basteranno contro di loro, armati e ben addestrati?- chiese una giovane donna.

A Leonard parve una domanda decisamente intelligente. -Sono molto le donne qui, quindi anch'esse, in quanto tali, hanno ricevuto lo stesso tipo di addestramento di quelle di Tanet- pensò con tristezza alla legge per cui l'istruzione di ognuno variava a seconda della sua Essenza. -E poi non siamo pochi: abbiamo i rinforzi in ogni parte del regno, tutti cittadini che sperano che i loro Diamanti, partiti per la riunione indetta da Tanet, tornino con idee diverse...-

-O non tornino proprio- suggerì Raphael.

Era un'ipotesi troppo probabile perché si potesse escludere.

-Ci vorranno giorni prima che i vostri “rinforzi” arrivino, sapete?-

Leonard studiò la donna: aveva capelli ricci color cioccolato e occhi chiari e la carnagione incredibilmente abbronzata. -Giusto- disse -ci vorrà troppo tempo; ventiquattro sono pochi...-

-Trentasei!- annunciò Fred: -è questo il numero di cui solitamente si compone una squadra di Ferri-

-Quindi- osservò la donna -se Tanet ha messo a guardia solo una squadra, saremo in numero pari-

Le parole della sconosciuta dagli occhi cielo rimasero sospese per un po', poi Raphael sussurrò:-Allora sarà uno scontro equo-

Da dietro di lui, Manfredi osservava pensoso.

 

 

 

 

Le strade di Pelsat erano deserte, nessuno era così folle da restare sveglio il giorno prima dell'insurrezione. Una lanterna rischiarò il buio; Leonard si sedette a terra e appoggiò la fonte di luce accanto a sé, non prima di essersi assicurato di aver chiuso con cura la porta di casa, pochi metri dietro di lui. Si guardò intorno poi, quasi per un crudele gioco del caso, ripensò a Sophie, l'unica persona che sentiva mancasse tra i suoi sostenitori. Si chiese dove fosse finita.

-Passerà anche questa notte, fratellino, non importa quanto tu cerchi di renderla lunga- dichiarò Raphael aprendo la porta e sedendosi accanto al pittore.

-Già- fece lui. -Beh, non manca molto ormai-

-Quindi presto accadrà...-

La constatazione parve a Leonard una certezza di come sarebbero andate le cose. -Non lo so. Magari ci andrà male; magari ci uccideranno e allora altro che rivoluzione! Ma qualcun altro prenderà di certo il nostro posto in una seconda rivolta-

-Non pensarci, ora va' a dormire che è tardi-

Leonard guardò il cielo. -No, è quasi presto- mormorò mentre il fratello rientrava in casa.

-Sono d'accordo- disse una voce femminile; Leonard si voltò, trovandosi davanti la giovane donna dagli occhi chiari che meno di quattro settimane prima era intervenuta mentre lui esponeva il piano d'attacco. -Leonard, giusto? Ho insegnato a tuo padre un po' dei segreti di un buon lupo di mare, sai?!-

Leonard sorrise: il vecchio Ben aveva la sua stessa passione per tutto ciò che si poteva imparare. -Che ci fate qui?-

-Non darmi del “voi”- rispose lei: -io sono una di quelle che vi ostinate a chiamare “Legno”-

Il pittore parve molto incuriosito: -”vi”?-

-Sì- spiegò: -io vengo da Manhél, un'isola molto piccola. Vivendo in un posto del genere, ci sentiamo piuttosto lontani da quelle regole che avete voi in continente- Leonard sapeva che “continente” era il termine usato dagli isolani per indicare la terraferma. -Viviamo in funzione del mare- questo, pensò Leonard, spiegava il colore bronzeo della sua pelle. Lei continuò -ma siamo uguali e collaboriamo tra noi; non c'è una classe che si crede superiore come quella che voi chiamate “Essenza di diamante”.

A Leonard il sistema piacque. -Ancora non so una cosa, però: chi sei?-

-Mi chiamo Lillian, ho ventitré anni e vengo da un posto dove molti storcerebbero il naso nel sapere che quest'insurrezione è guidata da un ragazzino-

Leonard la guardò negli occhi. -Credo di essere quello con più cose da perdere; la città mi è stata accanto, certo, ma apparte quattro persone, nessuno s'è fatto avanti quando c'è stato da decidere come agire-

Lillian sorrise:-Mio padre direbbe che il “ragazzino” ha coraggio da vendere-. Si alzò.

Leonard pensò alla risposta adatta, ma non gliene venne in mente nemmeno una.

 

Il giorno dopo, un manipolo di cittadini in armi parlava fra sé, incoraggiandosi in ogni modo. Negli occhi di Leonard si poteva scorgere un bagliore di determinazione e coraggio. Molti fra gli abitanti rimasti al sicuro a casa pregavano il Grande Ordinatore, ostinati nella loro fede, altri sorridevano nel guardare la scena, mentre l'alba osservava la partenza dal villaggio della speranza di tutti loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mio piccolo angolino felice:

Ehilà, siamo proprio agli sgoccioli! Vado di fretta, quindi lascio solo una piccola preghiera: fatemi sapere cosa ne pensa della piega presa dagli eventi. E Sophie? Che fine ha fatto?

Davvero, vorrei mi faceste sapere le vostre opinioni,

Sally

  
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