CAPITOLO 14
Dopo un lungo periodo di tempo, Teresa sentì che la porta di
casa di Lina si stava aprendo. E, infatti, l’amica entrò subito, seguita da
un’altra donna alta che stringeva una sacca di tela tra le mani.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo.
Il brigante non le aveva tolto gli occhi di dosso neppure per
un attimo, anche se il suo sguardo si stava affievolendo sempre di più. La
ferita alla spalla, che era peggiorata durante la lunga galoppata, stava continuando
a sanguinare, mentre Giovanni era pallidissimo e pareva sul punto di svenire.
La donna alta si tose il pesante giaccone che aveva indosso,
e si guardò subito attorno.
‘’Voglio una brocca d’acqua pulita e fresca, una pentola di
acqua tiepida e qualche pezzo di stoffa. In fretta, possibilmente’’, disse
bruscamente la sconosciuta.
Quella donna era piuttosto matura, la si poteva anche già
definire vecchia. Aveva i fianchi larghi e i capelli che iniziavano ad avere
qualche filo grigio.
Intanto che Teresa se ne stava a fissare la nuova arrivata,
Lina si diede da fare, e in pochi attimi aveva procurato tutto quello che
serviva. La vecchia annuì, soddisfatta, mentre iniziava ad estrarre dalla sacca
il materiale che le serviva, e che si era portata dietro da casa sua.
Lina, in un momento di tregua, si avvicinò a Teresa.
‘’Io devo andare alla cascina di Zvàn a prendere altro
denaro, quella vecchia fa un buon lavoro ma vuole essere pagata molto bene.
Poi, andrò dai briganti ad informarli della situazione. Te la senti di stare
qui, sola con Vanna?’’, le chiese la donna, facendo cenno verso la nuova
arrivata.
A Teresa quella vecchia non piaceva proprio, ma le avrebbe
fatto piacere stare vicino a Giovanni in modo da monitorarlo, per sperare che
non gli succedesse nulla di male.
‘’Vai pure, Lina. Starò qui con piacere’’, rispose, infine,
Teresa. Lina la guardò con un’aria strana.
‘’Ormai mi fido molto di te. Quando uscirò, chiuderò a chiave
la porta, in modo che nessuno possa provare ad entrare… o ad uscire’’.
‘’Non devi preoccuparti per me. Non fuggirò, lo sai’’, disse
Teresa, facendo l’offesa per l’insinuazione della donna.
‘’Lo sai che perdersi qui è facile. Poi, con una giornata
così, morirai assiderata in fretta. Comunque se la vecchia ti chiede qualcosa,
prova a farle da assistente, poiché potrebbe averne bisogno’’, continuò a dire
Lina, imperterrita.
‘’Certo’’, assicurò Teresa.
‘’Perfetto. Io vado, allora’’, concluse la donna. Teresa si
limitò ad annuire.
Non appena Lina fu uscita, la ragazza tornò a puntare la sua
attenzione su Vanna, e notò che stava maneggiando un bicchiere. Teresa le si
avvicinò incuriosita.
‘’Gli ho somministrato un miscuglio di erbe. Vedrai, con
questo dormirà come un angioletto e non sentirà alcun dolore’’, disse Vanna
senza guardarla, gli occhi fissi sui suoi strumenti. Teresa si limitò ad
annuire, e non disse nulla.
Infatti, dopo poco Giovanni si addormentò per effetto del
sonnifero, e la vecchia prese subito a lavorare attorno alla ferita della
spalla. Con estrema delicatezza, ripulì la ferita, e in pochi attimi estrasse
la pallottola. Poi, si mise a richiudere e a fasciare il tutto.
Teresa si allontanò,
tutto quel sangue e quel maneggiare l’avevano disgustata.
Si avvicinò alla finestra, e si mise a guardare fisso fuori.
La neve cadeva ancora, a fiocchi grandi come piccoli sassi, ma a terra ce n’era
a malapena due spanne. Il vento forte colpiva l’abitazione di Lina con una
furia spropositata, e gli spifferi si facevano sentire.
La ragazza si avvolse al meglio una sciarpa di lana attorno
al collo, e andò a sedersi nella cucina, controllando la stufa in modo da
mantenerla sempre accesa.
Dopo un periodo di tempo indefinito, la vecchia fece capolino
sulla porta.
‘’E’ fatta. Ora è tutto a posto. Il polpaccio era solo ferito
di striscio, nulla di grave. L’unica preoccupazione è la spalla. Comunque, tra
un paio d’ore, più o meno, si risveglierà. Non preoccuparti se avrà visioni o
un sonno disturbato, ha perso molto sangue. L’importante è che ogni volta che
si sveglia, qualcuno gli somministri una buona dose d’acqua pulita. Il resto
verrà da sé. Si rimetterà in forze molto in fretta se berrà, vedrai’’, le disse
Vanna, facendole l’occhiolino e parlando velocemente.
Proprio in quel momento, la porta d’ingresso si aprì, e Lina
entrò in casa, sbuffando. Il suo volto era livido dal freddo.
Vanna ripeté tutto a alla donna, che poi le allungò un
sacchettino di stoffa, che Teresa immaginò pieno di monete.
Soddisfatta, la vecchia si avvolse meglio nei suoi abiti
laceri e se ne andò, immersa nella tormenta.
‘’Ormai farà buio, Teresa. Dovresti tornare nella tua dimora.
Comunque, Mario ha detto che nessuno ti controllerà questa notte, poiché farà
molto freddo, e ha chiesto a me di badarti e di tenerti qui’’, le disse la
donna.
Teresa ebbe un tuffo al cuore. Avrebbe potuto stare vicina al
suo Giovanni per tutta quella notte.
‘’Grazie, resterò qui molto volentieri’’, rispose a Lina,
sorridendole.
‘’Com’è andata?’’, chiese l’amica, facendo cenno verso la
camera da letto.
Teresa le spiegò tutto, poi, insieme andarono a visionare la
situazione. Il brigante stava dormendo ed era tranquillo, come era stato loro
detto. Le due donne tirarono un silenzioso sospiro di sollievo, poi tornarono
nell’adiacente cucina.
‘’Questa notte andrà controllato. Spero di essere in grado di
tenere gli occhi aperti, la tormenta e il freddo mi hanno sfinita’’, disse
Lina.
‘’Lo farò io’’, disse
Teresa, convinta. Lina la guardò stupita.
‘’Sicura? Sei pronta per star sveglia buona parte della
notte?’’.
‘’Certo che lo sono, non sono più una bambina. Fidati di me.
Se si sveglierà e chiederà qualcosa, glielo darò, e gli darò dell’acqua. E poi,
di letti non ne abbiamo’’, osservò infine la ragazza.
‘’Oh beh, io farò un giaciglio con la paglia, andrà più che
bene. Ne farò uno anche per te’’, disse Lina.
‘’No, non stare a preoccuparti per me. Me ne starò su una
sedia a fianco del letto del capo dei briganti, così correrò meno il rischio di
addormentarmi e se si sveglia, potrò essere sempre pronta a
controllarlo’’.
‘’Contenta tu, contenti tutti. Ormai farà buio, vado a
preparare qualcosa di caldo e un giaciglio per me’’, continuò a dire la donna,
scrollando le spalle e andando nell’adiacente capanno degli animali.
Teresa se ne stette per un po’ a osservare la donna mentre
faceva i suoi soliti lavori domestici. Poi, scaldò due ciotole di brodo e fece
a quadretti due piadine, e quella fu la cena.
‘’Ho pensato che dormirò nel capanno degli animali, lì sarà
caldo ed ho già preparato un bel mucchio di soffice paglia. Naturalmente, la stufa
qui la gestirai tu, e per ogni bisogno chiamami. Se vorrai dormire un po’, ti
darò volentieri il cambio. Vedi tu. Ora vado proprio a chiudere un occhio, sono
sfinita’’, disse poi la donna, sbadigliando. Poco dopo, sprangò la porta
d’ingresso.
Poi, Teresa la lasciò andare a riposare, e ben presto si
trovò sola in cucina. Fuori era buio, la tormenta continuava, e aveva a
disposizione alcune candele, decisamente poche da tenere accese tutta la notte.
Inoltre, non poteva accedere il camino, poiché il forte vento, scendendo lungo
la larga canna fumaria dell’abitazione, avrebbe causato solo fumo.
Chiedendosi come fare per illuminare le stanze, accese un
piccolo fuoco nel piccolo braciere che Lina teneva in angolo della cucina,
sempre pronto all’evenienza.
La ragazza sapeva che poteva essere pericoloso, e che avrebbe
potuto far scoppiare un incendio, quindi si ripromise di stare sveglia e di
mantenere vivo il fuocherello, mentre così poteva almeno illuminare le stanze.
Poi, prese una sedia e la posizionò a fianco del letto in cui
Giovanni giaceva senza sensi, e si sedette.
Teresa ebbe un brivido, poiché ogni tanto qualche spiffero o
qualche raffica impetuosa di vento la facevano sobbalzare, ma si avvolse meglio
il collo nella sua sciarpa e si mise a fissare il brigante.
Il suo volto era ancora pallido, ma non mostrava più quei
lineamenti tirati tipici di chi non ne può più di soffrire. L’uomo continuava a
riposare placidamente da ore, e Teresa sperò che non gli succedesse nulla di
male. Non dopo quello che lei gli aveva ammesso. Eppure, quel corpo pareva non
aver voglia di risvegliarsi.
La ragazza continuò a stare seduta sulla sedia per un lungo
lasso di tempo. Poi si alzò, bevve un sorso d’acqua fresca che le tolse un po’
del torpore che l’avvolgeva ormai da un po’, e si avvicinò alla finestra,
osservando il buio che c’era fuori e immaginando di vedere i fiocchi di neve
cadere dal cielo, turbinando.
E fu in quel momento che, con la code dell’occhio, notò un
piccolo movimento nel letto dell’infermo.
Giovanni aveva vissuto quei momenti di dolore come se fossero
solo momenti lontani.
Non ricordava quasi nulla, tant’era stravolto dal dolore e
dalla perdita di sangue.
Una volta portato nel letto di Lina, aveva pensato di morire.
Sapeva che se certe ferite non venivano suturate nell’immediato portavano ad un
progressivo dissanguamento e alla morte, e Lina non sembrava tornare mai. Poi, Teresa
era apparsa quasi all’improvviso nel suo campo visivo, cercando di raccontargli
cose sciocche.
Ma ad un certo punto, gli aveva detto una cosa. Che lui le
piaceva. Non era sicuro di aver capito bene, oppure che si trattasse di
un’allucinazione, comunque questo gli aveva donato le ultime forze necessarie
per non mollare e per aspettare il soccorso di Lina, che era arrivato dopo un
po’. Da lì ripartivano i suoi ultimi ricordi, poi una vecchia guaritrice gli
aveva somministrato quello che doveva essere un potente sonnifero.
Ora lui si trovava a lottare con il suo flebile flusso di
coscienza, che non aveva alcuna voglia di spegnersi e che lo tormentava con
sogni ripetitivi e dall’apparenza tremendamente reale.
All’improvviso, per l’ennesima volta si trovò di nuovo nel
giardino di quella maledetta villa.
In bocca, il sapore acre del sangue lo disgustava. Si girò
indietro, e notò che con lui non c’era nessuno.
A passi svelti, prese a dirigersi verso l’ingresso
dell’abitazione. Attorno a lui c’erano solo buio e ombre grottesche, e ben
presto provò una forte sensazione di spavento.
Lui non voleva entrarci in quella casa, eppure suo corpo
continuava a muoversi, quasi di corsa, verso quella porta chiusa. Dopo un breve
momento carico di tensione, Giovanni si trovò nuovamente di fronte a quella
porta di legno.
Cercò qualcosa con cui far leva ed aprirla, ma non appena la
sfiorò, il legno di cui era composta si frantumò in mille pezzi. Era marcio.
Giovanni, anche senza volerlo, entrò nella villa. Fece alcuni passi e si trovò
in uno spazioso corridoio buio.
Al suo fianco, c’erano numerose porte chiuse. Afferrò una
fiaccola trovata casualmente a terra, e prese a muoversi nuovamente verso una delle porte.
Pochi istanti prima che la potesse sfiorare, essa si
spalancò, rigurgitando fuori numerosi uomini armati. Giovanni saltò indietro, e
prese a correre, eppure era già troppo tardi.
I nemici fecero fuoco, e una pallottola gli entrò nella
spalla, e un'altra nel polpaccio. Gridando con tutto il fiato che aveva in gola,
cadde rovinosamente a terra a pochi passi dall’uscita, che poteva essere la sua
unica salvezza.
Stringendo la spalla, cercò di rialzarsi ma notò che decine
di uomini dal volto indefinito gli erano addosso, ed aveva decine di pistole
puntate contro.
Alzò lo sguardo e si trovò di fronte ad un volto noto,
l’unico che lui avesse già visto in precedenza. Aldo, il capo della banda delle
paludi, lo stava osservando, trionfante. Il suo viso era tutto un sorriso,
mentre gli puntava la pistola alla testa.
‘’No, perché lo fai? Aspetta!’’, provò a dirgli, ma il
bandito non rispose, anzi, rise forte e premette il grilletto.
Giovanni, all’improvviso, si trovò immerso nel buio più
totale. Pensò di essere morto. Ben presto provò una sensazione strana, sembrava
che stesse precipitando nel vuoto. Forse, stava precipitando verso l’inferno.
D’altronde, nella sua vita non era mai stato troppo buono.
Prima che si potesse rendere conto di qualcos’altro, la sua
mente scivolò improvvisamente verso Teresa. La voleva rivedere, voleva dirle
che le dispiaceva di come si era comportato, e che lui ricambiava il suo
interesse. Ma era troppo tardi, era stato ucciso da Aldo.
‘’Nooo!’’, ruggì, con tutta la potenza che aveva in corpo,
rendendosi conto che poteva ancora parlare, o almeno pensare, e questo riaccese
una minuscola speranza in lui.
Una fitta dolorosa sconvolse il suo corpo, e per un attimo,
gli parve di vedere della luce. Si chiese da dove provenisse. Pensò che forse
stava finendo all’inferno, e che quella luce fosse prodotta dalle fiamme eterne
di cui tanto parlavano i preti, ma dovette smentirsi.
Sembrava che i suoi occhi si fossero riaperti, e di fronte a
lui, stagliata contro la flebile luce di un qualche piccolo braciere acceso
chissà dove, la figura di una donna lo stava osservando.
Giovanni, dopo un istante di esitazione, riconobbe la figura
di Teresa. Non voleva perdere tempo; stava morendo e voleva parlarle, anche se
non sapeva neppure se la ragazza era reale.
Si rese conto di riuscire a muovere una mano, però ben presto
ne perse ancora l’uso. Un barlume di lucidità gli suggerì che ben presto il
sonnifero l’avrebbe respinto di nuovo verso il vuoto di poco prima, tra sparatorie
e ombre.
Lui doveva parlarle prima che fosse troppo tardi.
Fu in quel momento che riuscì finalmente a muovere
coscientemente le labbra e a pronunciare una frase di senso compiuto.
Teresa non aveva visto male. Infatti, il brigante stava muovendo
una mano.
Pensando che stesse per risvegliarsi, la ragazza riempì il
suo bicchiere d’acqua, pronta a servirlo non appena si fosse svegliato. Poi,
tornò a sedersi sulla sedia a fianco del letto, sempre col bicchiere in mano.
Ben presto il volto del ferito parve contorcersi in una
smorfia indefinita, e lei capì che molto probabilmente stava sognando.
Dopo poco, bofonchiò qualcosa nel sonno, ma la ragazza non
riuscì a capire bene quello che stava dicendo, sembrava che il brigante stesse
chiedendo a qualcuno di aspettare, poi tutto calò nel silenzio totale. Teresa
restò ancora un po’ a guardare il suo volto, che parve rilassarsi, almeno per
un po’.
‘’Noooo’’, gridò improvvisamente il ferito.
Teresa a momenti lasciò cadere il bicchiere, e un po’ d’acqua
le si rovesciò addosso ugualmente. Spaventata dall’urlo selvaggio dell’uomo, la
ragazza si alzò e si avvicinò ancora di più a lui.
Giovanni, intanto, appariva sconvolto, come se stesse
sognando qualcosa di orribile. Teresa si chiese se Lina si fosse svegliata
sentendo quel grido selvaggio, ma dovette riconoscere che molto probabilmente
non l’aveva neppure sentito, poiché tra i rumori del legno scricchiolante e il
ruggito impetuoso del vento della tormenta, avrebbe potuto anche crollare mezza
casa che i rumori sarebbero stati inghiottiti da quel caos primordiale.
Infatti, la donna non si svegliò.
Pian piano, intanto, il brigante aprì gli occhi. Teresa, che
si era posizionata proprio con il volto sopra al suo, notò che gli occhi
sembravano velati. L’uomo parve riconoscerla, e prese a balbettare qualcosa di
incomprensibile. La ragazza non si preoccupò di tutto questo; la vecchia
l’aveva lasciato detto che il sonnifero che gli aveva somministrato avrebbe
avuto quegli effetti. Quindi, si preparò ad allungargli un po’ d’acqua.
‘’Teresa, sei tu?’’, disse Giovanni tutt’a un tratto,
riuscendo a pronunciare qualcosa di sensato, e riprendendo un po’ di coscienza.
‘’Sì, sono io’’, gli sussurrò la ragazza.
‘’Io devo dirti una cosa… ed ho sete’’, continuò a dire a bassa
voce l’uomo, tornando a socchiudere gli occhi. Teresa si accinse a dargli da
bere, prima che si riaddormentasse.
‘’Me la dirai domattina, quando ti risveglierai
completamente. Ora bevi’’, gli disse Teresa con tono bassi e pacati, mentre gli
avvicinava il bicchiere alle labbra.
‘’No, devo dirti una cosa, prima’’, continuò a ribattere
Giovanni.
‘’Ora bevi. Aspetta, ti alzo un po’ la testa’’, continuò a
ripetere Teresa, assolutamente non intenzionata a lasciarlo senza bere, visto
che anche lui aveva richiesto dell’acqua. Cercò di toccarlo, ma l’uomo si
mosse, ritraendo lievemente la testa.
‘’No, devi ascoltarmi, prima. Poi berrò’’, disse nuovamente
il brigante, serrando le labbra.
La ragazza capì che doveva lasciarlo parlare per un attimo,
se no quel cocciuto non avrebbe bevuto.
‘’Dimmi allora, ma sbrigati’’.
‘’Sto per morire, lo sai?’’.
‘’Non morirai, stai tranquillo. Quelle visioni che hai e le sensazioni
che provi sono dovute alle erbe. Domani sarai come nuovo’’, gli disse Teresa,
sorridendo.
‘’No, io sto per morire. E non voglio andarmene… andarmene
senza averti detto una cosa’’, continuò il brigante, a bassa voce e con brevi
pause.
‘’Ecco, scusa per averti trattato male e per averti fatto
soffrire. Sei la più bella ragazza che io abbia mai visto, e non ti meritavi
tutto il dolore che ti ho procurato’’, riprese a sussurrare il ferito. Teresa
abbassò gli occhi e non disse nulla.
‘’Nonostante tutto, tu mi piaci. Sei la prima ragazza che mi
piace veramente… tu sei la mia tentazione. Sei così bella… e così testarda e
dura, proprio come me. Sì, forse ti amo, ma tra me e te sai che non può esserci
nulla…. Quando poco fa mi hai detto che ti piaccio, io, nella mia sofferenza,
mi sono sentito meglio… e ora… sto per lasciare… se vuoi… farmi un favore… un
regalo, te ne prego…’’, continuò a sussurrare Giovanni, mentre la sua
razionalità tornava a vacillare, e stava per rientrare nel sonno.
Teresa rimase scossa dalle parole appena pronunciate dal
brigante. Non aveva mai creduto che il suo interesse fosse ricambiato.
‘’Un regalo… prima di morire… fammelo, te ne prego… non te ne
pentirai…’’, continuava a dire l’uomo.
‘’E quale sarebbe questo regalo che ti dovrei fare?’’, trovò
la forza di chiedere Teresa, cercando di non lasciarsi andare alle emozioni.
Erano soli lì, il loro dialogo non sarebbe mai trapelato fuori da quella
stanza.
‘’Un bacio. Dammi un bacio… un bacio sulle labbra. Poi,
berrò… e farò tutto quello che vuoi… se ricambi il mio interesse, baciami… un
bacio…’’, continuò a ripetere il brigante.
Teresa si sentì avvampare le guance. Non aveva mai baciato un
uomo, tantomeno intendeva farlo in quel momento. Però, le sarebbe piaciuto
darlo a quell’uomo che a lei piaceva tanto. Doveva decidere in fretta.
Chiuse gli occhi, ed avvicinò il suo viso a quello di
Giovanni, poi, rapidamente, lo baciò sulle labbra. Il tutto durò solo un
istante, e ben presto quel bacio casto finì, e la ragazza tornò a rialzarsi,
notando che il brigante ora aveva riaperto gli occhi e la stava fissando.
‘’Grazie… ti amo, Teresa. Ora posso bere, e poi morirò in
pace’’, disse l’uomo, socchiudendo nuovamente gli occhi.
La ragazza, paonazza in volto e con le mani tremanti, gli
alzò leggermente la testa e gli diede da bere. Lui bevve abbondantemente, e
pochi istanti dopo crollò nuovamente nel sonno.
Teresa rimase così da sola, tremando nel bel mezzo della
notte e della tempesta. Una tempesta che ora, oltre che travolgere la casa di
Lina, travolgeva anche i suoi sentimenti.
Aveva sempre sognato il primo bacio. Da piccola, pensava che
fosse riservato ad un principe, poi, col tempo, aveva capito che sarebbe stato
dato ad un qualche nobile scelto dalla sua famiglia. Però, mai avrebbe creduto
di darlo ad un brigante. Comunque, fu felice di averlo fatto, e di aver
estraniato i suoi sentimenti. Ora anche lui sapeva, e ricambiava.
Chiuse gli occhi, e si immaginò il volto di suo padre adirato
per quello che lei aveva appena fatto. Li riaprì e sorrise da sola. Gli aveva
appena sfiorato le labbra con le sue, non aveva commesso nulla di grave.
Immersa nei suoi pensieri, la ragazza arrivò al mattino
stanca e distrutta dalla lunga notte insonne, ma felice per quello che era
successo.
Sperò solo che, a breve, quando Giovanni fosse tornato a
svegliarsi definitivamente, si fosse ricordato di ciò che c’era stato fra loro,
e delle loro confidenze.
Quando Lina si svegliò, e andò a vedere come andava la
situazione, trovò Teresa tutta sorridente, nonostante le profonde occhiaie
dovute alla notte insonne.
La donna non poté far altro che fissarla, sorpresa.
NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche questo capitolo J
Ormai, i nostri due protagonisti sanno che provano un
interesse l’uno per l’altra, e chissà… ma forse Giovanni quando si risveglierà
non ricorderà neanche nulla. Vedremo J
Grazie ancora a tutti, spero che la storia continui a
piacervi J a lunedì prossimo J