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Autore: alessandroago_94    09/03/2015    8 recensioni
1837, Romagna. Giovanni è un pericoloso brigante, un fuorilegge che terrorizza tutti i nobili romagnoli. Compie furti, rapine e rapimenti, senza farsi molti scrupoli. Ha formato una sua banda di delinquenti, e pare inarrestabile. Non sa cosa sia la pace, lui combatte per sé stesso e per il bene della sua banda, in una terra martoriata dalla povertà, dalla criminalità e dalle continue insurrezioni del popolo, represse nel sangue.
Quando rapisce Teresa, la figlia di un ricco conte, pensa solo al riscatto che pagherà suo padre. Ma passerà un po’ di tempo prima che il riscatto venga pagato. Nel frattempo Giovanni resta invaghito della giovane e seducente contessina, e lei, dopo un iniziale reticenza, lo ricambia, affascinata dalla figura del forte e misterioso brigante. Il problema è che Teresa deve tornare dalla sua famiglia, e deve andare in sposa ad un giovane nobile romano. In un mondo difficile e pieno di pericoli, due persone così diverse, con destini così differenti, riusciranno ugualmente ad amarsi e ad affrontare il percorso pieno di ostacoli che la vita ha predisposto davanti a loro?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: L'Ottocento
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Capitolo 14

CAPITOLO 14

 

 

 

Dopo un lungo periodo di tempo, Teresa sentì che la porta di casa di Lina si stava aprendo. E, infatti, l’amica entrò subito, seguita da un’altra donna alta che stringeva una sacca di tela tra le mani.

La ragazza tirò un sospiro di sollievo.

Il brigante non le aveva tolto gli occhi di dosso neppure per un attimo, anche se il suo sguardo si stava affievolendo sempre di più. La ferita alla spalla, che era peggiorata durante la lunga galoppata, stava continuando a sanguinare, mentre Giovanni era pallidissimo e pareva sul punto di svenire.

La donna alta si tose il pesante giaccone che aveva indosso, e si guardò subito attorno.

‘’Voglio una brocca d’acqua pulita e fresca, una pentola di acqua tiepida e qualche pezzo di stoffa. In fretta, possibilmente’’, disse bruscamente la sconosciuta.

Quella donna era piuttosto matura, la si poteva anche già definire vecchia. Aveva i fianchi larghi e i capelli che iniziavano ad avere qualche filo grigio.

Intanto che Teresa se ne stava a fissare la nuova arrivata, Lina si diede da fare, e in pochi attimi aveva procurato tutto quello che serviva. La vecchia annuì, soddisfatta, mentre iniziava ad estrarre dalla sacca il materiale che le serviva, e che si era portata dietro da casa sua.

Lina, in un momento di tregua, si avvicinò a Teresa.

‘’Io devo andare alla cascina di Zvàn a prendere altro denaro, quella vecchia fa un buon lavoro ma vuole essere pagata molto bene. Poi, andrò dai briganti ad informarli della situazione. Te la senti di stare qui, sola con Vanna?’’, le chiese la donna, facendo cenno verso la nuova arrivata.

A Teresa quella vecchia non piaceva proprio, ma le avrebbe fatto piacere stare vicino a Giovanni in modo da monitorarlo, per sperare che non gli succedesse nulla di male.

‘’Vai pure, Lina. Starò qui con piacere’’, rispose, infine, Teresa. Lina la guardò con un’aria strana.

‘’Ormai mi fido molto di te. Quando uscirò, chiuderò a chiave la porta, in modo che nessuno possa provare ad entrare… o ad uscire’’.

‘’Non devi preoccuparti per me. Non fuggirò, lo sai’’, disse Teresa, facendo l’offesa per l’insinuazione della donna.

‘’Lo sai che perdersi qui è facile. Poi, con una giornata così, morirai assiderata in fretta. Comunque se la vecchia ti chiede qualcosa, prova a farle da assistente, poiché potrebbe averne bisogno’’, continuò a dire Lina, imperterrita.

‘’Certo’’, assicurò Teresa.

‘’Perfetto. Io vado, allora’’, concluse la donna. Teresa si limitò ad annuire.

Non appena Lina fu uscita, la ragazza tornò a puntare la sua attenzione su Vanna, e notò che stava maneggiando un bicchiere. Teresa le si avvicinò incuriosita.

‘’Gli ho somministrato un miscuglio di erbe. Vedrai, con questo dormirà come un angioletto e non sentirà alcun dolore’’, disse Vanna senza guardarla, gli occhi fissi sui suoi strumenti. Teresa si limitò ad annuire, e non disse nulla.

Infatti, dopo poco Giovanni si addormentò per effetto del sonnifero, e la vecchia prese subito a lavorare attorno alla ferita della spalla. Con estrema delicatezza, ripulì la ferita, e in pochi attimi estrasse la pallottola. Poi, si mise a richiudere e a fasciare il tutto.

 Teresa si allontanò, tutto quel sangue e quel maneggiare l’avevano disgustata.

Si avvicinò alla finestra, e si mise a guardare fisso fuori. La neve cadeva ancora, a fiocchi grandi come piccoli sassi, ma a terra ce n’era a malapena due spanne. Il vento forte colpiva l’abitazione di Lina con una furia spropositata, e gli spifferi si facevano sentire.

La ragazza si avvolse al meglio una sciarpa di lana attorno al collo, e andò a sedersi nella cucina, controllando la stufa in modo da mantenerla sempre accesa.

Dopo un periodo di tempo indefinito, la vecchia fece capolino sulla porta.

‘’E’ fatta. Ora è tutto a posto. Il polpaccio era solo ferito di striscio, nulla di grave. L’unica preoccupazione è la spalla. Comunque, tra un paio d’ore, più o meno, si risveglierà. Non preoccuparti se avrà visioni o un sonno disturbato, ha perso molto sangue. L’importante è che ogni volta che si sveglia, qualcuno gli somministri una buona dose d’acqua pulita. Il resto verrà da sé. Si rimetterà in forze molto in fretta se berrà, vedrai’’, le disse Vanna, facendole l’occhiolino e parlando velocemente.

Proprio in quel momento, la porta d’ingresso si aprì, e Lina entrò in casa, sbuffando. Il suo volto era livido dal freddo.

Vanna ripeté tutto a alla donna, che poi le allungò un sacchettino di stoffa, che Teresa immaginò pieno di monete.

Soddisfatta, la vecchia si avvolse meglio nei suoi abiti laceri e se ne andò, immersa nella tormenta.

‘’Ormai farà buio, Teresa. Dovresti tornare nella tua dimora. Comunque, Mario ha detto che nessuno ti controllerà questa notte, poiché farà molto freddo, e ha chiesto a me di badarti e di tenerti qui’’, le disse la donna.

Teresa ebbe un tuffo al cuore. Avrebbe potuto stare vicina al suo Giovanni per tutta quella notte.

‘’Grazie, resterò qui molto volentieri’’, rispose a Lina, sorridendole.

‘’Com’è andata?’’, chiese l’amica, facendo cenno verso la camera da letto.

Teresa le spiegò tutto, poi, insieme andarono a visionare la situazione. Il brigante stava dormendo ed era tranquillo, come era stato loro detto. Le due donne tirarono un silenzioso sospiro di sollievo, poi tornarono nell’adiacente cucina.

‘’Questa notte andrà controllato. Spero di essere in grado di tenere gli occhi aperti, la tormenta e il freddo mi hanno sfinita’’, disse Lina.

 ‘’Lo farò io’’, disse Teresa, convinta. Lina la guardò stupita.

‘’Sicura? Sei pronta per star sveglia buona parte della notte?’’.

‘’Certo che lo sono, non sono più una bambina. Fidati di me. Se si sveglierà e chiederà qualcosa, glielo darò, e gli darò dell’acqua. E poi, di letti non ne abbiamo’’, osservò infine la ragazza.

‘’Oh beh, io farò un giaciglio con la paglia, andrà più che bene. Ne farò uno anche per te’’, disse Lina.

‘’No, non stare a preoccuparti per me. Me ne starò su una sedia a fianco del letto del capo dei briganti, così correrò meno il rischio di addormentarmi e se si sveglia, potrò essere sempre pronta a controllarlo’’. 

‘’Contenta tu, contenti tutti. Ormai farà buio, vado a preparare qualcosa di caldo e un giaciglio per me’’, continuò a dire la donna, scrollando le spalle e andando nell’adiacente capanno degli animali.

Teresa se ne stette per un po’ a osservare la donna mentre faceva i suoi soliti lavori domestici. Poi, scaldò due ciotole di brodo e fece a quadretti due piadine, e quella fu la cena.

‘’Ho pensato che dormirò nel capanno degli animali, lì sarà caldo ed ho già preparato un bel mucchio di soffice paglia. Naturalmente, la stufa qui la gestirai tu, e per ogni bisogno chiamami. Se vorrai dormire un po’, ti darò volentieri il cambio. Vedi tu. Ora vado proprio a chiudere un occhio, sono sfinita’’, disse poi la donna, sbadigliando. Poco dopo, sprangò la porta d’ingresso.

Poi, Teresa la lasciò andare a riposare, e ben presto si trovò sola in cucina. Fuori era buio, la tormenta continuava, e aveva a disposizione alcune candele, decisamente poche da tenere accese tutta la notte. Inoltre, non poteva accedere il camino, poiché il forte vento, scendendo lungo la larga canna fumaria dell’abitazione, avrebbe causato solo fumo.

Chiedendosi come fare per illuminare le stanze, accese un piccolo fuoco nel piccolo braciere che Lina teneva in angolo della cucina, sempre pronto all’evenienza.

La ragazza sapeva che poteva essere pericoloso, e che avrebbe potuto far scoppiare un incendio, quindi si ripromise di stare sveglia e di mantenere vivo il fuocherello, mentre così poteva almeno illuminare le stanze.  

Poi, prese una sedia e la posizionò a fianco del letto in cui Giovanni giaceva senza sensi, e si sedette.

Teresa ebbe un brivido, poiché ogni tanto qualche spiffero o qualche raffica impetuosa di vento la facevano sobbalzare, ma si avvolse meglio il collo nella sua sciarpa e si mise a fissare il brigante.

Il suo volto era ancora pallido, ma non mostrava più quei lineamenti tirati tipici di chi non ne può più di soffrire. L’uomo continuava a riposare placidamente da ore, e Teresa sperò che non gli succedesse nulla di male. Non dopo quello che lei gli aveva ammesso. Eppure, quel corpo pareva non aver voglia di risvegliarsi.

La ragazza continuò a stare seduta sulla sedia per un lungo lasso di tempo. Poi si alzò, bevve un sorso d’acqua fresca che le tolse un po’ del torpore che l’avvolgeva ormai da un po’, e si avvicinò alla finestra, osservando il buio che c’era fuori e immaginando di vedere i fiocchi di neve cadere dal cielo, turbinando.

E fu in quel momento che, con la code dell’occhio, notò un piccolo movimento nel letto dell’infermo.

 

 

 

Giovanni aveva vissuto quei momenti di dolore come se fossero solo momenti lontani.

Non ricordava quasi nulla, tant’era stravolto dal dolore e dalla perdita di sangue.

Una volta portato nel letto di Lina, aveva pensato di morire. Sapeva che se certe ferite non venivano suturate nell’immediato portavano ad un progressivo dissanguamento e alla morte, e Lina non sembrava tornare mai. Poi, Teresa era apparsa quasi all’improvviso nel suo campo visivo, cercando di raccontargli cose sciocche.

Ma ad un certo punto, gli aveva detto una cosa. Che lui le piaceva. Non era sicuro di aver capito bene, oppure che si trattasse di un’allucinazione, comunque questo gli aveva donato le ultime forze necessarie per non mollare e per aspettare il soccorso di Lina, che era arrivato dopo un po’. Da lì ripartivano i suoi ultimi ricordi, poi una vecchia guaritrice gli aveva somministrato quello che doveva essere un potente sonnifero.

Ora lui si trovava a lottare con il suo flebile flusso di coscienza, che non aveva alcuna voglia di spegnersi e che lo tormentava con sogni ripetitivi e dall’apparenza tremendamente reale.

All’improvviso, per l’ennesima volta si trovò di nuovo nel giardino di quella maledetta villa.

In bocca, il sapore acre del sangue lo disgustava. Si girò indietro, e notò che con lui non c’era nessuno.

A passi svelti, prese a dirigersi verso l’ingresso dell’abitazione. Attorno a lui c’erano solo buio e ombre grottesche, e ben presto provò una forte sensazione di spavento.

Lui non voleva entrarci in quella casa, eppure suo corpo continuava a muoversi, quasi di corsa, verso quella porta chiusa. Dopo un breve momento carico di tensione, Giovanni si trovò nuovamente di fronte a quella porta di legno.

Cercò qualcosa con cui far leva ed aprirla, ma non appena la sfiorò, il legno di cui era composta si frantumò in mille pezzi. Era marcio. Giovanni, anche senza volerlo, entrò nella villa. Fece alcuni passi e si trovò in uno spazioso corridoio buio.

Al suo fianco, c’erano numerose porte chiuse. Afferrò una fiaccola trovata casualmente a terra, e prese a muoversi nuovamente  verso una delle porte.

Pochi istanti prima che la potesse sfiorare, essa si spalancò, rigurgitando fuori numerosi uomini armati. Giovanni saltò indietro, e prese a correre, eppure era già troppo tardi.

I nemici fecero fuoco, e una pallottola gli entrò nella spalla, e un'altra nel polpaccio. Gridando con tutto il fiato che aveva in gola, cadde rovinosamente a terra a pochi passi dall’uscita, che poteva essere la sua unica salvezza.

Stringendo la spalla, cercò di rialzarsi ma notò che decine di uomini dal volto indefinito gli erano addosso, ed aveva decine di pistole puntate contro.

Alzò lo sguardo e si trovò di fronte ad un volto noto, l’unico che lui avesse già visto in precedenza. Aldo, il capo della banda delle paludi, lo stava osservando, trionfante. Il suo viso era tutto un sorriso, mentre gli puntava la pistola alla testa.

‘’No, perché lo fai? Aspetta!’’, provò a dirgli, ma il bandito non rispose, anzi, rise forte e premette il grilletto.

Giovanni, all’improvviso, si trovò immerso nel buio più totale. Pensò di essere morto. Ben presto provò una sensazione strana, sembrava che stesse precipitando nel vuoto. Forse, stava precipitando verso l’inferno. D’altronde, nella sua vita non era mai stato troppo buono.

Prima che si potesse rendere conto di qualcos’altro, la sua mente scivolò improvvisamente verso Teresa. La voleva rivedere, voleva dirle che le dispiaceva di come si era comportato, e che lui ricambiava il suo interesse. Ma era troppo tardi, era stato ucciso da Aldo.

‘’Nooo!’’, ruggì, con tutta la potenza che aveva in corpo, rendendosi conto che poteva ancora parlare, o almeno pensare, e questo riaccese una minuscola speranza in lui.

Una fitta dolorosa sconvolse il suo corpo, e per un attimo, gli parve di vedere della luce. Si chiese da dove provenisse. Pensò che forse stava finendo all’inferno, e che quella luce fosse prodotta dalle fiamme eterne di cui tanto parlavano i preti, ma dovette smentirsi.

Sembrava che i suoi occhi si fossero riaperti, e di fronte a lui, stagliata contro la flebile luce di un qualche piccolo braciere acceso chissà dove, la figura di una donna lo stava osservando.

Giovanni, dopo un istante di esitazione, riconobbe la figura di Teresa. Non voleva perdere tempo; stava morendo e voleva parlarle, anche se non sapeva neppure se la ragazza era reale.

Si rese conto di riuscire a muovere una mano, però ben presto ne perse ancora l’uso. Un barlume di lucidità gli suggerì che ben presto il sonnifero l’avrebbe respinto di nuovo verso il vuoto di poco prima, tra sparatorie e ombre.

Lui doveva parlarle prima che fosse troppo tardi.

Fu in quel momento che riuscì finalmente a muovere coscientemente le labbra e a pronunciare una frase di senso compiuto.   

 

 

 

Teresa non aveva visto male. Infatti, il brigante stava muovendo una mano.

Pensando che stesse per risvegliarsi, la ragazza riempì il suo bicchiere d’acqua, pronta a servirlo non appena si fosse svegliato. Poi, tornò a sedersi sulla sedia a fianco del letto, sempre col bicchiere in mano.

Ben presto il volto del ferito parve contorcersi in una smorfia indefinita, e lei capì che molto probabilmente stava sognando.

Dopo poco, bofonchiò qualcosa nel sonno, ma la ragazza non riuscì a capire bene quello che stava dicendo, sembrava che il brigante stesse chiedendo a qualcuno di aspettare, poi tutto calò nel silenzio totale. Teresa restò ancora un po’ a guardare il suo volto, che parve rilassarsi, almeno per un po’.

‘’Noooo’’, gridò improvvisamente il ferito.

Teresa a momenti lasciò cadere il bicchiere, e un po’ d’acqua le si rovesciò addosso ugualmente. Spaventata dall’urlo selvaggio dell’uomo, la ragazza si alzò e si avvicinò ancora di più a lui.

Giovanni, intanto, appariva sconvolto, come se stesse sognando qualcosa di orribile. Teresa si chiese se Lina si fosse svegliata sentendo quel grido selvaggio, ma dovette riconoscere che molto probabilmente non l’aveva neppure sentito, poiché tra i rumori del legno scricchiolante e il ruggito impetuoso del vento della tormenta, avrebbe potuto anche crollare mezza casa che i rumori sarebbero stati inghiottiti da quel caos primordiale. Infatti, la donna non si svegliò.

Pian piano, intanto, il brigante aprì gli occhi. Teresa, che si era posizionata proprio con il volto sopra al suo, notò che gli occhi sembravano velati. L’uomo parve riconoscerla, e prese a balbettare qualcosa di incomprensibile. La ragazza non si preoccupò di tutto questo; la vecchia l’aveva lasciato detto che il sonnifero che gli aveva somministrato avrebbe avuto quegli effetti. Quindi, si preparò ad allungargli un po’ d’acqua.

‘’Teresa, sei tu?’’, disse Giovanni tutt’a un tratto, riuscendo a pronunciare qualcosa di sensato, e riprendendo un po’ di coscienza.

‘’Sì, sono io’’, gli sussurrò la ragazza.

‘’Io devo dirti una cosa… ed ho sete’’, continuò a dire a bassa voce l’uomo, tornando a socchiudere gli occhi. Teresa si accinse a dargli da bere, prima che si riaddormentasse.

‘’Me la dirai domattina, quando ti risveglierai completamente. Ora bevi’’, gli disse Teresa con tono bassi e pacati, mentre gli avvicinava il bicchiere alle labbra.

‘’No, devo dirti una cosa, prima’’, continuò a ribattere Giovanni.

‘’Ora bevi. Aspetta, ti alzo un po’ la testa’’, continuò a ripetere Teresa, assolutamente non intenzionata a lasciarlo senza bere, visto che anche lui aveva richiesto dell’acqua. Cercò di toccarlo, ma l’uomo si mosse, ritraendo lievemente la testa.

‘’No, devi ascoltarmi, prima. Poi berrò’’, disse nuovamente il brigante, serrando le labbra.

La ragazza capì che doveva lasciarlo parlare per un attimo, se no quel cocciuto non avrebbe bevuto.

‘’Dimmi allora, ma sbrigati’’.

‘’Sto per morire, lo sai?’’.

‘’Non morirai, stai tranquillo. Quelle visioni che hai e le sensazioni che provi sono dovute alle erbe. Domani sarai come nuovo’’, gli disse Teresa, sorridendo.

‘’No, io sto per morire. E non voglio andarmene… andarmene senza averti detto una cosa’’, continuò il brigante, a bassa voce e con brevi pause.

‘’Ecco, scusa per averti trattato male e per averti fatto soffrire. Sei la più bella ragazza che io abbia mai visto, e non ti meritavi tutto il dolore che ti ho procurato’’, riprese a sussurrare il ferito. Teresa abbassò gli occhi e non disse nulla.

‘’Nonostante tutto, tu mi piaci. Sei la prima ragazza che mi piace veramente… tu sei la mia tentazione. Sei così bella… e così testarda e dura, proprio come me. Sì, forse ti amo, ma tra me e te sai che non può esserci nulla…. Quando poco fa mi hai detto che ti piaccio, io, nella mia sofferenza, mi sono sentito meglio… e ora… sto per lasciare… se vuoi… farmi un favore… un regalo, te ne prego…’’, continuò a sussurrare Giovanni, mentre la sua razionalità tornava a vacillare, e stava per rientrare nel sonno.

Teresa rimase scossa dalle parole appena pronunciate dal brigante. Non aveva mai creduto che il suo interesse fosse ricambiato.

‘’Un regalo… prima di morire… fammelo, te ne prego… non te ne pentirai…’’, continuava a dire l’uomo.

‘’E quale sarebbe questo regalo che ti dovrei fare?’’, trovò la forza di chiedere Teresa, cercando di non lasciarsi andare alle emozioni. Erano soli lì, il loro dialogo non sarebbe mai trapelato fuori da quella stanza.

‘’Un bacio. Dammi un bacio… un bacio sulle labbra. Poi, berrò… e farò tutto quello che vuoi… se ricambi il mio interesse, baciami… un bacio…’’, continuò a ripetere il brigante.

Teresa si sentì avvampare le guance. Non aveva mai baciato un uomo, tantomeno intendeva farlo in quel momento. Però, le sarebbe piaciuto darlo a quell’uomo che a lei piaceva tanto. Doveva decidere in fretta.

Chiuse gli occhi, ed avvicinò il suo viso a quello di Giovanni, poi, rapidamente, lo baciò sulle labbra. Il tutto durò solo un istante, e ben presto quel bacio casto finì, e la ragazza tornò a rialzarsi, notando che il brigante ora aveva riaperto gli occhi e la stava fissando.

‘’Grazie… ti amo, Teresa. Ora posso bere, e poi morirò in pace’’, disse l’uomo, socchiudendo nuovamente gli occhi.

La ragazza, paonazza in volto e con le mani tremanti, gli alzò leggermente la testa e gli diede da bere. Lui bevve abbondantemente, e pochi istanti dopo crollò nuovamente nel sonno.

Teresa rimase così da sola, tremando nel bel mezzo della notte e della tempesta. Una tempesta che ora, oltre che travolgere la casa di Lina, travolgeva anche i suoi sentimenti.

Aveva sempre sognato il primo bacio. Da piccola, pensava che fosse riservato ad un principe, poi, col tempo, aveva capito che sarebbe stato dato ad un qualche nobile scelto dalla sua famiglia. Però, mai avrebbe creduto di darlo ad un brigante. Comunque, fu felice di averlo fatto, e di aver estraniato i suoi sentimenti. Ora anche lui sapeva, e ricambiava.

Chiuse gli occhi, e si immaginò il volto di suo padre adirato per quello che lei aveva appena fatto. Li riaprì e sorrise da sola. Gli aveva appena sfiorato le labbra con le sue, non aveva commesso nulla di grave.

Immersa nei suoi pensieri, la ragazza arrivò al mattino stanca e distrutta dalla lunga notte insonne, ma felice per quello che era successo.

Sperò solo che, a breve, quando Giovanni fosse tornato a svegliarsi definitivamente, si fosse ricordato di ciò che c’era stato fra loro, e delle loro confidenze.

Quando Lina si svegliò, e andò a vedere come andava la situazione, trovò Teresa tutta sorridente, nonostante le profonde occhiaie dovute alla notte insonne.

La donna non poté far altro che fissarla, sorpresa.

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche questo capitolo J

Ormai, i nostri due protagonisti sanno che provano un interesse l’uno per l’altra, e chissà… ma forse Giovanni quando si risveglierà non ricorderà neanche nulla. Vedremo J

Grazie ancora a tutti, spero che la storia continui a piacervi J a lunedì prossimo J

   
 
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