Harry
non capiva perché
dovesse cercare di lisciarsi i capelli, nè perchè
sua sorella Metis fosse
costretta ad indossare un vestito.
La sorella di zio Vernon, Marge, adorava criticarli, e quindi sarebbe
stata
contentissima se avessero trascurato il loro aspetto. Tutte le volte,
Harry
veniva paragonato a Dudley, e Metis veniva criticata per il suo aspetto
ossuto
e malconcio. L'ultima volta che era venuta a trovarli avevano entrambi
otto
anni, ed erano all'oscuro di qualunque cosa riguardasse la magia.
Adesso ne avevano tredici, e le cose erano cambiate: anche se erano
sempre dei
ragazzini ossuti, erano dei ragazzini MAGHI ossuti.
Inoltre, grazie alle riserve di cibo inviate loro dalla signora Weasley
tramite
la signora Figg, adesso non erano poi tanto ossuti.
«Vai alla porta!» sibilò zia Petunia a
Metis, e lei obbedí, anche se di
malavoglia.
Per
quella sera aveva
deciso di essere uguale a sua madre, modificando leggermente i suoi
lineamenti
e indossando un vecchio vestito che la zia aveva conservato in
soffitta. Si era
anche allungata i capelli.
Quando Petunia l'aveva vista era svenuta, ma Metis era stata
irremovibile: per
quella sera, voleva la sua mamma più vicina.
Sarebbe sembrata ad occhi esterni una presa di posizione sciocca, ma
quella
mattina aveva scoperto di essere finalmente diventata donna, e
l'indifferenza
della zia l'aveva fatta soffrire più di quanto le avrebbe
mai fatto piacere
ammettere.
Aperta la porta, sulla soglia c'era zia Marge. Somigliava molto a zio
Vernon:
larga, bene in carne e paonazza, aveva perfino i baffi, anche se non
cespugliosi come quelli dello zio. In una mano reggeva un'enorme
valigia, e
infilato sotto l'altro braccio c'era un vecchio bulldog dal pessimo
carattere.
«Dov'è il mio Dudders?» ruggì
zia Marge. «Dov'è il mio nipotino
tesorino?»
Dudley caracollò avanti, i capelli biondi incollati piatti
sul testone, il
cravattino appena visibile sotto molteplici strati di doppio mento. Zia
Marge
scagliò la valigia nello stomaco di Harry, mozzandogli il
respiro, sollevò da
terra Dudley, lo strizzò forte con il braccio libero e gli
stampò un grosso bacio
sulla guancia.
I gemelli sapevano benissimo che Dudley tollerava gli abbracci di zia
Marge
solo perché veniva ben ricompensato, ed erano certi che, una
volta sciolto
l'abbraccio, Dudley avesse una crocchiante banconota da venti sterline
ben
stretta nel pugno ciccione. Tuttavia si scambiarono un'occhiata
divertita per
la sua espressione soffferente, venendo ricompensati da uno
scappellotto di zia
Petunia.
«Petunia!» esclamò zia Marge, passando
davanti ai gemelli come se fossero degli
appendiabiti. Zia Marge e zia Petunia si baciarono, o meglio, zia Marge
urtò il
mascellone contro lo zigomo ossuto di zia Petunia. Zio Vernon
entrò, sorrise
gioviale e chiuse la porta.
«Tè, Marge?» chiese. «E
Squarta che cosa prende?»
«Squarta prende il tè dal mio piattino.»
disse zia Marge mentre entravano tutti
in cucina esclusi Harry e Metis, che si guardarono con una smorfia.
Quella donna era priva di ogni principio di igene personale se lasciava
ad un
cane quelle libertá. Ma beh, finchè continuava ad
ignorarli poteva fare quel
che voleva.
«Harry, ricorda il permesso.» gli
rammentó Metis, e con un sospiro lo
accompagnó al piano di sopra per posare la valigia della
"balenottera", come l'avevano soprannominata anni prima.
«Se solo Gideon fosse qui... »
Metis fece una smorfia a quel nome. Non parlava con Gideon da quel
maledetto giorno
sulla torre di astronomia ma, dopo quello che aveva visto, come poteva
far
finta di niente e continuare ad essere sua amica? E poi per lui lei non
era
importante. Non piú, almeno. Non da quando era entrata nella
sua vita quella
Evelyn…
Ci misero quanto piú tempo potevano, e quando tornarono in
cucina, a zia Marge
erano stati serviti tè e torta alla frutta e Squarta, in un
angolo, leccava
rumorosamente il piattino. Videro zia Petunia rabbrividire
impercettibilmente
notando le gocce di tè e bava che macchiavano il pavimento
pulito. Zia Petunia
odiava gli animali.
«Chi ti cura gli altri cani, Marge?» chiese zio
Vernon.
«Oh, c'è il Colonnello Fubster che si occupa di
loro.» esclamò zia Marge. «Ora
è in pensione, ed è contento di avere qualcosa da
fare. Ma non ho proprio
potuto lasciare a casa il povero vecchio Squarta. Quando è
lontano da me piange.»
Squarta prese a ringhiare mentre i gemelli si sedevano. Per la prima
volta da
quando era arrivata, l'attenzione di zia Marge si concentrò
su di loro.
«Allora!» abbaiò. «Siete
ancora qui!»
«Sì.» disse Metis, sfidandola con lo
sguardo.
«Non dire sì con quel tono ingrato,
ragazzina.» ringhiò zia Marge afferrandole
il colletto del vestito. Harry si alzó di scatto, inviperito.
Nessuno poteva toccare sua sorella.
«Vernon e Petunia sono stati maledettamente gentili a
tenervi. Io non l'avrei
fatto. Sareste andati dritti all'orfanotrofio se vi avessero
abbandonato sulla
porta di casa mia.»
Metis moriva dalla voglia di dire che avrebbe preferito stare in un
orfanotrofio invece che con i Dursley, ma il pensiero del permesso per
Hogsmeade la fermò. Lo stesso non accadde con Harry.
«Lasci immediatamente mia sorella!»
sibiló al suo indirizzo, e una forza
invisibile la fece allontanare da Metis.
Zia Marge fece una smorfia.
«Vedo che non siete affatto migliorati dall'ultima volta.
Speravo che la scuola
vi avrebbe ficcato in testa un po' di buone maniere.»
Prese una gran sorsata di tè, si asciugò i baffi
e disse: «Dove hai detto che li
hai mandati, Vernon?»
«A San Bruto.» rispose prontamente zio Vernon,
mentre costringeva i gemelli a
sedersi nuovamente a tavola.
«È un istituto di prim'ordine per casi senza
speranza.»
«Ho capito.» disse zia Marge. «Usano la
frusta a San Bruto, ragazzini?» abbaiò.
«Ehm...» Zio Vernon fece sì con la testa
dietro la schiena di zia Marge, e
anche se ancora arrabbiato per prima fu Harry a rispondere.
« Sì.» disse
«Certamente.»
L'ironia era palese, ma Marge non sembró accorgersene visto
il modo in cui
annuiva.
«Ottimo.» disse zia Marge «Io non la
capisco, questa mania di non darle alla
gente che se lo merita. È da smidollati, da mollaccioni. Una
bella battuta è
quello che ci vuole in novanta casi su cento. E te, ti picchiano
spesso?» disse
rivolta a Metis.
«Oh, sì.» rispose lei, scambiandosi
un'occhiata con il gemello «Un sacco di
volte.»
Zia Marge socchiuse gli occhi.
«Il vostro tono continua a non piacermi,
ragazzini.» profferì.
«Se usate quei toni svagato per parlare delle frustate che
prendete, è chiaro
che non ve ne danno abbastanza. Petunia, se fossi in te scriverei una
lettera
al direttore. Per ribadire che approvi l'uso delle maniere forti con i
ragazzi.»
Prima che l'argomento divenisse troppo spinoso, per fortuna, zio Vernon
cambiò
bruscamente discorso porgendo un bicchiere colmo di vino alla sorella.
«Hai sentito il telegiornale stamattina, Marge? Di quel
prigioniero evaso? Che
storia...»
I gemelli si scambiarono un sorriso. Gli mancava davvero tanto Sirius.
Era un
peccato che non avessero potuto passare con lui piú tempo,
in seguito alle
feste in Egitto con i Weasley, ma lui era pur sempre un fuggitivo.
Marlene e
Evelyn erano sotto sorveglianza speciale, cosí dopo una
breve visita Sirius era
stato costretto alla latitanza.
Peró, almeno, non era solo: Nefer e Lilith erano voluti
andare con lui, non
avevano voluto sentir ragione.
Nel frattempo, Marge aveva ripreso a criticarli.
«Non devi rimproverarti per come sono venuti su i ragazzi,
Vernon. Se c'è
qualcosa di marcio dentro, uno non può farci
niente.»
I gemelli cercarono di concentrarsi sui loro piatti, ma tremavano loro
le mani
ed erano rossi di rabbia.
«È una delle regole base
dell'allevamento» disse. «Con i cani è
sempre così. Se
c'è qualcosa che non va nella madre, anche i cuccioli
avranno qualcosa che non...»
In quel momento, il bicchiere esplose in mano a zia Marge. Frammenti di
vetro
volarono in tutte le direzioni e zia Marge prese a sputacchiare e a
strizzare
gli occhi, il faccione rosso grondante di vino.
«Marge!» squittì zia Petunia.
«Marge, va tutto bene?»
«Non è niente.» grugnì zia
Marge, asciugandosi la faccia col tovagliolo «Devo
averlo stretto troppo. Mi è successa la stessa cosa l'altro
giorno a casa del
Colonnello Fubster. Non agitarti, Petunia, è solo che ho una
presa molto
salda...»
Ma zia Petunia e zio Vernon lanciarono ai gemelli occhiate sospettose.
Poi zia
Petunia fece il caffè e zio Vernon tirò fuori
anche una bottiglia di brandy, ma
zia Marge aveva già bevuto parecchio. Il suo faccione era
molto rosso. A Metis
si rivoltó lo stomaco dal disgusto, al punto che perse la
concentrazione e
ritornó al suo aspetto originale.
«Ma sì, appena appena.» disse
ridacchiando.
«Un po' di questo, un po' di quello... come il
ragazzo.»
Dudley stava facendo sparire la quarta fetta di meringata.
Zia Petunia beveva il caffè con il mignolo teso. Harry e
Metis avrebbero tanto
voluto eclissarsi in camera loro, ma incontrarono lo sguardo furioso di
zio
Vernon e capirono di dover resistere.
«Aah.» disse zia Marge schioccando le labbra, e
posò il bicchiere vuoto «Che mangiata,
Petunia. Di solito la sera mi faccio due cosette veloci, con dodici
cani a cui
badare...»
Ruttò sonoramente e si batté il grosso stomaco
ricoperto di tweed.
«Scusate. Ma mi piace vedere un ragazzo sano.»
riprese, strizzando l'occhio a
Dudley.
«Diventerai un bell'omone, Dudders, proprio come tuo padre.
Sì, ancora un po'
di brandy, Vernon... Ma quello lì...»
piegò il capo verso Harry, che alzó il
sopracciglio.
«Quello lì ha l'aria poco sana, è
così piccolo. Succede anche con i cani. Il
Colonnello Fubster l'anno scorso me ne ha annegato uno. Una specie di
topo,
ecco cos'era. Debole. Malnutrito. E anche lei.»
indicó con il mento Metis «Ha
cambiato aspetto, mi sembra. Ma rimane sempre una spostata.»
Metis dovette stringere i denti per non rispondere, e allo stesso tempo
fermare
Harry che era giá pronto a buttarsi sopra quella balenottera
spiaggiata per
aver insultato sua sorella.
«Dipende tutto dal sangue, cattivo sangue non mente. Ora, non
sto dicendo che
la tua famiglia ha qualcosa che non va, Petunia.» e
batté sulla mano ossuta di
Petunia con la sua, simile a un badile «Ma tua sorella era la
mela marcia.
Capita anche nelle migliori famiglie. Poi è scappata con un
buono a nulla ed
ecco il risultato.»
«Quel Potter.» disse zia Marge ad alta voce
afferrando la bottiglia di brandy e
versandone ancora, un po' nel bicchiere un po' sulla tovaglia
«Non mi avete mai
detto che lavoro faceva.»
Zio Vernon e zia Petunia erano molto tesi. Perfino Dudley
alzò gli occhi dalla
torta per osservare i genitori.
«Lui... non lavorava.» disse zio Vernon, lanciando
ai gemelli un'occhiata
obliqua. «Era disoccupato.»
«Lo immaginavo!» disse zia Marge buttando
giù una gran sorsata di brandy e asciugandosi
il mento con la manica «Un fannullone, un mangiapane a ufo,
uno sfaticato
che...»
«Non è vero.» disse Harry
all'improvviso. Tutti tacquero. Harry tremava. Non
era mai stato così arrabbiato.
«ANCORA UN PO' DI BRANDY!» strillò zio
Vernon, che era impallidito. Svuotò la
bottiglia nel bicchiere di zia Marge.
«Tu, ragazzo.» sibilò rivolto a Harry
«Vai a dormire, vai...»
«No, Vernon.» disse zia Marge. Le era venuto il
singhiozzo. Tese una mano per
interrompere il fratello, gli occhietti iniettati di sangue fissi su
Harry «Va'
avanti, ragazzo, va' avanti. Sei fiero dei tuoi genitori, vero?
Figurati, due
che si ammazzano in un incidente d'auto. Saranno stati
ubriachi...»
«Non sono morti in un incidente!»
esclamò allora Metis scattando in piedi.
Zia Marge rispose colpendola forte in volto con la sua mano grassoccia.
Quando il corpo di Metis colpí il pavimento nessuno ebbe il
coraggio di dire
niente. Zia Petunia e Zio Vernon erano allibiti, ed Harry era sotto
shock.
Metis aveva le lacrime
che premevano di uscire ma si costrinse a non piangere.
Zia Marge, nel frattempo, continuó a parlare:
«Sono morti in un incidente,
piccola perfida bugiarda, e vi hanno scaricato come un fardello sulle
spalle
dei loro bravi, operosi parenti!» strillò zia
Marge furiosa «Sei un' insolente,
ingrata mocciosa...»
Ma zia Marge all'improvviso tacque.
Lo shock era scomparso, ed Harry l'aveva fatta volare contro la parete
opposta
con una magia volontaria senza bacchetta. Gli occhi verdi brillavano di
rabbia
repressa mentre aiutava la sorella a rialzarsi.
Nessuno si mosse. Gli zii e Dudley sembravano affetti da un pietrificus
perchè
non corsero affatto ad aiutare zia Marge. Riguardo lei, per un attimo,
fu come
se le mancassero le parole. Sembrava gonfia di una rabbia
inesprimibile, una
rabbia che continuava a premere, a premere da dentro. Il suo faccione
rosso
cominciò ad allargarsi, i suoi occhietti presero a sporgere
e la sua bocca si
stirò a tal punto da impedirle di parlare. Un attimo dopo,
parecchi bottoni
saltarono dalla giacca di tweed e rimbalzarono sulle pareti. Si stava
gonfiando
come un pallone mostruoso, con lo stomaco che esplodeva dalla gonna di
tweed e le
dita simili a salsicce.
A quel punto, il pietrificus sparí.
«MARGE!» gridarono zio Vernon e zia Petunia in
coro, mentre il corpo di zia
Marge cominciava a sollevarsi dalla sedia e a librarsi verso il
soffitto. Ormai
era completamente rotonda, un'enorme boa di salvataggio con gli occhi
porcini,
e le mani e i piedi sporgevano in modo bizzarro mentre navigava a
mezz'aria,
con uno scoppiettio soffocato. Squarta entrò a scivoloni,
abbaiando
furiosamente. Zio Vernon afferrò un piede di zia Marge e
cercò di tirarla giù,
ma rischiò a sua volta di sollevarsi da terra. Un istante
dopo, Squarta fece un
balzo e affondò i denti nella gamba di zio Vernon.
I gemelli scattarono prima che qualcuno potesse fermarli, diretti nella
loro
camera al piano di sopra. Raccattarono i bauli e il resto delle loro
cose in
fretta e furia senza parlarsi, precipitandosi di nuovo dabbasso proprio
mentre
zio Vernon usciva dalla sala da pranzo, la gamba del pantalone ridotta
a
brandelli sanguinolenti.
«TORNATE SUBITO QUI!» strillò.
«NON SO CHI DI VOI DUE MOSTRI É STATO A RIDURLA
IN QUEL MODO MA RIMETTETELA SUBITO A POSTO!»
Ma Harry, preso da una rabbia incontenibile, memore dello schiaffo alla
sorella, aprí con un calcio il baule, afferrò la
bacchetta magica e la puntò
contro lo zio.
«Se l'è meritato.» disse respirando
affannosamente «Se l'è proprio meritato. E
stai lontano da me. Stai lontano da entrambi.»
Fece andare Metis dietro di lui e le fece aprire la porta.
«Ce ne andiamo.» disse Harry
«Addio.»
E un attimo dopo erano fuori, lungo la strada buia e tranquilla,
trascinando il
baule, con la gabbia di Edvige sottobraccio.
Senza parlarsi, giá sapevano dove andare.
Camminarono fianco a fianco fino alla casa della signora Figg che,
quando aprí,
sembró quasi felice di vederli con i mano i loro bagagli,
anche se erano quasi
le undici e mezzo di sera.
Prima che loro potessero dire qualcosa, li anticipó.
«Era ora che decideste di andarvene da quel luogo.»
sbottó la signora Figg
facendogli segno di entrare velocemente «Anche se, devo dire,
potevate scegliere
un momento piú appropriato.»
Metis la guardó sorpresa.
«Ma come...»
«Come facevo a saperlo?» completó la
vecchia Arabella. «Le urla di quella
grassona si sentono anche da qui, sapete?»
Effettivamente, ascoltando bene, la voce di zia Marge era facilmente
riconoscibile.
Harry e Metis si scambiarono un'occhiata.
«Siete nei guai ragazzini, fatevelo dire, ma dubito che una
predica sia quello
che vi ci vuole al momento.»
Si alzó un momento per andare a pendere un contenitore pieno
di polvere che
porse ai gemelli.
Ne presero entrambi un mucchio borbottando un "grazie" alla vecchia
signora per aver subito compreso la situazione, e si strinsero nel
camino
insieme a tutte le loro cose.
«E salutate Gideon da parte mia!»
esclamó la vecchia signora, appena un attimo
prima che i gemelli le sorridessero e dicessero a gran voce:
«Casa Black,
Claremont Square» e sparissero in un turbinio di fiamme verdi.
Mentre in una casa non molto lontano due donne e un ragazzo venivano
svegliati
dall'improvviso arrivo di due ospiti, in quella che era stata la casa
della sua
famiglia per secoli, Grimmuld Place numero 12, Sirius Black spulciava
libri
nella biblioteca.
Ad assistere all'assurditá dell'evento, un uomo e due gatti.
«Non provarci nemmeno, Remus.» sibiló
Sirius.
Remus Lupin sorrise.
«Non ho detto niente.» ribatté lui
avvicinandosi «Stavo solo pensando che
questa é la prima volta che ti vedo entrare di tua
volontá in una biblioteca
per leggere addirittura.»
L'ironia era evidente, ma il bel Black si limitó a
sogghignare.
«James ha visto una scena simile quando stavamo studiando per
diventare
animaghi.» lo informó. Poi si rivolse a Nefer
accarezzandolo.
«Vero, amico?»
Il gatto miagoló in risposta, mentre Lilith
sembró alzare gli occhi al cielo e
balzó giú dal tavolo per fare le fusa a Remus.
Lui sorrise per un attimo, prima
che uno specchietto familiare nella sua tasca iniziasse a parlare.
«Amore, so che non puoi parlare,» disse la voce di
Marlene Black, «Volevo solo
informarti che Harry e Metis sono scappati da casa Dursley dopo aver
gonfiato
la zia con della magia accidentale. Adesso sono qui a casa con i loro
bagagli,
hanno usato la metropolvere di Arabella.»
I due uomini e i due gatti si guardarono in silenzio per qualche minuto
prima
di scoppiare a ridere.
Per quanto due gatti possano scoppiare a ridere, ovviamente.
«Hanno davvero gonfiato quella balena di Marge
Dursley?»
Sirius non riusciva davvero a smetterla di ridere.
«Giá.» commentó Remus
«Sono riusciti in quello in cui avete fallito tu e James
il giorno del matrimonio del fratello. Sará meglio che vada
a vedere come
stanno. Dubito che la magia involontaria sia avvenuta senza una
ragione.»
Salutó ancora con un sorriso l'amico e i due gatti prima di
smaterializzarsi.
Sirius Black si rivolse ai due gatti.
«Eravate voi i geni in trasfigurazione e incantesimi:
perché non mi date una
mano invece di stare solo lí a guardare?»
esclamò con un sopracciglio inarcato.
Al che Nefir e Lilith scattarono in due direzioni diverse, e quando
Sirius si
ritrovó a correr loro dietro cercando di decifrare i loro
miagolii sulla
posizione dei libri da prendere sullo scaffale, si rese conto che,
forse,
chiedere aiuto a due gatti non era stata la cosa piú
intelligente da fare.