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Autore: Mythologia    09/03/2015    0 recensioni
Ambientate in un continente dove le creature mitologiche non sono destinate al solo inchiostro, le storie di eroi e esseri non spinti da nobili ideali ora sono raccolte; verrà narrata la storia di Ravien e i suoi compagni Irvin e Morgan, del paladino traditore che farà amicizia con uno dei suoi più acerrimi nemici, della ragazza prodigio destinata a perdere tutto e moltri altri personaggi... Tutti pensano di aver la possibilità di scegliere, ma in verità tutto è già stato deciso, da Lui.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Le Memorie di Agnis German
Una voce arrabbiata, piena d’ira e pregnante d’odio, riempiva l’aria privando il silenzio del proprio regno. Ma questa era nella sua testa e chiamava il suo nome, era assordante e la confondeva, annebbiava i sensi e le impediva di pensare.
Gocce di bollente sangue colavano dalla mano, le pallide dita tremavano eccitate. Altro non aspettavano che l’elsa di una spada da stringere.
Il vapore rendeva difficile delineare le curve del suo corpo, il becco della sua maschera; le lunghe ciocche scarlatte si confondevano col color rame del corridoio che stava percorrendo, la stoffa del vestito ondeggiava ad ogni passo.
Il pubblico voleva una bambola col quale divertirsi e saziare il suo sadismo, lei li avrebbe accontentati.
 
Agnis, nata dalla più fredda fiamma, camminò con passo lento ed annoiato fino ad una porta che poco dopo il suo arrivo si aprì. Gli occhi argentei della ragazza vennero colpiti dalla luce di una stella lontana ed impassibile, l’arena di pietra bianca era pronta per ospitare una condanna a morte mascherata come scontro nobile e glorioso. Il cuore cantava irrequieto, i polmoni soffriva in silenzio, i muscoli iniziarono ad avere leggeri spasmi.
Un vecchio sacerdote, riconoscibile dalle vesti color porpora decorate con intricati ricami in rosso ed oro, iniziò ad elencare crimini mai compiuti. Non lo ascoltò e nemmeno provò a difendersi, aspettò solo che il suo avversario fosse annunciato.
Un uomo avanzò rispondendo al suo nome, onorato con bianca armatura e lancia di puro metallo, alto poco più della media e sicuramente più robusto di lei. Sarà difficile uscirne vivi, pensò il giovane dottore, la folla lo acclamava e lo incitava a punire l’eretica.
 
“Ma quale grande onore potermi battere con un cavaliere del vostro livello” La voce grave e metallica del medico ammutolì qualunque suono, persino gli uccelli che cantavano le loro canzoni appassionate si quietarono. Gli occhi verdi di Sir Lancelot brillarono per un attimo irritati, l’uomo strinse la sua pallida arma e si mise in posizione. Nessuna posa fu invece assunta da Agnis, ne di difesa ne per attaccare, la sua tecnica era più un delizioso gioco psicologico.
 
Il cielo iniziò a piangere lacrime insapori, fredde si mischiarono col sangue e scurirono la stoffa marrone. Chi Sir Lancelot aveva dinanzi era solo una ragazzina, una scienziata poi, appariva ingenua ed inesperta. Ma impugnò la pesante spada come se fosse un tagliacarte e non come un bastone, errore che molti giovani scudieri istruiti facevano, invece la sua era una presa sicura e non contratta. Forse era più capace di quel che voleva sembrare. Il pollice si distese sul ricasso in corrispondenza del filo falso della spada, opposti ad esso il medio e l’indice che si avvolsero in corrispondenza del filo dritto, anulare e mignolo sull’impugnatura.
 
Perle incontrarono smeraldi, una manica rovinata fu portata al petto e così il medico si inchinò dinanzi al cavaliere prima che lo scontro iniziasse. Sir Lancelot tollerava poco simili affronti al loro credo e al loro onore, con grazia disumana fece un inchino che sollevò un urlo dal pubblico che scosse la terra.
 
Il tempo si dilatò e iniziò a scorrere più lento, la caduta di un granello sembrava eterna, il fazzoletto raggiunse il gelido pavimento.
 
L’arte della lancia era riservata a pochi guerrieri, propria dell'individuo spietato, giacché spesso le ferite inferte da questa arma producevano un'agonia lenta e crudele. Bisognava essere tremendamente abili, non si possono più avere incertezze e lacune tecniche di alcun tipo. Agnis sapeva che i bersagli preferiti dal lancere sono gli occhi, le spalle, la gola, le cosce e l'addome.
 
L’invito più pericoloso, il quinto, quello che lascia palesemente scoperto l'addome e la parte inferiore del corpo.
 
Di due spanne indietro rispetto al destro portò il sinistro arto inferiore, lasciando poi che lo stesso piede si angolasse verso l'esterno di circa sessanta gradi, ora aveva il giusto equilibrio bilanciando il peso fra la gamba destra e sinistra.
I talloni si divaricarono appena, ora non trovandosi sulla stessa linea, per poi puntellarsi al suolo. Il busto profilato e lievemente inclinato in avanti, col capo alto e diritto, il tutto in posizione naturale e rilassata.
Gli arti inferiori si piegarono leggermente.
Il braccio destro rilassato al fianco della ragazza, la punta della spada sfiorava la pietra bianca, il braccio sinistro invece dietro la schiena piegato. Pronta a difendere o contrattaccare.
 
Il cavaliere scattò in avanti e sfruttò la lunghezza della propria arma per provare un affondo nell’area scoperta, ma il suo colpo fu parato con un movimento che stupì tutti i presenti. Agnis aveva incrociato due lame di nero materiale, le aveva portate in alto per deviare la traiettoria della lancia e poi si spostò di lato. Sembrava danzasse. Prima che una delle due spade potesse anche solo sfiorarlo, il cavaliere era già uscito dalla sua portata e aveva iniziato a fare innumerevoli finte difficili da controllare, Agnis non aveva scudo, non era mai stata brava ad utilizzarlo, quindi  non possedeva nulla con cui difendersi. Continuava a muoversi fluida, scattante, cercava di non farsi colpire come poteva ma presto si sarebbe stancata e i suoi passi sarebbero stati sempre più scoordinati.
 
Avere a disposizione due lame lunghe in entrambe le mani le dava il vantaggio, rispetto ad un qualsiasi avversario, solo ed esclusivamente per il numero armi offensive in possesso e nulla più. Era in una terribile situazione. Un avversario in possesso di una picca o di una alabarda ha il vantaggio di poter sferrare attacchi alle guardie complicate dello stile con due spade rimanendo nella più totale distanza di sicurezza.
 
Riuscì a parare alcuni affondi e altri ad evitarli ma nel giro di pochi minuti la sua pelle era divenuta la tela di quel cavaliere, dipingeva con spaventosa maestria ed era spietato nei suoi attacchi. Le procurò una tremenda ferita sul fianco destro e se non si fosse spostata l’avrebbe colpita in pieno stomaco. Il cavaliere ringhiò ansioso di finire quello stupido gioco. Ammirava segretamente il fatto che la ragazza era riuscita ad avvicinarsi abbastanza per scalfire la sua armatura, ma era esausta e presto tutto sarebbe finito per lei.
 
Il medico vide la punta della lancia mirare ai suoi occhi.
 
Agnis si ritrovò a terra, la maschera le era stata privata e già da subito sentì l’aria bruciarle il petto, la testa della lancia bianca era immobile a pochi metri da loro. Sir Lancelot guardava incredulo la leva della propria arma, le spade di quella ragazza erano riuscite a tagliare il metallo lavorato dal più bravo fabbro e ora puntavano alla sua gola.
 
Silenzio.
 
“C-Come hai..?” Lei non rispose.
 
Smeraldi divennero perle e gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime di dolore, i polmoni in fiamme, le labbra schiuse desiderose di pronunciar parole che dalla nascita le erano state private. 
   
 
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