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Autore: oSally    10/03/2015    9 recensioni
"Ovunque sono uomini, lì dimoreranno anche dèi"
Gottfried Benn
Può l'uomo spingersi oltre il confine del possibile?
Può l'uomo mettersi veramente al posto di Dio?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per ciascuno di noi v'è un giorno, più o meno triste, più o meno lontano, in cui deve infine accettare di essere uomo.

Jean Anouilh




 
La notizia era sempre la stessa, su qualunque giornale, qualunque rivista, in qualunque programma. Ogni canale Celine scegliesse, vedeva il suo viso su quel palco, mentre, con aria trionfante, stringeva il suo premio fra i volti allibiti dei presenti.
 “Lo sai che non hai vinto ancora niente?”
La testa di Celine comparve da dietro la spalliera del divano, a fissare colui che aveva parlato, “non credi sia già un grande successo? Cavolo, ci hanno concesso la vittoria! Hanno dovuto riconoscere che avevamo ragione.”
 “Che tu avevi ragione”, precisò il ragazzo.
Il volto di Celine si contorse in una smorfia. Si sedette sul divano e spense la televisione, “Vieni qui.”
 Daniel rimase fermo, davanti alla porta d’ingresso, le buste della spesa ancora in mano.
 “Dai, vieni.”
Daniel si avvicinò al divano, ma rimase in piedi a fissare la ragazza.
Celine si dovette alzare.
 “Eddai, Daniel. Va bene che sei un essere umano, ma non per questo ti concedo di farti venire crisi esistenziali”
Il ragazzo la spinse il giusto per poter passare e si andò a sedere sul divano. Prima di accomodarsi, squadrò la fodera  di stoffa, “Com’è possibile che sia rimasta di questo azzurro sgargiante? Avrei scommesso che al secondo giorno ci avresti fatto cadere la tua amata cioccolata calda sopra.”
Celine roteò gli occhi e si sedette accanto a Daniel, “Visto? Sono più brava di quanto tu possa nemmeno lontanamente immaginare.”
Daniel alzò le spalle e si stese sui cuscini abbastanza morbidi da non causare una cervicale ad ogni risveglio.
 “Daniel, smettila, dai.”
 “Non ho niente Sally, sul serio. Voglio solamente riposarmi, sono stanco, lo sai.”
 Daniel vide nuovamente il viso della ragazza trasformarsi nella sua solita espressione contraddittoria. Gli scappò un sorrisetto. Lo faceva sempre, ogni volta che non era d’accordo con lui. Alzava il sopracciglio destro, sgranava gli occhi e stringeva le labbra.
 “Suvvia Daniel”, Celine si sedette sul divano a mo’ di gatto, quindi iniziò a camminare carponi verso Daniel, muovendosi poi sul suo corpo finché il suo viso non raggiunse quello del ragazzo, “per favore, dimmi cos’hai. Non costringermi ad usare metodi…cattivi.”
Notò che Daniel era arrossito. Sentiva la sua erezione premere sulla sua carne anche attraverso i jeans di lui e i suoi pantaloncini di pelle.
 “Ehi, ehi, calmati tigre”, sorrise.
 “Togliti Sally.”
 “Mhm, non mi piace quando mi chiami ‘Sally’, lo sai”, finse un broncio, “allora, me lo dici o no?”
 Il colore rosato di Daniel passò ad un rosso puro, “lo sai”
 “No, non lo so, mi dispiace.”
 Daniel spostò lo sguardo di lato.
 Celine inarcò un sopracciglio.
 “Come puoi avere la certezza di non essere nel torto, Celine? Come puoi essere sicura che loro non si sbaglino?”
 Seguì un istante di silenzio, rotto poi da un sospiro della ragazza, “Ancora…”, premette le mani sul petto del ragazzo per raccogliere la forza di trascinarsi le gambe fino a poterle posizionare ai suoi fianchi. Quindi gli prese con forza il viso fra le mani per poi avvicinarsi con il suo, tanto da far sì che le sue ciocche più lunghe finissero esattamente negli occhi del ragazzo, “Daniel, non è una cosa che ho detto io. Mi è stato confermato dai migliori medici, neurologi, biotecnici, chimici e psichiatri dell’intero paese. Il tuo organismo è psichicamente e fisiologicamente identico a quello di un essere umano, okay? Per l’ennesima volta Daniel, tu non sei diverso da me. Tranne forse che per le nozioni che sai, sei dannatamente più intelligente della sottoscritta.”
 “E’ un’intelligenza che mi hai dato tu, non vale…”
 “Se guardi la questione da un punto di vista etico, non vale nemmeno che quel coso che ci ha rifilato questo premio sia considerato uno scienziato di altissimo livello. Eppure lo è, grazie alle sue innumerevoli conoscenze nel settore. E non mi riferisco alle conoscenze scientifiche.”
 “Cosa c’entra questo, scusami?”
 “Dimostra che l’etica esiste solamente in teoria”, Celine si alzò e si diresse a prendere le buste della spesa, “Hai comprato il pane? Sai che non vivo senza pane!”
 Daniel la ignorò, “Io non capisco, mi sfugge qualcosa, perché il mondo si sta ribellando a ciò che hai fatto? Tu hai semplicemente trovato un modo per creare la vita umana, perché se la prendono tutti con te?”
Celine ammiccò un sorrisetto, “l’essere umano è una creatura così debole, ha un necessario bisogno di sicurezze, di consolazioni. Tu pensa, da secoli in cui vigeva la certezza di un mondo ultraterreno, si è arrivati ad un periodo di quasi totale ateismo. E allora l’uomo ha dovuto ricercare nuove certezze. E dove le ha trovate? In se stesso. Il culto dell’essere umano era diventato così importante, così…fondamentale, oserei dire. La specie prescelta, la specie perfetta. E questo non faceva che fornire all’uomo altre certezze, riusciva ad avvicinarlo ad un Dio ormai dimenticato, riusciva a farlo essere in armonia con se stesso. E cosa succede? Che una ragazza di soli venticinque anni scopre che in fondo la vita non è qualcosa di così grandioso, che la vita può essere creata grazie alla scoperta di un sistema che riesca a far interagire fra loro cellule neuronali. Cosa ho fatto io, Daniel? Io ho distrutto tutte le certezze dell’essere umano, io ho disintegrato l’importanza della vita, l’ho resa un’inutile reazione chimica fra cellule, capisci? Ho ridotto l’umanità a materia, a pura e sterile materia. Questo non lo accetteranno mai, mai ti dico. L’uomo è troppo debole per ammettere la propria miseria.”
 Daniel piegò la testa di lato, non del tutto convinto.
Celine sorrise, “Daniel, non sei un cane. So di non aver creato un cane, quindi non reagire come reagirebbe un cane!”
 “Come sai di non aver sbagliato?”, il ragazzo chiuse gli occhi per un istante, quindi li fissò in quelli della ragazza, “Tu hai detto di aver ridotto la vita a pura interazione fra cellule, no?”
 “Sì. Sì, l’ho detto.”
 “Bene”, Il biondo emise uno sbuffo prima di continuare, “e se tu avessi sbagliato? Come puoi essere certa di non aver mancato anche la più piccola cosa, la più misera particella? Non puoi esserne così sicura.”
Sentì le mani di Celine toccargli i capelli. Era uscita dalla cucina dove aveva posato la spesa. Non l’aveva sentita.
 “Daniel, tu lo sai cos’è la meiosi?”
 “Sì”
 “Perfetto. Quando si studia il processo di meiosi, periodicamente si elencano anche tutte le possibili malattie che possono verificarsi in caso del più misero errore. E sono tante, tantissime. Tante che inizi quasi a pensare che effettivamente è un miracolo se sei così sano. E sai cosa? E’ veramente un miracolo. La maggior parte delle persone ha qualche difetto, direi quasi tutte. Eppure lo ignorano, non lo sanno. Ma la loro vita è una degna vita da esseri umani.
Perché? Non lo so. Forse perché presentano in tutti i casi una coscienza…più o meno. Anzi no. No, affatto. Una coscienza non la hanno per niente! Ma tu vedi quanta gente non presenta un minimo di umanità? Eppure vengono definiti esseri umani. Cavolo, perché secondo te? Perché sono nati da altri esseri umani? Beh, in quel caso, allora, l’umanità la si trasmette per eredità, come i titoli nobiliari in passato? O semplicemente il codice genetico che fa di noi quello che siamo ci rende umani? Perché in questo caso, ciccio, il tuo non differisce dal mio se non per quello dello 0.1% di DNA diverso in ogni persona.
 Daniel sorrise, “Lo sai che hai sparato una serie di concetti non aventi nessun legame fra loro?”
 “Caro, se li ho uniti, vuol dire che un legame esiste eccome! E comunque, il motivo di tutto questo discorso è uno solo: non esiste un canone effettivo per giudicare l’umanità. Non esiste. E comunque, come ti ho già detto e ridetto innumerevoli volte, sia da un punto di vista fisico sia psicologico, tu sei un essere umano a tutti gli effetti. Basta. Fine del discorso.”
 “Se è così ovvio… perché ho ancora dubbi Sally?”
 Celine ridacchiò. Si voltò di schiena e s’incamminò verso la cucina a passo lento e sì, muovendo sinuosamente il fondoschiena per attirare l’attenzione del ragazzo su ben altro argomento, “Sei un essere umano. La tua più grande disgrazia è e sarà per sempre il vivere con il perenne dubbio dell’esistenza. Diceva Pascal, un filosofo abbastanza importante a detta di tutti, che l’uomo non può conoscere nulla di sé né tanto meno della natura, nel cosmo, né di Dio. Così vive nella perenne incertezza, in una perenne miseria. Miseria dalla quale nasce una grandezza infinita, grandezza che ha origine nel tentativo assiduo dell’uomo di migliorare la propria posizione. Sempre. Di aspirare a qualcosa di più. Così, come io aspiro ad una cioccolata calda molto più densa, tu aspiri ad una piena realizzazione come effettivo essere umano. Non riuscirò a farti capire che non esiste differenza fra te ed un bambino nato da una madre. Mah, non capisci la fortuna di non essere stato espulso da una vagina puzzolente.”



 
 
“Cosa vi rende uomini e cosa vi rende donne?”
 La classe era rimasta in rispettoso silenzio. I bambini erano consci che un intervento non sarebbe stato gradito.
 “Il lavoro. Il lavoro! Voi dovete buttare il sangue, capite? Voi dovete spaccarvi la schiena per arrivare dove dovete arrivare. Avete un’idea? Avete un obiettivo? E’ quello che dovete raggiungere. Mai accontentarsi, mai rassegnarsi, né farsi vincere dalla pigrizia. Se soccomberete ad una di queste cause di fallimenti, bene, e allora sarete effettivamente degli inetti, dei veri e propri falliti. Falliti come esseri umani.”

                                                ***

 
  “Cel guarda che non devi prendere sempre alla lettera quello che ti dice la gente. Quando la prof parlava, ella si riferiva, in generale, all’atteggiamento da assumere nei confronti della vita.”
 Celine guardò l’amico. Trattenne un riso. Quel ragazzetto, così magro, così pallido, quel ragazzetto a cui lei voleva così bene non avrebbe mai raggiunto il suo obiettivo, mai realizzato qualcosa di concreto nella sua vita miserevole. Una vita da umano.
 “Non mi interessa cosa diceva quella palla di lardo, Max, non mi interessa minimamente. A me interessa quello che penso io e quello che ho intenzione di fare io nella mia vita.”
 “Il tuo obiettivo è dimostrare che la vita non esiste…”
 “Già. E ci riuscirò. E sarò premiata come colei che avrà distrutto l’essere umano. Capisci? Mi ameranno per averli fatti odiare. Tenteranno di zittirmi, tenteranno di tenermi a bada, ma non ci riusciranno. Il mondo saprà che la vita come la intendiamo è solo un’invenzione di una mente troppo sviluppata, una mente che si è lasciata corrompere dalla paura, dall’inquietudine ed è stata trasportata verso credenze, verso sfere metafisiche che l’hanno distolta da tutto ciò che era utile e materia. Perché si dice che l’istinto umano stia sparendo? Per questo. Mi dirai tu, ‘qual è il problema? Siamo creature più buone, più rispettose.’
Ed è vero. Oh, verissimo. Ma siamo anche più tristi, più depressi, più insofferenti. Ci siamo proiettati verso qualcosa che non ci appartiene ed io ho intenzione di estirpare questo qualcosa dalla mente dell’uomo una volta per tutte.”
Max guardò l’amica con diffidenza. Il suo nuovo taglio non gli piaceva. Aveva sempre amato i capelli lunghissimi di quella ragazza. Lunghissimi e neri, dello stesso colore della sua pupilla. L’unico colore capace di attrarre, di confondere, di disperdere. Erano un vuoto, un buco nero nei quali perdevi ogni cognizione di spazio e tempo. Invece quel nuovo tagli così corto, accompagnato per di più da un colore bluastro, non facevano altro che distruggere la personalità della ragazza, rendendola finta, vuota. Sterile. In un primo momento aveva pensato che Celine fosse la tipica persona da scoprire, con la quale ci si poteva perdere in un mondo diverso, che circondava lo spazio intorno a sé di un’atmosfera sì cupa, ma altrettanto affascinante. Si rendeva conto, invece, dopo due anni che la frequentava, che era semplicemente pazza. Un’esaltata, una persona che doveva aver subito così tanti traumi da non riconoscersi più in quella che era o in quella che era stata. Una persona che aveva bisogno di un cambiamento. Un cambiamento che, Max ne era sicuro, sarebbe stato più che radicale.

 


Salve salvino! (?)
Bene, ovviamente in ritardo, aggiorno oggi!
Non so, va beh, dovrei scolpire una statua in puro oro per tutti coloro che seguono, che recensiscono e che addirittura aggiungono alle preferite (O_________O) la mia storia. Davvero, grazie mille :3

Veramente, spero di non deludervi. 
E niente, ci sono una marea di cose che devono essere chiarite, lo so. Lo farò più in là. Se no che sfizio ci sta?
- Sì, me le devo chiarire io per prima.


Baci, baci,

Sally <3
  
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