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Autore: leila91    11/03/2015    14 recensioni
" [...]Bella e fredda, come una mattina di pallida primavera, e non ancora maturata in donna [...]"
Ciao a tutti!
Questo lavoro ripercorre tutta la vita di Dama Eowyn, uno dei personaggi a mio parere più belli che Tolkien abbia mai creato.
Partendo dalla sua infanzia, passando per l'adolescenza trascorsa al palazzo di suo zio Theoden, fino alle vicende narrate nel Signore degli Anelli: l'incontro con Aragorn, lo scontro con il Re Stregone e la sospirata felicità trovata con Faramir.
Per gli avvenimenti pre!LOTR mi baserò quasi esclusivamente sulla mia fantasia, rispettando ovviamente ciò che il Professore narra nelle Appendici.
In alcuni punti si è reso necessario un mix tra movieverse e bookverse... Spero non infastidisca nessuno :)
Vi ho già scocciati anche troppo: spero di riuscire a trasmettere, a chiunque deciderà di seguirmi, il profondo amore che nutro per questo personaggio, e di renderle pienamente giustizia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Theoden, Theodred
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lasciami andare
 
 


Ogni azione, persino quella più banale, che generalmente si esegue in maniera spontanea, senza riflettere, risultava adesso tremendamente faticosa.
Arrancare era doloroso, respirare era doloroso, vivere era doloroso.
 
Ci sei quasi.
 
Éowyn strinse i denti e si trascinò ancora più vicina al cadavere di Nevecrino.
La giovane era totalmente incurante del mondo attorno a lei.
La battaglia non era ancora terminata, lei aveva un braccio spezzato, Merry era sparito…
E senza neanche sforzarsi troppo poteva ancora udire nell’aria, le agghiaccianti grida dell’infernale Essere senza volto né nome, che si era dissolto in polvere, sotto il colpo della sua lama.
Eppure al momento tutto ciò le appariva distante, di secondaria importanza e della stessa consistenza di cui sono fatti i sogni.
 
La realtà, tutto ciò che contava davvero, giaceva a terra poco distante, intrappolato sotto il peso della sua stessa cavalcatura.
 
Fedele servitore eppur rovina del padrone
Nato da Pieleggero, Nevecrino è il suo nome.*

 
“Zio…”
Quella sola parola le costò uno sforzo tremendo.
Éowyn tossì e nel mentre sputò a terra del sangue; poi, finalmente, riuscì a raggiungere la pallida figura distesa al suolo.
Il volto di Thèoden era stanco e cinereo: sembrava dimostrare all’improvviso molti più dei suoi anni.
Ma al contempo pareva anche straordinariamente sereno.
Il suo sguardo era quello di un uomo finalmente in pace col mondo, e ancor di più con se stesso.
Ma ad Éowyn quel pensiero non recò gioia, né tantomeno sollievo, poiché non c’era niente che la giovane odiasse di più della rassegnazione.
 
Che cos’erano queste voci che le stavano bisbigliando: “Non c’è più niente da fare?”
Si sbagliavano, e anche parecchio, ecco cosa! Suo zio sarebbe guarito, sì, ci avrebbe pensato lei a salvarlo.
Sarebbero tornati a casa, tutti insieme, non appena tutto quello fosse finito.
Non avrebbe perso anche lui, no non poteva permetterlo, non sarebbe successo…
 
“Éowyn… Figlia mia”.
 
Per il cielo, com’era flebile la sua voce!
 

Éowyn ricacciò indietro le lacrime, e avvicinò il suo viso a quello tanto amato del Re.
Il sorriso che gli rivolse fu tanto falso quanto tirato.
“Sì, sono qui” rispose dolcemente, deglutendo, “Sono qui, e adesso andrà tutto bene”.
Thèoden distese anch’egli le labbra, a imitazione della nipote: “La mia principessa… Sono così fiero di te, mia coraggiosa Éowyn”.
Sollevò la mano, e le accarezzò teneramente il viso.
 
Fiero di lei? Dunque non era arrabbiato perché aveva deliberatamente disobbedito ai suoi ordini?
 
“Sei qui…” continuò il Re, “Non potevo desiderare nulla di più. Ora finalmente potrò andarmene in pac-”
“No!” lo interruppe lei con veemenza. Veemenza dettata da un improvviso terrore.
“Non dire sciocchezze! Tu non andrai da nessuna parte, zio. Ci penserò io, posso salvarti…”
“Lo hai già fatto, Éowyn” mormorò il Re con una dolcezza quasi insopportabile, e sorrideva, sorrideva davvero stavolta!
“Mi hai salvato ora, figlia mia, e mi hai salvato diciassette anni fa. Tu e tuo fratello siete stati la mia luce, lungo tutti questi anni. Non avrò mai modo di ripagare la vostra straordinaria fiducia e il vostro intramontabile affetto; io… io… Non li merito…”
La sua voce si faceva ogni secondo più flebile.
“Zio… Caro zio… Sono stanca di vederti così abbattuto per delle azioni di cui non hai alcuna colpa. Non c’è da nulla da perdonare, e siamo così orgogliosi di te. Anche lui lo sarebbe”, sussurrò Éowyn.
 
“Così come di te, figlia mia” sorrise Thèoden intuendo all’istante a chi si riferisse sua nipote, “ Di voi”.
Un forte colpo di tosse lo costrinse a fermarsi, e il poco colore che ancora rimaneva scomparve del tutto dal suo volto.
“Ti chiedo un ultimo sforzo Éowyn, figlia e sorella” continuò il Re, “Sii coraggiosa, ora come non mai, e lasciami andare”.
 
“Non posso…”, Éowyn si era lasciata ormai andare al pianto, incurante di tutto.
“Non dovrò più vergognarmi di nulla, quando giungerò d’innanzi ai miei padri”: lo sguardo di Thèoden era già lontano, come perso in parte in un altro mondo, “Addio…”
 
La mano scivolò via dalla guancia di Éowyn, per ricadergli sul petto.
 
“Zio…”
Éowyn lo scosse leggermente, incapace di arrendersi a quell’evidenza: era uno scherzo, un orribile, stupido scherzo…
“Zio, no!”
Ma Thèoden non poteva più udirla: la scintilla nei suoi occhi nocciola si era spenta per sempre.
 
L’urlo disperato di 
Éowyn si perse fra le grida e i rumori della battaglia.
 
Rimase lì, per terra, accanto a lui, piangendo fino a quando non sentì la gola bruciare e gli occhi inaridirsi.
 
Non lui! Perché, perché, perché anche lui?
 
Poi, dopo quella che le parve un’eternità, tutto si fece ovattato e confuso.
I suoni, le luci, i colori, tutto le giungeva attenuato e distorto.
Éowyn non seppe dire il momento preciso in cui accadde, ma infine perse i sensi anche lei, scivolando nella più totale oscurità.
 
                                    
* * *
 
 
E fu nella più totale oscurità che si risvegliò.
Se quello si poteva definire veramente un risveglio.
 
“Dove sono finita? Che posto è questo? Sono forse morta anch’io, come infine desideravo? Ma se lo sono, perché sento ancora così tanto dolore?”
 
Mille domande si agitavano nella sua mente: domande destinate a rimanere senza risposta, dal momento che non sembrava esserci nessun’altro in quel luogo, oltre a lei.
Solo un buio senza fine.
 
Nondimeno, il naturale istinto che porta le persone a chiedere aiuto, la spinse ad aprire la bocca, per pronunciare quelle parole.
Fu con sgomento che si accorse di non riuscire ad articolare alcun suono.
Tremando, Éowyn si premette le mani contro le labbra: Ma che cosa succede? Che incubo è mai questo?
 
Éowyn? Siete voi, mia signora?
 
Il cuore di 
Éowyn ebbe un piccolo guizzo: avrebbe riconosciuto ovunque quella voce.
 
Merry! Merry, sei davvero tu?”
“Così pare…” fu la risposta, e nonostante il tono titubante ad Éowyn parve di scorgervi un sorriso.
Sono felice di averti ritrovato, amico mio! Ero davvero preoccupata per te... Ma ora… Ora dove siamo? Che cosa è successo, Merry? E perché non possiamo parlare?”
“Temo davvero di non saperlo” rispose Merry, rammaricato, “Tutto ciò che ricordo è quell’orribile essere che avanzava verso di voi… Vi aveva mandato in frantumi lo scudo e io… Io ho agito d’istinto, pugnalandolo sotto il ginocchio. Non ho mai provato così tanto dolore: credevo che avrei perso il braccio, e che presto anche il resto del mio corpo sarebbe finito in cenere”.
 
Éowyn lo ascoltava strabiliata, quasi senza credere alle proprie orecchie: Merry, il suo piccolo Merry! Era stato lui a colpire quell’immonda creatura, distraendola nel momento cruciale. Lui, sottovalutato da tutti, un semplice Mezz’uomo della Contea, aveva salvato la vita alla nipote del Re!
 
“Poi… Poi Pipino deve avermi trovato! Sì, sì ricordo chiaramente la sua voce! Mi implorava di tenere duro, che eravamo quasi giunti in Città. E c’era anche Gandalf! L’ho sentito accarezzarmi i capelli, ma non riuscivo a rispondergli… E, ora ricordo! Ho sentito la voce di Aragorn chiamarmi ed io…”
 
Merry? Merry!”
 
Così com’era arrivata, la voce dell’amico si spense improvvisamente.
Éowyn si ritrovò nuovamente sola.
 
E con la scomparsa di Merry l’oscurità tornò a farsi ancora più soffocante.
 
Non sapendo che altro fare, Éowyn si sedette per terra, notando con sorpresa quanto fosse morbido il suolo.
Soffice come l’erba dei campi innanzi ad Edoras, e come il fieno sul quale amava saltare da piccola.
L’angoscia dovuta alla solitudine e al non sapere nuovamente che ne fosse stato di Merry si attenuò un poco: quel posto non era poi così male. 
C’era una tale pace…
Pur sapendo che nulla sarebbe cambiato riaprendoli,
Éowyn chiuse gli occhi.
Un’innaturale calma s’impossessò di lei, e la sua mente prese a vagare.
 
Si rivide bambina, il giorno del suo arrivo a Meduseld, e il mattino seguente, quando aveva conosciuto suo zio davanti all’arazzo di Eorl.
Lo rivide raccontare le più belle storie a lei ed Éomer, donarle il ritratto di sua madre, ammalarsi lentamente fino a sprofondare nel più nero dei baratri, dal quale era poi riemerso grazie all’aiuto di Gandalf.
 
Tutto ciò che aveva amato e perso durante la vita, le scorrette davanti agli occhi, come in una lenta tortura…
 
“Devi lasciarmi andare… Éowyn… Lasciami andare”.


Éowyn sorrise: un sorriso amaro, che sapeva di lacrime.
Era lì, poteva sentirlo di nuovo
“Non voglio…”, rispose, “Se questo è tutto ciò che mi rimane di te… Di voi… Io non voglio perderlo”.
“Tu non mi perderai mai, figlia mia. Non ricordi più che cosa ti dissi? Molto di ciò che erano le persone a te care…”
“Fa parte di me” concluse
Éowyn.

Thèoden le asciugò le guance ormai umide: poté sentire chiaramente il suo tocco.
“Svegliati, ora”.
 
Non era più suo zio che le stava parlando, ma una persona completamente diversa.
Una persona che Éowyn non avrebbe più pensato di rivedere.
 
“Destati, Éowyn, scudiera di Rohan! Il tuo nemico è partito per sempre!”
Il tono di Aragorn era severo come sempre, ma allo stesso tempo sembrava diverso: infinitamente più deciso ed autoritario.
 
E perché, perché dovrei dargli retta? Nulla egli può offrirmi, per cui valga la pena svegliarmi, pensò con amarezza Éowyn.
 
Poi senza preavviso la voce cambiò ed 
Éowyn ebbe un sussulto.

“Sorella! Sorella, ti prego svegliati. Éowyn, sorella mia, torna da me.”
 
Ed
Éowyn, ansimando, finalmente aprì gli occhi.
 
 
* * *
 

Dapprima la forte luce la costrinse a strizzare le palpebre per il fastidio.
Poi lentamente riuscì ad abituarsi a quel brusco cambiamento, e a poco a poco mise a fuoco ogni cosa attorno a sé.
Era distesa in un soffice letto, e seduto accanto a lei c’era Éomer.
Le stava tenendo la mano, carezzandola con infinita delicatezza.

“Éowyn!” esclamò, “Sei tornata… Sei tornata da me!”
“Éomer…” rispose lei quasi non credendo ai suoi occhi, “Oh Eomer! Fratello, mi dispiace…”
“Shh!” Éomer le pose un dito sulle labbra, guardandola con affetto, “Non ci pensare. Va tutto bene ora, va tutto bene…” ripeteva, come una litania.

Éowyn si lasciò stringere tra quelle amorevoli braccia che infinite altre volte l’avevano accolta e confortata.
Quelle braccia erano tutto ciò che le rimaneva, ora.
Il pensiero la fece nuovamente tremare, assieme ad un improvviso senso di colpa.
“Éowyn, che succede?” domandò suo fratello, notando il tremolio, “Ti sto stringendo troppo? Il tuo braccio è…”
“No, non è quello” proruppe lei, “Il Re… Zio Thèoden… Se n’è andato. Se n’è andato anche lui…”
“Lo so”, annuì amaramente Éomer, “Ma è morto come avrebbe voluto, da grande sovrano qual’era”.
“Ho sentito la sua voce” mormorò
Éowyn, “Sai, poco fa, quando stavo ancora… Dormendo?” concluse titubante, non sapendo esattamente come definire lo strano stato nel quale si era trovata fino a poco prima.

Éomer annuì, fissandola con apprensione, ma senza interromperla.

“Era tutto buio intorno a me, non vedevo nulla, né sapevo dove mi trovassi. E l’ho sentito chiamarmi. Mi ha detto che dovevo lasciarlo andare… Ma io non volevo. Poi però la sua voce è diventata quella di Aragorn, e infine la tua… È stata la tua voce a farmi tornare”, concluse Éowyn.
“Sono così felice che tu abbia ritrovato la strada”, mormorò semplicemente Éomer, stringendola più forte.
In qualunque oscura parte della sua mente si fosse precedentemente smarrita, poco importava: ora sua sorella era nuovamente lì, al sicuro fra le sue braccia.
 
Più tardi si disse, più tardi le avrebbe raccontato ogni cosa: la disperazione che aveva rischiato di annientarlo quando l’aveva trovata sul campo di battaglia, apparentemente senza vita, accanto al corpo del loro zio; la sottile ma tenace speranza che lo aveva pervaso, quando gli avevano comunicato come in realtà fosse ancora viva; le miracolose cure di sire Aragorn che l’avevano riportata da lui…
Tutto quello avrebbe potuto aspettare, ma c’era una cosa che doveva dirle subito.

“Perdonami, Éowyn”.
 
L’interpellata lo guardò, senza capire.
 
“Ti ho lasciata sola quando avevi più bisogno di me. Non ho mai compreso fino in fondo quali fossero i tuoi veri desideri, e sono stato cieco di fronte a tutto il dolore che ti ha colpita di recente. Col mio atteggiamento ho contribuito anch’io a creare una gabbia attorno a te, e se ora ti trovi qui metà della colpa è mia. Perdonami”.
 
Éowyn era senza parole: una parte di lei, quella meno nobile e coraggiosa, avrebbe voluto dare ragione a suo fratello, e colpevolizzarlo per ogni cosa: le lunghe e dilanianti attese e gli interi mesi passati in solitudine, costretta ad assistere all’inarrestabile avvizzimento di colui che aveva amato come un padre.
Ma allo stesso tempo Éowyn aveva agito in piena libertà, quando aveva scelto di partire per il Pelennor: Éomer non era responsabile delle sue azioni, né avrebbe potuto cambiare lo stato delle cose.
Era stata lei a desiderare la morte con tutta se stessa, senza pensare al tremendo dolore che avrebbe arrecato a chi le voleva bene davvero.
Fu in quel momento che si rese conto con certezza, di quanto l’affetto che nutriva per suo fratello fosse immensamente più vero e sincero di qualunque sentimento aveva mai creduto di provare per Aragorn.
 
Sollevò dolcemente il viso di Éomer, ponendogli due dita sotto il mento: “Hai sempre voluto solo il meglio per me, e tutto quello che hai fatto è stato solo cercare di proteggermi. Lo so bene questo, e non ti biasimo. Non hai nessuna colpa per questa situazione, Éomer… Ѐ la guerra”.
 
“Sai a cosa mi riferisco, Éowyn. Se fossi stato più presente, forse…”
 
“Non avresti comunque potuto cambiare la mia indole, fratello. Vi avrei seguiti in battaglia in ogni caso, perché è tutto ciò che il mio cuore ha sempre desiderato davvero. E sono felice di averlo fatto. L’unica cosa che rimpiango davvero è di averti quasi perso per sempre… Per semplice vanagloria”.
 
“No” ribattè Éomer, baciandole le mani, “Ѐ stato l’amore a guidarti. E nonostante tutto, nonostante la paura e la rabbia, sono fiero di te. Fiero come non mai, sorella mia”.
 
Chi dei due avesse davvero ragione, quale fosse stata la vera ragione che l’aveva spinta a fare tutto quello, Éowyn in quel momento non avrebbe saputo dirlo.
 
Si lasciò cullare, beandosi di quei momenti di pace, che lei e suo fratello non avevano più condiviso da molto, moltissimo tempo.
Non era certo finita lì, Éowyn lo sentiva: vi erano ancora molte cose da chiarire tra loro e tanto altro di cui parlare.
Ma il passo più difficile era stato fatto e in quel momento Éowyn si concesse di sperare che il peggio fosse ormai alle spalle.  
 


   
 





 

Benni's hole:
 
Thèoden, sniff D:
sapevo che doveva arrivare questo momento…
Non ho quasi nulla da dire in realtà… C’è qualcosa che non mi convince molto nella parte in mezzo: so che è poco ‘Tolkeniano’ come intermezzo e onestamente non saprei dire nemmeno io ‘dove’ si trovasse esattamente Eowyn in quel momento, a parte sospesa tra la vita e la morte.
Un po’ azzardato farle sentire (o immaginare?) le voci di Merry e Thèoden, lo so… Ripeto probabilmente poco Tolkeniano, spero mi perdonerete..
Anche il dialogo con Eomer mi ha dato un po’ di filo da torcere: diciamo che ciò che volevo trasmettere è che ci sia stato sì un chiarimento tra loro, con reciproca ammissione di colpa, ma che non per questo Eowyn starà magicamente subito meglio.
Dopotutto Eomer sta per partire nuovamente!
Credo sia tutto :)
 
Grazie come sempre a chi legge in silenzio, alle recensiste, preferitori, ricordatori e seguitori ♥
Non mi stancherò mai di dirvi quanto mi rendiate felice ♥
 
Benni
   
 
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