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Autore: _Rainy_    12/03/2015    2 recensioni
Un regno diviso in quattro terre. Un governo sbagliato. Non un tiranno assetato di potere contro cui combattere, ma una malattia pericolosa. L'11a cacciatrice di taglie della Terra del Fuoco che torna al mestiere per cui è nata con un'ultima, pericolosa missione, che le cambierà la vita.
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Un regno diviso in quattro terre. Un governo sbagliato, con a capo la propria madre. Una fragile principessa dovrà scontrarsi con una realtà che le è sempre stata nascosta fin da bambina : il suo regno sta morendo. E solo lei realizza che il nemico contro cui combattere è molto più vicino di quanto sembra.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Gwen, Scott | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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24.

- DAWN -

- Tesoro, so che sono favoloso, ma dovremmo andare... – Ghignò Scott sciogliendosi, seppur controvoglia, dall’abbraccio di Dawn.
- Dove andiamo? – Chiese la ragazza, rossa di imbarazzo.
- Io collaboro davvero con i ribelli, dovresti averlo capito… - Dawn sussultò comunque: qual era la verità quindi? – Ho stretto quel patto con Courtney perché non volevo ti fosse fatto del male, ma sono uno degli oppositori al suo regine. Voglio che tu lo capisca. – La guardò intensamente, a testa bassa.

Dawn annuì:
- Non mi importa cosa sei. – Sorrise, timidamente.

Scott sorrise a sua volta e la baciò di nuovo, velocemente, stringendola a sé con forza, come se non volesse lasciarla mai più. Si allontanò leggermente e le spostò una ciocca dorata dietro l’orecchio:
- Qui vicino c’è un accampamento dei ribelli: è lì che andremo. Dista solo un paio d’ore di marcia e lì ci organizzeremo meglio. Il mio collega e capo di quell’avamposto, un certo Duncan, dovrebbe essere già lì e…
- Oh no. – Impallidì Dawn e Scott si allarmò immediatamente.
- Che succede?
- Duncan… Sheperd? – Chiese, impaurita.

Scott annuì.

- E’ il ladro che Gwendolyne, la mia migliore amica nonché fidata guardia del palazzo, è stata mandata ad uccidere. – Al pensiero dell’amica il cuore di Dawn si rattristò.
- Non credo. – Ghignò Scott. – Duncan non è uno sprovveduto. Conosco Gwendolyne di fama, ma non dubitare: lui non si sarà fatto uccidere così facilmente.

Dawn si rasserenò:
- Quando partiamo?
- Dopo questo… - Sussurrò Scott prima di baciarla di nuovo, lentamente.

-

- GWEN –

- Jerith, togliti quel ghigno idiota dalla faccia. – Rise Duncan, le guance colorate di una leggerissima sfumatura di un rosso gioioso.

Gwen sentì una sorda felicità esploderle nel petto e sicuramente avrebbe pianto di gioia, ma lei era una spietata cacciatrice di taglie, no?

- Ehi, bellezza, so che vorresti piangere e la mia bellezza stenderebbe chiunque: non devi trattenerti. – Ghignò subito Duncan, per poi mugolare di dolore.
- Si da il caso, però, che la tua bellezza sia debole come te, in questo momento. – Rispose sorridendo Gwen. – Quindi stai a riposo. – Poi si alzò e si trascinò fino alla sua brandina, sentendosi gli occhi dell’intero accampamento addosso.

Jerith si schiarì la gola e il capo dell’avamposto ridacchiò. Il medico sussurrò:
- Capo, devo chiedertelo perché la procedura… Cosa ne facciamo di lei? – Indicò Gwen, che lo guardò perplessa.
- Vi assicurate che stia meglio possibile. Anzi, sarai proprio tu, Jerith, ad esaudire tutti i suoi desideri, che dici? – Ghignò di nuovo Duncan mentre Jerith sorrideva, sbuffando scherzosamente.

Il capo dell’avamposto che aveva trattato così gentilmente Gwen divenne improvvisamente serio:
- Capo, cosa facciamo?
- Uh, ehm… - Duncan si rabbuiò. – Il tempo della guerra è giunto. Scott dovrebbe essere sulla via del ritorno, con lui ci sarà anche lo Stregone. Aspettiamo, dunque. Prendetevi del tempo per preparare tutto il necessario. Gwen… - Si rivolse alla ragazza, che arrossì brevemente sentendosi interpellata. - … Xia dov’è?

Gwen scosse la testa: non lo sapeva, ma sicuramente era tornata a casa e aveva percepito che la sua padrona era ancora viva e al sicuro.

- Non importa. Stasera si festeggia! – Esultò Duncan ridendo.

La piccola folla che si era radunata nella stanza uscì a cuor leggerlo e si iniziarono i preparativi per l’attacco che presto avrebbero sferrato.

-

Dawn e Scott marciarono in silenzio per qualche minuto, aiutandosi a vicenda nel superare le difficoltà della foresta, poi la ragazza ruppe il silenzio:
- Che fine ha fatto l’uomo incappucciato?
- Ne so quanto te… Quando ci siamo… - Arrossì per un instante. - … Riavvicinati… Nelle prigioni e siamo scappati insieme non ho minimamente pensato a lui.

Dawn annuì, delusa: cosa intendeva quell’uomo quando aveva parlato di una possibile reazione negativa di Gwen al vederlo? Era curiosa di scoprirlo, ma come avrebbe potuto?

- Comunque… - Iniziò Scott spostando una radice dal loro percorso. - … Se vorrà mostrarsi lo farà. Potrebbe riapparire con la stessa facilità con cui è scomparso… - Il ragazzo non era felice di toccare quell’argomento, forse ricordandosi di come a causa sua aveva provato un forte senso di gelosia e aveva discusso con Dawn, la ragazza che, ormai era chiaro, amava.

Dawn ridacchiò e chiese, leggermente angosciata:
- Quanto manca?
- Poco, anzi… Ci siamo. – Scott scostò una liana bluastra e Dawn poté osservare un laghetto minuscolo incassato tra grosse rocce grigie.
Sul laghetto si stagliavano delle palafitte e delle casupole sorrette da pali piantati nell’acqua. Le costruzioni, interamente di legno e con il letto rivestito di lastre di pietra, erano collegate da stretti ponticelli levatoi di corde e esili tronchi biancastri. Sembrava disabitato, solo un ometto gracile stava seduto su una pietra a una decina di metri dalla riva del lago, con arco e frecce in mano e gli occhi chiusi, come se stesse dormendo.

- Siamo… Arrivati? – Chiese Dawn, esitante.

Scott annuì:
- Probabilmente si sono accorti del nostro arrivo…

Si avvicinò alle rive del lago osservando la sentinella e si bagnò leggermente i piedi, aspettando in silenzio.
Dawn non osò fiatare.

Dopo pochi secondi di silenzio l’esile ometto spalancò gli occhi e fissò attentamente il volto di Scott e di Dawn:
- Forestieri. – Disse con la sua vocina flebile.

Scott annuì:
- Non mi riconosci, Pitt?
- Non riconosco più tanta gente, ormai. Nessuno è chi dice di essere e non ci possiamo fidare di nessuno, lei comprenderà di sicuro, no? – Ribattè deciso Pitt.

Il ragazzo annuì di nuovo e iniziò le presentazioni:
- Io sono Scott, il tuo capo, mezza calzetta. – Ghignò brevemente. – E a quanto pare ti ho addestrato bene… Lei invece è Dawn, principessa di questo regno, come dovresti sapere. Chiaro?
- No. – Piff scosse la testa. – Mi serve una prova delle vostre identità. Cosa potete dirmi di esclusivo?
- Uff… Quanto la fai lunga! – Sibilò Scott, alzando gli occhi al cielo. – Il nome del mio collega, nonché stregone molto potente e cacciato dalla sua precedente Gilda di maghi per un crimine misterioso che ha rivelato a pochissime persone al mondo, si chiama Duncan Sheperd. Va bene?

Piff non si mosse e spostò lo sguardo sulla principessa:
- Che mi dici tu?
- Io? – Chiese Dawn, allibita. – Ehm…
- Garantisco io per lei. – Aggiunge Scott amaramente. – Se ti fidi di me ti fidi di lei, chiaro, Piff?

La sentinella li scrutò per degli interminabili secondi, facendo scivolare lo sguardo da uno all’altro e in un attimo alzò l’arco, incoccando una freccia e puntandola su di loro.

- Piff, cosa stai facendo?! – Urlò Scott, indietreggiando e mettendo una mano a riparare Dawn, per quanto potesse servire…

Lui non rispose e in un secondo, con una silenziosa torsione del busto, scagliò la freccia che fece suonare un gong, appeso alla costruzione più alta del villaggio.

Il suono del gong era debole e quasi inudibile, ma tutti gli abitanti dell’accampamento uscirono dalle case, accorrendo per vedere chi fosse arrivato e allineandosi sulla passerella che collegava la terra ferma con le casupole, in modo da sentire cosa Piff aveva da dire loro.

Piff si alzò in piedi sulla roccia, si schiarì la voce e il suo viso si aprì in un sorriso luminoso:
- Ragazzi, Scott è tornato! – Urlò al cielo, ridendo.

Fu subito un tripudio di urla di gioia: tutti accorsero intorno a Scott e lo abbracciarono, lo baciarono e le donne lo benedirono piangendo. Venne trasportato a forza sulle passerelle e nessuno si accorse di Dawn.

Fu Piff a richiamare l’attenzione schiarendosi rumorosamente la voce:
- Ragazzi, un po’ di contegno! E non dimentichiamo che non è da solo! Guardate chi ha portato con se… - Indicò Dawn, che molti non avevano visto, inchinandosi.

Sussurri imbarazzati serpeggiarono tra i ribelli che si inchinarono all’unisono: “Ma è la principessa”, “Si, è lei!”, “Cosa ci fa qui?!”, “Pensavo fosse morta…”.

Dawn, imbarazzata da tante attenzioni, si coprì la bocca con una mano e sorrise:
- Non dovete inchinarvi… Non sono più principessa, ormai. Non mi identifico più con mia madre…

Un lento applauso partì da una donna con un bambino attaccato alle gonne e si diffuse a tutti i ribelli, coinvolgendo anche Scott che guardava la ragazza, sorridendo.

Il capo dell’accampamento sorrise bonario a Scott, dandogli una pacca sulla spalla, e con un inchino si avvicinò a Dawn, facendola salire sulle passerelle, poi parlò a tutti:
- Oggi è un giorno di festa: entrambi i capi dei ribelli sono qui con noi e siamo pronti per passare all’offensiva. Tutti al lavoro, dunque! – Concluse gioioso dicendo un ultimo “Bentornato!” a Scott.

La mente di Dawn, però, era altrove: anche Duncan era lì, ma Gwen? Era morta? Il pensiero la fece disperare: cosa avrebbe fatto lei senza la sua migliore amica?

Scott sorrise a tutti – Dawn non l’aveva mai visto così felice – e li incitò a tornare alle loro occupazioni, poi strinse la mano del capo dell’accampamento e chiese, facendo avvicinare Dawn:
- Jerard, ti presento Dawn. – Jerard le sorrise, poi Scott si rabbuiò per un istante. – Dov’è Duncan?
- In questo momento non è nelle migliori condizioni fisiche. Ha passato dei brutti momenti e ti verranno presto raccontati… L’offensiva è quasi del tutto organizzata, rimangono da definire i ruoli che avrete tu, la principessa, Duncan e la sua giovane amica in tutto questo.
- La sua giovane amica? – Chiesero all’unisono Scott e Dawn, lui preoccupato e lei speranzosa.
- Si, una tale Gwen con cui il nostro capo è… Intimo. Non so se mi spiego. – Rise fragorosamente, ma Dawn non lo stava già più ascoltando.
- Gwen?! – Chiese con foga. Scott sorrise.
- Si, anche lei non sta benissimo. – Dawn impallidì e Jerard si affrettò ad aggiungere, sorridendo: - Ma quei due si fanno forza a vicenda. Potrete vederli presto, ma al momento stanno risposando. Più tardi, magari…
- No: io ho bisogno di vederla ora! – Si agitò Dawn.
- Pazienta. – Scott le appoggiò una mano sul braccio. – Abbiamo tante cose sulle quali aggiornate Jerard, dai a Gwen il tempo di rimettersi. – Poi sospirò, rinvangando il passato. - anche io conoscevo una Gwen, sai… Una bambina con quel nome, in realtà.
- Ah si? – Chiese Dawn, interessata.
- Interessa anche a me. – Si intromise Jerard. – Venite a casa mia: abbiamo delle informazioni da condividere e…

Poi ammutolì.

Scott e Dawn si girarono e ciò che videro li fece rabbuiare entrambi.

Sulle sponde del lago stava l’uomo incappucciato, silenzioso e immobile come suo solito.

-

- Ehilà, ragazzi! – Esordì Jerard più tardi, sorridendo bonario come suo solito. – Abbiamo visite.
- Ho sentito il suono del gong, infatti… - Rispose Duncan, intontito dalle medicine.
- Già, fuori si è radunata una piccola folla che aspetta la vostra uscita dall’infermeria per vedere la vostra reazione al loro arrivo. – Ridacchiò Jerard con l’aria di chi la sa lunga.
- “Loro”? – Indagò Gwen, in piedi, ma in equilibrio precario a causa delle sue condizioni di salute non completamente ristabilite.
- Si. Due persone. – Ghignò Jerard. – Non vi dirò altro. – E uscì senza dare il tempo a Gwen e Duncan di chiedere di più.

La ragazza aveva provato ad alzarsi e a fare qualche incerto passo con risultati migliori di quelli che si aspettava, ma si era sentita subito affaticata. Duncan, invece, aveva cercato di fare lo spaccone mettendosi a saltellare in mezzo alla stanza, per poi subito accasciarsi a terra dal dolore tra le risatine di Gwen.

Ora stavano entrambi provando a sorreggersi a vicenda e non, camminando da una parte all’altra della casa e sentendo che l’effetto dei tranquillanti andava lentamente svanendo e le loro percezioni miglioravano in fretta.

- Ehm… Gwen… - Sussurrò Duncan, prendendo la ragazza per la vita. - … Forse sono stato troppo affrettato prima, ma volevo solo… Ringraziarti. Per non avermi lasciato lì a morire, dico… - Abbassò la testa, imbarazzato.
- Non c’è di che. – Ridacchiò la ragazza, abbracciandolo.

Lui la baciò rapidamente e sussurrò sulle sue labbra:
- Giusto per non perdere le buone abitudini…

Gwen sospirò e assaporò il bacio, prima di scostarsi con leggero imbarazzo e chiedere:
- Andiamo?

Lui annuì e le prese la mano, dirigendosi faticosamente verso la porta e spalancandola.

La casetta era buia rispetto all’esterno e i due ragazzi dovettero coprirsi gli occhi con i palmi liberi delle mani. Quando i loro occhi si furono abituati alla luce videro che molte persone erano radunate intorno a due ragazzi che erano in piedi accanto a Jerard, visibilmente imbarazzati.

Dawn e Scott, perché di loro si trattava, avevano due atteggiamenti opposti: insicuro e tremante quello di lei e gioioso e rilassato quello di lui. La principessa si tormentava nervosamente una ciocca di capelli, appoggiata alla spalla di Scott, mentre quest’ultimo si massaggiava il collo, sorridendo.

Jerard sorrise e urlò alla folla, già acclamante:
- Diamo il benvenuto a questi ospiti! Qualcuno è già conosciuto, qualcun altro… Be’, qualcun’altra, no. Benvenuti o bentornati nella nostra comunità! – La folla esplose in grida di approvazione, sempre contenute a causa della costante paura di essere scoperti.

Jerard, però, non era stato ascoltato dai quattro nuovi arrivati: quando aveva finito di parlare i quattro si erano avvicinati gli uni agli altri e le reazioni erano state diverse.

Scott e Duncan si erano fraternamente abbracciate, mentre Dawn e Gwen si scrutavano, le braccia immobili lungo i fianchi.

Per entrambe il tempo sembrò fermarsi e si percepirono come isolate dentro una bolla: fuori tutto il resto, dentro solo loro. Dawn alzò un braccio, tremante di gioia, indicando l’amica di sempre che ormai credeva perduta.

Gwen si lasciò andare, per un volta, alle lacrime e le corse incontro.

Si abbracciarono più forte che poterono e si sussurrarono quanto si erano mancate, traboccanti d’amicizia l’una per l’altra.

- Non posso credere che tu sia qui… - Sussurrava Gwen.
- Sei viva! Non ci speravo più: è un’immensa gioia! – Replicava Dawn, piangendo.

Le lacrime si confondevano e inzuppavano i capelli di Dawn e le bende di Gwen.

- Oh Dea! Ma sei ferita! – Strillò ad un tratto Dawn, allontanandosi.
- Non ti preoccupare. Sto guarendo. – Sorrise Gwen.
- E lui? – Dawn indicò Duncan, scettica, ignorando gli sguardi di disapprovazione comparsi tra la folla a quel gesto.
- E’ a posto. Niente è come pensavamo e tua madre… - Iniziò Gwen, a testa bassa.
- Lo so. – Sorrise Dawn.

Poi Gwen si girò.

Si girò lentamente e vide Scott. Non appena i suoi occhi incontrarono quelli di lui il suo passato si riversò su di lei con la forza di una cascata. La sua mente si annebbiò e dovette appoggiarsi a Dawn per rimanere in piedi. La principessa subito le chiese, preoccupata :
- Gwen! Gwen, stai bene?

La cacciatrice di taglie, però, non la stava ascoltando.

Stava fissando Scott, che a sua volta la guardava in un colpevole silenzio, mentre sussurrava una rabbiosa serie di insulti:
- Tu! Tu! Tu! – Sibilava Gwen, additando il rosso.

- Ciao Gwen. – Sussurrò lui, fissandola negli occhi.

La folla ammutolì e così Jerard, incapace di dire qualcosa e non capendo cosa stesse succedendo.
Dawn e Duncan si guardarono per un attimo, perplessi.

Poi Gwen cedette alla follia e si scagliò contro Scott, saltandogli addosso agilmente e tempestandolo di pugni, mentre altre lacrime, stavolta di rabbia e di disperazione, gli colavano sulle guance. Scott era riuscito a evitare parzialmente i colpi, ma l’addestramento della ragazza ebbe il sopravvento e tra le urla generali riuscì a buttare a terra Scott e a sovrastarlo, tirandogli un violento pugno in faccia. Scott mugolò di dolore.

Gwen aveva appena estratto il pugnale dalla cintola e si accingeva a infliggere al ragazzo un colpo mortale, quando Dawn urlò:
- Gwen, no!

L’urlo arrivò ovattato, come se venisse da lontano, alle orecchie di Gwen, ma ebbe l’effetto di farla immobilizzare. Scott la guardava, ansimante, mentre la cacciatrice lo sovrastava, il pugnale alzato.

Nei brevi attimi che seguirono due ribelli con dei grandi bicipiti si avvicinarono di soppiatto a Gwen e la buttarono a terra. Il pugno che la fece cadere a terra vicino a Scott arrivò del tutto inaspettato alla ragazza, che era ancora persa nei meandri della sua mente mentre cercava di capire da dove arrivasse quella voce che l’aveva risvegliata dalla sua follia.

I due ribelli la sollevarono di peso mentre lei riprendeva coscienza di se stessa e si ribellava, urlando e scalciando.

Dawn e Duncan la guardavano increduli e la principessa piangeva di tristezza al vedere l’amica così e Scott a terra, il volto insanguinato.

- Cos’è successo?! – Chiese Jerard, ogni traccia di felicità svanita.
- Non lo so… - Rispose Duncan, una scura ombra negli occhi, guardando Dawn, che però scosse la testa.
- Scott, cos’è successo? – Jerard era andato fino dal rosso e lo stava aiutando ad alzarsi. – Come dobbiamo punirla per questo affronto? Sei sicuro che non collabori con la regina?
- No! – Risposero Dawn e Duncan all’unisono, scandalizzati.
- E’… Colpa mia. – Rispose Scott, a bassa voce, quasi sussurrando e senza guardare in faccia nessuno.

La folla, che nel frattempo stava scagliando insulti contro Gwen - sorretta dalle due guardie e inerme tra le loro mani, la testa bassa - ammutolì nuovamente.

- Cosa? – Ripeté Jerard, già più calmo.

Scott non rispose.

- Gwen? – Chiese Dawn, avvicinandosi all’amica e vedendo delle lucide lacrime che cadevano a terra. – Lasciatela! – Urlò rivolta alle guardie, che però non si mossero.
- Si, lasciatela. – Duncan si avvicinò e fece per accogliere Gwen tra le sue braccia, ma la ragazza si ritrasse, le lacrime che non si fermavano. – Cos’è successo? – Le chiese il ragazzo, chinandosi davanti a lei e accarezzandole delicatamente una mano.
- E’ lui. – Sibilò Gwen alzando il volto e fissando Duncan negli occhi.

Quello sguardo inquietò il ragazzo: era uno sguardo carico di odio, di rimorso e di disprezzo come pochi ne aveva visti prima di allora e di sicuro non pensava che lei fosse capace di provare così intensamente quelle sensazioni.

 

- CIAMBELLANGOLO -
Eccoci alla fine di questo maxi capitolo (nonché uno degli ultimi: ne prevedo altri 3 compreso l’epilogo) c:
Spero che questa specie di riunione di famiglia vi sia piaciuta e come avrete intuito questi capitoli non avranno POV nel titolo, perché seguono sia la storia di Gwen che quella di Dawn.
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui :3,
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it (recentemente aggiunto un post sul Giappone :3)
HARRYPOTTER:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2625484 
ORIGINALE:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2822907

   
 
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