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Autore: pamina71    13/03/2015    7 recensioni
Ho utilizzato i 3 movimenti di ognuno dei 4 concerti de "Le quattro stagioni" per una "song-fic" in cui ad ogni movimento di ogni stagione associo una scena dall'autunno 1788 all'estate 1789.
L'associazione è data più dalle sonorità che dai titoli dei singoli movimenti, oltre che dalla stagione rappresentata dal concerto. Suggerisco di leggere ogni racconto ascoltandone il tema, magari nell'esecuzione del Giardino Armonico. Per ogni tempo avremo un "violino solista" diverso.
La base dei racconti è principalmente il Manga della Ikeda (traduzione francese) comprese le Storie gotiche e il Gaiden di André.
E' la mia prima fanfic, ed ammetto di essere partita con un progetto ambizioso, visto che la cronologia e i singoli tempi dei concerti mi concedono davvero pochi gradi di libertà.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lame e violini'
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Autunno in Fa Maggiore - Allegro1

Solista: Loulou de La Rolancy

Al clavicembalo Clément Victor de Girodelle

 

Celebra il Vilanel con balli e Canti
Del felice raccolto il bel piacere


- Certo che voi francesi siete poi strani...

- E la Corte è una roba da matti...

- Anche la zia è un po' strana, però almeno è simpatica. - riprese James2, che tutti chiamavano Jim, facendo spallucce...

- Invece il nonno fa un po' paura, e se si è inventato una cosa del genere è anche un po' matto. - continuò Jules, puntandosi un dito alla fronte coperta da riccioli rossi.

- Ma la volete piantare, voi due? Cosa ne volete sapere? - li rimbeccò la cuginetta, una ragazzina di otto anni, coi capelli biondissimi e crespi, ed il viso atteggiato ad una smorfia di rimprovero.

- E, poi, se proprio vogliamo essere precisi, siete mezzi francesi anche voi, cari impiastri di cugini! E in quanto a stranezze, visto che a quanto pare questa parola vi piace così tanto, non siete secondi a nessuno!

Tirò fuori un palmo di lingua, in una smorfia che fece scoppiare a ridere i due ragazzini lentigginosi.

- Non ti arrabbiare! Promettiamo solennemente di non parlare più male della zia e del nonno, ve bene? Comunque, Loulou, ci avevano avvertiti che sei davvero terribile!

Loulou assentì fiera della definizione e si risedette per terra accanto a loro. Ma Jules non era del tutto soddisfatto.

- Ammetterai però che non è una cosa così comune...

- Su questo hai ragione, ma è sempre stato così. Nessuno osa contraddire il nonno, e se ha deciso che la zia doveva diventare un soldato, così è stato. Però l'altro giorno ho sentito mia madre che diceva una cosa alla vostra, anche se non ho capito bene il senso... ha detto – e abbassò la voce, avvicinandosi ai cugini con modi da cospiratrice – che per la zia è stata una fortuna, in un certo modo, perché così è molto più libera di fare quello che vuole, e perché è riuscita a scampare ad un matrimonio combinato, almeno fino ad ora.

- Anche nostra madre la pensa così, ma secondo lei questa volta la zia è messa male. A quanto pare c'è un tipo che la vorrebbe sposare.

- Lascia perdere! Un disastro! Lo vedrai uno di questi giorni, da quando il nonno gli ha detto che può frequentare la casa non ce lo leviamo più di torno quell'impiastro! - Il tono di Loulou cominciava a salire.

- La zia mi ha addirittura raccontato che a volte esce dal cancello Est per non trovarselo davanti alla Caserma che la aspetta.

- Ma é così brutto?

- Ma no, è solo che non c'entra niente, ecco. Non sai che farci con uno così. - E questo lapidario giudizio sembrò più che sufficiente ai due gemelli.

 

Una settimana dopo, Oscar si stava godendo il crepuscolo ottobrino nella sala delle vetrate. Aveva terminato gli arretrati lavorando come una disperata dall'alba, ma era riuscita a rientrare ad un'ora ragionevole, portandosi dietro anche André3. E ora, tre giorni di licenze per entrambi, per poter rivedere Constance rientrata dall'America con Sir Henry ed i loro tre figli. Non era riuscita a liberarsi prima, la sorella era rientrata già da dieci giorni, ma non aveva potuto dedicare loro che poche visite fugaci. Ma ora avrebbe recuperato.

Era seduta sul tappeto davanti al camino, in mezzo ai due gemelli e di fianco a loro sedeva Andrè con le gambe mollemente incrociate, formando una specie di nido nel cui centro si era acciambellata Loulou.

Erano tutti chini su alcuni fogli di carta da musica, intenti a elaborare l'ennesima versione del compito che il maestro di musica Clément Mathieu aveva lasciato ai ragazzini, simile a quello che anni addietro lasciava alle lo mamme, ad Oscar e ad Andrè. Quindi i due vecchi allievi si erano prestati volentieri, ricordandosi di quando quei compiti erano affare loro.

 

Loulou alzò un attimo la testa...come si stava bene!

Stava facendo un lavoro divertente, per una volta, insieme alla sua zia preferita (preferita proprio perché, come dicevano i gemelli, era strana, e forse le sarebbe anche piaciuto somigliarle un po'), ed in braccio ad André4, che le piaceva davvero tanto. Il nonno era fuori in missione per qualche giorno, ma la nonna aveva avuto due settimane di congedo dalla Regina, quindi poteva stare con loro tutti il giorno. Era così dolce la nonna! Solo che non la vedeva mai!

La Contessa sedeva con Hortence, la madre di Loulou, e la zia Constance vicino alla finestra, ricamando e parlando fitto fitto per aggiornare la "zia inglese" degli avvenimenti degli ultimi anni.

A Loulou piaceva la zia Constance, molto gentile, e molto meno legata all'etichetta ed alle buone maniere rispetto alle altre sorelle. Forse perché aveva sposato quel buffo inglese, pieno di lentiggini e coi capelli più rossi che riuscisse ad immaginare. O forse perché aveva vissuto tanti anni in Inghilterra, e qualcuno in America.

I mariti invece erano usciti a cavallo, mentre il cugino grande, Paul, era nella sua stanza. A quanto pareva, era riuscito ad innamorarsi in soli dieci giorni ed ora probabilmente stava sospirando e sognando la sua contessina.

Per una volta Palazzo Jarjayes poteva sembrare una vera casa, con dentro una famiglia vera e tranquilla. L'indomani sarebbe arrivata anche la zia Josephine, senza marito, per fortuna, e la felicità di Loulou sarebbe stata completa.

 

Udirono delle voci provenire dall'ingresso, ma nessuno si mosse dai propri impegni; evidentemente erano rientrati il paffuto Maxence de La Rolancy e l'alto e dinoccolato Henry Middleton, decisamente male assortiti quanto a fisicità, ma due spiriti affini riguardo a molte cose. Nessuno pensò fosse il caso di alzarsi per andare incontro a due membri della famiglia.

Ma non erano soli. Era entrato con loro un taciturno Clément de Girodelle, il quale aveva incontrato i due cavalieri presso il cancello del palazzo ed era entrato con loro, dopo aver chiesto se Oscar fosse in casa. Aveva come l'impressione che gli sfuggisse. L'aveva attesa invano al cancello della Caserma. Era passato a palazzo senza mai trovarla. Sapeva che non aveva intenzione di sposarlo, ma sperava di farle cambiare idea con la propria costanza ed un serio corteggiamento. Ed oggi non sarebbe riuscita a sfuggirgli.

Fu così che entrando nella sala delle vetrate Girodelle la vide, seduta per terra tra due ragazzini, le dita della mano destra sporche di inchiostro, ed un sorriso divertito che in realtà non le aveva mai visto sul viso, in tanti anni a Corte. Solo dopo un attimo notò che al suo fianco sedeva quell'onnipresente servo che tanto riusciva ad innervosirlo. Che ora addirittura teneva una bambina, evidentemente aristocratica, ed evidentemente parente di Oscar, sulle ginocchia. Girodelle si irrigidì e non riuscì ad articolare parola.

Fu Loulou a vederlo, e lo accolse con un'espressione seccata. Oscar si voltò per capire l'origine dell'atteggiamento della nipotina e Girodelle notò il suo bel sorriso spontaneo spegnersi e poi ricomparire quello consueto, tirato, di circostanza. Oscar si alzò in piedi, e gli andò incontro, salutandolo compitamente, ma senza entusiasmo, e presentandolo alla sorella Constance. Lo lasciò con le donne di famiglia e tornò dai ragazzini. Loulou fece un faccino delusissimo sentendosi dire che avrebbero continuato domani.

- Dispiace anche a me interromperci, sai? Le disse Oscar. - Ma tutto sommato è quasi ora di cena, riprenderemo domani e ne faremo uno difficilissimo. Domani nessuno verrà a interromperci, promesso.

Girodelle si sentì amareggiato. Questo sono per lei? Una fastidiosa interruzione di un pomeriggio con i nipoti? Uno che le toglie il sorriso? E si sentì montare il sangue alla testa.

Mentre André, quel servo, può tranquillamente starle seduto vicino, lavorare ai compiti dei nipotini, farla ridere. E si permette di rivolgermi uno sguardo così freddo, così seccato della mia presenza qui! Come se fosse a casa sua, come se fosse qui di diritto, al contrario di me! Un'altra stranezza di quella strana famiglia. Ma questa, non si sentiva disposto a tollerarla!

Oscar gli si fece vicino. - Scusatemi un momento, Conte. Non attendevamo nessuno, vado a rendermi adeguatamente presentabile per cena.

E si voltò verso la porta, maledicendo la presenza del Conte, che l'avrebbe obbligata a rimettere le fasce, la giacca, a inalberare un sorriso di circostanza e a raccontare fatuità. Ma non riesce a capire di tenersi alla larga? Cosa devo fare, oltre a dirglielo? Loulou guardò la zia che si avviava con l'espressione di uno che ha mal di denti, e poi Andrè che riordinava gli spartiti con uno sguardo omicida. Tutti tesi e cupi, nulla a che vedere con la rilassatezza precedente.

Decise di prendere in mano la situazione.

- André! - Chiamò a voce altissima – tu non hai fatto la ronda di notte?

- Beh, sì, ma che c'entra?

- Manca un'oretta, prima di cena, vai a riposarti un poco. E tu, zia, controlla che vada nella sua stanza.

Oscar la guardò perplessa, ma recuperò rapidamente il suo spirito: - Sì, balia! E tu, fila a nanna - disse rivolta ad un esterrefatto Andrè spingendolo per un gomito e riacquistando il sorriso.

Gli adulti si misero a ridere, persino Girodelle si sentì tranquillizzato. Nessuna donna, direbbe ad un amante di filare a nanna. Forse davvero, come mi aveva detto una volta, sono come fratelli. Anche la familiarità con cui lo trattano gli altri...Sebbene..non è forse un servitore? Da quando si mandano a riposare i servitori?5

 

Fu una cena ben strana, almeno dal punto di vista del conte Girodelle.

Si trovò in mezzo ad una cena di famiglia priva di formalità. Senza il Generale, tutti si sentivano più liberi. Con grande sgomento del Conte, i posti a tavola non erano stabiliti secondo l'etichetta usuale (ed in quel caso sarebbe stato felicemente installato accanto ad Oscar), ma secondo usi ed abitudini familiari. Invece si ritrovò accanto alle sue (per carità! Deliziose!) sorelle ed alla Contessa sua madre, mentre Oscar era vicina ai due cognati, con Sir Henry istallato a capotavola, Oscar e Maximilien da La Rolancy ai suoi due lati, ed André (di nuovo! Non lo sopporto!) accanto ad Oscar.

La figlia minore del Generale, tirò un immaginario sospiro di sollievo, pensando che non sarebbe riuscita a sopportare le chiacchiere del Conte tutta la sera. Mentre Constance era invece ben lieta di essere aggiornata sulle ultime annate di pettegolezzi alla Reggia.

Invece Oscar ascoltava con somma attenzione i discorsi di Sir Henry. Le interessava moltissimo il suo punto di vista sulla situazione della Francia, la interessavano in confronti con l'Inghilterra e la affascinavano i racconti sullo stile di vita americano, ascoltava senza interrompere e con rare e precise domande. L'inglese raccontava con fervore, nel suo francese preciso, seppur con un lieve accento, e quando inciampava su un termine erano spesso Oscar od André ad andargli in soccorso. E talvolta continuava per un po' nella sua lingua madre, con Andrè ed Oscar che gli rispondevano nello stesso idioma. Cosa che innervosiva notevolmente il Conte, il quale non conoscendo la lingua si sentiva escluso e timoroso che si parlasse alle sue spalle. Questa conversazione "politica", la piega che stava prendendo, e l'intromissione di Andrè lo stavano di nuovo innervosendo.

Ma cosa vogliono farne di lei, una sediziosa? Una ribelle?

Già mi pare le abbia fatto male comandare quella banda di straccioni, di cui ora parla come se li conoscesse da sempre!

Già ho visto in biblioteca una pila di libri proibiti poggiata con noncuranza su un tavolino...scommetto che ce li ha lasciati quel servo, in bella vista, per provare a corromperla, o addirittura per spregio a me!

Poi ho visto come mi guarda quando nessuno se ne accorge, come se io fossi un intruso...ebbene, l'intruso è lui! IO sono Conte, IO ho il permesso del Generale per frequentare questa casa, IO ho chiesto la sua mano. E poi, continuo a non capire cosa ci faccia ad un tavolo di aristocratici...

Se è un servitore, dovrebbe servire, se è un soldato, perché passa le licenze qui? Mi fa uscire di senno! E' una situazione ipocrita, al limite dell'indecenza!

A Corte non vi avevo fatto caso, ma ora risalta davvero troppo! Ma nessuno pare curarsene!

Dovrò parlarne con Oscar, o con lui, anzi con entrambi, separatamente! Non tollererò oltre simili situazioni da parte della mia fidanzata!

 

E' bravo con le parole, così come io sono bravo nella conversazione da salotto. Usa le frasi come sassi aguzzi, ma è furbo, si mantiene sempre un passo indietro dall'impudenza. Ferisce senza venir meno all'educazione. Rimane composto e moderato, ma mi rivolge degli sguardi da cui capisco benissimo il suo disprezzo...eppure non lo si può accusare di nulla, di cosa potrei incolparlo? Di uno sguardo? No di certo. Di sedere qui? No di certo, è stato invitato. E' una figura dubbia e pericolosa.

In ogni caso, la sua decennale esperienza di cortigiano gli permise di continuare la serata discorrendo di eleganti fatuità e leggere cattiverie senza che nessuno potesse notare il suo disappunto. Rimase compito, impeccabile e, purtroppo per lui, insapore per tutta la serata. Oscar, ascoltandolo, condivideva inconsapevolmente il pensiero della nipotina: Non sai che farci con uno così.

 

Come Dio volle, la cena ed il dopocena ebbero termine, il Conte salutò e si diresse verso la sua dimora. Molte paia d'occhi lo osservarono partire, ognuno con un diverso sentimento inespresso. Ma per tutti somigliava stranamente al sollievo.

 



1Allegro è riferito al tempo di metronomo (84–168 bpm), non all'atmosfera del brano, anche se questo primo capitolo è più lieve di quelli che seguiranno.

Il Cimento dell'Armonia e dell'Inventione è una raccolta di dodici concerti di Antonio Vivaldi, di cui sono famosi soprattutto i primi quattro con il nome Le quattro stagioni. Pubblicati nel 1725, erano conosciuti ed apprezzati in Francia (Rousseau stesso fece una trascrizione per flauto delle Primavera), e costituivano parte del paesaggio sonoro dell'epoca, diverso dal nostro in un modo quasi inconcepibile per le nostre orecchie sovrastimolate.

Li ho utilizzati per una "song-fic" in cui ad ogni movimento di ogni stagione (ognuno dei quattro concerti ha 3 movimenti, quindi i capitoli saranno 12) associo una scena (spesso un missing moment) dall'autunno 1788 all'estate 1789.

Ogni capitolo sarà introdotta dall'indicazione del tempo di riferimento (in alcuni casi Vivaldi o la tradizione hanno anche lasciato un titolo), dal mio "violino solista," che rappresenta lo sguardo narrante del singolo racconto, e da alcuni dei versi che accompagano lo spartito.

L'idea mi è venuta leggendo la scena del manga in cui André raccomanda ad Oscar di suonare qualcosa di "plus enjoué" rispetto a Mozart, e mi è subito venuta in mente il tema della Tempesta dall'Estate. Altri personaggi si tirano dietro sonorità per me scontate (che Girodelle, così elegante, affettato, e uomo del suo tempo sia un clavicembalo lezioso è assolutamente evidente).

2Mia personale visione della genealogia:

Josephine (1754, sposata con Louis Antoine Savinien de Liancourt – due figlie maritate ed un figlio quasi ventenne);

Hortense (1752), sposata con Maxence Reymond De La Rolancy – madre di Loulou)

Louise Hélène (1751, sposata al marchese di Norpois due figli maschi ed una figlia già maritata)

Constance (1750, sposata a Lord Henry Middleton ed ha due figli gemelli, Jules e James, tredicenni ,ed un figlio diciottenne, Paul)

Geneviève (1748, vedova, 3 figli maschi e due figlie femmine).

Josephine ed Hortense sono i due nomi di sorelle citati dalla Ikeda nel manga e nelle stoire gotiche. Per molti nomi invece rendo omaggio a libri e film amati.

3La base dei miei racconti è principalmente il Manga della Ikeda (traduzione francese, ma ho solo quella) comprese le Storie gotiche e il Gaiden di André. Quindi parto dal presupposto che dopo la scena della camicia non vi sia un allontanamento tra André ed Oscar (niente fuga, in Normandia, niente periodi di freddezza, anzi nel manga più di una volta assistiamo ad Oscar che si appoggia ad André o ad un gesto consolatorio di lui che le poggia una mano sulla spalla, e, il giorno prima di prendere servizio nel suo nuovo ruolo, Oscar dice ad André di essere consapevole che può essere così libera proprio grazie alla sua presenza).

4In La Contessa dall'abito nero, parte 1, Loulou gli dice che lo trova carino, e che non starebbe a guardare la posizione sociale del proprio fidanzato (!).

5Vorrei che i vari movimenti della fic seguissero anche un percorso di presa di coscienza di Oscar sulla società del tempo.

   
 
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