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Autore: B_Regal    14/03/2015    2 recensioni
[Raccolta di One Shot indipendenti]
Dall'ultimo capitolo:
Ormai è quasi certa che sia un effetto di quel posto, non poter essere sereni.
Non che la sensazione le sia nuova, ma gli eventi di quella giornata sono stati duri persino per una come lei e ora ne sente il peso tutto insieme, come un grosso macigno sul petto che le mozza il respiro.
E’ lì fuori già da un po’ quando avverte una presenza dietro di lei e per un momento si irrigidisce, ma poi una mano calda le sfiora la guancia e quel tocco lo riconoscerebbe ovunque.
E non sa bene come succede, ma un istante dopo sta singhiozzando contro il suo petto.

SPOILER 5x12!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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E’ la mia prima Shot ambientata nella foresta incantata, quindi mi scuso sin da subito se i personaggi non semberanno così IC.
Scrivere della regina cattiva mi viene decisamente più difficile rispetto allo scrivere di Regina.
In questo caso aiutata – per modo di dire – il fatto che volessi presentare una regina cattiva un po’ diversa, più vulnerabile e meno st*onza.
A Storybrooke abbiamo visto tante volte quanto lei e Robin possano essere dolci l’uno con l’altra, nella foresta incanta invece i due per la maggior parte del tempo non hanno fatto altro che punzecchiarsi e bisticciare, soprattutto per merito di una certa persona.
Ma sono sicura che, nonostante il “For some reason you are so much more likeable here in Storybrooke” di Regina (*.*), anche lì ci fosse qualcosa tra loro, solo che Regina era troppo nella sua versione odioilmondointerononguardatemioviuccido per darlo a vedere.
Quindi, ho dovuto fare in modo che non fosse proprio nella sua forma perfetta per farla scogliere un pochetto. Poco poco, eh. Parliamo sempre di quella grande badness della Evil Queen..
.. un po’ KO.


 




"Vostra Maestá?"
C’era il buio, attorno a lei e dentro di lei, nella sua mente.
Il suono di quelle parole le fu udibile appena, una specie di eco indistinto, come se arrivasse da lontano.
Probabilmente non era nemmeno reale.
"Mi sentite?"
Questa volta la voce sembrò più vicina, ma ancora non abbastanza da riuscire ad indentificarne la fonte. Di una cosa però poteva essere abbastanza certa: non se l’era immaginata.
Aprì gli occhi, lentamente, e la prima cosa che avvertì fu un dolore sordo che partiva dalla nuca per irradiarsi lungo il collo e l'intera colonna vertebrale. Strinse le palpebre cercando di placare quelle fitte insopportabili e allo stesso tempo provó a mettere a fuoco ciò che aveva davanti, ma con gli occhi ancora chiusi tutto ció che riusciva a registrare era il pavimento sul quale sedeva scomposta e il muro freddo alle sue spalle.
Poi  qualcosa che le sfiorava il braccio, un tocco delicato e di nuovo la stessa voce "Riuscite a parlare? Dove vi fa male?"
Dove le faceva male? Bella domanda. Al momento le faceva male praticamente tutto.
Ormai cosciente di una presenza accanto a lei, aprì gli occhi di nuovo e le fitte ripresero ma tentó di ignorarle, al momento la sua priorità era capire cosa fosse successo.
E improvvisamente ricordó. Ricordó le contrazioni premature e improvvise che Biancaneve aveva avvertito e che si erano rivelate un falso allarme. Ricordó la Perfida Strega che in qualche modo l'aveva saputo e si era precipitata al castello. Ricordó il pianto della figliastra, David che brandiva la sua spada e poi cadeva al suolo. E il loro scontro, incantesimi e palle di fuoco che si erano lanciate a vicenda per un tempo indeterminato, lei che si smaterializzava fuori dalla stanza di Snow, per proteggerla, e sua sorella che prevedibilmente la seguiva. E da quel momento i ricordi si facevano estremamente confusi. Quadri che cadevano, vasi che si frantumavano e quella botta tremenda che aveva sentito nel momento in cui veniva scagliata da qualche parte nella stanza. L'ultima cosa che aveva visto, prima che tutto diventasse buio, era stato lo sguardo soddisfatto di Zelena che si trasformava in una smorfia nel momento in cui una freccia d'oro le si conficcava nel braccio.
Una freccia d'oro arrivata dal nulla.
All'improvviso i pezzi andarono al proprio posto, e quella voce familiare ma non troppo ebbe finalmente un identità.
Il Fuorilegge.
Alzó la testa, quel poco che riuscì, e lo vide.  Se ne stava inginocchiato di fronte a lei,  una mano appoggiata al muro per sorreggersi,  sul volto la solita espressione gentile e fastidiosamente irritante.
'Che diavolo ci fate voi qua?" mormoró, reprimendo un ondata di nausea arrivata non appena aveva aperto bocca per parlare.  Cercò di convogliare l’ attenzione sul suo corpo, aveva bisogno di conoscere quali fossero stati i danni prima di fare movimenti azzardati, ma con lo sguardo di quell’ uomo su di sè faceva veramente fatica a concentrarsi.  Non voleva essere vista in quello stato, non voleva che pensasse che la Regina Cattiva avesse bisogno di aiuto.  E invece, più si imponeva di riprendersi velocemente più il dolore alla testa e la nausea sembravano aumentare.
Robin Hood, come era solito fare, ignoró deliberatamente il tono infastidito e le sorrise  "Quello che faccio sempre.. vi salvo la vita!"
Avrebbe voluto rispondere a tono ma era ancora troppo confusa per poter pensare di controbattere in maniera adeguata "Come mi avete trovata?" Domandó, non tanto perchè le interessasse quanto per prendere tempo, non era sicura di riuscire a rimettersi in piedi e questo mai e poi mai l'avrebbe fatto notare al ladro.
"Bella domanda. Vi ho cercata ovunque, non avreste dovuto trasportarvi qui sotto. Avete corso un grosso rischio, se avessi tardato ancora quella strega avrebbe anche potuto uccidervi!"
Regina contrasse il viso, infastidita  al solo pensiero di essersi lasciata mettere ko con tanta faciltà "Sai che perdita!"
"Beh, mi dispiace di aver sventato per la seconda volta le vostre imprese suicide!" Tentó di sdrammatizzare il ladro "Mi sembra evidente che sia un chiaro segno del fatto che dovreste smetterla di provarci.."
La donna gli lanció uno sguardo accigliato ma non rispose, troppo occupata a tastarsi la nuca indolenzita.
Robin notó il gesto e smise di sorridere, portó la sua mano nello stesso punto in cui l'aveva messa lei, lasciando inavvertitamente che le loro dita si sfiorassero "vi fa male qui?"
Regina sussultò, un po’ per il dolore e un po’ per quel contatto inaspettato "Non è niente!" Rispose, allontanando la mano dell’uomo con un gesto brusco.
Ancora una volta Robin non fece una piega all’atteggiamento ostile di lei "Non sanguina, ma avete preso lo stesso una brutta botta. Ce la fate ad alzarvi?"
"Ovviamente!" Rispose ostentando un tono sin troppo sicuro per essere preso sul serio, e facendo leva sulla mano destra cercò di alzarsi, non rendendosi nemmeno conto che nel farlo si era aggrappata al braccio che l’uomo le aveva offerto. Robin sorrise tra sé e sé notando come la regina avesse accettato il suo aiuto, e alla fine fu lui a sollevarla e non smise di sorreggerla finchè non su sicuro che lei si fosse effettivamente rimessa in piedi,  nonostante l'impiccio dell' elaborato abito blu che indossava.
Regina ignoró gli spasimi alla schiena e cercò di ritrovare l’equilibrio, ma forse lo fece troppo presto o troppo velocemente perchè riuscì solo a lisciarsi le pieghe del vestito prima di sentire la testa girare vorticosamente e le gambe cedere sotto il suo peso. Si aspettava di atterrare sul pavimento ma due braccia forti la sorressero e si ritrovò praticamente addosso al ladro.
"Sto bene!" Ebbe giusto la forza di sussurrare, mentre sentiva le forze abbandonarla inaspettatamente.
Robin inarcò un sopracciglio "Lo vedo!"  Esclamò, le parole della donna completamente smentite dal fatto che ne avesse ormai tutto il peso addosso, indice del fatto che sarebbe sicuramente crollata a terra se lui avesse lasciato la presa.  Si sistemò meglio l’arco dietro la schiena e avvolse anche il braccio sinistro attorno alla donna, sollevandola. Si era preparato a uno sforzo maggiore ma evidentemente l'abbigliamento sfarzoso della donna l'aveva tratto in inganno: era più piccola di quando credesse. E tra le sue braccia, con il trucco disfatto, gli occhi chiusi e i capelli sul viso, non appariva più tanto minacciosa.
Prese a camminare verso le scale e la donna in braccio a lui ebbe un breve momento di lucidità  "Mettetemi subito giú Locksley, sto bene!" Mugolò, eppure senza accorgersene gli aveva giá avvolto le braccia attorno al collo e appoggiato la testa contro la sua spalla, vinta dalla debolezza.
Robin Hood sorrise, riconoscendo persino in quel tono sin troppo debole quella punta di orgoglio che  caratterizzava la regina che stava imparando a conoscere  "Prima vi porto via da qui e poi vi metto giù Milady, promesso!"
Percorse a ritroso il tragitto che lo aveva condotto fino a lì, tenendo costantemente d'occhio le condizioni della donna. Il suo viso era ancora contratto ma sembrava più tranquilla, si era adattata al corpo di lui e si teneva saldamente al mantello, eppure non dava l'idea di aver paura di cadere.
Non sembrava aver bisogno di cure immediate, non era certamente un medico ma tante volte lui e i suoi compagni erano stati colpiti durante le loro scorribande e aveva imparato a conoscere i vari tipi di incidenti: quello della regina sembrava solo un brutto colpo alla testa che sarebbe passato in fretta con qualche ora di riposo e tranquillità.
Per un momento avvertì un moto d’ansia al pensiero che si stesse sbagliando e che la situazione potesse essere più grave di quanto credesse, ma nello stesso istante Regina riaprì gli occhi e incrociò i suoi. Quello che gli rivolse fu uno sguardo strano, diverso da quello a cui era abituato, uno sguardo in cui non c’era cenno della freddezza e dell’austerità che erano soliti aleggiare sul suo viso.  Per la prima volta quei due occhi scuri sembrarono in pace con il mondo, fu solo un secondo e poi si richiusero, ma Robin se ne sentì stranamente tranquillizzato.
Sarebbe stata bene e con quella certezza continuò a camminare verso l’uscita.
 
 
Quando giunse nella grande sala principale, Robin Hood trovó Biancaneve abbandonata su una grossa sedia, ancora visibilmente scossa, mentre il principe James le stava inginocchiato accanto, stringendole una mano.
La principessa sussultó vedendo la sua matrigna tra le braccia del ladro e scattò in piedi, nonostante i movimenti rallentati dalla pancia prominente "Che e'successo?"
"Sto bene.."  Quel sussurro arrivò a stento alle orecchie dei presenti,  ma fu sufficiente per tranquillizzare almeno un po’  Biancaneve. Sentirla rispondere era la dimostrazione che fosse ancora cosciente di ciò che stava accadendo attorno a lei.
Regina provò ad aprire gli occhi ma si rese conto ben presto di quanto invano fosse il tentativo. Si era resa conto di dove fosse stata portata ma non pensó nemmeno per un attimo a ricomporsi davanti a Biancaneve e al suo principe, per quanto odiasse mostrarsi debole sapeva che non sarebbe riuscita nemmeno a stare in piedi per più di una manciata di secondi e crollare sul pavimento sarebbe stato di certo più imbarazzante.
Teneva la testa rivolta verso il petto di Robin Hood e si non azzardava a muoverla, visto che il dolore sembrava essersi leggermente placato in quella posizione. E poi tutta quella luce nella stanza era così fastidiosa, e sentiva perdere e riacquistare il contatto con la realtà in maniera intermittente, come se fosse rinchiusa in una stanza buia le cui finestre venivano aperte e poi richiuse a intervalli irregolari.
Robin guardó prima la regina tra le sue braccia e poi la principessa "Continua a ripeterlo ma non è vero. La strega stavolta faceva sul serio.." Spiegó, ripensando a quel moto di paura che gli aveva attanagliato lo stomaco quando per un momento aveva creduto che l'avesse uccisa "C'è mancato davvero poco.."
"Lo immagino. Se non fosse stato per lei.." Sospiró Biancaneve, ben conscia di cosa sarebbe potuto accadere se Regina non fosse arrivata nella sua stanza a distogliere l'attenzione di Zelena da lei "E' ferita?" Domandò poi, scrutando con attenzione la sagoma della matrigna, preoccupata. Conosceva abbastanza bene la donna da sapere che se restava tra le braccia di quell'uomo senza battere ciglio doveva realmente non avere altra scelta.
Robin scosse la testa "Non sembra, ha solo preso un brutto colpo alla testa. Ha perso i sensi per qualche secondo ma poi grazie al cielo si è ripresa.." E abbassò anche lui lo sguardo sulla regina, che adesso sembrava essere in uno dei suoi momenti di incoscienza, o forse si era solo addormentata. Le sue labbra erano ancora contratte ma pensó che fosse un bene, se avvertiva dolore o fastidio allora non poteva essere svenuta di nuovo "Credo che abbia solo bisogno di riposare. Se permettete la porterei nelle sue stanze.."
"Certamente. E Brontolo.." Aggiunse Biancaneve rivolgendosi al nano, che era rimasto per tutto il tempo in silenzio in un angolo della stanza, assieme a Granny e al grillo parlante "sarebbe opportuno che almeno uno dei tuoi fratelli vegliasse su di lei, così da chiamarci se dovesse dare segni di malessere.."
"Stai scherzando?" Il nano sgranó gli occhi, apparentemente sconvolto da quella richiesta "Va bene vivere nello stesso castello ma stare da soli in una stanza con quella.. Non vi sembra di esagerare?"
"Non mi sembra così pericolosa adesso.." Sbottò Hood, rivolgendo al nano uno sguardo infastidito prima di tornare a parlare con i regnanti "Comunque non è necessario scomodare i vostri amici, resto io con lei!"
Gli occhi della principessa sembrarono illuminarsi "Lo fareste davvero?"
“L’avrei fatto anche se non me l’aveste chiesto!” Assicurò, per nulla intenzionato a lasciarla da sola con uno di quei nani, che piuttosto che vegliarla sarebbero stati capaci di darle il colpo di grazia.
Senza aggiungere altro si allontanò, percorrendo il lungo corridoio a passo veloce. Iniziava a stancarsi, la regina adesso stava immobile, abbandonata completamente su di lui e questo rendeva il peso più difficile da sostenere, oltre a sembrare estremamente preoccupante e solo il respiro irregolare che percepiva alla base del collo ricordava al ladro che non stava trasportando un corpo privo di vita.
Giunse di fronte a una grossa porta in rifiniture dorate, James gliel'aveva indicata come la stanza della regina quando gli aveva mostrato il castello e lui a memorizzare i dettagli di luoghi come quello era piuttosto bravo. Faceva parte del suo lavoro.
Con difficoltà riuscì a raggiungere la maniglia e ad abbassarla, entrando finalmente nella stanza.
Era un ambiente spoglio, e freddo, molto diverso da come se lo aspettava. Gli unici ornamenti erano un grosso letto a baldacchino e un angolo con uno specchio da toeletta.
Fece qualche passo verso il letto e si sistemò meglio la donna tra le braccia per poterla poi adagiare sul materasso con maggiore faciltà "Siamo arrivati milady, adesso potrete riposare!"
Fu probabilmente per quel movimento un po’ troppo brusco che Regina si riprese dal dormiveglia in cui era caduta, sollevò  testa per capire dove si trovassero ed ebbe la reazione più inaspettata che Robin potesse immaginare. Non aveva ancora sfiorato le lenzuola immacolate che ebbe una specie di sussulto, gli si aggrappó  con una forza che lui non credeva potesse possedere in quel momento e scosse la testa "No, non qui!"
Il ladro istintivamente fece un passo indietro, confuso, mentre sentiva le unghie della donna conficcarglisi nel collo "Non è.. Non sono queste le vostre stanze?"
"Non lasciatemi qui.."  Fu l’unica risposta e non smise di opporsi, continuando a balbettare poche frasi sconnesse in una specie di litania quasi infantile ma che avevano un significato preciso: la regina non avrebbe lasciato che il suo corpo sfiorasse quel letto.
Robin continuava a non capire, eppure non sembrava un delirio quello a cui stava assistendo,  c’era per forza una motivo per quella reazione e gli si strinse il cuore a vederla così. Sembrava talmente stonato rispetto al solito modo di porsi della donna che aveva conosciuto, e allo stesso tempo aveva perfettamente senso. Aveva già immaginato che potesse esserci molto di più dietro quella maschera di ghiaccio e ne stava avendo sempre più conferma.
 "Dove devo portarvi?" Chiese solo, alla fine.
"Via.." Fu l’unica risposta, che suonò decisa nonostante il tono di nuovo incerto e basso, segno che stava nuovamente per perdere i sensi "Non qui.."
Robin non sapeva cosa avesse quella stanza che non andava, ma lei sembrava così determinata a non volerci rimanere e lui avrebbe mai lasciato cadere quella richiesta nel vuoto.
Se la sistemò meglio tra le braccia e aiutandosi con il mento fece aderire il viso di lei contro la sua spalla "Va bene, vi porto via milady, state tranquilla. Vi porto via.."


La camera che i sovrani avevano concesso a lui e suo figlio era sullo stesso piano, non molto piú avanti.
Quando vi entró, Roland era seduto sul tappeto a giocare, esattamente nello stesso punto in cui suo padre l'aveva lasciato quando gli aveva ordinato di non uscire per nessuna ragione, prima di correre via attirato dai rumori della battaglia in corso.
"Papà!" Roland si alzó non appena si accorse che il padre stesse trasportando qualcuno e corse di lui con occhi curiosi "Che e' successo?"
"Shh Roland, non urlare.." Lo avvertì l'uomo, con tono pacato. Si chinó sul letto e vi depositó la sagoma di Regina, che stavolta non oppose resistenza, anzi lasció andare un sospiro di sollievo quando la sua schiena sfioró il tessuto morbido delle lenzuola. Robin si stiracchió le braccia formicolanti e si sedette sul bordo del letto, a osservarla.
"Che e' successo alla regina, papà?" Insistette il bambino, arrampicandosi sul letto per guardare meglio la scena.
"Non si sente molto bene ma le passerà presto, vedrai. Ha solo bisogno di dormire un pó!"
Gli occhi di Roland si posarono sul volto immobile della donna "Nel nostro letto?"
Robin annuì, sorridendogli appena "Ti dispiace?"
"No!" rispose lui scuotendo vigorosamente la testa  "Posso stare vicino a lei?"
Il padre sorrise "Si, ma non darle disturbo.."
"Le dó un bacino?"
Robin scrutó il volto della donna, finalmente rilassato, e annuì "Se ne hai voglia.."
Il bambino non se lo fece ripetere due volte, si sporse attentamente verso la donna e le posó un bacio rumoroso sulla guancia. Regina avvertì il contatto perchè le palpebre tremarono appena, ma non si destò.
Padre e figlio rimasero qualche altro secondo ad osservarla, prima che l’uomo si alzasse "Adesso peró lasciamola riposare, ok?" Prese una coperta e la stese delicatamente sul corpo della donna incosciente. Si chinó su di lei e le tastó di nuovo la nuca per controllare un ultima volta che non ci fosse nessuna ferita. Nel compiere quel gesto i loro visi si ritrovarono inevitabilmente vicini e anche stavolta Regina percepì il movimento sopra di lei.
"Locksley.." Lo chiamò, nell'esatto momento in cui lui si allontanava.
Robin tornò verso di lei e le accarezzò la fronte "Shh, non siete in quella stanza. Ho fatto come mi avete chiesto!"
"Forse non è cosí male.." fu però l’inaspettato e apparentemente primo di senso commento della donna semincosciente.
L’ uomo rimase in silenzio per un attimo, senza capire "Che cosa?"
"L'odore di foresta.."
Nonostante tutto Robin Hood non potè fare a meno di sorridere "Suppongo di no. Dormite ora..” Avvertì l’impulso di deporle un bacio sulla fronte, forse non solo sulla fronte, ma si trattenne. Non sapeva cosa avrebbe ricordato una volta che fosse stata meglio e non era il caso di tirare troppo la corda.
Le sistemò meglio le coperte e si alzò, andandosi a sedere sulla poltrona dall’altra parte della stanza.


La prima sensazione che la sua mente riuscì a registrare, quando si svegliò, fu il calore.
Un calore piacevole che le si irradiava in tutto il corpo e che era sicuramente dovuto a quella pesante coperta di morbido tessuto che teneva addosso e che non era certamente sua.
Non ricordava di averne una simile e poi aveva un odore diverso. Profumava di foresta.
Un ricordo le attraversò la mente e alzò la testa di scatto, procurandosi una fastidiosissima fitta di dolore.
"Stai bene tua maestá?"
Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille. Si voltò alla sua destra e si trovò faccia a faccia con il figlio di Robin Hood, che seduto a gambe incrociate sul letto la guardava con due occhioni vispi e spalancati.
“Che.. che ci fai in camera mia, tu?” gli domandò, confusa.
“No, questa non è tua, è mia e del mio papà. Non ti ricordi? Il mio papà ti ha portato qui mentre dormivi. Lo fa anche con me, lo sai? Se mi addormento accanto al fuoco poi lui mi prende in braccio e mi porta nella nostra tenda. Se adesso stai meglio vuoi giocare con me?”  Camminò a gattoni sul materasso sporgendosi verso il pavimento, dal quale sollevò un peluche a lei familiare “E’ quella che mi hai regalato tu, era una scimmia cattiva e l’hai trasformata, adesso non fa paura. Ma possiamo fare finta che sia ancora la scimmia cattiva e ti vuole fare del male e io ti salvo! Puoi insegnarmi a fare le magie?”
“Roland!”  La porta della camera si spalancò e Robin Hood entrò portando con se una brocca d’acqua “Sbaglio o ti avevo detto di non svegliarla?”
“Non sono stato io papà, si è svegliata da sola! Le ho chiesto se voleva giocare con me..”
“Non credo che abbia voglia di giocare, adesso. Zio John ti sta aspettando in fondo al corridoio, non c’è più pericolo adesso e ti porta a fare un giro fuori, ti va?”
“Si!” Il bambino scese dal letto con un salto e corse ad afferrare il suo mantello prima di riversarsi fuori dalla stanza dimenticandosi di salutare.
Regina non ci aveva capito niente.  Si sentiva ancora confusa, il mal di testa per lo più era passato ma qualche fitta ancora si faceva sentire se azzardava movimenti troppo bruschi, e i muscoli della schiena e delle braccia erano ancora indolenziti. Per di più i ricordi erano confusi e sfocati, non sapeva come e perchè si trovasse lì dentro, quel bambino l’aveva riempita di chiacchiere e poi era arrivato lui, che adesso la stava fissando in silenzio.
“Roland è un bambino piuttosto vivace, spero che non sia stato lui a svegliarvi!”
"Perchè sono qui?" Domandò, ignorando il commento dell’ uomo mentre si massaggiava le tempie con le dita della mano.
"Non ve ne ricordate?" Chiese lui sedendosi sul bordo del letto.
Regina contorse il viso in una smorfia scocciata "Se me ne ricordassi non ve l'avrei chiesto, vi pare?"
Robin rimase un istante in silenzio, poi si lasciò scappare un sorrisetto ironico “Siete tornata quella di sempre, devo dedurre che sia un buon segno.. significa che state bene!”
“Che intendete dire con questo?” Rispose quella, infastidita  “E non avete risposto alla mia domanda.. Perché sono qui?”
"Vi avevo portato in camera vostra ma non avete voluto rimanerci..” Spiegò l’uomo, arrendendosi all’ atteggiamento ritornato ostile “Mi avete chiesto di portarvi via.."
Regina trasalì e non riuscì a nascondere lo stupore, per quanto cercò di mostrarsi impassibile "Ne siete sicuro?"
Robin alzò le spalle "Non credo di essermelo immaginato.."
“Beh, non mi stupirei!” Esclamò quella, distogliendo lo sguardo da lui. Non poteva credere di averlo fatto, non poteva credere di essere stata così stupida e così infantile da fare a quell’ uomo una richiesta del genere.
“Mi dispiace, so che vorreste credere di non averlo fatto ma è così. Mi avete chiesto di portarvi via e siete stata anche abbastanza insistente, mi avete quasi pregato di non lasciarvi lì dentro!”
Robin si pentì quasi subito del tono che aveva usato e soprattutto di averle sbattuto in faccia la verità in quel modo. Si accorse di aver esagerato quando la vide voltarsi dall’altro lato della stanza e poi scostare via le coperte con un gesto secco “Qualsiasi cosa abbia detto è evidente che non ero in me, adesso sto bene e se non vi dispiace vorrei andarmene!” 
Era una chiara richiesta a spostarsi e a lasciarle libero il passaggio, ma lui non l’assecondò, piuttosto le afferrò il polso che teneva ancora appoggiato sul materasso “Aspettate..”
Regina non gradì quel contatto perché ritirò subito la mano e non gli diede nemmeno tempo di concludere la frase “Come vi permettete? Avete sentito cosa ho detto? Lasciatemi passare immediatamente!”
Di nuovo Robin ignorò palesemente quello che aveva tutta l’aria di essere diventato un ordine e lei sentì l’irritazione crescere di fronte a quell’atteggiamento menefreghista. Avrebbe voluto sfoderare qualcuna delle sue minacce infallibili ma – a parte che sin dal primo momento quell’ uomo aveva dimostrato di non temerla affatto – adesso tutto ciò che desiderava era allontanarsi da lui ed evitare ogni confronto perché il pensiero di quanto potesse essersi mostrata vulnerabile le faceva odiare se stessa più che lui. Cercò di oltrepassarlo per scendere dal letto ma il movimento, già impacciato per via del vestito, le provocò un dolore acuto alla base del collo che si irradiò in tutta la schiena e la costrinse a immobilizzarsi a e lasciarsi ricadere sul cuscino.
“Non siete ancora nelle condizioni di alzarvi, dovete attendere per lo meno un giorno!”
Regina socchiuse gli occhi, lasciando andare un sospiro. Era in trappola. Non poteva nemmeno smaterializzarsi perché nelle sue condizioni decisamente non ottimali chissà dove rischiava di ritrovarsi.
Robin le sistemò meglio il cuscino e provò a tentare di nuovo un approccio. La reazione a cui aveva appena assistito gli aveva dato la conferma che non si era sbagliato su quella donna.
Aveva capito che c’era molto di più dietro quella corazza da Regina Cattiva già quando l’aveva accompagnata all’ interno del palazzo e aveva scoperto di suo figlio e della folle decisione di sottoporsi alla maledizione del sonno, ma quel giorno aveva scoperto che quello per la perdita del figlio non era l’unico dolore che si portava dietro. C’erano sicuramente altre ombre nel suo passato e lui sentiva il bisogno di conoscerla, di capirla e di aiutarla, anche.
"Perchè non volevate restare lì?" Le domandò, era giunto alla conclusione che non sarebbe servito a nulla cercare vie trasverse, quindi tanto valeva andare dritto al punto.
Regina incrociò le braccia e guardò verso il muro, impassibile "Sono affari miei.."
"Io credo che infondo vogliate parlarmene.." Insistette, deciso a invadere quelle maledette barriere in un modo o nell’altro.
Lei inarcò un sopracciglio "Cosa ve lo fa pensare?"
Il fuorilegge alzò le spalle, forse giocare di sfacciataggine, come faceva lei, poteva essere un punto di incontro "Per esempio il fatto che non mi avete ancora incenerito..”
La donna alzò gli occhi al cielo “Siete fortunato che sto cercando di recuperare le forze!”
Robin rise, annuendo “allora, adesso me lo dite?”
La donna rimase in silenzio per diversi secondi, indecisa se parlare o meno. Incrociò i suoi occhi, sembravano sinceri, lui sembrava realmente interessato, ma non come tutte quelle dame di corte avide di curiosità e pettegolezzi che negli anni avevano cercato inutilmente di diventarle amiche, lui sembrava realmente interessato a lei. E per quanto non ne capisse il motivo, era una sensazione che aveva dimenticato – forse che non aveva nemmeno mai provato – e un po’ le piaceva.
Alla fine, inaspettatamente, rispose "Non mi piace quel posto, evoca ricordi spiacevoli.."
L’arciere annuì,  le sue ipotesi stavano trovando conferma e temeva di aver già capito tutto "Erano le vostre stanze quando eravate sposata con il re.."
"Infatti. Non so cosa si dicesse in giro ma non era esattamente un matrimonio felice.." Esclamò, abbassando lo sguardo sul lembo della coperta che stava torturando con le mani. Non seppe spiegarsi perché lo fece, perché decise di confidare qualcosa di così personale a quel ladro presuntuoso che conosceva da appena pochi giorni. Forse perché le aveva salvato la vita, forse perché per qualche strano motivo le ispirava fiducia, forse perché non aveva più senso nascondere il suo lato vulnerabile a qualcuno che ormai l’aveva già visto.
O forse perché lui era diverso. Lui non la temeva, e non la temeva non perché fosse un incosciente ma perché semplicemente non vedeva in lei quello che vedevano gli altri, non vedeva la Regina Cattiva ma una persona qualunque, e la trattava come una persona qualunque.
O forse anche qualcosa in più.
Robin esitò prima di spingersi oltre con la successiva domanda "E' stato un matrimonio combinato?"
Regina stavolta rise sarcasticamente, ma era una risata palesemente nervosa "Oh, è stato molto più che un matrimonio combinato. Voi non me lo immaginate neanche.."
Ma Robin lo immaginava, e per un attimo l’immagine di quello che succedeva in quelle stanze gli passò davanti agli occhi e fu orribile. Senza rendersene conto strinse le mani a pugno e incrinò il tono della voce, come se non potesse sopportarne nemmeno il pensiero e parlò prima che potesse pensare a ciò che stava dicendo "Se non riuscite nemmeno a sfiorare il vostro letto nuziale posso immaginare cosa debba essere stato.."
Gli occhi di Regina sembrarono quasi accendersi e l’espressione mutò improvvisamente "Non vedo motivo per il quale dovrei parlare con voi di questo, Locksley."
Fine dei giochi. Aveva commesso uno sbaglio grosso quanto una casa. Stava andando bene, lentamente era riuscito ad aprirsi un varco in quel muro impenetrabile che aveva davanti,  poi si era fatto prendere dalle emozioni e aveva fatto un passo falso, perché Regina doveva aver interpretato quell’atteggiamento come una manifestazione di pietà o qualcosa del genere e aveva immediatamente rimesso le distanze, lo poteva notare dal modo in cui si era irrigidita e dai tratti del viso che si erano induriti di nuovo.  Avrebbe voluto mordersi la lingua per quell’errore, ma decise di non insistere, o avrebbe rischiato di fare peggio.
 "Lo capisco, si tratta del vostro privato. Vi chiedo perdono per aver insistito!”
Regina annuì "Infatti, come ho già detto sono affari miei..”
Robin capì che era arrivato il momento di darle il suo spazio e si alzò, allontanandosi  dal letto.  La donna spostò di nuovo la coperta e stavolta, con maggiore attenzione e lentezza, riuscì a mettersi in piedi senza troppe difficoltà, si sistemò le pieghe del vestito e si passò le mani nei capelli cercando di ritrovare la propria compostezza.
Lui la fissava da lontano, avrebbe tanto voluto fermarla ma sapeva che sarebbe stato inutile  “Siete sicura di stare bene?”
Regina annuì, raggiungendo la porta senza mai voltarsi. Aveva già la mano posata sulla maniglia quando si immobilizzò, lasciò andare un sospirò e girò metà del busto verso l’uomo.
“Immagino sia superfluo ricordarvi che quanto accaduto in realtà non è mai accaduto, giusto?”
“Sarà il nostro segreto, giuro sul mio onore!” Rispose portandosi una mano sul cuore.
“Molto bene. E per quanto riguarda ciò che avete fatto..  non era necessario. Me la sarei cavata perfettamente anche da sola!”
Robin Hood incrociò le braccia e le sorrise, mentre si esibiva in un piccolo inchino  “Non c’è di che, Maestà!”
Regina uscì svelta dalla stanza e richiuse la porta dietro di sè, e solo allora un sorriso appena accennato fece capolino anche sul suo volto.
 
Il pensiero della regina e dei suoi misteri occupò la mente del ladro per tutta la notte.
Il profumo dei suoi capelli era ancora sul suo cuscino e tra le sue mani la spilla d’oro ritrovata tra le lenzuola risplendeva nella stanza buia.
Non si sarebbe arreso. Aveva scoperto che c’erano delle crepe in quel muro impenetrabile che la donna aveva eretto attorno a sé stessa e a lui non restava altro da fare che trovarle, e partendo da quelle avrebbe finalmente buttato giù il muro, mattone per mattone e avrebbe scoperto chi si celava veramente dietro.
La sua esperienza di ladro gli insegnava che i tesori nascosti erano sempre quelli più preziosi.
Doveva solo attendere. Ma lui era una persona paziente.
 





N.B.
 
  • Per la questione della stanza, ho sempre pensato che Regina, una volta sposato il re, abbia dovuto in qualche modo assolvere ai suoi 'doveri' di moglie e beh..  non credo che Leopold abbia fatto voto di castità. E Regina era poco più che una ragazzina e non credo avesse fatto quel tipo di esperienza con Daniel quindi..  deve essere decisamente stato traumatico, per lei. Avevo intenzione di tirare fuori l’argomento in un'altra shot, ma avevo bisogno di qualcosa che rendesse la Regina più ‘umana’ e ho sfruttato l’idea della stanza dove avveniva il fatto.
 
 
  • C’è un punto in cui riprendo vagamente lo scambio di battute “secondo me volete parlarmi di quella lettera..”. E’ fatto apposta! (:
  
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