Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lullaby1992    15/03/2015    1 recensioni
Una misteriosa donna, vestita con gli abiti della gendarmeria, arriva nell'ufficio di Erwin, citando una vecchio patto che ci sarebbe stato tra i due, e incitandolo a mantenere la parola data, pena, la sua vendetta.
Inoltre, tra lei, una bellissima e affascinante donna, di nome Astrid e il Capitano Levi sembra esserci una certa conoscenza, nonchè forse, vecchi rancori. è forse un amore andato a male, o solo incomprensioni dovute alla separazione delle scelte di vita?
I membri del corpo ricognitivo non conoscono per niente questo nuovo personaggio, eppure il capitano sembra conoscerla piuttosto bene. E il suo improvviso trasferimento dalla gendarmeria al corpo ricognitivo solleva alcuni sospetti, eppure il comandante sembra fidarsi di lei...
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Irvin Smith, Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Astrid arrivò al muro di Rose nei pressi del Trost con il cavallo che quasi stramazzava a terra dalla fatica per giungere lì il prima possibile, e lo trovò gremita di persone che si affollavano intorno al percorso fluviale per imbarcarsi nei barconi d'evacuazione.

Le facce dei soldati erano tutte scure, e per lo più nei pressi delle mura e dei barconi erano state posate barelle su barelle di feriti.

Molti erano ormai morenti.

Difficilmente si sopravviveva al confronto con un gigante.

I più morivano direttamente sul colpo. I feriti erano dovuti per lo più ai crolli di qualche edificio da cui erano stati fortunosamente recuperati. Oppure all'essere stati travolti dalla folla in fuga e soccorsi solo in un secondo tempo.

Cadetto!” dovette richiamarlo due volte, senza ottenere risposta.

Scese da cavallo, si portò di fronte al ragazzo e gli tirò una sberla che lo fece cadere sulle ginocchia stupito e con lo sguardo allucinato.

Cadetto! In riga!”

Per istinto il ragazzo dai capelli biondo scuro, rispose al tono autoritario mettendosi sull'attenti con il pugno sul cuore.

Porta il mio cavallo nella scuderia e da in modo sia strigliato” gli ordinò, leggendo però nei frattempo la paura negli occhi grandi e chiari del giovane.

Capiva che non tutti potevano avere un'eccellente forza d'animo che occorreva per rispondere a certe situazioni, ma erano nell'esercito, e non si poteva permettere alla paura di dilagare, o sarebbe sfociata in insubordinazione.

S-sisignora”

Datti una sciacquata alla faccia e renditi utile. Restare a piangersi addosso non serve a niente. Porta acqua ai feriti e assistenza ai medici se sei così senza palle da non andare a supportare i veri soldati” con questo, senza sentire la replica salì sulle mura, dove agguantò la prima attrezzatura che le venne sotto mano. Sperava più che altro che la provocazione servisse a cancellare la paura e lo spingesse ad agire.

Controllò che ci fosse gas e che funzionasse correttamente. Si rifornì di lame che ondeggiò nell'aria per testare. Erano anni che non ne prendeva in mano una.

Cosa ci fa qui il corpo di Gendarmeria?” chiese quello che doveva essere un caposquadra, dal viso autorevole e dal modo di atteggiarsi.

Sono qui in veste di soldato dimentica la mia uniforme. Fammi un quadro della situazione!”

L'uomo esitò solo un momento prima di spiegare nel modo più breve possibile quanto sapeva di un certo cadetto di nome Eren che aveva la capacità di trasformarsi in gigante e che avrebbe tappato lui il buco nelle mura, mentre gli uomini erano schierati lungo le mura come esche per attirare i giganti.

Molto bene. Comunica a Pixis che... ma sì. Dì a Pixis che questa volta Astrid Lichtklinge va' a ballare con i titani”

La ragazza senza attendere oltre, si mise a correre lungo le mura, da est diretta a sud.

Doveva aiutare la squadra esplorativa. Avessero tentato il rientro ora si sarebbero trovati nei pasticci.

Conoscendo gli elementi... non sarebbe stato insolito vederli comparire. In fin dei conti tra di loro c'era chi aveva un vero fiuto per i guai, avrebbero capito che c'era qualcosa che non andava in città.

Corse quindi sulle mura, fino ad arrivare sopra la fenditura creata dal titano colossale, dove si stavano riversando dentro decine di giganti.

Credeva di aver visto migliaia di depravazioni dell'uomo, lavorando nella gendarmeria, ma non si era aspettata una simile carneficina.

Il sangue era ovunque, sembrava piovere pure dal cielo. I giganti scavavano nelle macerie delle case, cercando bimbi che madri avevano abbandonato, vecchi o invalidi che non avevano potuto sposarsi. Soldati feriti, altri rimasti senza gas e quindi senza possibilità di fuggire. Gente che era rimasta così paralizzata dal terrore, che non cercava neppure più di scappare. Restava lì, inerte, con l'espressione vuota, come se l'anima avesse già abbandonato il corpo, e non gli restava che attendere la morte.

Le parole come pietà o tregua, non esistevano in quel giorno in quel luogo. Era una battaglia all'ultimo respiro.

Astrid si era fatta arrivare sempre per vie traverse i rapporti del corpo di ricerca. Si era tenuta informata sulle novità, sulle nuove scoperte, sugli studi condotti suoi giganti.

E si era anche tenuta allenata per poter combattere i giganti, almeno un poco.

Scese infatti dalle mura un paio di volte, per aiutare delle truppe della guarnigione e dei corpi cadetti che si erano trovati in difficoltà.

Uccise due giganti, e si sentì orgogliosa di averlo fatto. Non solo perché salvò una manciata di cadetti, che incitò a continuare alla lotta, ma perché aveva appena eliminato due dei nemici naturali dell'umanità.

Due di quei fottuti bastardi che li obbligavano a restare rinchiusi in quelle mura pulciose.

Rischiò un paio di volte di farsi prendere, lo ammise. Erano troppi anni che lottava solo contro altri esseri umani. Però fu abbastanza agile da riuscire a regire con prontezza e se la cavò con un paio di lividi e un taglio su un braccio.

Meglio di molti di quelli che stavano seminati sulle strade qua e là, divorati a brandelli.

O di quelli che stavano rinchiusi in quel diavolo di bozzo che suppose essere un rigurgito di un gigante.

Secondo le teorie elaborate negli anni, essendo i giganti senza apparato digerente, quando avevano la pancia piena erano costretti a rigurgitare per poter continuare a divorare altri umani.

Hanji Zoe aveva stilato un lungo e ricco rapporto riguardo questa teoria.

Vederla confermata però non era per niente una bella cosa.

Persino nel suo ferreo autocontrollo, Astrid si trovò costretta a forzare sé stessa per non rimettere o per non fuggire a gambe levate.

Si costrinse a fissare quell'ammasso di carne e sangue e ossa spezzate e mormorò “Che possano le vostre anime riposare in pace. Un giorno l'umanità si riscatterà” prima di riprendere a correre sul muro.

Fece appena in tempo. Identificò dallo scintillio in lontananza le bardature degli animali e delle fibbie del corpo di ricerca.

Dentro le mura invece si stava avvicinando un gigante con un enorme masso sulle spalle.

Ehi mocciosi! Quello è il cadetto Eren?” urlò da in cima le mura.

Un biondino dall'aria filiforme si girò per cercare chi avesse parlato.

Si signora! Dobbiamo proteggerlo perché completi la missione” rispose.

Arrivo subito! Devo prima salvare le chiappe ad altri uomini!”

Facendo più veloce possibile, calò le funi dal muro e le carrucole con le imbracature per tirare su i cavalli.

Il gruppo si accostò a quel lato del muro, vedendo le corde calate, dato che Eren, a quanto sembrò dal gran fragore, e dalle scosse che sentì Astrid sotto i piedi, riuscì nella sua missione.

Ehi! Dannati alati! Muovete quelle chiappe qua c'è un titano a cui salvare il culo!” gridai dal bordo delle mura mentre i primi uomini si aggrappavano alle scale di corda per iniziare a risalire il muro.

Li mollai lì e mi tuffai di sotto dall'altra parte del muro, saltando direttamente sulle spalle di un quindici metri che si stava avvicinando ai due cadetti che tentavano di tirare fuori un ragazzo dalla collottola del titano che s'era accasciato contro la pietra piazzata a mo' di natta di recupero sul collo di una bottiglia.

Recisi con un taglio netto la collottola di questo, e saltai sul secondo, sfruttando la spinta d'inerzia che avevo ancora in corpo.

Vidi un ombra scendere sul terzo titano, che a breve cadde in terra anche quello.

Non mi fermai a vedere chi fosse.

Seguendo la scossa d'adrenalina mi lanciai verso il prossimo.

Yahoo! Abbiamo una città intera da ripulire!”


Chi diavolo è quella pazza?” domandò il capitano Levi, soccorrendo i cadetti e la donna occhialuta che faceva parte dei corpi scelti della guarnigione.

L'ho solo intravista, ma credo sia Astrid Lichtklinge. Corpo di Gendarmeria”

Rispose la donna occhialuta.

Levi rimase un momento a fissare il punto in cui era scomparsa dietro una casa.

Beh, risaliamo le mura la nostra truppa vi scorterà sino al Wall Rose non appena avremo finito di caricare i cavalli e i materiali”


Passò qualche giorno, Eren venne arrestato e portato alla base.

Astrid tenne ben d'occhio le mosse sia di Erwin che di Neil Doak. Il secondo non gli dispiaceva troppo come persona, ma personalmente lo trovava a volte troppo titubante per essere un comandante. Una cosa che stimava di Erwin era proprio che ragionava sempre fermamente con la propria testa e faceva quello che andava fatto.

Certo, non che non ascoltasse i suoi uomini, ma al contempo sapeva non farsene influenzare troppo. Il che era una buona prerogativa per non farsi manipolare.

Neil a volte esitava, o si lasciava influenzare da opinioni esterne. Tratto che Astrid non gradiva particolarmente. Ma si rendeva anche conto che, di persone come potevano essere lei o Erwin con la testa dura sino all'ultimo c'è n'erano ben poche, e nella sua personale classifica Neil non stava poi così in basso.

Così come studiò Eren da quanto più vicino possibile. Riuscì pure a mettere le mani su alcuni incarti privati che le consentirono di sapere la provenienza di Eren.

Il distretto Shiganshina. E che aveva fatto domanda per entrare nel corpo di ricerca. Sorrise tra sé e sé. Aveva fegato il moccioso, se aveva visto quel massacro, l'aveva rivissuto nel distretto di Trost e ancora voleva far parte dell'unico corpo che si metteva volontariamente a rischio con i titani.

Tsk! Che tipo!

In quanto a ufficiale, gli fu consentito di partecipare alle riunioni con Neil prima dell'udienza per decidere del destino di Eren.

Il numero di persone che proposero di eliminarlo a priori era esorbitantemente alto.

Astrid poggiò i piedi sul basso tavolino di mogano, afferrando dell'uva dalla coppa posta ormai vicino ai suoi piedi e si mise a gustarsi i dolci acini mentre gli altri berciavano tra di loro concitati.

Neil era solito ascoltare anche le opinioni dei graduati, per quanto l'ultima parola spettasse a lui. Lei però aveva deciso di smetterli di ascoltarli non appena che capì come giravano gli umori.

Che gruppo di pazzi bastardi, inutili e pavidi.

Si domandava ogni giorno di più come avesse fatto a sopportare sin ora di restare lì.

Anche se, dentro di sé sapeva bene che era una domanda retorica. Sapeva bene il perché e il percome era nella gendarmeria.

Astrid, non dici nulla tu?” domandò Neil. Forse nella speranza di uscire dal gorgo di militi impazziti, strepitanti e urlanti.

Sei sicuro di volere sentire la mia?” rispose per contro con un sogghigno.

Hanno preso parola tutti. Solo tu sei rimasta in silenzio”

Siete la più grande banda di inetti con la testa vuota che abbia mai visto”

Un silenzio glaciale calò nella stanza. Non era mai stata gradita in quell'ambiente. Non troppo, ma il fatto che non avesse 'peli sulla lingua' era una delle caratteristiche sicuramente più sgradite ai suoi superiori.

Possiamo sapere perché di grazia?” chiese Neil, non senza una certa fredda ironia.

Per una volta si presenta un'arma, una vera arma nelle nostre mani. Efficace quanto dieci armate. E voi, mezze cartucce di checche che non siete altro cosa pensate? Distruggiamola. Certo! Mi pare logico no? Buttate via le armi e aspettate di farvi mangiare dal prossimo gigante che passa!” li schermì lei.

Potrebbe essere...”

Con i 'potrebbe' non si vincolo le guerre Neil. Quello che è successo a Maria, è una conferma. Non siamo al sicuro. Possiamo vivere 100 anni di pace, forse 200, forse anche 300 o mille. Non importa. Le mura non sono invulnerabili. Questo è il messaggio che avrebbe dovuto arrivare alla mente di tutti noi.

Dobbiamo trovare un mezzo alternativo per difenderci. Se non volete attaccare, almeno un mezzo di difesa efficace ci vuole, e spero che di questo ne converrete pure voi.

Il ragazzo è... l'arma perfetta contro i titani. Se tu avessi letto con accuratezza le informazioni fornite dal rapporto del comandante dei cadetti, sapresti che il giovane mostra un viscerale odio contro i giganti che hanno ucciso la sua famiglia. Era di Shiganshina.

Voi dite che Eren è pericoloso. Ovvio che lo è, è un arma. Come un fucile.

Ti punteresti mai la canna del fucile nella bocca? No, ovvio che sarebbe pericoloso!

Quello è un magnifico fucile, niente di più niente di meno. Ed è già puntato verso i titani, basterebbe avere il coraggio di premere il grilletto. Ma voi state ampiamente dimostrando con i vostri discorsi di non avere le palle per farlo.

Se non avete la lungimiranza per vederlo, sono fatti vostri”

Un silenzio gelido era rimasto ad aleggiare nella sala.

Questo, è quello che penso io”

La donna si alzò gettando via il graspo ormai spoglio.

Ah, Neil... se le cose vanno come penso io... aspettati le mie dimissioni” con questo se ne andò sbattendo la porta della stanza nel castello.

Luridi porci schifosi! Miopi e deboli...” la sentì sibilare rabbiosa un inserviente che stava lavando i pavimenti in quella zona, mentre con passi frettolosi si allontanava dalla stanza delle riunioni.

  
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