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Autore: Beatrix Bonnie    16/03/2015    1 recensioni
-Seguito de L'orologio d'oro-
I tempi spensierati sono finiti: con il ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato, Mairead, Edmund e Laughlin, insieme ai loro amici del FIE, dovranno affrontare il crescente clima di razzismo dell'Irlanda magica, tra ansie per gli esami finali, nuovi caos a scuola e un Presidente della Magia che conquista sempre più potere. Per Edmund non sarà un'impresa facile, soprattutto visto che il ragazzo sarà anche impegnato nella ricerca di un leggendario manufatto magico di grande potenza, che potrà salvarlo dalla maledizione impostagli da Sigmund McFarren. Ma dove lo porterà la sua ricerca? E questo oggetto esiste davvero o sono solo farneticazioni di un vecchio?
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 16
Patronus






Laughlin era sempre stato un ragazzo positivo: gli piaceva cogliere ciò che di buono gli offriva la vita, in modo da affrontare le giornate con un sorriso. Di solito questo giovava anche all'umore delle persone che gli stavano attorno.
Ma quella mattina di febbraio poteva dire tutto tranne di essere positivo. Era da una settimana che la Cumhacht si era insediata sullo scanno del Preside e ancora Laughlin non riusciva a sopportare l'idea di vederla seduta al tavolo del professori, al posto che aveva sempre occupato Captatio. Lei li osservava dall'alto, come un ragno che si gusta le prede intrappolate nella sua ragnatela. Vedendola seduta gongolante sulla poltrona del Preside, Laughlin perdeva perfino l'appetito; il che era tutto dire.
«Prima o poi prenderà fuoco» gli sussurrò Dominique, seduto a far colazione e leggere il giornale proprio di fronte a lui.
Laughlin distolse lo sguardo dalla Cumhacht con un ringhio. «Non riesco a sopportare di vederla lì seduta» replicò, servendosi di malavoglia dell'uovo sbattuto. «Non capisco a che gioco stia giocando McPride. La Cumhacht fa parte dell'EIF, lo sanno tutti. Metterla a capo della scuola? Trasformerà questo posto in un lager, alimentando l'odio e il razzismo contro ciò tutto ciò che è ritenuto diverso.»
«Già...» asserì Dominique, pensieroso. «Ma tu sei nobile, sei al di sopra di queste cose.»
«Io? Forse...» rispose Laughlin, aggredendo l'uovo nel suo piatto come se fosse lui il responsabile di quelle circostanze. «Ma sono preoccupato per Mairead, maledizione! È così giù in questo periodo...» ammise sconsolato: tra la sconfitta a Quidditch, gli esami che si avvicinavano sempre di più e l'ombra angosciante della Cumhacht sempre su di loro, la sua amica aveva il morale a terra e lui non si dava pace perché non sapeva come fare a risollevarglielo. «E comunque sono preoccupato anche per Henry, e per te!»
Dominique abbassò il giornale e lo guardò negli occhi. «Sei l'amico migliore che si possa mai desiderare» lo ringraziò.
Laughlin si concesse un mezzo sorriso. «Per così poco» replicò con un'alzata di spalle. Poi alzò lo sguardo verso il tavolo dei Raloi, dall'altra parte della sala, per vedere come stava Mairead quella mattina. Notò che anche lei stava guardando nella loro direzione, così fece un cenno di saluto, ma si interruppe subito quando capì che gli occhi dell'amica non stavano puntando loro ma... – Laughlin si voltò di poco verso destra – Sergey Balosky?
Lo osservò di sottecchi e notò che lui rispondeva allo sguardo di lei con un sorriso.
Oh, Mairead deve proprio spiegarmi questa cosa, oggi! pensò Laughlin con un sorrisetto. E, stranamente, gli tornò il buonumore.
Al termine della colazione raggiunse i suoi due migliori amici mentre si recavano verso la prima lezione della giornata, Difesa contro le Arti Oscure. «Buongiorno!» li salutò allegro.
Mairead gli scoccò un'occhiataccia, del genere come-fai-ad-essere-di-buon-umore, mentre Edmund si limitò a mugugnare qualcosa, perché aveva il naso incollato ad un libro. Tanto per cambiare.
«Che cosa stai leggendo di nuovo?» gli chiese Laughlin.
«Mmpf...» fu la sua loquace risposta.
«Sai che esistono dei libri stregati dai quali non puoi staccarti nemmeno un secondo?» insistette Laughlin. «Devi continuare a fare tutto con una mano sola, il naso incollato alle pagine.»
Mairead rise, ma Edmund non lo stava più nemmeno ascoltando. Fu allora che Laughlin decise di sondare quanto l'amico fosse effettivamente preso dalla lettura. «Mairead, che genere di relazione intercorre tra te e il mio dictator?» indagò innocente.
La ragazza si strinse nelle spalle, fingendo indifferenza. «Io e Sergey abbiamo preso a frequentarci da qualche settimana.»
«Sergey?» Edmund riemerse da dietro la copertina in pelle del suo libro. «Sergey Balosky?» si informò incredulo.
Mairead scoccò un'occhiataccia anche a lui. «Quanti altri Sergey conosci?» gli chiese.
«Quello spilungone biondo?» insistette Edmund, come se fosse un'offesa personale al suo decoro il fatto che Sergey fosse alto e carino.
«Ehi, cos'hai contro di lui?» lo aggredì Mairead, abbandonando la linea difensiva.
Edmund si scurì in volto. «È troppo alto per te» le rispose, senza un minimo di logica.
«Che idiozia!» proruppe infatti Mairead.
Laughlin sogghignò: era divertente stuzzicare quei due e restare a guardare i loro stupidi battibecchi. A volte gli veniva voglia di afferrarli per la nuca e costringerli a baciarsi: forse allora si sarebbero accorti della loro idiozia.
Giunsero davanti all'aula di Difesa contro le Arti Oscure in anticipo, quindi furono costretti ad aspettare l'arrivo degli altri compagni e del professor Ballerinus. Mairead e Edmund non si parlarono per tutto il tempo, per cui Laughlin si divertì a rivolgere le stesse domande prima a uno e poi all'altra, per stuzzicarli ulteriormente.
«La pianti, Laugh?» sbottò Mairead, esasperata. «Sei noioso come un pixie della Cornovaglia!»
Per fortuna Laughlin non fu costretto a rispondere, perché in quel momento furono raggiunti da Henry, Dedaus e Moira.
«Ehilà!» salutò Dedalus. «Pronti per la lezione di oggi?»
«No» borbottò Mairead, risentita. La settimana precedente il professor Ballerinus aveva presentato l'incantesimo Patronus, dandone la spiegazione teorica e parlando dei Dissennatori; quella volta avrebbe chiesto loro di provare ad evocare il loro Patronus. Laughlin era abbastanza sicuro di riuscirci, ma poteva capire che la sua amica, che ultimamente aveva il morale a terra, non si sentisse pronta.
«Buongiorno, ragazzi» il salutò il professore, sopraggiunto in quel momento. «Forza, entrate.»
Gli studenti si ammassarono in aula, eccitati all'idea della lezione che li attendeva; il professore aspettò che avessero preso posto, per richiamare brevemente i principi che avevano visto la volta scorsa. «Mi raccomando, ricordatevi il movimento della bacchetta e le parole dell'incantesimo» disse loro l'insegnante. «E soprattutto, concentratevi su ciò che c'è di positivo, di fondamentale nella vostra vita, per il quale vale la pena di combattere e di vivere: solo allora la felicità sarà tanto potente da non poter essere rubata nemmeno da un Dissennatore.» Il professor Ballerinus estrasse la sua bacchetta e compì un gesto elegante con la mano. «Expecto patronum!» esclamò e, sotto lo sguardo eccitato dei suoi studenti, si formò un maestoso leone d'argento. «Ora, forza, provateci voi!» li incitò il professore.
Laulghin vide Edmund sfoderare il migliore dei suoi sorrisi: certo, lui aveva già evocato un Patronus all'età di quattordici anni, sicuramente non aveva problemi a farlo di nuovo. Con un gesto aggraziato della bacchetta, esclamò: «Expecto Patronum!» Un magnifico ghepardo argentato illuminò l'aula.
«Molto bene, Edmund!» esclamò l'insegnante. «Trenta punti ai Raloi.»
«Strano» borbottò Laughlin, tra i denti. I docenti avrebbero dovuto smetterla di dare punti ai Raloi tutte le volte che Edmund riusciva in qualcosa: era ovvio che lui era sempre il primo.
Incitati dal successo del compagno, anche gli altri presero a provare e in pochi secondi l'aula si riempì di incantesimi gridati o sussurrati a mezza voce e filetti di fumo argentato. Laughlin si concentrò, pensando alla sua famiglia e ai suoi amici, ma non riuscì a produrre più che qualche sbuffo di fumo.
«La vostra determinazione deve essere più forte» li incitò il professor Ballerinus. «Anche perché di fronte ad un Dissennatore è molto più difficile.»
«Questo sì che ci tira su il morale» borbottò Henry, che non era ancora riuscito a far uscire nulla dalla sua bacchetta.
«Dai, pensate a qualcosa che vi riempie di gioia» consigliò loro Edmund, che se ne stava lì in piedi ad osservarli, con il suo ghepardo che gli passeggiava intorno come se stesse facendo la guardia.
Dedalus sorrise. «È la vita stessa ad essere piena di gioia!» commentò allegro. E poi lanciò l'incantesimo: una volpe d'argento prese a correre per la stanza, gioconda come il suo padrone.
«Bravissimo, Dedalus!» si complimentò il professore. «Venti punti ai Llapac!»
Anche gli amici si complimentarono con lui, soprattutto visto che di solito non era tra i migliori della classe.
Solo Laughlin sbuffò. «Ce la fa quel suonato di Dedalus e non ci arrivo io?» commentò tra sé e sé. «Avanti, io sono un tipo positivo!» Si concentrò al massimo, ripensando a tutto ciò che c'era di bello nella sua vita: rivide suo padre che suonava l'arpa celtica davanti al caminetto, sua madre che lo abbracciava, le giornate passate sulla riva del lago insieme a Edmund e Mairead, perfino il sorriso di quella peste di Bearach, o il bacio di fine estate con Ivine, la cameriera rossa del pub di Boyle. «Expecto patronum!» esclamò con foga e dalla sua bacchetta fuoriuscì un Auguery ad ali spiegate.
«Bene, Laughlin! Una fenice irlandese, ottima scelta» esclamò Ballerinus con un sorriso. «Dieci punti anche ai Nagard.»
Laughlin ammirò l'uccello che planava tranquillo sulle teste dei compagni, ammirando la sua maestosità. «È Ophelia» commentò con un sorriso. «Il vecchio Auguery di mio nonno.»

Mairead osservò il Patronus di Laughlin che riempiva di luce la stanza con un pizzico di invidia. Certo, era contenta che i suoi amici fossero riusciti nell'impresa, ma ormai quasi tutti avevano fatto uscire qualche filo argentato dalla bacchetta, mentre la sua era restata muta e inerte come un bastoncino di legno qualunque.
«Ehi, Mairead» la richiamò Edmund, avvicinandosi al banco da cui non si era nemmeno alzata, sebbene la classe fosse in subbuglio, tutti gli alunni in piedi a provare l'incantesimo e quattro o cinque Patronus che gironzolavano per l'aula. «Che c'è?» le chiese con un sorriso.
Mairead cercò di trattenere le lacrime: non le era mai successo di fallire in modo così miserando. «Non mi viene» rispose in un sussurro.
Edmund si accucciò a fianco della sua sedia. «Lo so che non è il momento migliore e sei spaventata» le disse tranquillo. «Ma noi ci saremo sempre per te.»
Mairead si voltò a guardarlo in viso, accennando un debole sorriso a mo' di ringraziamento.
E poi Edmund agì d'istinto: allungò una mano e strinse quella di lei per infonderle conforto. «Io ci sarò sempre per te.»
Mairead si perse nei suoi immensi occhi azzurri: con la mano nella sua e la certezza di averlo sempre al suo fianco, avrebbe potuto attraversare i deserti e gli oceani. Sentì di avere il volto in fiamme e distolse lo sguardo da lui, per puntarlo sul suo Patronus, che se ne stava acquattato a fianco del padrone e li osservava placido.
«Avanti, prova l'incantesimo» la incoraggiò Edmund, stringendo la presa sulla sua mano.
Mairead prese un profondo respiro. «Expecto patronum!» esclamò con maggiore convinzione. E quella volta dalla sua bacchetta non uscì solo un semplice filo di fumo, bensì un animale formato. Un ghepardo d'argento. Mairead avvampò fino alla punta dei capelli quando realizzò tutte le implicazioni di quel Patronus e in quello stesso momento lo splendido animale si dissolse nell'aria.
Edmund levò la mano dalla sua come se d'improvviso fosse diventata bollente. «Ehm, bene» borbottò a disagio. «Visto che ci sei riuscita?»
«Già...» sussurrò lei di rimando. Passò tutto il resto della lezione a fissarsi la punta delle scarpe, con la testa in subbuglio per mille pensieri e lo stomaco attorcigliato. L'unica cosa che voleva era mettersi a cavallo della sua Nimbus e volare libera da ogni pensiero. Quando finalmente finì l'ora, mise le sue cose di fretta dentro la borsa e uscì dall'aula per prima.
«Mairead!» la richiamò una voce a metà delle scale.
La ragazza fu costretta a fermarsi per aspettare che Sergey la raggiungesse. Era davvero carino, ma... Moira aveva ragione: non era Edmund.
«Dimmi» sussurrò Mairead, sicura che ne sarebbe conseguito nulla di buono da quella conversazione.
«Io non credo che sia il caso che continuiamo ad uscire assieme» disse infatti Sergey, tranquillo ma deciso.
Mairead sapeva che avrebbe dovuto sentirsi male, invece la notizia non la scosse più di tanto. «Ehm... perché?» si sentì comunque in dovere di chiedere.
Lui si mise le mani in tasca. «Ho visto il tuo Patronus.»
«Cos'ha che non va?» si informò Mairead, ben sapendo dove volesse andare a parare quel discorso.
«È un ghepardo.» Sergey le lanciò un'occhiata più che eloquente. «Come quello di Burke.»
Mairead scosse le spalle, a disagio. «È un caso» replicò, in un blando tentativo di nascondere la questione.
«Puoi continuare a mentire a te stessa, se vuoi, ma non mettermi in mezzo» le rispose Sergey. Quella volta il suo tono uscì meno indifferente, più amaro e velato da una punta di tristezza. Poi le depositò un ultimo bacio sulla guancia e sparì lungo le scale.
Mairead avrebbe voluto restare lì impalata a rimuginare su quanto era successo, ma si accorse dal vociferare crescente che anche gli altri studenti usciti dall'aula di Difesa contro le Arti Oscure la stavano raggiungendo, per cui si affrettò a scendere. Aveva raggiunto il primo piano, quando il professor Saiminiu aprì la porta della sua classe e la richiamò. «Puoi venire un attimo?» le chiese, guardandosi attorno con circospezione.
Mairead annuì, infilandosi dentro l'aula prima che i suoi compagni raggiungessero il loro piano.
Il professor Saiminiu la fece accomodare su una sedia davanti alla cattedra. «Credo che tu sappia che Daireen Cumhacht era la ragazza di tuo padre» esordì serio, prendendo posto di fronte a lei.
Mairead annuì nuovamente, senza capire dove volesse andare a parare quel discorso.
Saiminiu si stropicciò le mani, mentre i suoi occhi girovagavano per la stanza, assorti. «Girava voce che fosse entrata a far parte dell'EIF» continuò. «Io credo che volesse vendicarsi di tua madre che le aveva rubato l'uomo della sua vita. E il fatto che fosse inglese faceva rientrare il suo progetto di vendetta negli obiettivi xenofobi dell'EIF.»
Mairead osservò il professore perso nei suoi ricordi. «Che cosa mi vuole dire, signore?» domandò confusa.
L'uomo tornò a guardarla negli occhi e sembrava quasi dispiaciuto. «Io sto per chiederti una cosa molto pericolosa, Mairead» le rivelò serio. «Io sto per chiederti di fare da esca.»
«Esca?» gli fece eco la ragazza, senza capire.
Saiminiu prese un profondo respiro. «La Cumhacht ti odia e... io credo che sarebbe disposta ad ucciderti con le sue mani» le disse piano. «Ma è stata mandata dall'EIF come infiltrata qui a scuola e dovrà tenere un profilo basso. Quindi, se noi riuscissimo a farle perdere le staffe, a costringerla a smascherarsi, rivelando a tutti che fa parte dell'EIF...»
«Il Governo sarebbe costretto ad arrestarla» concluse Mairead, finalmente afferrando il senso di quella richiesta. «Certo, se anche McPride è d'accordo con l'EIF per infiltrare la Cumhacht, qualora la cosa dovesse saltar fuori, non può far finta di niente!»
«Esatto.» Saiminiu annuì grave. «È l'unico modo per toglierla di mezzo. Ma mi rendo conto che sarà pericoloso. Dovrai starle continuamente sotto il naso, in modo da irritarla e costringerla a smascherarsi.»
«Non è un problema» rispose di getto Mairead.
«Sì, invece, che è un problema.» Il professore si stropicciò le mani. «Perché sarai in pericolo e io non vorrei mai... ma è l'unico modo» sussurrò preoccupato. Poi Saiminiu si sporse in avanti e le afferrò le mani, che Mairead aveva appoggiato distrattamente sulla cattedra. «Io ti proteggerò» le promise, guardandola negli occhi. «Non permetterò che ti accada nulla di male finché sarò professore qui.»
La ragazza annuì, ripensando a quanto le aveva detto Edmund e al suo Patronus a forma di ghepardo, come quello di Burke. «Non si preoccupi» rispose con un filo di voce e un mezzo sorriso. «Non sono mai stata così protetta.»









Eccoci!
Insomma, amici, non c'è nulla da fare: Mairead e Edmund sono due idioti. Avremo ancora un bel po' di questi momenti imbarazzanti prima che si diano una mossa, temo.
Nel frattempo, godetevi la positività di Laughlin! ;)
Non ho molto da dire quindi vi lascio, come sempre, l'immagine del capitolo (questa volta ho solo quella):
QUI Mairead che evoca il suo patronus moooolto simile a quello di Ed! ;)

Ci rivediamo con altri casini lunedì 6 aprile. Ne approfitto per augurare a tutti buona Pasqua!
Beatrix

   
 
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