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Autore: Yumeha    16/03/2015    5 recensioni
[Dal Capitolo 3]
[...] Un boato, una forte esplosione e infine delle grida.
Mi alzai di soprassalto, cercai di mantenere la calma e scendendo dal letto mi avvicinai alla porta. Le luci erano accese, persone che correvano ovunque. Peccato che non tutte le persone che vi erano all’interno, appartenevano alla mia casa. Figure incappucciate di bianco inseguivano i miei domestici, alcuni venivano presi e portati in camere dove si sentivano grida, altri uccidevano sul posto.
In preda al panico chiusi la porta a chiave, rimanendo così bloccata in quella stanza. La salivazione a zero, la gola secca, le gambe di piombo e il battito accelerato. Questo era tutto quello che sentivo, insieme al rumore delle grida, di vetri infranti ed esplosioni. Mi voltai e disperatamente cominciai a tastare ogni piastrella, ogni mattone, cercando un’uscita segreta.
«Oh, andiamo.» dissi fra i denti.
Poi mi venne un'idea. Presi la chiave dorata della Vergine e sicura di me stessa la brandii davanti a me. […]
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy, OC, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A casa Nightray
 
 
[Capitolo con gioco a fine lettura, nell’angolo autrice]
 
Capitolo 16 ~
 
Natsu guardò Eleanor camminare avanti e indietro, assicurandosi di sbattere bene i piedi palesando così il suo nervosismo. Alex invece stava cercando di calmare la verde ma ogni volta la Dragon Slayer lo azzittiva con occhiatacce spaventose.
Adelaide si teneva aggrappata al fratello, gli occhi lucidi e il respiro affannoso. Lara si era seduta su una poltrona ed era crollata per la stanchezza, ogni tanto il suo sonno silenzioso era disturbato da qualcuno dei ragazzi che cercava di infastidirla. I due gemelli erano seduti a uno dei tavoli della Gilda di White Lily, tenendosi per mano e le sopracciglia corrugate.
« Allora?! » sbottò il Drago della materia, interrompendo la sua marcia.
Tutti sobbalzarono, compresa Erza.
« Allora cosa? » sibilò Aaron.
Eleanor sembrò contare fino a dieci per evitare di saltargli addosso. « Lucy! Dobbiamo recuperare la nostra compagna! »
Il Drago dell’acqua fece per aprire bocca, ma prima che alcun suono potesse uscire dalla sua bocca, si sentì William chiamare il nome di sua sorella. Tutti si voltarono verso di lei, inginocchiata a terra con gli occhi sbarrati. In un attimo ogni mago fu vicino alla ragazza, per accertarsi che stesse bene, ma quando notarono delle venature nerastre ramificarsi dalla punta delle dita al polso e anche sul collo pallido andarono nel panico.
« Lai-chan! » squittì Astrid spaventata.
Il fratello maggiore si abbassò alla sua altezza e le prese il volto con entrambe le mani. « Lai! Guardami! »
Gli occhi annacquati di lei si spostarono in quelli di lui, avevano sempre avuto la stessa tonalità di vermiglio, ma quelli della vampira sembravano spenti e addirittura di un rosso quasi sbiadito. La pelle solitamente nivea sembrava quasi trasparente ora.
Quando si appoggiò a lui, facendo aderire la schiena al petto del fratello e reclinò la testa all’indietro, socchiudendo gli occhi, Eleanor cacciò un grido acuto. Il moro cominciò a scuoterla con più forza, urlando il suo nome, finché il tomo fluttuante dietro di lei non si avvicinò e si aprì: da esso fuoriuscì un fascio di luce violacea e William sporgendosi per leggere il libro, capì quale fosse il problema. Con un movimento isterico allontanò il tessuto della maglia dal collo e si avvicinò ad Adelaide.
« Bevi »
Lai rivolse un sorriso di scuse al fratello, subito dopo schiuse le labbra e morse la pelle chiara del ragazzo. Fu lo spettacolo più terrificante a cui Natsu assistette, tanto che sentì le gambe molli. Non era umana una cosa simile, non gli interessava il fatto che lei fosse una maga del Take Over e necessitava del sangue per sopravvivere, non avrebbe mai più voluto vedere una scena del genere.
Quando si staccò, la sua pelle sembrò tornare come prima, addirittura le sue gote avevano preso un tenero colorito rosato.
« Scusami » borbottò.
Il fratello si coprì i due piccoli fori sul collo e si alzò facendo attenzione, probabilmente per evitare che la pressione gli giocasse qualche brutto tiro, dopo lo spuntino della sorella minore.
Eleanor si lasciò cadere pesantemente su una poltrona accanto a Lara – che ancora dormiva – e si massaggiò le tempie. « Non ce la posso fare » ansimò.
Alex le si avvicinò e afferrandola per un braccio l’attirò a sé, stringendola tra le sue braccia. Il viso della ragazza divenne bordeaux per l’imbarazzo. Astrid si stampò in viso un’espressione di pura malizia, nel vederli. La maga evocatrice, invece, si alzò con un balzo, si stiracchiò senza ritegno e sbadigliò rumorosamente.
« Eeeh, buongiorno! » la canzonò Aaron.
Lara si sfiorò la lunga treccia scura e ignorandolo completamente corse verso la vampira e l’abbracciò di slancio. « Prima mi hai fatto morire di spavento »
Natsu la guardò incuriosito. « Prima quando? »
« Poco fa » rispose candidamente.
« Ma allora non stavi dormendo » borbottò Gray perplesso.
La castana arricciò le labbra. « Sì dormivo, ma ho percepito tutto comunque » Tutti la guardarono sorpresi, così si affrettò a spiegare. « Come evocatrice di animali preistorici posso avere anche le loro caratteristiche, alcune di esse sono davvero spettacolari. Non ho visto nulla, ma ho percepito la preoccupazione degli altri, il terrore di Will, lo spavento di Eleanor e il dolore di Lai… »
« Lluvia pensa che sia una magia bellissima » commentò la maga dell’acqua.
Lara si inchinò leggermente per ringraziare ed esibì un sorriso radioso.
« Cosa facciamo con Lucy? » chiese Erza, accarezzando distrattamente il piatto di una delle sue lame.
« Prima di tutto avete bisogno di rinforzi » esordì una voce, dal timbro infantile che Natsu riconobbe subito.
Dal portone a due battenti della Gilda, fecero la loro entrata una figura minuta e dai mossi capelli turchini, che agitava un mano per salutare. Accanto a lei un ragazzo moro ricoperto di piercing e per ultima una bambina dai corti capelli blu che si muoveva con sicurezza e disinvoltura.
« Levy, Gajeel, Wendy! » trillò Lluvia.
Dietro di loro fecero la loro entrata tre grosse bestie, simili a tigri, con la particolarità di avere sulla schiena delle splendide ali bianche. Uno aveva il pelo azzurro, con la peculiarità di avere il pancino bianco e il suo nome era Happy, il compagno di avventure di Natsu. L’altro esemplare possedeva un manto color cioccolato, sembrava aver visto più battaglie rispetto agli altri due, disponeva di una cicatrice sull’occhio e apparteneva a Gajeel, il suo nome era Pantherlily. L’ultimo era leggermente più piccolo rispetto ai primi, perché era una femmina, pelo candido e morbidissimo, più inesperta in battaglia ma più intelligente e furba, si chiamava Charle e apparteneva a Wendy. Loro erano delle creature particolari, tigri nate per combattere accanto ai Dragon Slayer e magiche perché in grado di volare, non appartenevano al loro mondo perciò erano rare da vedere.
Il rosato corse verso Happy e lo abbracciò di slancio. « Amico mio! »
“Natsu!”
Gli Exceed utilizzavano la telepatia per comunicare con loro. Il pelo morbido dell’animale solleticò la pelle del Drago di fuoco. Notò con la coda dell’occhio Wendy avvicinarsi insieme alla sua Charle e guardarlo dall’alto in basso con un’espressione severa sul volto.
« Muoviamoci, non vorrei fare la pessimista ogni volta, ma se raggiungiamo subito la vostra amica abbiamo più probabilità di trovarla ancora illesa » comunicò con quella sua voce priva di emozioni.
Non se ne curò delle occhiate assassine che ricevette da tutta White Lily, anzi voltò loro le spalle ed uscì dalla Gilda con passo sicuro, consapevole di aver concentrato tutti gli sguardi su di sé.
Aaron dietro di lui schioccò la lingua infastidito. « Ma guarda te che tipa »
« Mi hai tolto le parole di bocca » sussurrò la sua gemella.
Qualcuno si schiarì la voce, attirando l’attenzione di tutti. Natsu si voltò, tenendo tra le mani ancora il grande muso azzurro di Happy e puntò lo sguardo negli occhi ambrati di Eleanor.
« La marmocchia ha ragione, sbrighiamoci a raggiungere la nostra compagna » sentenziò.
Erza inarcò un sopracciglio. « Non abbiamo un piano »
La verde le riservò un’occhiata di sufficienza. « La strada è lunga, abbiamo tutto il tempo che vuoi per preparare il piano più articolato mai esistito. Intanto mettiamoci sulle sue tracce »
« Certo che tra quelle due non scorre proprio buon sangue, eh. Hai notato anche tu? » mormorò Gray all’indirizzo del Dragon Slayer del fuoco.
Lui annuì. « Sì, devono essersi conosciute molto prima, secondo me »
L’alchimista del ghiaccio aggrottò le sopracciglia, ma non aggiunse nient’altro, si limitò a seguire il resto dei maghi che lasciò la Gilda e si preparò per la missione salvataggio.
“Lu, stiamo arrivando”
 
***
 
Il freddo, che sembrava essere addirittura penetrato nelle sue ossa e intorpidito le articolazioni, la costringeva a rimanere immobile. La testa le doleva, troppo perché le permettesse di pensare a dove si trovasse, o anche solo comandare alle sue palpebre di sollevarsi. Il costato era quello che faceva più male, le impediva di respirare bene e in quel momento aveva bisogno di prendere dei bei respiri profondi perché riuscisse a calmarsi almeno un pochino. Dalle sue labbra sfuggì un gemito di dolore quando cercò di sdraiarsi a pancia in su, così – presa dal panico e ancora con gli occhi serrati – si raggomitolò su se stessa, il dolore alle costole quasi non le fece scappare un urlo. Incanalò tutto il male mordendosi il labbro inferiore a sangue. Concentrandosi sul dolore quasi riuscì a dimenticarsi della situazione assurda in cui era finita, così – forse preda della pazzia e della stanchezza – con le unghie cominciò a graffiarsi la parte di pelle esposta, iniziando anche a piangere.
Male, faceva male…
Sentì qualcosa di liquido infiltrarsi sotto le unghie ma non si fermò, pensò al fatto che tutti avessero rischiato la vita a causa sua e pianse ancora più forte. Le venne in mente Adelaide e la lama che trafisse il suo corpo minuto. Spostò la mano dalla coscia e la fece ricadere, realizzando così di essere adagiata a terra.
Contò fino a tre e aprì gli occhi, dovette sbattere le palpebre un paio di volte prima che potesse abituarsi alla poca luce che filtrava dall’unica finestra. Si guardò in giro e vide di essere all’interno di una piccola stanza dalle mura in pietra, priva di arredamento se non per una scrivania in legno e una piccola sedia; entrambe rovinate e consumate dal tempo. Il pavimento era ricoperto da uno spesso strato di polvere, talmente tanto che sembrava facesse da manto.
Con un immenso sforzo si mise a sedere, lo fece trattenendo il respiro e serrando le palpebre per sentire il meno possibile dolore. Quel momento di follia in cui aveva sfogato tutta la sua paura e frustrazione sulla sua pelle, le fece capire quanto fosse terrorizzata e preoccupata per i suoi amici da farla reagire in un modo tanto stupido. Lanciò un’occhiata veloce al liquido color vermiglio che gocciolava lentamente dalla coscia fino a raggiungere la fredda pietra. Reclinò il capo all’indietro, appoggiando il capo alla parete e cercando di far aderire il più possibile la schiena, in quel momento aveva bisogno solo di sostegno.
Osservò la finestrella alta e sbarrata: da lì non si poteva uscire. Voltò il capo e vide una porta in legno, roteò gli occhi quando notò il grosso lucchetto nero che pendeva e sembrava farsi beffe di lei. Trattenne di nuovo il respiro e cercando di tenersi al muro, provò a sollevarsi. Oltre al dolore immane al costato, le doleva anche la gambe su cui aveva affondato le unghie, la stessa in cui Victoria aveva piantato il suo pugnale. Facendo attenzione e sostenendosi grazie al muro, raggiunse la porta e realizzò con sommo stupore che in realtà il lucchetto era solo appoggiato e non bloccato. Quando appoggiò la mano sulla maniglia in ottone ed aprì la porta, venne invasa da un fascio di luce solare che la costrinse a socchiudere gli occhi. Una volta che la vista sembrò abituarsi a tutta quella luce, davanti a lei si presentò un lunghissimo corridoio, il pavimento coperto da un lungo tappeto in velluto rosso, nella parete destra c’era un’unica vetrata che forniva una vista spettacolare.
Ancora con gli occhi umidi, camminò in punta di piedi verso le vetrate scorgendo uno scudo di montagne ove la punta era cosparsa da una spruzzata di neve. Il cielo era di un meraviglioso arancio con qualche tratto azzurro, il sole stava sorgendo alto e il tepore dei suoi raggi riusciva a raggiungerla donando un po’ di calore alle sue ossa intorpidite. Quando appoggiò l’arto destro sul vetro, notò uno strano bracciale nero, molto spesso con attorno delle venature dorate. Voltò la mano portando il palmo verso l’alto e sul bracciale scoprì una strana serratura. Lo guardò aggrottando le sopracciglia ed iniziò a preoccuparsi, impaurita da ciò che quell’affare potesse farle. Guardò nuovamente fuori dalla finestra e pensò ai suoi amici, a Natsu e pregò che venissero a prenderla il prima possibile.
Abbassò lo sguardo e notò di essere stata cambiata, non aveva più i suoi vestiti abituali ma un sottile abito di flanella bianco che arrivava poco più sopra il ginocchio. I piedi scalzi appena entravano in contatto col velluto del tappeto scarlatto donavano una sensazione piacevole a tutto il corpo, ma se sfiorava il pavimento gelido rabbrividiva immediatamente. Si chiese chi l’avesse spogliata, ma scoprì che non le importava poi molto.
Continuò a proseguire, con il viso voltato a fissare la vetrata in attesa del sorgere del sole e bearsi di un tale spettacolo. Quando vide la grande stella innalzarsi e sbucare tra le montagne, si bloccò e rimase a guardare. Il calore, ora più intenso, sembrò donarle un po’ più di sollievo. Chiuse gli occhi e godette di quella sensazione.
« Bello, vero? »
Si voltò di scatto, portando velocemente le mani al fianco, solo che nel momento in cui toccò il tessuto fresco del vestito candido e non il suo marsupio, si rese conto di essere disarmata.
Davanti a lei c’era un bambino: ricci capelli dorati e grandi occhioni blu. La pelle era di un tenero rosa, mentre le gote di un tono appena più acceso.
« Sei… bellissimo » le sfuggì, davanti alla quasi eterea bellezza del bimbo.
Avrà avuto sette anni, era ancora piccolo e paffuto, ma non sembrava umano.
« Grazie » sorrise, soddisfatto. « Sai, mi piacciono molto i tuoi capelli, sono dorati proprio come i miei. Nessuno era mai riuscito ad eguagliarmi in qualcosa » fece, battendo le manine.
Ridacchiò imbarazzata, sistemandosi una ciocca ribelle dietro l’orecchio. « T-ti ringrazio »
Lui annuì. « Il mio nome è Sebastian, posso sapere il tuo? »
« Lucy » rispose, avvicinandosi con cautela al biondino.
Lui non indietreggiò, anzi le allungò una piccola manina paffuta. « Era da un po’ che aspettavo ti risvegliassi »
Afferrò il suo piccolo arto e per un attimo si sentì mancare la terra sotto i piedi, ma fu solo per una frazione di secondo. « Davvero? »
« Certo! » trillò. « Ti va di stare con me? Insieme, a giocare tra le mura di questo castello » chiese improvvisamente, puntando i suoi occhioni blu in quelli cioccolato della ragazza.
Si sentì presa alla sprovvista. « Ehm, okay »
In quel momento intorno alle loro figure si formò un grosso cerchio nero, provò a muoversi ma i suoi piedi sembravano non rispondere più ai suoi comandi. « Bene, lo sai che adesso sei vincolata a me per l’eternità? » rivelò, con una voce che sembrò non appartenergli più.
« No! » gridò, cercando di dimenarsi.
Cosa era appena successo a Sebastian?
Quando qualcosa di simile a una mano le sfiorò una guancia, Lucy urlò ancora più forte, serrando le palpebre. Improvvisamente il bracciale che aveva al polso si illuminò di una luce dorata, riconobbe la sua magia e cercò di incanalarla tutta nel palmo della sua mano. Il bambino si allontanò allarmato, traballando un po’ sui suoi passi e guardandola con gli occhi sbarrati. La luce da lei evocata venne subito dopo risucchiata dal bracciale, che assunse altre venature dorate. Le cedettero le gambe e cadde con tutto il peso sulle sue ginocchia, facendosi anche male.
Sebastian le si riavvicinò trotterellando. « Scusami sorellona, non volevo farti spaventare, ma mi avevano chiesto di appurarmi di alcune cose. Potrai mai perdonarmi? » notò il suo labbro tremare e temette che fosse sull’orlo di scoppiare a piangere.
“Che poi qui quella che dovrebbe mettersi a piangere dovrei essere io…”
Si massaggiò entrambe le tempie e sospirò pesantemente. « Solo se mi dai delle informazioni » grugnì.
Era consapevole che ricattare un bambino piccolo non era il massimo, però aveva bisogno di sapere dove diavolo fosse finita, cosa fosse quel bracciale e magari farsi dire anche dove potesse uscire per poter scappare via.
« Dipende da che tipo di informazioni » borbottò.
Grandioso, oltre a bellissimo e pericoloso si era dimostrato anche furbo. « Dove mi trovo? » cominciò.
Lui sorrise radioso. « Siamo nella dimora del grande John Nightray! »
Lucy si grattò la testa perplessa. « Oh, bene… cioè, insomma » Si alzò, cercando di mantenersi in piedi nonostante fosse troppo debole anche per il minimo sforzo. « E, di grazia, cosa vorrebbe lui da me? »
« Ah, ah! » fece il bambino, scuotendo la testa. « Non posso dirtelo »
La ragazza grugnì infastidita. « A cosa serve questo affare? »
« Ah, ah! Non posso dirtelo » ridacchiò Sebastian.
Lucy cominciò ad averne abbastanza, tanto che per un attimo pensò di appenderlo per la collottola a qualche trave.
« Insomma! C’è qualcosa che puoi dirmi?! » sbottò esasperata.
Il biondino arricciò le labbra, in una smorfia offesa. « Se mi parli in questo modo ci rimango male »
Contò fino a dieci, o lo avrebbe appeso sul serio a qualche stendardo che dava sullo strapiombo, su cui si affacciava l’immensa vetrata alle sue spalle. « Va bene, potresti dirmi cortesemente qualcosa? » sibilò.
Il piccolo annuì soddisfatto, non cogliendo però il tono di voce leggermente infastidito della maga. « Hai un importante ruolo, qui da noi »
Lucy inarcò un sopracciglio. « Basta? Tutto qui? »
« Non spetta a me rivelarti le cose » disse, stringendosi nelle spalle.
“Lucy, sta’ buona, non commettere un omicidio, è solo un bambino dopotutto…”
Si portò una mano sul viso, esasperata, cercando di non reagire in modo sconsiderato, si voltò e cominciò a seguire il corridoio.
« Dove stai andando? » chiese Sebastian, che la seguì.
« A cercare le risposte di cui ho bisogno » borbottò.
Lucy non si sentiva tranquilla accanto a quel bambino, sembrava che la sua anima fosse più pensate, poteva quasi percepire il suo peso sul cuore, come se ci fosse una forza pronta a farla cadere in un baratro di tristezza e disperazione. Sulle braccia faceva bella mostra di sé la pelle d’oca, accompagnata da continui brividi che le donavano una fastidiosa sensazione di freddo. Per non parlare del bracciale che cominciava a diventare stranamente più pesante ogni passo che faceva, quasi sembrava che si stesse restringendo, facendole dolere il polso. Eppure quando con l’altra mano lo sfiorava, c’era ancora diverso spazio tra il materiale nero e la sua pelle, che fosse solo una sensazione? A tutto quello sentì anche il respiro accorciarsi, non riusciva a far passare abbastanza ossigeno nei polmoni, tanto che sembrava ci fosse qualcosa intorno al suo collo che stesse stringendo sempre di più, pronto a soffocarla.
Si fermò di botto, improvvisamente, sentendo Sebastian sbatterle contro.
« Tutto bene ? » chiese lui.
Lucy scosse il capo. « Mi sento strana … »
Il bambino scrollò le spalle. « Dev’essere la magia del castello, ti ritiene ancora un’estranea, ci farai l’abitudine vedrai »
Si voltò di scatto. « Il castello è vivo? »
« Al contrario, nulla che si trova qui lo è » rivelò con voce grave.
« Come? » inarcò un sopracciglio, perplessa. « Cosa vuol dire? »
« Lo scoprirai tra poco »
Odiava quando qualcuno faceva il misterioso con lei, quando ci girava intorno senza mai dire direttamente ciò che voleva sapere. Voleva risposte dirette e concise, chiedeva davvero così tanto?
Sospirò rumorosamente, puntò il naso all’aria e accelerando il passo continuò a muoversi all’interno di quel corridoio infinito, senza aspettare il bambino o accertarsi che lui le fosse dietro. Anche quando le chiese di rallentare e lo sentì arrancare, non accorciò il passo anzi aumentò l’andatura.
Fu tutto così veloce che Lucy ebbe il tempo di realizzare cosa fosse accaduto solo dopo che fu finito: il bracciale iniziò a pulsare e in attimo qualcosa lo calamitò verso il pavimento, troppo velocemente e con una potenza tale che la ragazza crollò a terra sotto la sua forza.
« Ti avevo detto di aspettarmi » sibilò Sebastian alle sue spalle.
Lucy provò ad alzarsi velocemente, nel tentativo di scappare, ma quando provò a sollevarsi, il braccio su cui c’era quel dannato aggeggio, era ancorato a terra, quasi come se fosse attaccato.
Quando sentì le nocche di una mano sfiorarle la mascella raggelò sul posto. Erano troppo grandi per appartenere al bambino, Lucy ebbe paura a girarsi, ma si costrinse a farlo: davanti a lei c’era un bellissimo ragazzo della sua età o forse poco più grande, ribelli capelli biondi e profondi occhi blu oceano. Strabuzzò gli occhi, era davvero…
« S-Sting? »
Le sue labbra si stesero in un ghigno. « In tutto il suo splendore »
Lei boccheggiò, cosa era successo? Cosa ci faceva lui in quel posto?
Il ragazzo schioccò le dita e in attimo Lucy si sentì libera dalla pressione del bracciale. Fece un balzo all’indietro che le costò una tremenda fitta alla gamba lesa, tanto che la ferita inflitta da Victoria si riaprì.
« M-ma tu… c-cosa…? » balbettò.
Il biondo, sempre esibendo quel sorrisetto divertito, si avvicinò a lei e le porse una mano. « Vedi mia cara, in realtà io sono una creatura priva di anima. Una specie di fantasma, se ti viene più comodo pensarla così. Però ho conservato la mia magia, sono un Dragon Slayer della luce, ma qualche trucchetto come cambiare il proprio tempo l’ho imparato stando qui »
Ora capì come aveva fatto a trasformarsi in un ragazzo, quando pochi minuti prima era solo un bambino. Ma ciò che le disse prima, prima di rivelarle il suo tipo di magia, la destabilizzò come mai nulla riuscì a fare nei suoi diciotto anni di vita. « S-senz’anima… »
« Lucy, credi alle storie dell’orrore? » ghignò. « Perché ci sei appena finita dentro »
 
 





Yumeha’s Corner
Buongiorno bellissimi miei! Ho aggiornato! Finalmente, vero? Lol, mi spiace…
Be’, cosa ne pensate di questo capitolo? A me, personalmente, piace un sacco, mi sento soddisfatta. Cosa ne dite della sorpresa finale? È Sting!! O.O Ve lo ricordavate? Era il promesso sposo di Lucy. Spero di avervi lasciato tutti piuttosto sconvolti, d’altronde quello era il mio intento. Con me dovete imparare che se dei personaggi vengono nominati vuol dire che torneranno a rompere. u-u


Ok, ora ho da proporvi un gioco! A chi piacciono i giochi? :3
Bene, avete visto l’ultima frase? Quella detta da Sting? Quella in realtà è una citazione – riadattata alla situazione chiaro – di un film, che sicuramente tutti avete già visto.
Dovete dirmi:
  • Il fim.
  • Chi la dice.
  • A chi viene detto.
  • Qual era la situazione.
PER PARTECIPARE: dovete lasciarmi una recensione dove commentate la storia e poi lasciare la risposta al gioco.
Il primo che mi dirà tutto, VINCERÀ la possibilità di scegliere cosa far accadere nel corso della storia. (Nei limiti del possibile, raga) Non è detto che accadrà proprio nel prossimo capitolo, perché dipende da cosa mi chiederete, ovviamente.
So già che mi metterete in difficoltà, ahahah. xD
Dai, il gioco è semplicissimo, spero di vedere qualcuno partecipare. :3
Un bacione,
Yumeha
 
P.S. Oggi aggiorno anche ‘Scommettiamo?’, se non lo faccio ora lo faccio dopo pranzo. ♥
   
 
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