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Autore: pamina71    17/03/2015    7 recensioni
Ho utilizzato i 3 movimenti di ognuno dei 4 concerti de "Le quattro stagioni" per una "song-fic" in cui ad ogni movimento di ogni stagione associo una scena dall'autunno 1788 all'estate 1789.
L'associazione è data più dalle sonorità che dai titoli dei singoli movimenti, oltre che dalla stagione rappresentata dal concerto. Suggerisco di leggere ogni racconto ascoltandone il tema, magari nell'esecuzione del Giardino Armonico. Per ogni tempo avremo un "violino solista" diverso.
La base dei racconti è principalmente il Manga della Ikeda (traduzione francese) comprese le Storie gotiche e il Gaiden di André.
E' la mia prima fanfic, ed ammetto di essere partita con un progetto ambizioso, visto che la cronologia e i singoli tempi dei concerti mi concedono davvero pochi gradi di libertà.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lame e violini'
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Autunno in Fa Maggiore - Allegro - La caccia

Solista: Alain de Soisson

 

Fugge la belva, e Seguono la traccia;
Già Sbigottita, e lassa al gran rumore
De' Schioppi e cani, ferita minaccia
Languida di fuggir, mà oppressa muore.

 

Ha davvero ragione André, accidenti, la Corte di Versailles, nonostante l'opulenza, è sul serio un luogo in cui sporcarsi, come una piazza fangosa da attraversare: se non ti infanghi da solo, qualcuno provvederà a schizzarti.

Ne ho avuto avuto la conferma in questi due giorni di servizio diretto, ed in più di un'occasione.

Il Comandante non ha mica fatto un buon affare, con quell'ordine di servizio arrivato proprio adesso che vogliono darla in moglie, riempiendo tutti di curiosa morbosità riguardo alla sua persona .

Ma sembra passare ignara, con le voci e le maldicenze che si limitano a sfiorarle i ciuffi di capelli che le coprono le orecchie, come una brezza autunnale1, senza arrivare a toccarla dall'interno. Ma sarà davvero così? E André sembra fare da frangivento alle folate più insidiose, raccogliendole su di sé, con una apparente calma che mi sconvolge...se qualcuno avesse osato dire delle simili cose sulla mia donna gli sarei saltato al collo immediatamente. Ma loro resistono impassibili.

Per forza è così rigida e altera. Se ha dovuto sopravvivere qui dentro...e osservandola qui ho scoperto che con noi è addirittura morbida; fredda sì, ma nulla di paragonabile al gelo che mostra nei corridoi e nelle gallerie di Versailles. Ho l'impressione che con dei popolani come noi abbia potuto sciogliersi con mai si è concessa a Corte.

 

Andrè mi aveva raccontato qualcosa degli anni precedenti, le illazioni su loro due, i sorrisini, i commenti, le scommesse addirittura. I sussurri, le insinuazioni. E nello stesso tempo, la fama di algida alterigia sancita da quel soprannome di Vergine di ghiaccio.

Mi aveva parlato della concupiscenza degli uomini, e del vagheggiamento di alcune dame, nei confronti di quella strana bellezza. Ma André ha una sua teoria; dice che con molte persone il fascino del Comandante ha a che fare con la sua particolarità: Che la cercano solo perché è diversa dal resto del mondo, e che a volte si sente un po' un fenomeno da baraccone.

Andrè mi ha fatto l'esempio della pianista cieca che ha fatto impazzire Parigi un paio di anni fa2: Era brava davvero? O brava perché cieca? Se ci avesse visto, l'avrebbero trovata brava lo stesso? Se ci avesse visto, avrebbero pagato il biglietto per lei? Con Oscar si comportano nello stesso modo, mi aveva detto.

E poi mi aveva parlato di quelle memorie uscite dopo lo scandalo della collana, le insinuazioni sul Comandante e sulla Regina, su una presunta storia di amore saffico che per alcune settimane avevano raddoppiato le dicerie, le occhiate.

Poi tutto si era sopito, soprattutto con il cambio di incarico. Sopito, ma non svanito.

Così tutto era rimasto tranquillo, fino a che quel Contino con l'aria innocua che una sera di fine settembre era venuto a cercarla in Caserma aveva dato il via ad un meccanismo ormai impossibile da frenare. Come dare la carica ad un pendolo. Devi aspettare che la carica si esaurisca. Non puoi fermarlo prima.

Aveva chiesto la sua mano al Generale. L'ha detto lei stessa a François quella sera in cui è venuta con noi in osteria. E gli ha persino confidato che il Conte le stava complicando non poco la vita.

E quando si è rifiutata (e mi sarei stupito del contrario, con uno così), sono arrivati gli altri pretendenti.

 

Si è aperta la caccia.

Oggi ho visto cos'è la caccia. Credevo di sapere tutto, ho scoperto di essere un dilettante. Ho sentito commenti che non avrei neanche potuto immaginare. Ho udito cattiverie e sguardi che non credevo possibili. E se le parole erano quelle, non riesco a immaginare i pensieri che vi erano dietro.

Ho udito un nobile, vestito come un pavone e talmente grasso da far pensare che con un suo pasto mangerebbe tutta la famiglia di François, enunciare al suo compagno di passeggiata che le gambe del Comandante erano troppo magre (dopo averle guardate con un'insistenza che ha messo in imbarazzo persino me), per “poterci trovare in mezzo qualcosa di interessante”, con una risata degna dei peggiori clienti di Madame Lestrange.

Ne ho udito uno chiedersi insieme ad una dama ingioiellata seminascosta da un ventaglio se motivo per il quale il Comandante aveva deciso di lasciare il vecchio incarico per la Guardia Metropolitana fosse il fatto che aveva bisogno di carne fresca dopo essersi “divertita” con l'intera Guardia Reale.

Ho udito un tipo con l'aria arrogante spiegare di averla chiesta in moglie perché gli avrebbero fatto comodo certe terre che il padre darebbe in dote, aggiungendo che però la molla principale era stata la curiosità di vedere come si sarebbe comportata nell'intimità “una tigre come quella”.

 

I pretendenti sono molti, se penso al fatto che non è più una ragazzina.

Ma tra i nobili le donne con il matrimonio diventano merce di scambio. Ed è diventata merce molto interessante. Non solo a quanto pare è vergognosamente ricca, ma è anche bella, seppure a modo suo. E in queste cose la divisa non la protegge affatto. I cosiddetti gentiluomini le guardano quei pochi pollici di pelle scoperta come le massaie guardano la verdura da comprare al mercato.

Esaminano le mani, immaginando di farsi toccare.

Scrutano le labbra, immaginando di farsi baciare, o di udire comandi lascivi.

Si soffermano sulle caviglie che gli stivali lucidi evidenziano.

Insistono sulle cosce e sulle pieghe dei pantaloni sull'inguine mentre cammina.

Chi la sposerà farà decisamente un buon affare. E secondo me anche il paparino Generale ne ricaverà qualcosa.

Come lo chiama il cappellano? Mercimonio. L'hanno messa in vendita. Se la prenderà il più fortunato. Come il capretto alla lotteria della fiera. Hanno trasformato in lotteria il corpo del Comandante3.

 

Due incontri mi hanno lasciato delle impressioni ancora peggiori.

Il primo è avvenuto ieri, nel freddo della mattina di inizio novembre. Eravamo appena arrivati ai corpi di fabbrica delle Caserme di Corte. Il servizio sarebbe iniziato non prima di mezz'ora, per cui ci stavamo guardando intorno, cercando di familiarizzare con i luoghi.

André che conosce il posto stava facendo da guida a me, François, Gérard e Loïc, la nuova recluta bretone.

E' arrivato da un porticato laterale il solito Contino dai capelli arricciati (ma come fa ad essere un vero militare se è sempre così impeccabile? Bah!) che vorrebbe sposare il Comandante. E' venuto dritto verso di noi. Insomma, verso André. Adesso lo so. Si odiano.

Avrebbe potuto andare da chiunque di noi, per chiedere dove avrebbe potuto trovare il Comandante. Eravamo decine di uomini in divisa, in quel cortile. E molti sarebbero stati più facili da raggiungere. Ma voleva André. Voleva fargli pesare la differenza di rango, voleva fargli pesare che avrebbe potuto raggiungerla e stare con lei al riparo da sguardi indiscreti.

Si è avvicinato e noi gli abbiamo rivolto il saluto militare.

- Buongiorno, soldati.

- Buongiorno, Maggiore.

- Soldato Grandier, sai dove posso trovare il tuo Comandante, Generale di Brigata Jarjayes?

Detto caricando eccessivamente la voce sui gradi. Due frasi e già mi stava irritando.

- Si trova dentro con il Colonnello D'Agôut. Secondo ufficio a destra.

Ma come fa André ad essere così posato? Io lo avrei mandato nel posto sbagliato. Anzi, so io dove lo avrei mandato...

Ha girato sui tacchi per dirigersi verso l'ufficio, senza né ringraziare, né salutare.

Poi si è fermato, ha voltato leggermente il capo e, guardandoci di sguincio, ha aggiunto quasi casualmente:

- Questa per voi potrebbe essere l'ultima missione a Corte con questo Comandante. Potrebbe non rimanere molto nella vostra...ehm...diciamo Caserma, quando accetterà di diventare mia moglie.

E se n'è andato, il verme. Loïc non sa nulla, ma noi tre abbiamo guardato André, temendo di doverlo trattenere affinché non lo strangolasse. Invece era stoicamente fermo, solo le mani strette a pugno fino ad avere le nocche bianche, e i tendini del collo tirati lasciavano intuire quello che sentiva.

Temevo che sarebbe rimasto a lungo a fissare la porta che il Maggiore si era appena richiuso alle spalle, immaginando chissà quali profferte alla donna che ama da quell'insopportabile presuntuoso. Chissà cosa penserebbe che noi sappiamo del rifiuto che ha ricevuto, quel dongiovanni così sicuro di sé.

Ma il Contino è rimasto nell'ufficio del Comandante forse mezzo minuto.

La porta si é aperta con energia, il Generale di Brigata Jarjayes è uscito con il solito passo svelto e deciso allacciandosi il mantello (fuga per non rimanere col nemico in luogo chiuso?), insieme al Colonnello D'Agôut a cui dava indicazioni, e il Maggiore dietro, quasi correndo, cercando di ottenere un minimo d'udienza.

- Stiamo per compiere un servizio delicato, Maggiore, Vi pregherei di lasciarmi compiere i miei doveri con tranquillità. Potete andare. Vi auguro buona giornata.

Liquidato pubblicamente dalla “fidanzata”. Che goduria!

Eppure ancora sento l'amaro in bocca per il modo in cui si è rivolto a noi figli del popolo.

 

Il secondo incontro è stato se possibile ancora più disgustoso.

Oggi dopo il pasto di mezzodì, il Comandante ha recuperato una rosa bianca ed è uscita, facendosi accompagnare da André. Ero sorpreso, chissà quali cure devono avere qui i giardinieri per far fiorire le rose in autunno. E vederla con un fiore in mano mi è sembrato strano. Ero curioso. Così li ho seguiti. Mi sono stupito ancora di più vedendola posare la rosa a terra, ai piedi di un'alta scalinata. Aveva l'aria triste, le labbra con una piega amara, gli occhi quasi lucidi.

Quando si è girata per lasciare quell'angolo un po' appartato di giardino, André le ha posato una mano sul braccio, e l'ho vista rispondere al gesto posando l'altra mano su quella di lui. Poi ha alzato gli occhi e gli ha rivolto uno sguardo triste.

E' andata verso il corpo principale del Castello, mentre il mio amico tornava verso di me.

Non ho avuto bisogno di chiedere informazioni, due robuste nobildonne di mezza età stavano appunto commentando il gesto.

- Avete visto? La figlia del Generale Jarjayes ha deposto una rosa nel punto in cui é morta la piccola Charlotte.

- Dove si è suicidata la Contessina Charlotte, se vogliamo dirla tutta.

- Forse ora che il padre vuole maritarla, si sente accomunata alla piccola...

- Ma se avrà tre volte l'età che aveva la Contessina quando è morta! E' praticamente vecchia!

- Forse è più difficile accettare un matrimonio combinato a trent'anni che a quindici, sapete?

- Può anche darsi che abbiate ragione, cara...

Avevo sentito abbastanza. Mi sono diretto verso André, che stava rientrando, per proporgli di tornare al calduccio nella sala che avevano destinato a noi della Guardia Metropolitana. Invece ho visto venire verso di noi un nobiluomo molto elegante, incipriato e truccato con cura, con un'aria leggermente lasciva anche se stava venendo incontro a due soldati e non ad una dolce damigella.

Il gentiluomo stava procedendo verso il mio amico. Non era il primo. L'avevo visto essere riconosciuto e salutato gentilmente da alcuni nobili, tra cui quello che mesi prima avevamo fermato nottetempo nei giardini della Reggia, e che il comandante aveva lasciato andare. Così avevo saputo il suo nome: se raccontassi in giro che quello che dorme nella branda sotto di me scambia battute con il Conte di Fersen penserebbero che ho preso la peggior sbronza della mia vita.

Ma Fersen, nonostante tutto quel che si dice di lui, non ha l'aria viscida di questo nobile. Sarà un altro pretendente?

André ha accennato un inchino, ma non sorrideva.

- Buongiorno, André. Cambiato mestiere?

- Buongiorno a Voi, Duca. Sì, mi sono arruolato.

- Per seguire lei? Guarda che non fai mica un buon affare. La chiamano Vergine di Ghiaccio mica per nulla...

E rise della propria battuta.

- D' altra parte, deve essere una caratteristica di famiglia...anche la sorella è parecchio freddina tra le lenzuola. Mica per niente le sto quasi sempre lontano, ti pare?

Vedo e sento il respiro trattenuto.

- A meno che tu non sappia cose che io non so...che tu abbia accesso a stanze che a me sono state negate...

- Perdonatemi Duca, ma non riesco a capire a cosa vi riferiate.

Ma come fa a non spaccargli il muso?

- Lo sai benissimo, invece, non fare l'ingenuo. O vorrai farmi credere che una donna che passa tutto il suo tempo tra decine di soldati non se la spassi un po'? O che dopo aver passato anni con te al suo fianco non ti abbia chiesto qualche altro tipo di...servizio?

Per la seconda volta in due giorni vedo le mani del mio amico stringersi fino ad avere le nocche bianche, il collo rigido, uno sguardo socchiuso e feroce. Ma l'altro continua imperterrito.

- A me puoi dirlo...puoi fidarti...in fondo vorrei solo sapere com'è la sorellina minore; troverei molto sensuale provare due frutti della stessa famiglia; sarebbe un degno coronamento per un “collezionista” quale io sono. E se fosse come me la immagino quando la guardo cavalcare potrebbe essere un valido risarcimento per la freddezza di mia moglie.

- Eppure a Palazzo Jarjayes gira voce che abbiate già tentato di corteggiare Oscar, non so con quali esiti...

Ha risposto André con voce controllata. Il duca lo ha guardato furente ed è andato via senza degnarci di un saluto.

Stavolta sono curioso.

- E quello chi é?

- Louis Antoine Savinien de Liancourt.

- Liancourt? Il Luogotenente Generale del Re?

- No, il fratello minore. Nonché marito di Josephine de Jarjayes. Nonché emerito porco. André che parla in questo modo?

- E così dici che gira voce che che sia stato respinto? Cioè, ci ha provato con la sorella della moglie? Non mi stupisce affatto che lo abbia rifiutato.

- Siamo precisi. Non lo ha rifiutato. Gli ha piantato un pugnale nella coscia. Solo che invece di scoraggiarlo, la cosa lo ha stuzzicato. Tale e quale al suo amico, l'altro Savinien, quello rinchiuso alla Bastille.

- Sai, non sempre i cacciatori si rendono conto che la loro preda potrebbe essere stanca di fuggire e potrebbe invece rivoltarsi aggredendoli.

 

E mentre torno a cavallo insieme agli altri verso la Caserma di Chaussée D'Antin, non posso fare altro che stupirmi di quanto fango ci sia sotto le dorature di Versailles. Più di quanto immaginassi.

Chissà quanto ci vorrà prima che le dorature si scrostino e lascino il posto al viscidume sottostante, trascinandosi dietro gli abitanti della Corte.

 

 

Angolo dell'autrice: grazie molte a chi a letto o recensito. Siete stati molto generosi e mi avete spinta a continuare.

Qui Vivaldi cambia sonorità, e anche il racconto si muove diversamente.

L'autunno va morendo, sta per arrivare un gelido inverno.


1"La calunnia è un venticello", canta qualche anno più tardi il Don Basilio rossiniano.

2Maria Theresia Von Paradis, adolescente cieca in cura presso Mesmer.

3L'idea mi è venuta da De André, La buona Novella : "Del corpo di una vergine si fa lotteria"

   
 
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