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Autore: Moon_646    24/03/2015    0 recensioni
*accetto consigli :)*
I cavalieri anche se buoni o cattivi quando muoiono rimangono come erano stati, chi veniva carbonizzato, chi diventava di pietra, chi bruciava, chi veniva sotterrato dalle proprie pene...lui, l'unico della sua specie, era diventato di ghiaccio, in quel castello abbandonato, non sapeva però, che quando aveva riaperto gli occhi, erano passati milioni di anni dopo quella battaglia che aveva generato lui stesso.
A primo impatto sembrava una statua di ghiaccio, essendo lui con i denti serrati e il mantello bianco che scendeva fino ai piedi, gli stivali di cuoio e la spada saldata nella mano.
Sembrava quasi che lui stesse infilzando qualcuno, ma in quel momento era morto e i suoi occhi scrutavano lentamente la sala, non sapeva come fosse arrivato lì ne chi lo avesse trascinato, ma un rumore dal piano di sotto, un cigolio sussurrato, interruppe i suoi pensieri.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cuore di ghiaccio

2- Segreti nascosti (o forse no)
«Rin...farà ritardo a scuola» «NON DARMI DEL LEI!» «mi scusi, ma non posso evitarlo.» era messo sulla sogna della porta di casa dei Pember, quando videro i genitori di Rin fare rientro sua figlia in casa, piena di graffi e un ragazzo sulla sogna con la caviglia che zoppicava, lo avevano invitato a rimanere con loro, non avendo lui una casa, era vestito come un maggiordomo:cravatta, smoking e scarpe basse, aveva deciso di vestirsi così solo per ‘sembrare’ più credibile nel proteggerla, quando si era presentato aveva detto di essere un consigliere, ma non lo capirono, cercò di spiegarsi e loro lo aiutarono a capirlo, dicendo che volesse essere il bodyguard di Rin...ancora non si era abituato ad essere in quella dimensione, ma pian piano stava iniziando a imparare, sentì scendere le scale di corsa, indossava una giacca in pelle e una maglia rossa, con dei pantaloni neri:«Ehi tu! Sai dov’è il mio zaino?» «no...credo la abbia lasciata sotto il suo letto...» mentì, trovava divertente quando lei si avvicinava minacciosamente a lui, chiedendogli dove fosse qualche sua cosa:«non ce...se me la hai presa, giuro che ti uccido all’istante» «no, è lì in cucina ora che ci penso...» «e non ti è venuto in mente prima suppongo...» «no...mi scuso molto...» «...» si diresse nella cucina e frugò nello zaino:«dov’è il mio cellulare?» «il suo cosa scusi?» «ma tu da che epoca vieni? Comunque è un oggetto che utilizzo, è nero e rettangolare...non è che per caso lo hai visto?» «no...sta volta parlo davvero» disse serio, poi una vibrazione proveniente dalla sua tasca le fece accendere gli occhi di fuoco:«sei un bugiardo! Dammelo adesso o ti polverizzo» disse allungando le mani verso il cellulare che adesso lui teneva in mano:«Provi a prenderlo...» disse sfidandola, uscì dalla porta, ma non correva, camminava, con il suo potere di ghiaccio, si mise sul tetto della casa, seduto a gambe incrociate, mentre faceva ruotare il cellulare nella mano:«Come diavolo?!? Ridammelo!» «sbaglio o le ho già detto che deve prenderlo?» «non vale se tu sei sul tetto...» «come desidera» disse inchinandosi, la scena era molto graziosa, ma lei non rideva, anzi quasi le vedeva il fumo dalle orecchie, lui scese dal tetto con il ghiaccio, Rin però non se ne accorse, stranamente:«avanti dammelo» disse con tono calmo offrendogli la mano:«...no» «Eden, vuoi vedere come essere incenerito?» «mi piacerebbe, però no, il telefono glielo ridarò quando si degnerà di ripagare il danno fatto alle scale della scuola, altrimenti sa che i suoi genitori lo verranno a sapere...» lei lo guardò con aria implorante e arrabbiata, in quel momento si sciolse, letteralmente, ma era di ferro o meglio dire, fatto tutto di ghiaccio:«per favore, ridammelo...» «mi dispiace non è possibile» si avvicinò a lui, con una faccia molto implorante rimasero a qualche centimetro dall’altro, lui si ipnotizzò dai suoi occhi rubini tanto vicini, sentì solo la sua voce vincente:«ti sei paralizzato!» disse ridendo a crepapelle:«non vedo che c'è da ridere....che ha fatto?» «beh, guarda tu stesso...» disse sventolandogli in faccia il cellulare, fece per prenderlo, ma lei lo tirò indietro troppo velocemente:«co...ths...AAAH!» disse lui urlando:«ora andiamo...è tardi...mi segua» disse prendendole la borsa e porgendogliela, il tragitto non era molto lungo, ma si sentiva un silenzio imbarazzante:«allora?» «allora cosa? Mi ha fregato ecco allora» lei rise di gusto:«dai non ti arrabbiare, in fondo....è il mio di telefono è di mia proprietà...» «...» «dai su non te la prendere, Eden...se il tuo scopo era farmi ripagare la porta che ho tirato giù della biblioteca e la macchina del preside distrutta...beh troverò i soldi per ripagare...» «non è questo il punto Rin...dice sempre che sistemerà le cose, ma non si preoccupa minimamente...» disse fermandosi, ma non si voltò:«tu non sai perché lo faccio...non mi conosci nemmeno...» «e lei non conosce me, non sa il mio passato...e forse è meglio che non lo sappia...» «non credo tu abbia un passato peggiore del mio...» «vuole davvero saperlo? Io mi vergogno solo a pensarlo...ero un mostro e ne sono cosciente» «non dire così, in fondo, so che sei buono...» un velo di rossore si depositò sulla sua pelle bianca:«anche lei...so che in fondo non farebbe quello che continua a fare e le prometto che se avrà bisogno di aiuto io sarò qui.» «è la prima volta in qualche mese che mi dici delle cose del genere...» «beh c'è sempre una prima volta in tutto...bene, siamo arrivati, ora vada, la aspetto qui.» «quindi torni a casa?» «no, attenderò il suo ritorno» «quindi resterai nei paraggi?» «no, resterò proprio qui...» «che?! Ma sei matto? Va a casa!» «no» «fa come vuoi...ma poi non annoiarti...» la vide incamminarsi verso la scuola, lei salì il primo e secondo piano di scale, fino ad arrivare alla sua aula: la 3-D, appena entrata le chiesero il perché del ritardo e la giustifica e, come sempre, non l’aveva.
Guardò giù e dalla sua postazione vedeva benissimo Eden, seduto sul muretto, impegnato a guardarsi le scarpe e fare dei piccoli cerchi con l’indice, formando una specie di piccolo turbine di ghiaccio, fino a formare un lupo ghiacciato, che si avvicinò a lui e lo accarezzò:«Pember!» «si?» «potresti stare attenta alla lezione per una volta?» «eh? Ah si...» disse poi fissando la prof, dopo guardò fuori ed Eden era ancora sul muretto ad ammazzare il tempo, per tutte le altre ore rimase lì, inchiodato, senza muoversi, trattenendosi con qualche gioco di ghiaccio, che Rin reputava solo allucinazioni, poi lei uscì con la sua amica Rachel e intanto Eden la vide, ma si limitò solo a guardare il terreno e ad ascoltare la loro conversazione:«ehi, ci sei oggi vero?» «ovvio!» «bene porta la tua parte» «si si, la porterò» Rin si allontanò da Rachel, ma lui ascoltò la sua conversazione con due ragazzi alti e biondi entrambi:«ehi, la stolta viene e con i soldi!» «bene, avrò la mia vendetta...quella lurida pu-» «Eden, mi ascolti?!» «cosa?» «ti ho chiesto se andiamo a casa, sono stanca e dopo devo uscire» «sa che senza il mio consenso non può andarci...» «infatti non era una domanda, era un’affermazione» «non la farò uscire di casa se è questo che intende» «dai Eden!» «no, ora mi segua, sua madre non vuole far tardi quando si tratta di mangiare» disse e iniziò a camminare verso casa, prendendole la borsa e portandola lui sulle spalle, per tutto il tragitto non si parlarono e neanche a tavola, lui si diresse verso camera sua, aprì la porta, ma Rin lo appoggiò contro la stessa, mettendogli le mani incrociate al collo, impedendogli di muoversi, sul suo corpo le sue mani erano come due pietre bollenti attorcigliate al collo:«fammi andare» «no» «sai che tenterò qualunque cosa» «lo so, ma non mi convincerà» avvicinò le labbra alle sue fino a sfiorarle, lei sentiva il ghiaccio delle sue labbra:«fammi andare» «...» «avanti...» disse supplicandolo e provocandolo, per lui era veramente un suicidio continuare a dirle di no, ma non poteva certo dirle di andarci, sicuramente non sarebbe successo nulla di gradevole:«dai Eden...ti prego» «è pericolo per lei...» «ma cosa dici, esco solo con Rachel!» «infatti» «va all’inferno!» le rispose lei:«ci sono già stato, mi dispiace» pensò lui tornandosene in camera sua e sdraiandosi sul letto, si tolse lo smoking e si mise dei vestiti ‘normali’ che usava solo alcune volte, si mise un braccio sugli occhi per pensare un attimo, poi si fiondò in camera di Rin:«andrà a una sola condizione» «non ti hanno insegnato a bussare bodyguard?» lui fece due passi indietro e con le nocca del dito indice bussò:«ora posso degnarmi la sua parola?» «parla» «la accompagnerò io» «non se ne parla!» «allora non uscirà» «va bene ho capito» «a che ora deve andare?» «alle 15:30...» «ok, sono le 15, le do un quarto d’ora per prepararsi,  la aspetto all’ingresso...» «sei serio? Vestito normale?» «vuole che mi cambi?» «no stai bene...è la prima volta che non ti vedo con la tenuta» un piccolo rossore si accennò sulle guance di entrambi, quello di Eden per la sua espressione che l’aveva letteralmente catturato:«la aspetto giù» «s-si» dopo qualche minuto scese con una borsa a tracolla e vestita uguale a prima con l’aggiunta di poco trucco:«s-sta davvero bene...» disse lui arrossendo:«G-grazie» iniziarono a incamminarsi e poi Rin gli indicò uno spazio tra due vicoli, disse di poter tornarsene a casa, ma lui restò dietro il muro ad origliare:«allora, li hai?» «si, li ho, tieni» «bene, entra» disse poi, uno dei ragazzi biondi uscì con il ghigno stampato in faccia, Eden fece per muoversi, ma qualcuno lo atterrò, il ragazzo difronte a Rin le prese un braccio:«ora vedrai chi sono io, PEMBER! Ora vedrai che non puoi provare a lasciarmi» Eden cercava di scansarsi in tutti i modi, il ragazzo lo guardò:«oh, ma guarda, abbiamo il ragazzo...mi vendicherò su di te allora, tienilo fermo» il ragazzo che lo aveva atterrato lo prese e gli fermò le braccia, non potendo muoversi non riusciva ad usare il ghiaccio, aveva le mani intrappolate, il ragazzo di fronte gli tirò un pugno in piena faccia, lui lo guardava serio, Rin cercò di fermarli, ma Rachel la trattenne:«EDEN!» urlò lei disperata, mentre cercava di liberarsi, poi un altro pugno gli arrivò ad Eden sta volta in pancia e si piegò a terra, ancora con la testa alta, sputò sue gocce di sangue e poi lo guardò mentre il sangue gli grondava dal labbro:«solo un figlio di puttana avrebbe osato picchiare una ragazza» lui sorrise:«COSA DIAVOLO HAI DETTO?» «quello che le tue orecchie da dumbo hanno sentito» un altro pugno gli venne sferrato, sta volta sull’occhio, facendogli un occhio nero, Rin piangeva:«EDEN!» urlò ancora, il ragazzo continuò a picchiarlo fino a quando non si reggeva più in piedi e liberarono lui e Rin, lei gli corse vicino, mentre piangeva:«Eden...» «sono tutto intero...l’importante è che lei stia bene, mi sono divertito sa? Ho potuto conoscere i veri deficienti che lei definiva...» respirò a fondo non potendo parlare molto e tossì rotolandosi sull’asfalto:«Eden, aggrappati a me, ti porto a casa» disse lei offrendogli una mano:«mi farà lei da bodyguard?» «smettila di fare lo scemo e accetta il mio aiuto» lui accettò la mano e lei gli prese il braccio e lo mise intorno al suo collo, dopo essere arrivati a casa, Rin lo portò su per le scale e per fortuna sua madre era a lavoro, lo posò sul letto della sua camera e se ne andò per recarsi al bagno per prendere l’occorrente per curarlo, tornata poi con le favorite cose mise sul cotone l’alcool:«cos’è quello?» «alcool..ma realmente tu da dove vieni?» «beh...è una lunga storia...non ho capito cos’è» «serve per curarti la ferita» «ah ok...» «ora sta fermo...» glielo mise sul avambraccio sinistro e lui si scosse:«brucia...» «si, ma ti disinfetta, quindi cerca di sopportarlo» gli disinfettò un bel paio di ferite e dovette restare a curarlo per molto tempo, poi gli bendò la testa che grondava sangue, una volta gliela aveva sbattuta contro il muro e gli faceva male, infatti quando gliela toccò era caldo:«Ehi, ma stai bene?» «si...» «ti bendo e poi puoi riposare» «va bene...» «ma ora...come facciamo con i lividi che hai sul petto?» lui si levò la maglietta:«così...» «scemo! Va beh lascia stare» lei era rossa in volto, intanto gli passava il disinfettante sulle costole e inarcò la schiena:«ti fa più male vero?...» «mi hanno preso più qui che in altri punti...» tossí e si rotolò sul letto, si toccò le costole come se fossero rotte:«dovresti farti vedere...Eden...chiamo mia madre» prese il telefono, lui gli posò la mano sulla sua:«no...» «perché no?» «se le racconto il mio passato capirà...» «ehm...ok» le raccontò tutto da capo a fine, anche della sua morte e di quando si erano incontrati e del suo potere:«ma dai...non puoi sapere maneggiare il ghiaccio...è sovrannaturale...» «io sono sovrannaturale, guardi» mise una mano davanti e con l’altra fece girare le dita, formando un turbine e poi un piccolo lupo che giocava sul letto e le scodinzolava, lei lo accarezzò:«che carino che è» poi schioccò le dita e il lupo scomparve:«vede? Sono il demone di ghiaccio» «e sei qui per colpa mia...ma perché non puoi andare in ospedale?» «perché non sono umano» «che intendi?» «mah nulla...lasci stare» aveva tralasciato che lui possedeva un cuore di ghiaccio, in quel momento se lo sentì un pochino sciogliere:«dovresti dormire adesso Eden...oggi, ti hanno messo in mezzo per colpa mia...» «non è colpa sua...l’avrei ucciso se le avesse fatto qualcosa...» «va bene Superman...ora dormi» disse facendolo stendere e gli baciò la benda appena sopra la fronte, poi si risiedette vicino a lui che chiuse gli occhi addormentandosi, sentì il cuore sciogliersi lentamente lei quando vide il suo diaframma alzarsi e abbassarsi, segno che stava dormendo, gli sussurrò all’orecchio:«ti amo, demone di ghiaccio» sorrise non vedendolo muoversi, in fondo non l’avrebbe mai saputo.
   
 
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