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Autore: miyuki90    24/03/2015    1 recensioni
"Gli opposti si attraggono, si cercano, si completano, si amano perché si donano reciprocamente quello che individualmente non hanno, e ad un certo punto gli estremi si congiungono, a volte per un attimo, a volte per sempre.
Erano così Ace e Perona. Due persone completamente diverse che il destino aveva fatto incontrare."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Perona, Portuguese D. Ace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Il destino è quando incontri una persona che non stavi cercando, per poi renderti conto che non hai mai desiderato nient'altro di meglio al mondo.”

A volte è proprio strano il destino, si presenta quando meno te lo aspetti, mentre magari fai una cosa che ripeti tutti i giorni. Nel momento in cui pensi che la tua vita non cambierà mai, quando ti arrendi ad essa, proprio in quel momento il destino ti stupisce con qualcosa che nemmeno sapevi di attendere, perché spesso neanche noi sappiamo cosa vogliamo o di cosa abbiamo bisogno, ma nel momento in cui lo vediamo lo capiamo, capiamo che era proprio quello che desideravamo da tutta la vita, non ci resta che attendere ed essere preparati per quando arriverà.

Anche Perona era stata improvvisamente colpita dal destino, mentre come tutte le sera faceva la sua passeggiata notturna.

Passava di lì tutte le sere, appena usciva dal suo infernale lavoro, per rilassarsi e scaricare la tensione, e per pensare. Pensare alla sua triste vita e, qualche volta, per concedersi silenziosamente di piangere sapendo che lì non l'avrebbe vista nessuno. A quell'ora era deserto e a lei piaceva proprio per quello, non c'era nessuno che la giudicasse o che la criticasse, nessuno che la trattasse male e soprattutto nessuno che la facesse sentire sbagliata e diversa.

A volte si è costretti a fare l'abitudine con la solitudine, non che con il tempo diventi bella o piacevole, ma si impara a conviverci, si è costretti a scegliere il minore fra i due mali, ed era quello che aveva fatto Perona. Dovette abituarsi in fretta alla solitudine e soprattutto a cavarsela da sola, non aveva mai avuto una famiglia, non l'aveva mai neanche conosciuta. Era cresciuta in un orfanotrofio, fin dall'infanzia era sempre stata trattata male e lasciata in disparte, iniziò così a chiudersi in se stessa e ad innalzare giorno dopo giorno il suo muro di ghiaccio. A sedici anni scappò da quell'orfanotrofio e da ormai sei anni viveva da sola cercando di sopravvivere.

Arrivata al solito punto, scavalcò la ringhiera e si sedette con le gambe a penzoloni nel vuoto e restò ad ammirare il mare infinito sotto di lei e il cielo stellato. 
Da lassù tutto sembrava bellissimo, il mondo sembrava bellissimo.

Scese appoggiando i piedi sul muretto e tenendosi alla ringhiera tese le braccia e si sporse in avanti.
Chiuse gli occhi. Il vento leggero le scompigliava i lunghi capelli rosa, a lei sembrava di volare, stare li le dava un senso di pace e libertà.

-Ehi...aspetta...non lo fare...-

Perona sentì una voce dietro di lei, la pace era finita pensò.

Si girò controvoglia e si trovò a pochi metri da lei un giovane ragazzo dall'aria preoccupata.

-Come scusa?!- chiese, non aveva ben capito cosa non doveva fare.

-Non c'è bisogno di arrivare a tanto, possiamo parlarne se vuoi...- disse il ragazzo facendo qualche cauto passo in avanti.

Perona rimase interdetta per qualche secondo guardandolo con gli occhi sbarrati, non capendo che volesse da lei.

-Di cosa dovremmo parlare scusa?! Non ti conosco e non ho niente da dirti, quindi lasciami in pace!- rispose fulminandolo con lo sguardo.

-Beh, potresti dirmi cosa ti ha portato a scegliere di buttarti...-

-Come prego?!- Perona riflettè qualche secondo e osservò dove si trovava, e si rese conto che dal punto di vista del ragazzo lei sembrava una pazza che si stava per buttare nel vuoto -non mi volevo suicidare!!- disse scocciata alzando la voce – mi stavo solo rilassando e godendo il panorama!-

-Beh non potresti goderti il panorama da questa parte della ringhiera?! Qui c'è una comoda e sicura panchina...- disse indicandola.

-Ma a te cosa importa?!-

-Mi metti in ansia cosi, non voglio che tu finisca di sotto, è pericoloso stare lì, potresti scivolare...- disse con un sorriso sul volto preoccupato.

Perona davanti a quel dolce sorriso arrossì e senti il suo cuore battere forte. Quel ragazzo si stava preoccupando per lei senza neanche conoscerla, o forse era proprio perché non la conosceva, pensò.

-E va bene, come vuoi- disse ricomponendosi e con tono scocciato -ritorn..ahh!- urlò Perona che mettendo male il piede scivolò.

Il ragazzo si catapultò da lei e l'afferò. -Tranquilla non ti lascio cadere- la tirò su stringendola dalla vita e le fece scavalcare la ringhiera. Perona aveva il respiro affannato, non solo perché aveva quasi rischiato di morire, ma perché ora era appiccicata al corpo di quel bellissimo ragazzo che ancora le teneva la mano sulla schiena. Arrossì di nuovo, trovando il suo volto a pochi centimetri da quello del moro.

-Tutto bene?- chiese il ragazzo.

-S..si- rispose in imbarazzo, completamente catturata da quegli occhi scuri e profondi, si sentiva così bene fra le sue braccia, così al sicuro...scosse la testa per scrollarsi da quello stato di trance, che stava facendo?! Si scostò da lui.

-E' colpa tua se sono scivolata! Mi hai distratta, lo faccio tutti i giorni e non è mai successo niente!- disse con lo sguardo imbronciato incrociando le braccia al petto.

Lui scoppiò a ridere. Perona rimase interdetta non si aspettava quella reazione.

-Certo che sei strana!- disse continuando a sorridere.

Quel ragazzo aveva davvero un sorriso bellissimo, solare, luminoso e con delle simpatiche lentiggini ad attraversagli il viso. Ma quello che la colpì di più era che non la guardava come se fosse una pazza, non la giudicava per la sua stranezza. No, il modo in cui la guardava la faceva sentire quasi...speciale.

In quel preciso momento sentì come se il suo cuore ghiacciato stesse iniziando a sciogliersi, come se fosse avvolto dal calore di quel sorriso e di quello sguardo, come se quel ragazzo fosse il sole, spuntato nel suo gelido inverno.

Si ritrovò a sorridere anche lei, cosa che non faceva molto,spesso.

-Io sono Ace comunque!- disse porgendole la mano.

-Perona...-

-Piacere di conoscerti! Promettimi che d'ora in poi ti godrai il panorama da questa parte del parapetto ti prego!- disse scherzando giungendo le mani in segno di preghiera.

Perona rise ancora di più -ok,ok...d'ora in poi mi siederò su quella comoda e sicura panchina!-

-Perfetto!-

Ace era stato subito attratto da quella strana ragazza e da quel giorno tornò li tutti i giorni e si sedeva con lei su quella panchina. Voleva stare con lei, conoscerla meglio...non che Perona gli rendesse le cose facili, dato il suo carattere ci volle un po', ma lui non si arrese mai, anzi, più passava il tempo più le piaceva. Quando stava con lei sentiva colmare quel vuoto che era sempre presente da quando aveva perso la sua famiglia, tempo prima, a causa di un tragico incidente. E giorno dopo giorno si sentiva sempre più vicino a lei, che pian piano iniziò ad aprirsi con lui.
Era riuscito a raggiungere il suo cuore.

Dal quel giorno erano passati otto mesi e stavano ufficialmente insieme da tre. Perona conobbe gli amici più intimi di Ace e finalmente dopo tanto tempo iniziò a sentirsi amata e accettata. Anche se ancora non le piaceva stare in mezzo alla gente, infatti non fu particolarmente contenta quando Marco, uno degli amici di Ace, li aveva invitati ad una festa al quale a sua volta era stato invitato.
Era già successo altre volte, ma Ace aveva sempre rifiutato, sapendo che Perona non stava bene a quelle feste con tutte quelle persone. Ma questa volta Perona decise che ci sarebbero andati, lo doveva fare per lui e per lei. Doveva smetterla di sentirsi a disagio e fuori posto in mezzo alle persone.

Così, quel pomeriggio, andò con Ace a fare shopping provandosi una carrellata di vestiti uno più strano dell'altro, sfilando davanti a lui. Si divertirono entrambi moltissimo, soprattutto perché lei non doveva preoccuparsi di nascondere la sua stranezza, con lui poteva essere sé stessa.

Alla fine per la festa optò per l'abbigliamento meno strano che riuscì a mettere insieme, un vestito rosa cipria a pois neri dalla gonna ampia con dietro un fiocco nero e stivali con tacco anch'essi neri. I capelli semi raccolti le ricadeno sulle spalle in mordide onde.

-Ok, possiamo andare!- disse volteggiando -come sto?-

Ace rimase incantato a guardarla sorridendo -sei bellissima come sempre!- disse dandole un rapido bacio, poi cingendole la vita uscirono.

Quando arrivarono fu peggio di quanto Perona potesse immaginare, si sentiva un pesce fuor d'acqua, ma per sua fortuna c'era Ace a rassicurarla, le strinse la mano e non la lasciò da sola neanche un minuto.
Incontrarono un sacco di persone, lei si scordava i loro nomi un attimo dopo averli sentiti. Tranne uno, quello di un'oca dai capelli blu, Polluce. Non sapeva spiegarselo ma quella ragazza non le piaceva.

Dopo un'ora Perona iniziava a sentirsi soffocare e si diresse al bagno. Si rinfrescò e si fissò allo specchio incoraggiandosi mentalmente da sola. Restò lì tranquilla per una decina di minuti, poi prese un grosso respiro e tornò alla festa.

Si destreggiava fra la folla nel tentativo di ritrovare Ace in mezzo a quella confusione.
Quando finalmente lo trovò, la scena che gli si presentò davanti la fece raggelare all'istante. Ace stava baciando Polluce.

Non poteva crederci, si sentì morire. Sentì il suo cuore andare in mille pezzi e le lacrime che le pungevano gli occhi. 
Così corse via, lontano da tutto e da tutti, lontano da lui.



I ricordi si susseguirono uno dietro l'altro mentre Ace continuava a correre, più veloce che poteva, mentre il dolore gli mozzava il respiro. Perona era la sua parte mancante, la metà del suo cuore, la metà della sua anima, era tutto per lui.
Non poteva perderla, non lei, non così.

"Ogni persona è destinata a qualcuno, bisogna solo incontrarsi."





  
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