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Autore: Glaudrung    26/03/2015    1 recensioni
Era una notte buia e gelida, e in una piccola e desolata casa nella campagna di Birmingham, viveva una famiglia, la famiglia Powell. Essa era composta dal padre Peter, la madre Alice e il piccolo Peter, il figlioletto di Peter e di Alice. In quella notte fredda il piccolo Peter decide di coricarsi presto, e incomincia a sognare. Fa il suo primo incubo, nel quale sogna di essere torturato dal demonio, ma alla fine si sveglia, piangendo. Da questo avvenimento il bambino incomincia ogni notte a fare sogni sempre più paurosi, ma assieme alla sua paura si incomincia a contrapporre una sensazione di fascino verso il mondo dell'incubo. I genitori sono molto preoccupati per il piccolo Peter, per via dei sogni a che si ripetono ogni notte e per l'atteggiamento che dimostra a scuola e dallo psicologo dove viene frequentemente mandato. Quindi il bambino vive la sua infanzia all'insegna dell'incubo, fino al punto di diventare onironauta dei suoi stessi sogni, e quindi di essere cosciente di sognare all'interno di questi, ma la sua passione per l'incubo lo trascinerà in un paradosso onirico tra la realtà e l'Incubo stesso...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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VI



Ella chiuse le tende. Non si vedeva più niente nella stanza, anche se fuori c'era quel meraviglioso sole che tramontava e illuminava il cielo di rosso; lei allora aprì il terso cassetto del mobile della cucina, e trovò quello che cercava: il coltello. Appena lo prese, decise di chiudersi a chiave in cucina, in modo da non far entrare nessuno, e nessuno sarebbe mai intrato, dato che il Peter junior e Peter erano andati un'altra volta dallo psicologo Wilson,  poco dopo l'ora di pranzo. Guardò la lama affilata, molto affilata. Su quel coltello d'argento c'era inciso il cognome "Powell" con caratteri eleganti e raffinati. Se lo puntò alla gola, e chiuse lentamente gli occhi. Sudava tanto e piangeva, e intanto pensava alla sua vita, alla vita che una volta era perfetta, dalla sua infanzia al 30 Novembre 1920, il giorno del primo incubo del figlio Peter.
<< 'Mamma, ti voglio bene'… >>, mormorò la madre tra sé e sé, ricordando i tempi della vita perfetta.
<< 'Vai via'… >>, sibilò la madre ancora una volta, tra sé e sé, vivendo i tempi della vita orribile.
<< Perché…>>, continuò.
Dentro di lei, però, ricordò una frase: << 'Ti prometto che tutto finirà bene' >>.
Allora qualcosa la fermò, non tremò più, e gettò il coltello a terra.
<< Cosa sto facendo? >>, disse, portandosi le lani tra i capelli.
Ritornò a piangere e si sedette sulla sedia.
<< Cosa stavo per fare? >>, Si chiese ancora una volta.
Era chiaro ormai, che laFollia stava trascinando a sé Alice, per colpa del suo "amato" figlio.
La follia, però, la prenderà, prima o poi, e quando lo farà allora Alice si suiciderà. Ecco: in quel momento la pazzia l'aveva presa, ma si era liberata, e chiaramente, anche se Alice avrebbe tentato di fuggire dall'inseguimento della Pazzia, la madre si sarebbe ritrovata con il muro davanti, e sarebbe stato impossibile tentare la fuga dall Follia, che l'avrebbe presa e tutto sarebbe finito, come diceva il padre.
 
La madre, allora, uscì dalla cucina e andò verso la stanza del figlio, che era disordinata e puzzava quasi di sterco, le pareti della camera erano molto sporche di muffa, le tende erano diventate  verdi scure (prima erano verdi chiare). Andò verso il letto, con le coperte disfatte, il materasso giallo opaco e tutto fracassato e le lenzuola e il cuscino ridotti male. Allora posò la mano sul cuscino, sul quale era stato ricamato il nome della madre Alice, giacché era il cuscino su cui, ai tempi della fanciullezza della madre, questa posava la testa sopra. Alice guardò sotto il letto, e vide il peluche Teddy, il primo regalo per il il piccolo Peter da parte dei suoi genitori. Era tutto sporco, mezzo sgualcito, trattato malissimo.
<< Così tratta il suo primo regalo? >>, disse fra sé e sé piangendo.
<< Questo gliel'ho dato io! >>, disse ancora una volta.
Stese a guardarlo per molto tempo, e pensava con quanta gioia il bambino ha accolto quel regalo quando gli fu presentato la prima volta, la faccia che ha fatto quando ha visto quel pacco rosso col fiocco verde che stava sotto l'albero di natale e lei che lo guardava insieme al marito, soddisfatta della felicità del proprio figlio. Ora quello stesso regalo che era stato bramato dal figlio, stava sotto il letto come fosse una cosa indesiderata.
Lei allora lo buttò a terra e lo calpestò ripetutamente, imprecando il comportamento del figlio.
<< Razza di Ingrato! Il suo primo regalo! Che figlio schifoso! Schifoso! >>, urlò calciando con il piede sinistro il giocattolo.
Perseverò fino a essere stanca, poi prese il peluche e lo buttò nel cestino accanto al letto.Poi ritornò a sedersi, con il magone agli occhi, e ricominciò a guardarsi intorno, osservando a che punto si era trascinata la situazione del piccolo Peter.
In seguito si coricò sul piccolo letto, e lentamente si addormentò…
 
Un corridoio. Stretto. Alla fine di questo vicolo c'è una porta. Non si sa cosa c'è oltre. Alice si precipita verso essa, ma la porta si allontana sempre di più. All'improvviso la porta non si allontana più, si blocca, ed Alice riesce a raggiungerla. La apre. Si scaraventa sopre di lei un bambino.
Il bambino ripete: << Vieni con me! >>.
<< Vieni con me! >>, dice ancora una volta il piccolo demonio. Il fanciullo la porta in una stanza.
<< Questo è il mio primo incubo  >>, dice lui.
La stanza diventa la sua camera da letto.
Alice incomincia a  danzare, saltellando intorno alla camera. Danza. Si sente una musichetta semplice, una semplicità paurosa, tanto paurosa da far piangere Alice.
Compaiono le note della musichetta. La musichetta è stridula, con note alte. Le note si ripetono ed Alice danza, danza sul volere del bambino, anche se non vuole. Alice piange. Il bambino ride.
Alice è a letto adesso, non danza più, ma all'improvviso qualcosa gli salta addosso, qualcosa lo tortura, la sua pancia prende la forma di un fanciullo. Urla, si sentono Urla. Alice piange.
Una biblioteca. Alice è seduta e legge un libro. La biblioteca diventa scura. Vede un bambino che danza verso di lei che urla e dice parlole incomprensibi. All'improvviso si ferma e la guarda. La fissa. La fissa con occhi vitrei e orribili. Alice piange. Il bambino è Peter.
Alice è in una casa, in un letto, davanti la sua stanza c'è un corridoio che porta ad un'altra sala, la sala delle torture. Quella è una sala buia senza colori. Nera. Da lì esce un bambino lento, dalle formi semplici, una semplicità paurosa, tanto paurosa da far piangere Alice. Il bambino ha una faccia sconvolta e costante, un'espressione che non cambia. Alice si mette sotto le coperte per non vedere ilbambino, ma si fa coraggio e se le toglie. Il bambino sorride lei piange, perché il bambino è Peter.
<< Adesso giochiamo a torturarci >>, dice una voce cavernicola e infantile allo stesso tempo.
Tutto bianco, Un'immensità bianca. Oh! C'è una macchia nera in fondo. Alice si chiede cos'è. La macchia nera è semplice, così semplice da far piangere Alice. La semplicità fa paura quando è ignota. Tanto semplice che non si capisce cos'è. Ciò fornisce fastidio, paura. La macchia si avvicina e Alice è ferma. Si sente un "tic-toc" di sottofondo che diventava sempre più veloce. Alice osserva la macchia. La macchia diventa un bambino e il bambino si avvicina e sorride, mentre Alice piange. Quando Alice piange e il bambino sorride, il bambino è Peter. All'improvviso Peter abbraccia Alice per ammazzarla. Il bambino la vuole ammazzare. Alice piange, mentre si vuole liberare. Peter ride mentre Alice piange.
 
Alice si svegliò all'improvviso, sudando. Era tutta affannata, non capiva più cosa stesse accadendo. Prima il peluche Teddy ha tentato di ammazzarla, poi ha fatto quell incubo che stranamente le pareva  fosse reale. Notò anche che si era addormentata sul materasso del figlio. Pensò fosse quello che facesse fare gli incubi, ma poi si rispose: << No, come può un materasso far fare gli incubi? Tutto ciò è impossibile >>.
Poi si alzò dal letto e corse via dalla stanza demoniaca. Andò in soggiorno e guardando la finestra aspettava che errivassero il piccolo Peter e il marito Peter. Apettò qualche minuto, poi vide la Rolss-Royce verde che si parcheggiava. Si diresse verso la porta d'ingresso e con la chiave la aprì. Quando arrivarono si salutarono:
<< Ciao Mamma >>, disse Peter
<< Ciao Peter…>>, salutò  la madre.
Dietro al piccolo Peter c'era il padre Peter, che guardava la moglie con un sguardo triste.
<<  Che hai? >>, disse il padre.
Alice stese un po' in silenzio poi disse: << Ho fatto un incubo orribile >>.
<< Ho sognato di essere torturata da nostro figlio Peter. Io piangevo, mentre lui rideva. Tutto il tempo. Tutto semplice. Non capisco perché avessi paura di lui, era come se fosse il diavolo e io una bambina. Era orribile >>.
Peter (il padre) si avvicinò a lei per consolarla, e guardò male il proprio figlio, ma allo stesso tempo con sguardo moribondo.
<< Su Alice, era solo un incubo! >>, confortò il marito.
<< Faceva tanta paura >>, ripeté la moglie.
<< Sai, sono stato da quel pazzo di Wilson con Peter >>, disse il padre, per cambiare argomento
<< Cos'ha detto? >>>, chiese Alice mentre piangeva.
<< Non lo so…sono stati tre ore, quattro ore, non so quanto, forse un era geologica a parlare, e alla fine ha detto che nostro figlio è prossimo ad una catastrofe psicologica. Ha detto che Peter ha formato un mostro, Nightmare, che è la realizzazione metafisica dell'Inquietutdine Massima . Mi ha raccontato che  quel mostro è già diventato molto poderoso così tanto che alla fine lo assorbirà all'interno di un mondo in cui ci sono solo incubi, lo ha raccontato seriamente, giuro! >>.
<< Baggianate! Schifezze! BUGIE! >>, sbraitò la madre che batté le mani sul lette su cui era seduta
<< Bugie! Storielle! Nient'altro! SOLO SCHIFEZZE INFANTILI! >>, urlò.
<< Io non riesco a credere che dalla bocca di quello pricopatico di Jeremy Wilson escano solo bugie da bambini! Io non ci credo e non ci crederò! MAI! >>, gridò ancora una volta, con più furia, che era tale da far scappare via il bambino.
L'atmosfera era molto tesa. Alice, si alzò dal letto, andò via dalla camera del bambino e andò in cucina.
 Prese il coltello che l'aveva tentata qualche ora fa. Peter e Peter junior la seguirono per vedere cosa facesse. In un anittimo si trafisse il collo e il sangue schizzò. Il suo marito era davanti. Il suo figlio era davanti. Entrambi guardavano, sconvolti. Tutto in un attimo, tutto accadde più veloce di un attimo, tanto che il bambino non capiva se la madre si fosse suicidata o meno. Nessuno parlava eppure ancora echeggiavano le grida che prima si sentivano in tutta la casa. Lentamente l'eco finì, e tutto divenne silenzioso. La madre era accasciata a terra, con la bocca aperta, occhi aperti, ma in una pozzanghera rossa.
Il bambino la guardava, non capiva se era la realtà, e neanche il padre capiva; però furono costretti a crederci e allora piansero. O meglio, pianse Peter, il piccolo, invece, la guardava, era da un po' di tempo incapace di piangere e di provare emozioni. Davanti a sé passavano mille immagini in una frazione di secondo, tutti i giochi e i divertimenti fatti con la mamma, gli abbracci fatti alla mamma, i baci fatti alla mamma…la mamma. Non capiva ancora. Lui voleva effettivamente piangere e provare tristezza ma era totalmente incapace, era impotente dei suoi stati d'animo. Si sedette sul pavimento e pensò alla madre, l'unica cosa che poteva fare per lei. Pensò a tutto quanto. Da quando lo allattava fino a quando lo abbracciava col maglione caldo. Tutti gli attimi più belli che aveva passato con lei…ma niente. Niente. Questa è la parola che descrive alla perfezione la personalità di Peter in quel momento: Niente. Cercò di recuperare la capacità di provare sentimenti, ma Niente. All'improvviso, però, una lacrimuccia scende dal suo viso, fino al mento , dove cade sul pavimento. Il rumore che fece quando cadette si sentì così forte che si sentì in tutto il mondo, anzi no , in tutto lo spazio, fino all aldilà, dove la madre Alice la sentì e potè essere comunque felice. Nell'animo di Peter, restava comunque il Niente.
 
   
 
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